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Domande e risposte sulla fede

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27/08/2013 21:30
 
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IL PECCATO

 

1) Cos'è il peccato ?

E' una trasgressione della legge di Dio fatta con piena avvertenza e deliberato consenso. Piena avvertenza qui non significa che per aversi il peccato, bisogna essere consapevoli della sua gravità; significa piuttosto che, trasgredendo, si è coscienti di commettere una infrazione. Tale piena avvertenza, infatti, non c'è in chi, commette un peccato quando è ubriaco o nel sonno o nell'ignoranza completa della relativa prescrizione di legge. Il deliberato consenso significa che, al momento di porre l'atto, si è sufficientemente libero, sicché, volendo, si può anche non porlo.

 

2) Porta la morte spirituale ?

Il peccato, sia quello detto mortale che quello detto veniale, è sempre apportatore di morte spirituale, o immediatamente o ponendovi le premesse. Il peccato è detto appunto mortale perché uccide non l'anima che è di natura sua immortale, ma la Grazia che è la vita divina ad essa partecipata da Cristo e per la quale Dio è venuto sulla terra.

Il peccato invece veniale, è facilmente perdonabile, per essere in qualche modo e per vari motivi trasgressione leggera, di per sé non conduce subito alla morte, ma vi spiana la via. Esso è simile, un pò, a certe indisposizioni o malattie corporali (per esempio: una puntura di spillo, un raffreddore, un'influenza, una infiammazione ecc.), che di per sé non uccidono, ma potrebbero, per possibili complicanze, portare alla morte. Di per sé non priva della Grazia Santificante, ma ne appanna, per così dire, lo splendore e raffredda la carità soprannaturale, che è forma e vigore della vita soprannaturale. Gettando così l'anima in uno stato di torpore, di inerzia, di apatia, che è l'esatto contrario di una vita sana e vigorosa. In stato di accentuata debolezza -lo si sa- per il corpo come per l'anima, si è più esposti a malattie e tentazioni, e si è molto meno capaci di superarle e vincerle. Ciò significa pure, oltre tutto, che con frequenti e numerosi peccati veniali deliberati, la caduta nel peccato mortale diviene estremamente facile e anche frequente.

 

3) In che modo ci si accorge del peccato mortale commesso?

La gravità del peccato mortale è data dall'importanza della materia violata o del precetto imposto. Come accorgersi di aver commesso un peccato mortale?... Non essendo il peccato mortale come la morte o malattia fisica constatabile da molteplici indubbi segni, ci si accorge di averlo commesso verificando e confrontando l'operato con la legge e l'autorità. Un pò come per il corpo di cui si accerta lo stato di salute a mezzo di visite mediche e di molteplici analisi.

Segni certi, ancora, di peccato mortale commesso potrebbero essere sia gli effetti visibili provocati (la morte, danni molto gravi a sé o agli altri, ecc.) e sia il rimorso che segue alla trasgressione. Un segno però, quest'ultimo, che potrebbe anche mancare facilmente, in tutto o in parte. Può capitare, infatti, quello che così spesso si verifica per il corpo, che spesso si riscontra quasi casualmente ammalato, non avendone avuto prima il minimo sentore: si scopre, cioè, di ritrovarsi, per più versi, in braccio alla morte dell'anima, pur senza aver avuto rimorso alcuno per il proprio operato. E la ragione è che il rimorso, se è sempre avvertito dalle coscienze sensibili e bene educate, non lo è invece da quelle accecate e deformate. In effetti, a forza di minimizzare e non dare peso a niente; a forza di trasgredire in continuazione la legge e non dare ascolto all'autorità, la coscienza finisce per annebbiarsi e perdere quasi del tutto la sensibilità davanti al peccato. In questo caso, allora, se non si sente alcun rimorso in certe azioni o comportamenti, non è perché essi non costituiscano peccato e, magari, peccato grave; ma perché si è perduto completamente il senso del peccato.

Purtroppo è questa un pò la situazione odierna nella quale, pur annegando quasi tutti nei peccati più gravi e vergognosi, si continua a ripetere sfacciati e imperterriti di non aver peccati da confessare. E, col pretesto che “la coscienza non (mi) dice che questo è peccato”, non si cessa di condurre una vita quasi senza Dio e senza morale!

 

4) Parli della gravità del peccato.

Per voler parlare di “gravità” del peccato, è necessario innanzitutto rilevare che, essendo esso essenzialmente offesa di Dio e disordine nel mondo spirituale, non si può misurare la sua gravità alla maniera delle cose materiali o argomentando solo dagli effetti sensibili da esso provocati. Così, per esempio: l'omicidio è certamente un peccato molto grave, comportando esso il massimo danno inferto ad un fratello; e tuttavia, alla luce della Fede, lo scandalo che uccide un'anima è peccato ancora più grave, almeno sotto certi aspetti. Da notare ancora che possono esserci dei peccati gravissimi, come quello di Adamo ed Eva, i cui effetti immediati percepibili sembrano quasi inesistenti, anche se in realtà sono pesantissimi. Probabilmente Adamo, pur vedendosi, dopo il peccato, nudo di tanti beni e condannato da Dio, non si sarà reso esattamente conto di quali devastazioni si era reso colpevole col suo peccato.

Premesso tutto ciò, c'è da dire subito che ogni peccato, mortale o veniale che sia, pur non essendo dannoso alla stessa maniera, è sempre di una gravità “infinita”, perché offesa dell'infinita maestà di Dio, cagione della morte di Gesù e spirituale rovina dell'anima.

La più o meno grande gravità del peccato la si deve dedurre dal fatto che, essendo anche trasgressione di legge, esso scompiglia, senza averne magari percezione alcuna, l'ordine universale, così come una sola pietra gettata in mare lo sposta letteralmente tutto! E se tutto viene come “spostato” e messo fuori ordine, è facile immaginare con quali conseguenze.

Né il fatto di non essere persuasi della gravità del gesto peccaminoso, ne elimina la gravità. Chi, pur convinto che, toccando un filo elettrico ad alta tensione, non succeda niente, resta pur sempre fulminato. Adamo stesso, come già detto, molto probabilmente né vide né si rese conto della gravità del suo peccato. E tuttavia ciò non rese il suo gesto meno catastrofico. A ritenere grave il suo gesto di disobbedienza era più che sufficiente l'avvertimento datogli da Dio: “Se mangerete... morirete”. Così come, analogamente, a capire la gravità del toccare un filo elettrico ad alta tensione è sufficiente il cartello ammonitore di pericolo di morte.

La gravità del peccato, per cui deve dirsi mortale o veniale, è determinatala soprattutto dalla materia o punto di legge violato. Così la “gravità” mortale di alcuni peccati salta subito agli occhi, come l'uccisione. Per rendersi conto invece, almeno in qualche modo, della gravità mortale di altri peccati (come per esempio della fornicazione), ci sarebbe bisogno di profonda riflessione e ragionamento. Ma, come già detto, in pratica il meglio è stare docilmente e umilmente alle indicazioni e insegnamenti della Santa Madre Chiesa.

 

5) Quali conseguenze porta il peccato ?

Il peccato mortale, privando della Grazia Santificante, mette in braccio al diavolo e pone l'anima in stato di dannazione eterna. Se, infatti, per la salvezza è necessaria la Grazia, senza di questa - quale che sia il peccato o i peccati di cui ci si è reso colpevole-, l’anima è in stato di dannazione.

Il peccato mortale spoglia l'anima di tutti i meriti buoni, comunque acquisiti. E le opere buone compiute in stato di peccato mortale -pur essendo sempre utili e consigliabili, non fosse altro che per ottenere misericordia- non hanno nessun valore per la vita eterna.

Il peccare poi continuato e aggravato non può non riflettersi, almeno in qualche modo, in tutto il comportamento anche esteriore, che si rivela disordinato, incoerente, cattivo. Lo stato di morte e di “deformità” spirituale, anzi, spesso finisce come per fissarsi in quella che è detta comunemente la “faccia del peccato”. L'agire morale -lo ha evidenziato anche Giovanni Paolo II nella enciclica “Veritatis Splendor”- oltre alle conseguenze più o meno gravi, intacca il soggetto stesso che opera. Quante volte e in quante persone miseramente travolte dai propri disordini morali è avvertito tutto questo non solo dai Santi, ma da quanti preservano sufficientemente i loro occhi e il loro cuore dalla caligine incombente.

Il peccato porta anche conseguenze d'ordine fisico e sociale? Certamente. Esse, anche se non sono sempre valutabili e percepibili subito e del tutto, sono sempre di rilevante gravità, proprio perché col peccato ci si mette contro Dio e contro le leggi di natura che reggono l'ordine e l'armonia universale. Ora porsi contro Dio è voltare le spalle alla fonte stessa di ogni bene; e disattendere la legge di natura equivale a rinnegare un pò i presupposti stessi della propria vita e del proprio benessere. Peccando avviene come quando, perturbando, nel corpo, i tassi glicemici, azotemici ecc., si compromette la sanità. Analogamente, nell’anima si compromettono la vita e il benessere ogni qualvolta, col peccato si perturba l'ordine e l’armonia. Non si stenterà, qui, allora, a capire che l'origine di tutti i mali dell'uomo sta soprattutto qui, nel peccato, che, essendo un attentato alla legge di vita, è sempre un attentato alla vita. Cosa non provoca nel corpo umano, si diceva, un osso spostato! Molte malattie e disordini hanno chiara origine dal peccato.

Soprattutto questo dovrebbe far capire essere la legge di natura, più che costrizione di libertà, condizione e salvaguardia della vita. Per cui giustamente Dio, dopo aver proposto al Suo Popolo i dieci comandamenti, gli disse “Prendo oggi a testimoni contro di voi il Cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza...” (Deuteronomio 30,19). La conclusione si impone da sola: essendo sempre contro la vita ogni peccato, sia mortale o veniale, è da ritenersi sempre, come insegnano i Santi e soprattutto le Sacre Scritture, il vero e principale nemico dell'uomo.

 

6) Occorre la Confessione per avere il perdono di Dio?

Il mezzo ordinario per il perdono dei peccati è, per esplicita Volontà di Dio, la Confessione di essi al Sacerdote autorizzato. Per chi non conosce di usare della Confessione, il perdono dei peccati mortali lo si può ottenere a mezzo della contrizione e dell'atto di amore.

Una formula di come esprimere la contrizione, che è dolore perfetto è questa: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te sommo bene e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami!”. Una formula come fare l'atto di amore perfetto è questa: “Mio Dio ti amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità, e per amor tuo amo il prossimo come me stesso. Signore, che io ti ami sempre più!”.

Presumere di confessarsi direttamente con... Dio, è atteggiamento, oltre che ridicolo e orgoglioso, grandemente offensivo per Lui, che ha voluto la Confessione nella sua infinita sapienza e misericordia. Molto più facile il perdono dei peccati veniali che si ottiene con molti mezzi: con atti di Fede e di amore, con l'esercizio delle virtù, con elemosine, con l'uso dei sacramentali ecc.

 

7) Il primo peccato è stato di Adamo ed Eva, ma perché tutti noi ne portiamo le conseguenze?

Nel presente ordine delle cose la più parte dei beni ci viene trasmessa per legge di ereditarietà: beni di fortuna, disposizioni e il corpo stesso con tutte le facoltà e meraviglie di cui è capace. In pratica i figli ereditano quanto lasciato loro dai genitori: i ricchi tramandano ricchezza, i poveri tramandano... povertà e miseria ! Era volere di Dio che la Grazia o vita soprannaturale, concessa gratuitamente ad Adamo ed Eva, fosse partecipata anche a tutti i loro figli con la trasmissione della natura. La perdita di sì gran bene e dono fu perdita per sé e per tutti i figli, che sarebbero venuti fino alla fine del mondo. Il cosiddetto “peccato originale”, ereditato dal padre Adamo, consiste appunto essenzialmente in questa privazione della Grazia o vita divina.

Da aggiungere che detta perdita non fu affatto indolore. La Grazia infatti, dono assolutamente gratuito, comportava, assieme alla partecipazione alla vita divina e all'amicizia con Dio, anche ordine e armonia perfetta in tutta la persona umana. Le conseguenze dolorose perciò di disordine, di corruzione, di morte ecc., come in Adamo si verificano pure nei suoi figli.

Non è fuori posto far rilevare qui che, stando così le cose, la natura umana, presente in ogni figlio di Adamo, non è più quella pura e bella uscita dalle mani di Dio Creatore; ma quella malata e disordinata trasmessa da Adamo peccatore, indebolita e minata dalla concupiscenza perversa.

 

8) Senta, per un solo peccato di disobbedienza Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso, ma oggi l’obbedienza alla Legge di Dio è quasi inesistente.

Se il primo peccato di Adamo ha sconvolto l’universo, ci si meraviglia come il calpestare, per così dire, tutta la legge di Dio non produca effetti ancora più devastanti... E' una illusione! Gli effetti del peccato ,in ragione del numero e della loro gravità, non mancano mai e sono sempre disastrosi per tutti in ogni tempo e condizione. Se non si vede nulla di tutto questo -e da qui deriva l'impressione che sia stato solo il peccato originale ad avere effetti così sconvolgenti, mentre nulla sembra aggiungere il cumulo enorme dei peccati degli uomini- è perché, è il caso di dirlo, non può darsi nulla di più, oltre alla morte che è esclusione e fine di ogni bene: non si può cadere più in basso ancora di chi è caduto al fondo dell'abisso!

 

9) Peccato dell'uomo e Misericordia di Dio.

L'uomo che col peccato offende sommamente la divina Maestà meriterebbe ogni castigo e addirittura l’annientamento .Ma il Signore che è infinita misericordia ha pietà dell’uomo, e si adopera perciò in tutti i modi a salvarlo e a ripristinarlo nell'ordine e nel benessere di prima, anzi ad arricchirlo e ad elevarlo, se fosse possibile, ancora più in alto.

 

10) Chi vive in peccato mortale merita qualcosa davanti a Dio ?

Chi, con il peccato mortale, si pone in stato di morte e di inimicizia con Dio, per giustizia non merita nulla per la vita eterna. Tuttavia Dio, che è gran Signore, può ricompensare come crede il bene fatto. Per questo, il peccatore non deve cessare di pregare e di fare del bene: egli può così almeno impietosire, per così dire, Dio che non disprezza mai l'umiltà e la buona volontà.

 

11) Il peccato trascina al peccato?

Sì, il peccato spinge al peccato. E ciò sia perché, venendo meno la Grazia, si resta con le semplici e inferme forze di natura; e sia perché ogni peccato indebolisce l’anima, disponendola e inclinandola sempre più ad esso. Un pò come avviene per le malattie del corpo. Una volta contràttane qualcuna, pur guariti si è propensi a contrarla più facilmente: predisposizione che s'aggrava sempre più per ogni nuova ricaduta in essa.

 

12) Chi vive abitualmente in peccato, che capacità ha di praticare le virtù?

Una capacità ben ridotta. La virtù, come insinua la parola stessa, è sforzo virile. Ora chi vive abitualmente in peccato mortale è addirittura morto e quindi assolutamente impotente; e chi guazza nel peccato veniale, come già detto, è estremamente debole. Un pò, anche qui, come chi, affetto da strane febbricole, è incapace di grandi sforzi. L’apatia, la tiepidezza spirituale, l’accidia e l'indifferenza hanno qui, in gran parte, la loro causa e origine.

 

13) Secondo Lei, sono molti quelli che vivono abitualmente in peccato mortale?

Purtroppo molti, la stragrande maggioranza dei cristiani vive in peccato mortale, almeno a giudicare dalle apparenze. E lo si può provare facilmente. Sono peccati mortali infatti il non partecipare alla Messa domenicale e festiva, i peccati impuri, le bestemmie, gli aborti ecc. Ebbene, oggi l'80-85% non frequenta la Messa domenicale; i fidanzati nella quasi totalità hanno rapporti prematrimoniali; gli scandali e la spudoratezza delle mode soprattutto femminili hanno raggiunto livelli incredibili; gli aborti ogni anno sono decine e decine di milioni, senza andare a peccati mortali più sofisticati, per così dire, e a tutti gli altri settori dell'etica e della morale cristiana...

Da aggiungere però che non sappiamo fino a che punto può scusare davanti a Dio l’ignoranza, che oggi è ad un livello impressionante ovunque. Questa, che pur in gran parte sembra vincibile e perciò colpevole, potrebbe sempre riservare delle sorprese e rendere molto incerti e fallibili i giudizi umani.

 

14) Compie peccato anche chi prende solo parte ad un'azione immorale?

Certamente. A nessuno è lecito nè operare né cooperare direttamente e formalmente al male, anche se, per valutare moralmente la stessa cooperazione, devono tenersi presenti molti elementi a cui non si può qui accennare. Diremo solo in breve che là dove c'è vera e formale cooperazione al male, si pecca più o meno gravemente e anche mortalmente a seconda delle circostanze. Si pensi solo, per esemplificare, a tanti operatori televisivi o a fotomodelle e indossatrici, causa di tanti e così gravi scandali; o a coloro che comunque favoriscono, incoraggiano e cooperano all'aborto!...

 

15) Quindi, anche chi loda, approva o consiglia azioni peccaminose, pecca mortalmente?

Sì, proprio così, ma con tutte le dovute distinzioni e riserve.

 

16) Se uno protegge quelli che commettono il male?

Si rende complice e partecipe dello stesso male in misura più o meno grave, a seconda delle circostanze.

 

17) I vizi sono generati dalla ripetizione dei peccati?

I vizi sono abiti o disposizioni perverse opposti a quelli virtuosi. Come la ripetizione di atti virtuosi genera l'abito buono della virtù, così il ripetersi di gesti peccaminosi genera abiti perversi o vizi.

 

18) Il peccato è il nemico numero uno della nostra santificazione?

Sì, il peccato è il vero e più grande nemico del bene dell’uomo, in tutti i sensi. E quindi è anche il più grande nemico della sua santificazione. E la santificazione consiste nell'amore e nell'unione con Dio e nel partecipare con la Grazia alla sua stessa vita. Il peccato invece, in quanto amore perverso di sé e delle creature e quindi vero e proprio rifiuto di Dio posto dopo la creatura, spezza od ostacola proprio l'unione soprannaturale con Dio. Si può dire che, nei confronti di Dio, il peccato si pone come la tenebra alla luce, la morte alla vita, la negazione all'affermazione.

 

19) Chi per disgrazia muore in peccato mortale, avrà più tempo per convertirsi e confessarsi?

No, perché il tempo per meritare Grazie è quello della vita presente. Perciò con la morte non si può più meritare e non ci si può più né convertire né confessare. Di qui l'incessante esortazione evangelica a profittare del tempo presente per fare il bene; e l'avvertimento a vigilare incessantemente per non essere sorpresi dalla morte. Anche l'Apostolo ripete: “Mentre abbiamo tempo, operiamo bene”.

 

20) Come si può espiare il peccato in questa vita?

Operando il bene sempre e dovunque; osservando fedelmente e integralmente la santa legge di Dio; sopportando e santificando malattie, sofferenze, avversità e prove della vita; elargendo abbondanti elemosine agli indigenti; pregando molto e bene; facendo digiuni e penitenze; acquistando indulgenze concesse dalla Chiesa. In breve, il peccato lo si può espiare in questa vita con ogni forma di bene e di virtù.

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