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Domande e risposte sulla fede

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2024 17:33
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27/08/2013 21:37
 
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81) Gesù in Cielo è l'Uomo-Dio glorioso. Come spiega che ad alcuni Santi si è mostrato triste e col Cuore trafitto di spine?

E' verità di Fede che Cristo sia in Cielo glorioso e impassibile, come è appunto dei corpi gloriosi. Per conseguenza non si può accettare l'opinione di coloro che ammettono la sofferenza anche in Dio immutabile e quindi anche nel Cristo glorioso. Come spiegare allora queste visioni di Cristo sofferente?... Piuttosto che intaccare un dato sicuro della Fede, qual è quello suddetto dello stato glorioso, preferiamo ammettere umilmente di trovarci di fronte, ancora una volta, ad un grande mistero al quale non si può dare ancora una risposta pienamente soddisfacente. Si potrebbero tuttavia affacciare varie ipotesi senza insistere troppo su nessuna di esse, potendo esse avere la loro parte di probabilità soprattutto nell'insieme.

Gesù si mostra triste perché ha sofferto moltissimo nella sua vita sulla terra e vuole che lo si sappia, suscitando da parte dell'uomo quella gratitudine e condivisione generosa che è alla base della salvezza eterna.

Si mostra tale perché, nonostante tutto, Egli soffre ancora nel Suo Corpo Mistico e cioè nella Chiesa: Gesù, diceva Pascal, è in agonia fino alla fine del mondo.

Si mostra tale perché è questo l'effetto del peccato anche se esso non raggiunge il bersaglio. Come chi, per esempio, offende veramente il re, oltraggiando una statua che lo riproduce, anche se l'offesa non è arrivata fino a lui nella sua corposità. Il fatto che il peccatore condannerebbe ancora Gesù a morte se potesse, non può lasciare indifferente il Signore pur glorioso in Cielo.

 

82) Parli del Battesimo di Gesù ricevuto da Giovanni.

L’importanza del Battesimo di Gesù da parte di Giovanni Battista non era sfuggita a nessuno dei grandi teologi dell’antichità. Gesù vuol essere battezzato da Giovanni non solo per un atto di grandissima umiltà, accomunandosi così ai peccatori Lui che non aveva ne poteva avere neanche l’ombra del peccato.

Ma col Battesimo Gesù veniva a santificare l’acqua che doveva essere l’elemento materiale primario del Sacramento del Battesimo, che Lui istituirà come mezzo necessario per entrare nella vita.

Inoltre, nel Battesimo ricevuto da Giovanni Battista, Gesù doveva ricevere dal Cielo la conferma della sua missione messianica. Fu allora, infatti, che si sentì la voce del Cielo dire: “Questi è il Mio Figlio prediletto, nel quale Mi sono compiaciuto” (Mt 3, 17). E così veniva rivelata pure la sublime grandezza del futuro Sacramento del Battesimo, che rende l’anima figlia di Dio e tempio dello Spirito Santo.

 

83) Cosa ne pensa dell’affermazione di un teologo, il quale sostiene che Gesù avrebbe capito di essere Messia solamente nel Battesimo...

Contro l’affermazione del teologo basterebbe rifarsi al Vangelo che, tra l’altro, presenta Gesù dodicenne “seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le Sue risposte”. Al dolce rimprovero della Madre: “Figlio, perché ci hai fatto cosi’?”, Egli risponde: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” ( Lc 2, 46-49). Certo. Se tutto ciò che nel Vangelo contrasta con la propria opinione lo si fa passare per interpolato o come frutto di una elaborazione tardiva della Comunità, si può affermare tutto quello che si vuole. Ma, una volta di più la consapevolezza di essere Dio, sempre avuta da parte di Gesù è nell’unanime tradizione dei Padri e Scrittori della Chiesa.

 

84) Quali sono le condizioni per entrare nel Regno dei Cieli?

Per far parte del regno di Dio bisogna credere in Gesù Figlio di Dio e accettare il Suo messaggio. La prima condizione quindi è la Fede. Gesù infatti dirà: “Questa è la Volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna” (Gv 6, 40). Assieme alla Fede pio l’altra condizione di ricevere il Battesimo. Ai Suoi discepoli Gesù dirà: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 16), perché: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito Santo, non può entrare nel regno dei Dio” (Gv 3, 5).

Le due condizioni della Fede e del Battesimo fanno capire che l’entrata nel regno di Dio esige sia santità di cuore più che santità rituale e legale, insegnata dai dottori della Legge: “Se la vostra giustizia -dirà Gesù- non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Mt 7, 21). Fare la Volontà del Padre significa pure obbedienza e piena docilità alla Chiesa da Lui voluta: “Chi ascolta voi ascolta Me, chi disprezza voi disprezza Me” (Lc 10, 16).

Che se si esige anche l’osservanza della Legge e dei comandamenti, è chiaro che ogni peccato mortale esclude da esso. Per questo S. Paolo afferma deciso: “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio,” ( 1 Cor 6, 9. 10). E quindi la necessità di “restare saldi poiché... è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio” (Atti 14, 22).

 

85) Perché Gesù parlava in parabole?

Nel Vangelo si legge: “Con molte parabole (.....) annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai Suoi discepoli, spiegava ogni cosa” (Mc 4,33). Il perché di questo parlare? Gesù stesso ne ha svelato uno dei motivi ai discepoli che gli domandano: “Perché pur vedendo non vedono e pur udendo non odono e non comprendono” (Mt 13, 11. 13). Secondo alcuni quindi faceva uso di parabole per castigare l’incredulità colpevoli degli uditori. Secondo altri invece la parabola era un mezzo suggerito da bontà e intuito psicologico per meglio illuminare la mente degli uditori.

 

86) Faceva anche tanti paragoni e prendeva spunti dalla vita giornaliera.

L’insegnamento del Signore è un modello insuperabile di come farsi capire da tutti. Egli si richiamava alle cose più usuali della vita quotidiana, della campagna, degli avvenimenti alla portata di tutti. Parlava infatti dell’albero, della vite, del campo, dei gigli, dei segni dei tempi come l’estate o la primavera. Richiami efficacissimi perché trasparenti e sotto gli occhi di tutti. Per questo tutto, nella sua parola, acquistava nuova luce, nuovo significato e importanza.

 

87) La mortificazione in Gesù.

Lo spirito di penitenza del Signore è addirittura sconcertante. Egli passa una intera quaresima senza toccare nè cibo nè bevanda; passa le notti in preghiera; trova abitualmente dimora in una grotta, che la tradizione ancora fa vedere. Era vero alla lettera che, mentre gli uccelli hanno i loro nidi e le volpi le loro tane, Egli non ha dove posare il capo.

L’accusa di essere un mangione ed un beone, propalata dai farisei perché non disdegnava di sedere a mensa con i peccatori, era del tutto gratuita, come tutte le altre. Con la mortificazione Gesù voleva insegnare quale spirito deve informare la vita soprattutto di coloro che vogliono servire Dio e fare apostolato ecc.

 

88) Quando parlava, alzava gli occhi da terra, come se li tenesse sempre mortificati.

Sì, Gesù che parlava alzando gli occhi da terra, potrebbe significare anche il Suo Amore, oltre che alla mortificazione, alla verginità assoluta. La terra infatti, pur creatura di Dio, se non la si guarda con gli occhi della Fede e alla luce dell’eterno, può contaminare, impedendo di andare a Dio; tutto è impuro e peccaminoso, se visto e goduto in prospettiva solo terrena e contingente.

 

89) Gesù è stato obbediente fino alla morte.

L’obbedienza, come si esprime l’Apostolo Paolo, riassume tutta la vita di Gesù: “Egli si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”. E, infatti, non solo Egli visse trent’anni

della sua vita nel silenzio di Nazareth “sottomesso” a Giuseppe e a Maria, ma non fa ripetere di essere venuto unicamente per fare la Volontà del Padre Suo e che tutto quello che faceva era per precetto di Lui. Nell’obbedienza totale alla Volontà del Padre egli ha redento il mondo.

 

90)Nato in una stalla è poi morto in Croce. Una vita di povertà quella di Gesù.

Gesù, il Signore dell’universo, al quale era così facile avere un palazzo d’oro e abbondanza di tutti i beni terreni, ha abbracciato invece la povertà più totale, fino a dover ricevere dalla carità degli uomini. L’insegnamento è più che trasparente: non è con i beni della terra che ci si salva. Essi, anzi, possono costituire un laccio di morte e di dannazione. Dei beni della terra si deve fare uso, ma non ci si deve illudere di trovare in essi la felicità della vita. Essi sono mezzi e non fine; beni da mettere a frutto e non occasioni di peccato e di orgoglio.

Con la sua povertà Gesù sembra dire agli uomini: meno vi attaccate ai beni della terra, più possederete il Sommo Bene; meno vi affaticherete per i beni della terra e più bramerete e gusterete quelli imperituri celesti della vita eterna. Innamorate della povertà di Gesù innumerevoli anime sono arrivate a disfarsi di tutto, a disprezzare tutto, felici di condividere con Lui pene e disagi della vita.

 

91) Chi è senza peccato, scagli la prima pietra, disse Gesù a coloro che erano sempre pronti a condannare le altrui debolezze.

Non c’è da meravigliarsi. I giudici più severi della condotta altrui sono ordinariamente coloro la cui condotta più lascia a desiderare davanti a Dio. Essi giudicano e condannano, oltretutto perchè ignorano la gravità dei loro peccati e quanto costi, a volte, fare del bene. L’anima umile, invece, proprio perché consapevole della propria miseria e dei propri limiti, si guarda bene di scagliare la pietra a chicchessia. E sa bene, oltre tutto, che se non è caduta negli stessi vizi degli altri, è per pura misericordia di Dio che l’ha preservata.

 

92) Gesù è stato un incompreso?

Senza dubbio. Incompreso dai grandi e dai piccoli. Per farsi capire Gesù dovrà spiegare anche le cose più elementari. Ma gli umili e tutti coloro “ai quali l’ha rivelato il Padre” (cfr. Mt 11, 25; 13, 11) finiranno per capire e accettare. Ma Gesù’ resterà’ il grande incompreso perché non sarà accettato come Messia, ne’ tanto meno come Figlio di Dio. Non sarà accettato come Messia perché l’idea che si aveva generalmente allora del Messia era quella politica o sociale di un grande condottiero o re della terra che, con la sua potenza avrebbe vinto e annientato tutti i nemici e instaurato il regno di Israele su tutti i popoli della terra. Tracce di tale mentalità si ritrovarono, per esempio, nella richiesta della Madre dei Zebedei: “Dì che questi miei figli siedano uno alla Tua destra e uno alla Tua sinistra nel Tuo Regno” ( Mt 20,21); e nel testo di Atti 1, 6: “Così venutisi a trovare insieme Gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». E anche nelle parole: “I discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?» ( Mt 18, 1; cf. Mc 9, 34; Lc 9, 46).

 

93) C’è chi pensa che la vita di Gesù sia stata una continua gioia.

Si può essere d’accordo, se per gioia si intende quella serenità interiore che non può persistere anche tra le più spaventose procelle che si abbattono sul cuore. Gesù non ha mai perduto la gioia, dominando eventi, sofferenze e morte. Se invece per “gioia” si vuole intendere che Cristo ha sempre goduto, l’affermazione è del tutto senza fondamento. Basta riflettere: il Suo esercizio di penitenza -e che penitenza!-, il venire insultato e perseguitato, la spaventosa agonia in prossimità di una Passione senza pari, l’essere crocifisso e umiliato fino all’inverosimile, ecc., tutto questo è il contrario esatto del piacere e del diletto terreno.

 

94) Gesù ha rivalutato la donna, che per gli ebrei ha meno diritti dell’uomo.

La vera e grande rivalutazione della donna si ha con Cristo e il cristianesimo: basterebbe pensare che l’opera della salvezza Gesù ha voluto compierla servendosi di Maria, e cioè della donna per eccellenza, elevata alla quasi infinita dignità di Madre di Dio. Esiste elevazione più grande per una donna? Tutto il messaggio cristiano poi è in netto contrasto con la mentalità e la dottrina ebraica dell'epoca sulla donna. Cristo afferma o insinua in molti modi l’assoluta parità della donna, se non addirittura la superiorità sull’uomo. Ha esaltato tante volte e premiato la Fede delle donne. Si è lasciato toccare da peccatrici, dalla Maddalena, dall’emorroissa, con scandalo dei farisei. Si lascia sorprendere a parlare, al pozzo di Giacobbe, solo con una donna, la Samaritana con ammirazione dei discepoli andati a procurarsi del cibo. All’adultera, unico, offre comprensione e perdono. Afferma che tutti, uomini e donne, sono figli di Dio e possono perciò pregare così: “O Padre nostro che sei nei cieli”. La prima apparizione dopo la risurrezione la concede ad una donna, alla Maddalena e ad essa affida l'incarico di annunciare la risurrezione ai Suoi apostoli. Da aggiungere pure Gesù ha trattato sempre la donna con infinito rispetto.

Quanto detto è solo un piccolo accenno di quanto potrebbe dirsi, con molta profondità e ricchezza, dell’atteggiamento di Cristo per la donna. Il Vangelo è pieno della presenza della donna e quindi della sua riacquistata dignità. Né a tutto questo fa difficoltà il fatto che Cristo non abbia ammesso la donna al sacerdozio. In verità, non si tratta affatto di diritti negati, ma di ben più grande mistero che, in definitiva, esalta la donna stessa forse molto più che non faccia il sacerdozio per l’uomo. S. Paolo a sua volta dichiarerà, in conseguenza che: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28).

 

95) Gli ebrei aspettavano un Messia rivoluzionario, ma Gesù la rivoluzione l’ha fatta con l’Amore, morendo in Croce per tutti.

Si, è vero, gli Ebrei attendevano un Messia guerriero che con la forza avrebbe dovuto liberarli da ogni dominio straniero. Un Messia mite, perciò, che predicava amore e perdono per tutti, dovette essere forse la più grande loro delusione. Ma fu la più grande lieta novella annunciata al mondo: un Dio Amore che con la forza dell’Amore intende rinnovare tutto. E, infatti, Gesù Messia mai ha parlato di opporsi al male con la violenza: mai ha spinto i Suoi discepoli all’insubordinazione o ad atti meno che riguardosi all’autorità costituita; mai ha rovesciato con la violenza regimi e dispotismi.

Ha esaltato i miti, insegnando a subire il male più che farlo, esortando a porgere l’altra guancia a chi da uno schiaffo... E ha insegnato che il più grande precetto è quello dell’amore di Dio e del prossimo, nel quale si compendia tutta la legge e i profeti. I primi del regno dei cieli sono quelli che servono nell’amore. E la prova suprema di amore la darà Lui stesso, Gesù, Figlio di Dio. Oppresso dalla milizia umana, Egli avrebbe potuto annientare i sui nemici con il soffio della sua bocca, e invece accettò di morire nell'ignominia e in un mare di dolori, per salvare la povera umanità. Per tutti implorerà morente: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. In definitiva, nel cristianesimo tutto è amore, amore però tutt’altro da quello, sensuale e peccaminoso, del mondo.

 

96) Che significano queste parole di San Paolo: “Cristo è stato crocifisso per la sua debolezza, ma vive per la potenza di Dio” (2 Cor 13, 4).

In Cristo coabitano la debolezza della natura umana e la virtù onnipotente della natura divina da Lui posseduta in pienezza assieme al Padre e allo Spirito, Egli risuscitò vincendo la morte, e sia nella vittoria sulle passioni e il peccato e la morte.

 

97) Gesù era appena nato e già Erode Lo voleva uccidere.

Erode voleva uccidere Cristo appena nato perché in lui, detto re dai Magi, vedeva un contendente al suo potere. E, non avendo affatto scrupoli, moralistici, decise subito di disfarsene cercando di ucciderlo. Il comportamento di Erode è emblematico: cristo da fastidio con la sua presenza, con la sua dottrina, con la sua testimonianza. La sua condotta è rimprovero ai perversi e disturba i sogni dei prepotenti e, perciò -pensando questi- il meglio è... sopprimerlo, come dice la Sapienza: “Tendiamo insidie al giusto, perché c’è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge....” (Sap 2, 12).

 

98) Gesù e i miracoli.

La superiorità e l’unicità di Cristo Fondatore della religione cristiana è provocata anche dai Suoi numerosi miracoli operati, coronati dalla sua resurrezione dalla morte. I riformatori possono dire quello che vogliono; ma a loro manca proprio la conferma del Cielo costituita dal miracolo. Conferma dal Cielo perché i miracoli autentici, a conferma della verità li compie solo Dio. Una conferma che, pur desiderata ardentemente, i riformatori mai hanno potuto ottenere. Si dice -non si sa con quale fondamento storico- che Maometto, a suggellare le sue parole, avrebbe comandato ad una montagna di muoversi, di spostarsi verso di lui. Non essendo accaduto assolutamente nulla, Maometto credette bene di spostarsi lui verso la montagna. Ma ai Riformatori manca non solo il carisma dei miracolati: a confronto con il Cristo-Dio, essi appaiono in tutta la loro povertà e miseria. Quale confronto può farsi, per esempio, tra l’incredibile purezza di Cristo e i comportamenti di Maometto, di Lutero, di Enrico VIII ecc. ecc.? Dove trovare l’equilibrio stupendo e quella sapienza che mette in scacco tutti i nemici; e quella dedizione di amore che manderà in delirio le folle? La sua divinità Gesù la irradierà in mille modi, Prima di rivelarsi e dichiararsi Dio con parole chiare e decise.

 

 

99) Gesù essendo Dio poteva compiere e ha compiuto strepitosi miracoli. Tutto era sottomesso a Lui e poteva anche creare altri mondi, perché aveva il potere su tutto. Oggi, invece, ci sono alcuni -anche Testimoni di Geova- che ridicolizzano l'operato di Gesù e affermano essere frutto delle prime comunità i miracoli attribuitiGli.

Si ridicolizza o si falsa il comportamento di Gesù perché non si crede alla sua divinità e si tende ad eliminare del tutto il soprannaturale. Sta proprio qui il punto nodale. Se Gesù è Dio, la sua natura umana assunta è strumento congiunto del Verbo nel quale ha la sua sussistenza e personificazione. Il Verbo influisce sull'attività di tale sua natura umana e se ne serve, un pò come ci si serve di uno strumento. E cioè ne attua e dirige tutte le operazioni che sono proporzionate alle sue facoltà proprie. Per le operazioni invece, che trascendono le facoltà di detta natura, quali sono, per esempio i miracoli, il Verbo le fa passare attraverso esse che così vi concorrono dispositive ,proprio come avviene in un vero e proprio strumento. Comunque ogni azione o Passione in Gesù appartiene al Verbo e perciò è teandrica, e cioè divina e umana insieme.

Se non si ammette invece che Cristo è Dio,, tutto può mettersi in discussione. Anche in questo, però, si dimostra una sconcertante incoerenza. Non si accettano i Vangeli che narrano i miracoli la cui storicità è comprovata da mille ragioni, e poi si ricorre e si crede ad una fantomatica creazione di scritti da parte di comunità, che in nessun modo si può provare. Purtroppo chi nega una verità per partito preso -nel caso, la divinità di Gesù e il soprannaturale- pur di non accettarla, è pronto a negare anche l'evidenza del sole. Un atteggiamento che puzza le mille miglia di orgoglio satanico!

 

100) Chi afferma queste falsità non è vicino alla vera Chiesa di Cristo?

Chi afferma queste falsità non solo non aiuta la vera Chiesa di Cristo, ma coopera a scalzarne le fondamenta stesse. Una Chiesa, infatti, non fondata effettivamente sul Cristo storico, Dio-Uomo, sarebbe creazione umana, una istituzione perciò condannata presto o tardi ad essere travolta dalle vicende dei tempi.

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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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