Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva

Domande e risposte sulla fede

Ultimo Aggiornamento: 25/02/2024 17:33
Autore
Stampa | Notifica email    
27/08/2013 21:37
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

GESÙ : DIO ETERNO

 

65) Padre Antonio, perché il Verbo eterno Si è Incarnato assumendo il nome di Gesù?

Il Verbo eterno o seconda Persona della SS.Trinità si è Incarnato per ristabilire l'ordine e la giustizia infranti dal peccato originale e da tutti gli altri peccati che ne seguirono e seguiranno, e quindi per ridare a Dio la gloria che Gli spetta e salvare l'uomo dalla orrenda schiavitù del peccato e della morte.

Il nome assunto “Gesù”, che significa Salvatore, imposto dall'alto, vuole sottolineare appunto le due finalità che, in fondo, è una sola. La gloria di Dio, infatti, si effettua e consiste proprio nella salvezza delle anime; e Colui che è il Salvatore (Gesù) è allo stesso tempo il più grande glorificatore del Padre.

 

66) Per riparare il peccato originale quindi. Forse perché l'offesa procurata dai progenitori era infinita e ci voleva un Essere infinito?

Certamente è così. Ogni offesa fatta a Dio -sia essa mortale o veniale-, è sempre offesa di infinita gravità. E' vero che l'atto essendo dell’uomo, e cioè di una creatura finita, è sempre entitativamente finito. Ma è pur vero che esso interessa l'infinita Maestà di Dio. E la gravità di un'offesa -lo sanno tutti- la si misura dalla persona offesa e non dalla condizione dell’offensore. A riparare perciò equamente l'offesa fatta dai nostri progenitori, come ogni altra trasgressione di legge, si richiedeva, per la riconciliazione e il perdono, una soddisfazione o riparazione che fosse stata, al tempo stesso, umana e infinita, cosa impossibile ad ogni creatura.

Il problema l'ha risolto l'infinita e misericordiosa sapienza divina: sarà Dio stesso, fatto uomo, a riparare. Essendo egli Uomo-Dio nell'unica Persona divina, la sua riparazione sarà, al tempo stesso umana e divina, entitativamente finita e di valore infinito. Umana e finita, perchè avverrà nella e con la natura umana assunta creata e perciò finita; di valore infinito, perché azione fatta e appartenente alla Persona o Io divino dalla dignità infinita.

 

67) Allora era strettamente necessario che la redenzione la operasse Dio fatto Uomo?

Da un punto di vista legale di giustizia, per così dire, le cose stanno così: la piena riparazione dell'offesa e la restaurazione dell'ordine infranto poteva farla solo un Uomo-Dio. Anche se, Dio non è necessitato da nulla e da nessuno. Oltretutto, essendo Lui l’offeso, poteva comportarsi anche diversamente da come sono andate le cose. Comunque, Dio non opera in un determinato modo senza che ci siano profondissime ragioni di convenienza.

 

68) Con la morte di croce Gesù ha redento il mondo, ha riportato l'amicizia tra Dio e l’uomo. Poteva operare la redenzione anche in altro modo?

A ripristinare l'ordine e a riammettere l'uomo nella sua vita divina, Dio poteva servirsi di innumerevoli altri mezzi, ugualmente convenienti e degni della sua Gloria. Per esempio: Egli avrebbe potuto semplicemente perdonare l'offesa e ripristinare l'ordine di prima con il Suo semplice volere. Dio, non è condizionato da nulla né legato da alcuna necessità, altrimenti non sarebbe Dio. La stessa opera redentiva, una volta decisa, poteva effettuarsi per vie le più disparate. Cade così l'obiezione di tanti che dicono: Se era predestinato che Dio morisse in quel modo ecc., doveva pur esserci qualcuno che lo avesse tradito e altri che lo avessero crocifisso. E invece il tradimento di Giuda come l'odio di coloro che hanno tradito e crocifisso Cristo restano, pur sempre, crimini gravissimi dell'umana nequizia.

 

69) Gesù ci ha mostrato l'immenso amore che ha per il Padre e per noi morendo in Croce, Lui che era l’Innocente.

Morendo per l'uomo e in quel modo, Gesù ha offerto una prova irrefutabile di un amore unico, infinito. “A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto” (Rom 5,7), mentre Egli muore per l'uomo peccatore, in stato di inimicizia con Lui Dio. Morendo in croce e riparando così l'offesa fatta, Gesù ha dato prova pure di un immenso amore al Padre perché, oltre tutto, il di Lui onore è preferito alla stessa propria vita e felicità. Il Padre “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi” (Rom 8,32), non certamente, come dice S. Agostino, contro sua volontà ma con Suo pieno assenso, perché, per l'identità di natura, una è la volontà del Padre e del Figlio (cfr. S. Agostino,Sermone 157,2, ed.B.A.C., Madrid 1964, p.582s.).

 

70) La sofferenza terribile provata da Lui, qualcuno dice che è stata poca cosa, in quanto era Dio e poteva sopportare tutto. Non è esatto pensare questo, ma ci dica della sofferenza patita da Gesù nella Passione.

Gesù nella Sua tremenda Passione ha sofferto veramente e spaventosamente come mai nessuno uomo potrà o ha mai sofferto. I Santi affermano anzi che le sofferenze di tutti gli uomini, messe assieme, sono ben poca cosa a paragone delle sofferenze di Gesù nella sua Passione.

Egli ha sofferto veramente perché: era vero e perfetto uomo. Il solo ipotizzare una Passione come di una... farsa senza alcuna realtà oggettiva, sarebbe indegno di Dio e della Sua veracità. Già Isaia, in spirito, lo aveva detto l'Uomo “che ben conosce il patire”, essendosi “caricato delle nostre sofferenze” (Is 53,3-4).

Ha sofferto spaventosamente: il fatto che fosse sostenuto dalla divinità non toglie nulla alla profondità e spessore del dolore. Con la Grazia anche l'uomo della strada può essere capace di sopportare sofferenze atrocissime che, però, con tutta la Grazia, restano tali.

Gesù ha sofferto come nessuno uomo ha mai sofferto o soffrirà per diversi e molti motivi. Tra gli altri perché amava di Amore infinito, e l'amore è l'elemento forse più determinante della sofferenza; perché la Passione e morte ignominiosa gli è stata presente in ogni istante della vita, e noi sappiamo che, in certo qual modo, fa soffrire più la previsione e l'attesa che la presenza stessa del dolore; perché nella Passione erano presenti, con quelle dei Giudei e dei Romani crocifissori, le offese e le sofferenze che gli avrebbero arrecate gli uomini nel corso dei secoli; perché alle sofferenze del corpo si univano sofferenze inenarrabili dell'anima come quelle della ingratitudine degli uomini, della inutilità della sua morte per tante anime che si sarebbero ugualmente dannate; perché effettivamente la sua Passione, anche materialmente parlando, fu terribile, soprattutto se si considera la sua altissima dignità e anche la perfezione stessa della sua natura, che più è perfetta più è sensibile al dolore; e per mille altre ragioni che non si possono qui elencare compiutamente.

 

71) L’agonia nell'orto degli ulivi è stata causata anche dalla conoscenza che aveva Gesù sulla redenzione che sarebbe stata inutile per molti? Nonostante le nostre ingratitudini, Gesù Si è offerto ugualmente al Padre per espiare i nostri peccati?

Certamente. Si soffre soprattutto se si prevede l'inutilità dei sacrifici affrontati. Gesù avrà sofferto più per il tradimento e la quasi certa dannazione di Giuda che per tutte le sofferenze inflittegli nella terribile Passione. Le ingratitudini, poi, mentre dicono la grandezza di un amore che continua a brillare come una luce nella notte oscura e tempestosa, non possono non apportare un supplemento enorme anche di sofferenza. Sono esse, infatti che, anche tra gli uomini, fanno più soffrire.

 

72) La Volontà di Gesù era sempre unita a quella del Padre?

In Gesù c'era la Volontà divina e la Volontà umana. Tra di esse ci fu sempre una profondissima unione e consonanza assoluta. Quando nell'orto degli ulivi Gesù implora: “Padre, se è possibile, passi da Me questo calice”, il dissenso, se tale, fu solo tra volontà come natura e non come volontà come ragione, come si esprimono i teologi. E cioè la volontà come natura sentiva istintivamente l'amarezza del calice e istintivamente lo rifiutava. Ma la volontà come “ragione” in pienissimo accordo con la Volontà divina, aggiungerà subito: “Ma non si faccia la Mia Volontà, ma la Tua”. In parole più povere: si può sentire e istintivamente rifiutare il sapore amaro di qualcosa, ma la si può volere (ecco la consonanza con la ragione e la Grazia) per un fine superiore.

La Volontà umana di Gesù era sempre unita a quella del Padre. Gesù ripeterà in tutti i toni -e lo praticherà con esemplarissima coerenza- di essere venuto nel mondo per fare la Volontà del Padre Suo e che tutto quello che faceva e voleva era solo e sempre quello che voleva Lui.

 

73) Ci parli della coscienza di Gesù.

Il problema, tutto moderno, della coscienza di Gesù intende chiarire come Cristo, che è Uno sul piano dell'essere e dell'attività, si senta Uno. Il problema sorge ed è reale perché in Cristo essendoci due nature ci sono anche due intelligenze, due Volontà, due coscienze. La coscienza, secondo la psicologia moderna, ha come suo termine di espressione un Io, che è centro unificatore di tutto: io opero -si dice-, io studio, io mangio. Questo “Io” psicologico postula necessariamente un Io ontologico, cioè una persona sussistente (esistente in sé e per sé). Essendo due le coscienze non si può certo parlare di due Io senza mettere in pericolo l'unità della Persona, che è dogma di Fede definita (una persona, due nature).

Come risolvere allora il problema? Riassumo qui quanto scrive, in merito, un grande teologo dei nostri tempi. Egli procede analizzando la funzione che deve avere in Cristo sia la coscienza divina, sia quella umana. La coscienza in Dio è assolutamente una, ma trina in quanto ciascuna delle tre Persone divine la possiede secondo la sua propria relazione e in base ad essa si afferma come Io. Con la coscienza divina dunque il Verbo si scruta e si sente nella sua attività divina (posseduta in modo relativamente proprio) nei Suoi rapporti col Padre e lo Spirito Santo (filiazione, spirazione, missione),ma particolarmente nei Suoi rapporti con la natura umana assunta ipostaticamente.

Quanto invece alla coscienza umana, che esiste ed è proprietà imprescindibile della natura assunta, essa, essenzialmente uguale alla nostra, in Cristo è più personale di quella divina, perché parte di quella natura che è personalmente propria del Verbo. Il suo termine di espressione, come in noi e un Io psicologico, che però non significa, come in noi, una persona ontologica umana(sarebbe eresia!). A chi si riferisce allora l’Io-termine della sua coscienza umana? Se è vero che l’Io ontologico dell’Uomo-Dio è uno solo (la Persona del Verbo) coerentemente a quanto abbiamo detto, anche l’ Io psicologico è uno solo. Detto in altre parole: la Persona del Verbo, come Io ontologico del Cristo, è espressa psicologicamente in un Io-termine dalla coscienza divina e dalla coscienza umana.

Poiché il Verbo assolve in linea di massima nella natura umana di Cristo la funzione propria della persona umana, la coscienza perciò ripiegandosi sulla natura non può non avvertire che essa esiste e opera in virtù di un Altro, cioè in dipendenza del Verbo, che la investe nel suo essere, la fa sussistere e la regge in tutta la sua attività. E siccome è proprio della coscienza psicologica polarizzare l'essere e l'attività di una natura intorno all’ Io (persona), la coscienza umana di Cristo, deve registrare un Io, che è la sua personalità. Essendo tale personalità quella del Verbo, in definitiva il termine focale di quella coscienza dev'essere il Verbo, attinto, sia pure oscuramente, come Io proprio. Se, come afferma S.Agostino, l’anima umana ripiegandosi su se stessa riesce a toccare le radici del suo essere e ad averne coscienza come di un essere subordinato e contingente, e quindi implicante l’Assolut a maggior ragione si deve riconoscere alla coscienza umana di Cristo la virtù di attingere lo stato di subordinazione ontologica e psicologica in cui si trova la natura assunta dal Verbo.

La natura umana, fin dall’inizio, è immersa nel divino, per dir così, pur essendone distinta. Inondata di tanta luce la coscienza umana di Cristo percepisce senza difficoltà il Verbo, non come oggetto, ma come qualcosa di intimo e di proprio. Gesù perciò anche nella sua coscienza sa di essere Dio per l'appartenenza all'unica Persona. In conclusione: “In Cristo ci sono due nature, due coscienze, due Volontà, ma un solo Io non soltanto in senso attributivo, ma anche in senso egemonico, ontologicamente e psicologicamente”.

Tutto questo naturalmente fin dalla concezione verginale nel seno di Maria, il che equivale a dire che Gesù fin dalla concezione sapeva di essere Dio!

 

74) Qualcuno si chiede perché Gesù pregava il Padre quando Lui stesso era Dio?

Quando prega Gesù prega nella e attraverso la natura umana, e perciò prega il Padre e cioè tutta la SS.Trinità. S.Agostino dirà: Dio fatto Uomo “ci unì a Lui come membra, in modo che Egli fosse Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo, unico Dio con il Padre, un medesimo Uomo con gli uomini (...). In tal modo la stessa persona, cioè l'unico Salvatore del corpo (mistico), il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, sarà colui che prega per noi, prega in noi e pregato da noi. Prega per noi come Sacerdote, prega in noi come nostro Capo, è pregato da noi come nostro Dio” (S. Agostino,Enar in Ps. 85,1).

 

75) Solo l'umiltà faceva considerare Gesù dipendente dal Padre, dato che Lui -come Dio- non è assolutamente inferiore al Padre?

Gesù in quanto Uomo è veramente inferiore a Dio (“Il Padre è più grande di Me”; Gv 14,28). Non è inferiore invece come seconda Persona della Trinità, anche se procedente dal Padre.

 

76) Dio Si umilia infinitamente incarnandosi.

Sì, l’umiliazione di Dio è avvenuta soprattutto nell’Incarnazione, perché quello che avverrà dopo, compresa la tremenda Passione e morte, è tutta conseguenza e sviluppo dell’Incarnazione. Dio, secondo la parola di S. Paolo, incarnandosi, si esinanì, cioè si anniento quasi, passando dalla pienezza dell’essere (pur conservando tutto) al livello della creatura. Questa infatti è quasi un niente, e quel poco che può avere è tutto dono. Non si capirà mai abbastanza quale Amore ha dimostrato Dio incarnandosi. I Santi, quelli cioè che riflettono e sono particolarmente illuminati dalla Grazia di Dio, quasi impazziscono d’amore per questo. La cosa è tanto grande che lo stesso giudizio finale avverrà alla semplice vista della Croce. E cioè, mostrando agli uomini quello che Lui, Dio, ha fatto con l’Incarnazione, culminata nell’ignominia della Passione, si capirà. Alla luce dell’eternità cioè si capirà quale grande errore e peccato sia l’averla ostinatamente rifiutata.

 

77) Il Figlio di Dio Si è fatto Uomo rimanendo Dio. Gesù è vero Uomo e vero Dio, ma come è avvenuta l'unione tra Dio e l'Uomo?

L’Incarnazione, la Passione, la Morte e Risurrezione di Gesù Cristo sono, assieme a quello della Trinità SS., il più grande mistero della nostra Fede. Possiamo perciò dire ben poco anche se questo “poco” è infinitamente esaltante e luminoso.

L'unione in Gesù tra la natura umana e quella divina è avvenuta nella Persona divina preesistente del Verbo. E cioè mentre, per tutti gli uomini, la natura si individualizza ed esiste come persona propria e incomunicabile, in Cristo la natura umana si è individualizzata senza divenire persona, essendo stata elevata ad essere sostentata dalla stessa divina Persona del Verbo. Questo non impedisce che Gesù sia perfettissimo e vero uomo perché l'essere persona non aggiunge nulla alla “quantità” di essere della natura. Da dire piuttosto che l'uomo Gesù Cristo, pur non essendo persona propria, non ha perduto, ha invece guadagnato infinitamente. Infatti, trattandosi di un'unica Persona divina si può dire con tutta verità: questo Uomo Gesù è vero Dio.

 

78) Ha due nature e una sola Persona -che è Divina- e questa Persona dirige tutte le azioni di Gesù.

Sì, le azioni appartengono alla persona. Essendo unica in Cristo Gesù, questa è pure l'unico soggetto di attribuzioni e padrona assoluta degli atti che si compiono sia attraverso e nella natura divina che di quelli compiuti attraverso e nella natura umana. Con la conseguenza che anche le azioni più insignificanti della natura umana, come il dormire, il mangiare ecc., rivestono in Gesù un valore infinito, derivando la loro dignità e valore dalla Persona o soggetto di attribuzione.

 

79) Gesù è l’Amore, i Suoi sentimenti nei trentatré anni passati in terra erano Santi, in quanto la Sua natura non era corrotta e non poteva provare rancori o ansie di vendetta umana. Ci parli dei sentimenti di Gesù.

Gesù, essendovero e perfetto uomo, ebbe tutti i sentimenti che prova l’uomo: sentimenti di compassione, di ammirazione, di turbamento ecc. Essendo però uomo assolutamente senza peccato con una natura perfettissima, del tutto integra, tutti i Suoi sentimenti erano pienamente soggetti e ordinati sotto il governo della Grazia e della ragione. E perciò essi erano e sono tutti di altissimo spessore per tutti i valori. Mai Gesù ha potuto o avrebbe potuto avere sentimenti in contrasto, anche minimamente, con Dio e con la Legge santa.

 

80) Diversi teologi affermano che molte parole attribuite a Gesù, in realtà Egli non le ha mai dette. Avrebbe detto solamente “Padre”.

La furia distruttrice modernista, alla sequela soprattutto di Bultmann che ha demitizzato il Vangelo fino a distruggerlo quasi del tutto, era arrivato a questo. Oggi già si parla diversamente, il che fa capire quanto fragili e inconsistenti siano certe cervellotiche costruzioni. I Santi Padri, i testimoni più vicini anche alla fonte, avevano affrontato e risolto le difficoltà che può presentare il Vangelo nella sua quadruplice espressione secondo Matteo, secondo Marco, secondo Luca, secondo Giovanni. Da un pò di tempo cominciano a scoprirsi criteri più adatti e più fondati, con i quali si ritorna sostanzialmente anche a quanto affermato e insegnato dai Padri a proposito della verità storica dei Vangeli.

Ad ogni buon conto la Chiesa ha riaffermato chiarissimamente la storicità dei Vangeli, ribadendo cioè che tra ciò che Gesù ha fatto e detto e quanto narrato e riferito dai quattro Vangeli c'è equazione perfetta. “La Santa Madre Chiesa -si dice nella Dei Verbum (V,19)- ha ritenuto e ritiene con fermezza e costanza massima che i quattro suindicati Evangeli, dei quali afferma senza alcuna esitanza la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, nella realtà operò ed insegnò per la loro eterna salvezza, fino al giorno in cui fu assunto in cielo...”.

E sempre al capitolo V, n.18 si afferma ancora: “La Chiesa ha sempre e in ogni luogo ritenuto e ritiene che i quattro Evangeli sono di origine apostolica. Infatti, ciò che gli Apostoli per mandato di Cristo predicarono, dopo, per ispirazione dello Spirito Santo, fu dagli stessi e da uomini della loro cerchia tramandato in scritti, come fondamento della Fede, cioè l'Evangelo quadriforme, secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni....”.

 

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 2 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
Risposte a DOMANDE di FEDE (115 messaggi, agg.: 06/01/2024 17:11)
VIDEO-RISPOSTE ALLE OBIEZIONI SULLA FEDE (9 messaggi, agg.: 17/11/2011 11:34)
RISPOSTE ALLE DOMANDE DEI NON CREDENTI (196 messaggi, agg.: 08/01/2024 16:37)
Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:05. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com