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Luca 12,41 ss: l'AMMINISTRATORE E LE PERCOSSE

Ultimo Aggiornamento: 28/03/2019 17:55
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22/08/2013 19:52
 
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Esaminiamo  il testo di Luca 12,41 ss:
si parla di una figura di sicuro rilievo per la chiesa, che Gesù designa col nome di AMMINISTRATORE
. Rileggiamo il testo evangelico:

"Chi è dunque l’amministratore fedele e prudente che il padrone costituirà a capo dei suoi domestici per dare a ciascuno la sua razione di cibo a suo tempo? Beato quel servo che il padrone al suo arrivo troverà intento a far così…"

 

Per il brano in questione vi è un testo esegetico edito dalle Paoline a cura di Pietro Rossano, di commento al Nuovo Testamento che, riguardo all'AMMINISTRATORE di Lc 12.42 dice: "con chiaro riferimento a Pietro" e la Bibbia di Gerusalemme nella nota relativa a Lc 12.42 dice dell'amministratore:" Si tratta dunque di un servo costituito in autorità sugli altri servi, ciò risponde bene alla domanda di Pietro, dove "noi" si riferisce agli Apostoli.

Leggendo attentamente la Scrittura e confrontando le mie osservazioni con commenti di altri e considerando anche le differenze peculiari tra il testo di Matteo (16,19) e quello di Luca, emergono alcuni dettagli, penso interessanti.

Oltre ai significati di vigilanza, fedeltà , fiducia, perseveranza attribuibili a tutti i credenti in generale, ho rilevato come dicono anche i commenti altrui, che l'intero brano si specifica meglio a partire dalla domanda di Pietro in Lc 12.41.

Nel brano di LC 12.35 ss risulta più evidente la figura del servo nella funzione di AMMINISTRATORE, cosa che non viene messo in rilievo nel brano parallelo di Matteo 24,45 in cui si parla della figura del servo in modo più generico e su cui altri gruppi religiosi preferiscono concentrare la loro attenzione.

Nel testo di Luca 12 al verso 39 il Signore dice:" Cercate di capire: se il padrone di casa conoscesse a che ora viene il ladro..."

L'espressione "padrone di casa" predispone Pietro a rivolgere al Signore la più precisa domanda:

"Signore, questa parabola la dici per noi o per tutti?"

A questo punto la risposta di Gesù non può essere generica come nella parte precedente e introduce la figura dell'AMMINISTRATORE che secondo l’espressione di Gesù, il "padrone PORRÀ A CAPO dei suoi familiari per dare a tempo debito la razione di cibo a ciascuno" (Il cibo da dispensare significa certamente quello spirituale). Quando al verso 43 e al verso 45 dice " QUEL SERVO" è evidente che si riferisce ancora all'AMMINISTRATORE, che resta il soggetto dell’intero brano, il quale sarà beato se sarà trovato al suo lavoro, cioè a svolgere il suo specifico compito di amministratore AL RITORNO DEL SUO PADRONE. Quest’ultima espressione di Gesù mi pare fondamentale per il nostro problema perchè include l'intenzione del Padrone che vi sia un amministratore sopra i suoi domestici al momento del suo ritorno e cioè fino alla fine del mondo. Da notare ancora che questo amministratore è anch'egli un SERVO come pure lo sono gli altri SERVI e SERVE (verso 45) e che egli li potrebbe addirittura maltrattare gli altri conservi proprio in virtù della sua posizione e funzione di AMMINISTRATORE.

Un altro elemento non trascurabile per capire l’utilità della funzione di amministratore per tutto il tempo futuro è l’espressione "per dare a ciascuno a suo tempo la razione di cibo.

La storia ha dimostrato sufficientemente il bisogno della Chiesa di ricevere una guida costante e illuminata dall’alto.

Nel verso 42 il Signore pone la domanda "Chi è dunque l'amministratore?" La risposta a questa domanda la dà Egli stesso in quanto dice: "il PADRONE LO PORRÀ A CAPO", (cioè sarà il Signore stesso a designarlo).

Questo è avvenuto effettivamente a Cesarea di Filippo, quando Gesù (il Padrone) ha consegnato LE CHIAVI AL MAGGIORDOMO DELLA SUA CASA, designando a svolgere tale funzione, specificatamente Pietro, questa volta senza possibilità di fraintendimento e realizzando quanto aveva anticipato sotto forma di parabola. Si tratta però di una parabola (che dal verso 42 appare più come un enunciato esplicito) che occupa buona parte del capitolo 12 e quindi necessariamente deve essere considerata attentamente per capire bene cosa vuole dire. Lo stesso amministratore potrà a sua volta disporre, in virtù della facoltà conferitagli di "sciogliere e legare" anche le modalità per la trasmissione della funzione conferitagli direttamente da Cristo.

Il brano di Lc 12.35-46 è importante soprattutto perchè include, l'idea della successione apostolica e in particolare, della successione dell'amministratore costituito a capo.

E’ evidente che la figura dell’amministratore è da prendere in senso largo e quindi ogni forma di autorità nell’ambito della chiesa può rientrare nell’ottica espressa nel contesto del brano, ma quello che importa è che Gesù indica espressamente che vi siano delle guide nella sua Chiesa, e queste guide vi siano fino al suo RITORNO.

La Chiesa cattolica non si è servita di questo brano per avallare il primato petrino perchè ha a disposizione gli altri brani diretti e chiari sul primato di Pietro a cui fare riferimento; inoltre perché la figura dell’amministratore viene usata già in epoca apostolica per designare i capi della chiesa in genere. Anche lo stesso Pietro e Paolo lo usano in tal modo (cf.1 Cor.4,1 / 1Pt. 4,10), S.Ignazio di Antiochia lo riferisce ai vescovi in generale scrivendo agli Efesini (6,1):

"Chiunque il padrone di casa abbia mandato per l’amministrazione della casa, bisogna che lo riceviamo come colui che lo ha mandato. Occorre dunque onorare il vescovo come il Cristo stesso".

Chi volesse obiettare dicendo che molti amministratori sono stati indegni ed incapaci legga quanto dice il Signore nello stesso brano di Luca 12, elencando tutte le specie di amministratori possibili e le promesse proferite al loro riguardo.

Concludendo questo paragrafo dedicato al brano di Luca 12,41 ss è molto interessante il parere espresso da O.Culmann nel suo lavoro dedicato al Primato, a proposito dell’affidamento delle "chiavi" a Pietro, riferisce testualmente: "In Mt.16,19 viene presupposto che Cristo è il padrone di casa, che ha le chiavi del Regno dei Cieli, per aprire a coloro che vi entrano. Come in Isaia 22,22 il Signore pone sulle spalle del suo servo Eliachim le chiavi della casa di Davide, così Gesù affida a Pietro le chiavi della sua casa, del Regno dei Cieli, e lo insedia come AMMINISTRATORE".

Questa citazione di Cullman dovrebbe far molto riflettere e trarre le debite conclusioni.

Troviamo ancora un brano parallelo, su questo tema, in Marco 13,33 ss :

"State attenti, vegliate, perchè‚ non sapete quando sarà il momento preciso. E` come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poichè‚ non sapete quando il padrone di casa ritornerà…"

In questo brano, Marco introduce un’altra figura, quella del PORTIERE della casa, che ha il preciso compito, ordinatogli espressamente dal padrone, di vigilare. Viene anche detto che il padrone della casa ha "dato il potere ai servi", il potere di svolgere un compito, ciascuno con il suo compito; e il compito del PORTIERE è quello specifico di "vigilare" fino a quando il padrone di casa ritornerà ;

ma ci si può chiedere se anche gli altri servi non abbiano questo stesso compito, quello cioè di vigilare: appare chiaro che il "vigilare" del "portiere" è diverso dal "vigilare" degli altri servi. Significa evidentemente che il PORTIERE deve vigilare sull’andamento dell’intera casa compreso anche i compiti svolti dagli altri servi che a loro volta vigilano su quelli a loro sottoposti.

Anche in questo brano si evince che tutta la vigilanza, sia del portiere che degli altri, deve svolgersi fino al ritorno del padrone, e perciò anche in questo caso Gesù manifesta l’intenzione che i compiti affidati debbano durare fino al suo ritorno.

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