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DIZIONARIO TEOLOGICO

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 17:56
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21/08/2013 17:47
 
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Spiritualità. (inizio)

Pratica sistematica e riflessione su una vita cristiana di preghiera, devozione e disciplina. Nella sua pratica, la spiritualità cristiana ha sempre richiesto una vita ascetica e di preghiera in cui una guida spirituale e la luce dello Spirito Santo aiutino a discernere la direzione che devono prendere i singoli e le comunità (1 Ts 5,19‑22; 1 Gv 4,1). Le scuole o correnti di spiritualità hanno seguito spesso i carismi di Ordini religiosi come i Benedettini, Carmelitani, Certosini, Domenicani, Francescani e Gesuiti. Come campo di studio, la spiritualità abbraccia elementi teologici (compresi quelli liturgici), scritturistici, storici, psicologici e sociologici. Cf Asceti; Contemplazione; Devozione; Discernimento degli spiriti; Esicasmo; Esperienza religiosa; Grazia; Imitazione di Cristo; Mistica; Monachesimo; Pneumatologia; Preghiera; Spirito Santo.

  Staretz (Russo « vecchio »). (inizio)

Monaco che conduce una vita contemplativa e a cui si rivolgono per direzione spirituale i giovani monaci e i fedeli. Questo tipo di direzione è stato importante nella storia religiosa della Russia, ed anche fra i Greci che chiamano il direttore spirituale ghèron (gr. « vecchio »). CfApophthègmata Patrum; Spiritualità.

  Staurologia. (Gr. « studio della Croce »). (inizio)

Cf Theologia Crucis.

  Stoicismo (Gr. « insegnamento del portico »). (inizio)

Una scuola di filosofia fondata da Zenone di Cizio (335‑263 a.C.) e che prese il nome da stoà o portico di Atene dove veniva insegnata. Lo stoicismo proponeva una armonia tra l'essere umano come microcosmo (gr. « piccolo mondo ») e il macrocosmo (Gr. « grande mondo »). IlLògos (ragione o anima del mondo) governava l'universo; gli esseri umani avevano bisogno soltanto di controllare le loro passioni per vivere in sintonia con la natura e le sue leggi. Lo stoicismo, che era primariamente una filosofia morale, professava una cosmologia panteistica in cui Dio e la divina energia pervadevano ogni cosa. Dominante per vari secoli fra gli intellettuali nel mondo greco‑romano, lo Stoicismo ebbe tra i suoi aderenti Seneca (circa 4 a.C. ‑ 65 d.C.) e l'imperatore Marco Aurelio (121‑80 a.C.). Si può vedere il suo influsso sulla teologia cristiana dei primi secoli già in san Giustino Martire (circa 100‑165) che adottò la distinzione stoica tra Lògos endiàthetos (Gr. « parola immanente ») e Lògos prophorikós (Gr. « parola proferita ») per interpretare Dio ed il processo di rivelazione con cui il Padre esprime la Parola. Certi concetti stoici hanno esercitato qualche influsso sui Padri Cappadoci e nelle controversie trinitarie e cristologiche. La tradizione cristiana della legge naturale deve molto allo stoicismo. Cf Apologisti; Cosmologia; Immanenza; Leggi naturali; Lògos; Padri Cappadoci; Panteismo.

  Stolti per amore di Cristo. (inizio)

Una categoria di santi di cui sono devoti in modo particolare ma non esclusivo i cristiani orientali e che hanno preso sul serio le parole di san Paolo : « Noi stolti a causa di Cristo... » (1 Cor 4,10; cf 1 Cor 1,18‑19.25; 3,18‑19; 2 Cor 6,8; Mt 5,11). Questo tipo di santità è già noto negli Apophthègmata Patrum. In greco, lo stolto per amore di Cristo è chiamato salos(probabilmente dal siriaco che traduce 1 Cor 4,10 con « saklà »). Tra i Greci il più amato di questi santi è forse il leggendario sant'Andrea di Costantinopoli (decimo secolo?), la cui vita è associata con la grande festa orientale chiamata « Pokrov Bogomateri » (Russo: « Protezione della Theotòkos »). La terra per eccellenza degli « stolti » è la Russia, dove lo stolto per amore di Cristo è chiamato «jurodivij »; si citano come esempi sant'Isacco Zatvornik (morto nel 1090) e san Basilio il Benedetto (morto nel 1552). Da ciò che può sembrare una semplice caricatura della santità reale, questi stolti per amore di Cristo sfidano profeticamente i falsi valori della società e la superficialità di molti cristiani. Tra i santi d'Occidente conosciuti per la loro santa stoltezza, si possono annoverare san Francesco d'Assisi (circa 1181‑1226), san Filippo Neri (1515‑1595) e san Benedetto Giuseppe Labre (1748‑1783). Il tema della santa stoltezza ha ispirato opere classiche di letteratura, come l'opera Blanquerna di Raimono Lullo (circa 1233 ‑ circa 1315), il Don Chisciotte  di Miguel de Cervantes (1547‑1616), l'Idiota, di Fiodor Dostoyevsky (1821‑1881), come anche vari personaggi nelle opere di Alexander Pushkin (1799‑1837) e di Leone Tolstoi (1828‑l910). Cf Apatìa; Apoghthègmata Patrum; Croce; Escatologia; Letteratura sapienziale; Santità; Santo; Theologia Crucis.

Storia (Gr. « indagine », « narrazione »). (inizio)

Consiste nel ricodare e nello studiare gli eventi importati delle vicende umane sul piano locale, nazionale, internazionale o mondiale. Gli storici moderni, sviluppando l'uso attento dell'evidenza partendo dal passato databile, sono giunti a riconoscere come i presupposti, i metodi e il ruolo inevitabile dell'interpretazione mostrino fallace l'intento di scrivere una storia puramente « oggettiva » e « scientifica ». Molti hanno anche abbandonato qualsiasi speranza di realizzare un sistema coerente che descriva e spieghi il significato, la direzione e l'unità di tutta la storia. Come religione storica, il cristianesimo è legato a una serie di eventi e personaggi specifici, e soprattutto a Gesù e agli eventi in cui fu implicato. Egli venne nella « pienezza del tempo » (Gal 4,4), portando al vertice definitivo l'autocomunicazione di Dio (DV 4). La Chiesa vive ora nell'attesa della fine (LG 48‑51), quando la parusia di Cristo, ossia la sua seconda venuta, terminerà e porterà la storia del mondo al suo pieno compimento (1 Cor 15,20‑28; Tt 3,1‑7). Come gli Israeliti (Es 20,1; Dt 26,5‑9), i cristiani accettano una rivelazione salvifica di Dio mediata dalla storia umana. Essi esperimentano la propria storia come fondata e nutrita dalla storia di Gesù. La loro fede non è semplicemente convalidata dall'indagine storica, ma anche confermata da segni storici e li esorta ad essere protagonisti attivi nella storia. Questa fede accetta la guida divina, il significato e l'unità dell'intera storia umana, anche se non è possibile discernere con tutta chiarezza le componenti di questa storia totale. Dal livello singolo a quello globale, rimane vero che « Dio scrive diritto anche su righe storte ». Cf Escatologia; Gesù storico; Parusìa; Storia della salvezza; Teologia della liberazione.

Storia della salvezza. (inizio)

L'intera storia dell'umanità e del mondo vista come il dramma della redenzione che va dalla creazione alla parusìa e che trova il suo centro in Cristo (Ef 1,3‑14; Col 1,15‑20). Sviluppata da studiosi protestanti come Johann Christian Konrad von Hofmann (1810‑1877), il tema della storia della salvezza ha fornito la chiave per la teologia dell'AT di Gerhard von Rad (1901‑1971), in cui presenta la storia d'Israele come fu confessata dapprima nelle antiche professioni di fede (Dt 26,5‑9; Gs 24,2‑13). Questa storia della salvezza è segnata da attese sempre più crescenti come promesse divine tese al compimento futuro. Per Oscar Cullmann (nato nel 1902), la realtà degli eventi esterni è fondamentale per gli atti salvifici di Dio che raggiungono in Cristo il loro vertice. Lo schema della storia della salvezza di Luca, che presenta Cristo come il centro del tempo, è per Cullmann il cuore della teologia del NT. Il Concilio Vaticano II parlò del tema della storia della salvezza, intendendola praticamente come storia della rivelazione (DV 2‑4; 14‑15; AG 3). Cf Parusìa; Professione di fede; Profeta; Redenzione; Rivelazione; Salvezza; Speranza.

  Storia della teologia. (inizio)

È lo studio ordinato che cerca di capire e interpretare la rivelazione. Questo studio va dal NT al Concilio Vaticano II e al post‑concilio. Più dei loro predecessori veterotestamentari, san Paolo, san Giovanni, san Luca e gli altri autori del NT hanno lasciato visuali e approcci teologici ispirati, ma non trattazioni sistematiche strutturate mediante l'uso della filosofia. Con gli Apologisti e la lotta contro l'agnosticismo, la cultura greca cominciò a fornire alla teologia cristiana un linguaggio e concetti filosofici. La teologia dei Padri della Chiesa, rimanendo caratteristicamente biblica, liturgica, dossologica, catechetica e pastorale, fu sviluppata spesso attraverso grandi controversie, specialmente quelle trinitarie e i dibattiti cristologici del IV e V secolo. Col suo genio e col suo stile, sant'Agostino di Ippona (354‑430) influì massicciamente sull'insegnamento posteriore circa temi come il peccato, la grazia, i sacramenti e la Trinità. Sant'Anselmo di Aosta (circa 1033‑1109) lanciò la Scolastica che fu perfezionata da san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274) con la sintesi della filosofia aristotelica e platonica a servizio dei dati rivelati. Assieme alla teologia accademica delle nuove università, la teologia monastica di san Bernardo di Chiaravalle (1090‑1153) e di altri continuò la tradizione spirituale e liturgica dei Padri. La Scolastica decadde nel nominalismo del tardo Medioevo. Il neo‑umanesimo sviluppato da studiosi come Erasmo di Rotterdam (1469‑1536) e la stessa Riforma rivoluzionarono lo studio della Bibbia e della patristica. Per i cattolici, il Concilio di Trento (1545‑1563) fornì una base chiara per la teologia successiva che ebbe personaggi rappresentativi come Giovanni da san Tommaso (1589‑1644), Dionigi Petavio (1583‑1652), Francesco Suarez (1548‑1617) e Gabriele Vàsquez (1549‑1604). Prima la filosofia illuministica e poi la critica biblica e storica del XIX secolo, la teoria dell'evoluzionismo, varie forme di socialismo e le nuove discipline di psicologia e sociologia portarono sfide massicce ai teologi cristiani. Non solo il grande progresso negli studi filosofici e patristici, ma anche i movimenti biblici, ecumenici e liturgici hanno ridato vita alla teologia cattolica nel secolo XX, particolarmente in Francia, Germania e Paesi Bassi. Assieme ai grandi maestri protestanti come Karl Barth (1886‑1968), Rudolf Bultmann (1884‑1976) e Paul Tillich (1886‑1965) e teologi ortodossi come Sergio Bulgakov (1871‑1944) e Vladimir Lossky (1903‑1958), teologi cattolici come Yves Congar (nato nel 1904) e Karl Rahner (1904‑1984) guidarono il rinnovamento cattolico. A partire dal Vaticano II, la teologia, sia quella cattolica che quella non cattolica, è divenuta più antropologica, più dialogica e più spirituale. La teologia non è più come una volta un monopolio clericale ed europeo e si sta sviluppando vigorosamente in America, Asia e altrove. Cf Agostinianismo; Apologisti; Aristotelismo; Calvinismo; Concilio di Trento; Concilio Vaticano I; Concilio Vaticano II; Dottore della Chiesa; Dòxa; Giansenismo; Gnosticismo; Illuminismo; Luteranesimo; Modernismo; Movimento di Oxford; Neopalamismo; Neoplatonismo; Neoscolastica; Neotomismo; Origenismo; Padri della Chiesa; Palamismo; Platonismo; Protestantesimo liberale; Riforma (La); Scolastica; Scotismo; Stoicismo; Teologia alessandrina; Teologia antiochena; Teologia della liberazione; Teologia dialettica; Teologia kerigmatica; Tomismo; Tre Teologi (I); Tubinga e le sue scuole; Umanesimo.

Strutturalismo. (inizio)

Questo metodo è stato sviluppato da Ferdinand de Saussure (1857‑1913) nell'area della linguistica, usato da Claude Lévi‑Strauss (nato nel 1908) per analizzare i miti delle società tradizionali, ed applicato in discipline come la psicologia e la sociologia. Nell'esegesi biblica, lo strutturalismo non s'interessa della genesi di un testo e del significato inteso dall'autore (= esegesi storica), né dei lettori e della loro ricerca di auto‑comprensione (= esegesi esistenziale): lo strutturalismo s'interessa del significato veicolato dal testo medesimo. Questo metodo riflette sulle strutture profonde della funzione narrativa e simbolica del linguaggio (per es. nelle parabole). Cf Critica biblica; Ermeneutica; Esegesi; Esistenzialismo; Sensi della Scrittura.

  Subordinazionismo. (inizio)

Questa eresia consiste nell'assegnare al Figlio una situazione inferiore al Padre e nel considerare lo Spirito Santo inferiore sia al Padre che al Figlio. Quando la dottrina trinitaria non era ancora chiarita e i teologi si stavano sforzando di salvaguardare la monarchia (Gr. « solo principio ») del Padre, la tendenza ad interpretare il Figlio e lo Spirito come agenti subordinati di un Padre assolutamente trascendente fu manifestata da san Giustino Martire (circa 100 ‑ circa 165), Taziano (morto verso il 160), sant'Ireneo di Lione (circa 130 ‑ circa 200), san Clemente Alessandrino (circa 150 ‑ circa 215) e soprattutto da Origene (circa 185 ‑ circa 254). Negando che il Figlio fosse realmente e pienamente divino per natura, Ario (circa 185 ‑ circa 254) portò il subordinazionismo ad un estremismo eretico che fu condannato nel 325 nel Concilio Niceno I (cf DS 125‑126; FCC 0.503‑0.504). Quando gli pneumatomachi (Gr. « che combattono lo Spirito ») sostennero un subordinazionismo del genere dichiarando che lo Spirito Santo era una creatura del Figlio, il Concilio Costantinopolitano I (381) affermò che lo Spirito è uguale in dignità al Padre e al Figlio e con essi va adorato e glorificato (cf DS 150; FCC 0.500). Cf Arianesimo; Concilio Costantinopolitano I; Concilio di Nicea I; Macedonianesimo; Monarchianismo; Omooùsios; Pneumatomachi; Teologia Trinitaria.

  Successione apostolica. (inizio)

È la continuità ininterrotta per quanto riguarda l'essenziale della fede e della pratica tra la Chiesa di oggi e la Chiesa fondata da Gesù Cristo per mezzo degli apostoli. Si esprime questa visibilità col chiamare i vescovi successori degli apostoli. Come segno visibile di questa successione e dell'unione di ogni singolo vescovo con gli altri vescovi, i vescovi consacranti impongono le mani sul vescovo consacrando. Cf Apostolo; Ministero petrino; Vescovo.

  Suddiacono. (inizio)

Un ministro della Chiesa che eraè avviato a diventare diacono permanente o diacono e poi prete. I suddiaconi esistevano già nel III secolo. Considerato un sacramentale più che un sacramento, il suddiaconato fu abolito in Occidente col Concilio Vaticano II. Nelle Chiese Orientali, è considerato un Ordine minore, ed il compito del suddiacono consiste principalmente nell'assistere il vescovo durante le cerimonie. CfClero; Diacono; Sacramentale.

  Sufficienza della Scrittura. (inizio)

Consiste nel ritenere la Scrittura pienamente adeguata a comunicare la rivelazione fondante che ha raggiunto la sua pienezza assoluta ed insuperabile con Cristo e nella Chiesa del NT. Finché i cristiani concepivano la rivelazione primariamente come un corpo di verità (al plurale) svelate da Dio, la questione della sufficienza era duplice:

  - Le Scritture « contengono » tutte queste verità rivelate (= sufficienza materiale)?

- Sono le Scritture « formalmente » sufficienti, nel senso che si trova già in esse l'interpretazione adeguata?

  Riconoscendo il ruolo della Tradizione (e del Magistero) nel « canonizzare », interpretare, applicare ed attualizzare le Scritture, anche quei cattolici che accettavano la sufficienza materiale delle Scritture respingevano la loro sufficienza formale.

  Quando, però, il Concilio Vaticano II presentò la rivelazione primariamente come l'auto‑manifestazione a noi del Dio Uno e Trino (DV 2‑6), non sembrò più appropriato parlare di questa realtà divina come « contenuta » in qualcosa, siano pure le Scritture. Perlomeno, il considerare la rivelazione come un evento interpersonale rende difficile indagare sulla sufficienza « materiale » delle Scritture per vedere se « contengono » o « non contengono » tutte le verità rivelate. Cf Canone delle Scrittura; Deposito della fede; Magistero; Rivelazione; Scrittura e Tradizione; Sola Scrittura; Tradizione.

Summa (Lat. « parte principale »). (inizio)

Sommario sistematico di ciò che è conosciuto in un dato campo, come per esempio la teologia. Nel Medioevo, una summa si distingueva dagli opuscula (Lat. « piccole opere ») che dibattevano questioni particolari, e dalle Sentenze o raccolte di dottrine dei Padri della Chiesa su argomenti vari. Tra coloro che hanno prodotto qualche Summa vanno ricordati: sant'Alberto Magno (circa 1200‑1280), Alessandro di Hales (circa 1170‑1245) e san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274). Con la Summa contra Gentiles e la Summa Theologiae, san Tommaso ha seguito brillantemente un metodo dialettico che consiste nel presentare anzitutto due affermazioni evidentemente contraddittorie prima di sviluppare la propria risposta a una data questione. CfScolastica.

  Sussidiarietà (Lat. « assistenza »). (inizio)

È un principio confermato massicciamente dalla dottrina sociale della Chiesa secondo cui le decisioni e attività che appartengono naturalmente ad un livello inferiore non dovrebbero essere portate ad un livello superiore. Nella vita sociale e civile ciò significa, per esempio, che gli organi centrali di uno Stato non dovrebbero intervenire senza necessità al livello locale. Il Concilio Vaticano II si è appellato al principio di sussidiarietà nel trattare della cooperazione internazionale in fattori economici (GS 86) e nell'indicare i limiti della responsabilità dello Stato in fatto di educazione (GE 3, 6). All'interno della Chiesa, la sussidiarietà è stato un principio operativo in molte riforme post‑conciliari. Cf Chiesa e Stato; Dottrina sociale; Educazione.

  Sviluppo del dogma. (inizio)

La crescita nell'insegnamento della Chiesa fin dall'età apostolica. Lo sviluppo autentico esige identità‑nel‑cambiamento tra il nuovo insegnamento e il deposito originale della fede o rivelazione che ha raggiunto il suo apice con Cristo. I Padri paragonavano l'identità‑nel‑cambiamento a un bambino che si sviluppa e diventa adulto pur rimanendo la stessa persona. Per la soluzione di questo problema, molto dipende dalla teoria che uno ha circa la comprensione e l'interpretazione. Cf Deposito della Fede; Dottrina; Tradizione.

  Sviluppo della fede. (inizio)

Crescita nel vivere e nel comprendere la fede cristiana in seguito allo sviluppo della maturità umana. San Paolo fa notare come abbia superato lo stadio infantile (1 Cor 13,11) e interpreta la vita di fede come una trasformazione del nostro essere in Cristo secondo la sua immagine « di gloria in gloria » (2 Cor 3,18). Le prove assaggiano e perfezionano la fede (Gc 1,2‑12) e la « correzione » fa crescere in santità (Eb 12,5‑13). La maturazione nella fede richiede non solo una vita sacramentale piena, la costanza nella preghiera e nell'amore concreto verso i bisognosi, ma anche un regolare studio della rivelazione cristiana che proceda di pari passo con la crescita intellettuale. Cf Catechesi; Mistagogia; Neo‑catecumenato; Perfezione; Santificazione; Sviluppo morale.

  Sviluppo morale. (inizio)

La crescita nella consapevolezza delle proprie responsabilità e una maturazione corrispondente nella libertà personale. L'insegnamento ufficiale della Chiesa parlava dei bambini che raggiungono « l'uso di ragione » verso i sette anni e che cominciano allora ad agire come esseri umani responsabili. La psicologia contemporanea, però, ha illustrato come spesso i fanciulli agiscono sotto costrizione e solo lentamente interiorizzano i princìpi morali per cominciare ad agire liberamente come persone responsabili. Le comunità cristiane devono curare le condizioni che favoriscono lo sviluppo della responsabilità morale in piena libertà. Cf Sviluppo della fede; Teologia morale.

   

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