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DIZIONARIO TEOLOGICO

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2013 17:56
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21/08/2013 17:44
 
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Santissimo Sacramento. (inizio)

Termine usato per il pane e il vino consacrati nell'Eucaristia. Cf Consacrazione; Eucaristia; Transostanziazione.

  Santità. (inizio)

È l'attributo di un essere che raggiunge pienamente lo scopo della sua esistenza ed è così pienamente realizzato. Strettamente parlando, solo Dio è santo, in quanto è il mysterium tremendum et fascinans (il mistero tremendo e affascinante), « totalmente diverso » dagli altri esseri umani e indescrivibilmente santo (cf Is 6,3.5). D'altra parte, egli è la fonte di ogni perfezione spirituale e morale. Nell'AT il « Codice di santità » (Lv cc. 17‑26) esorta gli Israeliti a essere santi, perché il loro Dio è santo (Lv 19,2; 20,26). Per Paolo, la Chiesa, come anche i singoli cristiani, sono tempio dello Spirito Santo (1 Cor 3,16‑17; 6,19). Cose, località, cerimonie, scritture, legge e alleanza possono anche essere dette sante, in quanto sono santificate e consacrate a Dio. Cf Alleanza; Consacrazione; Doxa; Grazia; Hagios; Perfezione; Santificazione; Santo; Trisagio.

  Santità della Chiesa. (inizio)

Una delle quattro « note » che caratterizzano la Chiesa e i suoi membri. È un articolo di fede che si trova nei primi simboli di fede (DS 1‑76; FCC 0.002‑0.003, 0.501‑0.517). Mediante il sacrificio di Cristo, lo Spirito Santo e il battesimo, l'intera Chiesa è stata santificata (Rm 5,5; 1 Cor 6,11; Ef 5,25‑27). Paolo si rivolge alle comunità cristiane come a comunità di « santi » (cf 2 Cor 1,1) o « santi per vocazione » (Rm 1,7; 2 Cor 1,2). In certe epoche, i Donatisti e altri hanno esagerato sulla santità della Chiesa qui e ora. La verità è piuttosto che, nel suo pellegrinaggio attuale, la Chiesa è stata resa santa dallo Spirito Santo, è continuamente sostenuta dalla testimonianza eroica di alcuni suoi membri, e d'altra parte (a causa dei molti peccati dei cristiani), ha continuamente bisogno di purificazione (LG 8). Alla fine, la Chiesa celeste, la nuova Gerusalemme, risplenderà della gloria di Dio (Ap 21,2.10‑11; 22,19). CfCanonizzazione; Comunione dei Santi; Donatismo; Note (segni) della Chiesa; Santificazione; Santo.

Santo (Lat. « uno che è messo da parte »). (inizio)

Si chiama così chi è chiamato alla piena perfezione morale o che gode già di questa condizione nella vita eterna con Dio. Tutti i battezzati sono chiamati alla santità (LG 39‑42). Dopo la loro morte, alcuni vengono riconosciuti ufficialmente per la loro santità eminente (SC 8, 104, 111; LG 50‑51). Léon Bloy (1846‑1917) disse che nella vita « c'è una sola tristezza: quella di non amare Dio, di non essere santi ». Cf Beatificazione; Canonizzazione; Perfezione; Santità; Santità della Chiesa; Trisagio; Venerazione dei Santi.

 Sapienziale. (inizio)

Cf Letteratura sapienziale.

Sardica. (inizio)

Cf Concilio di Sardica.

  Sarx (Gr. « carne »). (inizio)

La carne degli animali e degli esseri umani (1 Cor 15,39), il corpo umano (At 2,31), la condizione umana (Gv 1, 14), la discendenza terrena (Rm 1,3), le norme di vita puramente naturali (1 Cor 1,26) e la forza dell'esistenza corporea che porta al peccato e si oppone alla vita secondo lo Spirito (Gal 5,16‑26). Cf Cristologia del Lògos‑Sarx; Natura; Sòma; Spirito.

Satana (Ebr. « avversario »). (inizio)

Inteso dapprima come un avversario che lotta contro qualcuno (Gb 1,6-2,10) e poi come il demonio o il principe sommamente malvagio degli angeli ribelli che cerca di sabotare il piano salvifico che Dio ha sull'umanità (Mt 13,39; Mc 1,13; 4,15; Lc 10,18; 13,16; Gv 13,2.27). Avendo san Pietro tentato di opporsi alla sorte sofferente di Gesù, questi lo respinse chiamandolo: « Satana » (Mc 8, 33). Cf Angeli; Demoni; Diavolo.

Scandalo (Gr. « ostacolo »). (inizio)

Un'azione od una parola che induce altri a peccare (Rm 14,13; 16,17). Cristo ha messo in guardia contro coloro che danno scandalo (Mt 16,23; Mc 9,42), o contro chi si lascia scandalizzare (Mc 9,43‑47). Il Codice di Diritto canonico del 1983 esorta ad evitare gli scandali come anche a non provocarli e impone pene contro coloro che causano scandali gravi (cf CIC 277, 326, 695‑696, 703, 903, 990, 1132, 1184, 1211, 1455, 1560, 1722, 1727). Nel NT, il termine « scandalo » può riferirsi anche a qualcosa di buono che, però, produce disapprovazione e opposizione (Gv 6,61‑62; 1 Cor 1,23). Cf Diritto Canonico; Peccato.

  Scetticismo (Gr. « indagare, dubitare »). (inizio)

Dubitare sulla possibilità di conoscere qualcosa con certezza. Gorgia (quinto secolo a.C.) e Pirro di Elide (circa 360‑270 a.C.) sostenevano che la razza umana non può raggiungere la certezza su nessuna cosa. Uno scetticismo così assoluto, chiamato alle volte pirronismo, è ovviamente autocontraddittorio. Lo scetticismo relativo si limita ad alcune aree di conoscenza: per esempio, la verità religiosa e quella morale. Cf Relativismo.

  Scienza e religione. (inizio)

La tensione sorta a partire dal secolo XVII tra

  a) le scoperte, le leggi e i metodi scientifici e

  b) le credenze religiose.

  Sono sorte difficoltà da discipline come l'astronomia, la biologia, la paleontologia, la fisica, la psicologia e la sociologia. Con una punta di ironia si è potuto argomentare che la fede giudeo‑cristiana nel Dio creatore ha reso possibile la nascita della scienza occidentale. La controversia di Galileo Galilei (1564‑1642) creò l'immagine che stenta a scomparire di una Chiesa ufficiale che rifiuta di accettare le nuove scoperte e che cerca di limitare l'adeguata libertà scientifica. Questo caso, come anche il dibattito sulla teoria dell'evoluzionismo sviluppata da Charles Darwin (1809‑1882) mise in rilievo il problema della conveniente interpretazione dei testi biblici. Nel secolo XX, il progresso scientifico e tecnologico è stato spettacolare. Con ciò, si è fatta strada ora la convinzione largamente condivisa che la scienza non può da sé dare una risposta alle questioni fondamentali circa il significato e i valori, può essere disumanizzante e estremamente pericolosa (per es., le armi nucleari) e deve rispettare i diversi metodi usati in filosofia e in teologia. Il progresso nelle teorie della conoscenza ha mostrato che anche nelle scienze naturali gli appelli generici all'« oggettività » pura e imparziale vanno abbandonati. Per molti, il francese sacerdote e paleontologo Pierre Teilhard de Chardin (1881‑1955) è stato il simbolo del nuovo dialogo che ha sostituito il vecchio antagonismo tra scienza e religione. Che si trovi nella religione o nella scienza, tutta la verità si fonda su Dio e non può mai opporsi a se stessa (cf GS 36). Cf Autonomia; Creazionismo; Critica biblica; Evoluzionismo; Fondamentalismo; Dio « Tappabuchi »; Positivismo; Verità.

Scienza infusa. (inizio)

Conoscenza data gratuitamente mediante lo Spirito Santo per qualche compito speciale nella Chiesa, e elargita anche, secondo una lunga tradizione, a Cristo e ai profeti dell'AT. È distinta dalla scienza acquisita che è il risultato di sforzo e di studio normale. Cf Carismi.

  Scienza media (Lat. « conoscenza intermedia »). (inizio)

Questo concetto è stato sviluppato dal gesuita Luis de Molina (1535‑1600) per conciliare la vera libertà umana con la prescienza divina che conosce in antecedenza tutto ciò che accadrà. Egli propose una conoscenza secondo cui Dio conosce le possibilità future con una conoscenza che è più che una conoscenza delle pure possibilità, ma è meno di una visione degli effettivi eventi futuri. Cf Molinismo; Prescienza.

  Scisma (Gr. « divisione »). (inizio)

Separazione tra gruppi opposti (Gv 7,43; 1 Cor 1,10; 11,18; 12,25). Prefigurati dalla divisione nell'AT tra il Regno del Nord e quello del Sud dopo la morte di Salomone (931 a.C.), gli scismi hanno danneggiato la vita e l'unità della Chiesa. L'eresia e lo scisma non sono sempre nettamente distinti, ma si può dire così: mentre la vera eresia pecca contro la fede col negare volontariamente qualche verità rivelata, lo scisma pecca contro l'amore in quanto infrange la comunione con gli altri membri della Chiesa. Gli scismi non sono provocati primariamente da questioni dottrinali, ma da divergenze riguardanti l'autorità e la disciplina della Chiesa. Lo scisma più grave tra i cristiani è quello che è avvenuto tra i cattolici occidentali e gli ortodossi orientali. Sebbene la data convenzionale sia quella del 1054, lo scisma è stato preceduto da una parte da molte tensioni previe, e, d'altra parte, non è stato sentito pienamente tra le file dei cristiani di entrambe le parti se non molto tempo dopo. Nonostante la riconciliazione tra Roma e Costantinopoli avvenuta alla fine del Concilio Vaticano II, questo scisma ancora oggi non è pienamente sanato. Il Vaticano II ha riconosciuto le separazioni e divisioni (UR 3, 13), ma non ha mai usato i termini « scisma », o « scismatici », e in questo campo non ha neanche mai parlato di « eresia » e di « eretici ». Cf Concilio di Firenze; Concilio Vaticano II; Dialogo; Ecumenismo; Eresia; Filioque.

Scolastica (Gr. « svago »; Lat. « studio », « insegnamento »). (inizio)

Si tratta di una tradizione accademica e monastica che si serviva della filosofia di Aristotele e di Platone per capire, interpretare sistematicamente e riflettere sulle verità di fede. Avviata con sant'Agostino di Ippona (354‑430), Boezio (circa 480 ‑ circa 524) e altri, la Scolastica cominciò realmente con sant'Anselmo di Aosta (circa 1033‑1109) e col suo motto « fides quaerens intellectum » (Lat. « la fede che cerca di capire »). Dopo Pietro Abelardo (1079‑1142) e Pietro Lombardo (circa 1100‑1160), la Scolastica ebbe i suoi maggiori esponenti in san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274), san Bonaventura (circa 1217‑1274) e beato Duns Scoto (circa 1265‑1308). Con Guglielmo di Occam (circa 1285‑1347), la Scolastica decadde in un vuoto nominalismo. Cf Aristotolismo; Filosofia; Filosofia perenne; Neoscolastica; Neotomismo; Nominalismo; Platonismo; Scuole teologiche; Summa; Tomismo.

 Scomunica (Lat. « esclusione dalla comunione »). (inizio)

Esclusione dalla recezione dei sacramenti e dall'esercizio dei pieni diritti nella Chiesa (CIC 1331). La scomunica può scattare automaticamente in seguito a certi atti o può essere pronunciata da un'autorità o da un tribunale ecclesiastico. Cf Anatema; Ferendae sententiae; Latae sententiae.

  Scotismo. (inizio)

Si chiama così il sistema sviluppato dal francescano beato Duns Scoto (circa 1265‑1308), proveniente dalla Scozia. Egli insegnò a Cambridge, Oxford, Parigi e Colonia. Per la sua grande capacità di riflessione, Scoto fu chiamato il « dottor sottile ». Diversamente da san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274), il beato Scoto diede il primato all'amore e alla volontà (e non alla conoscenza e all'intelletto). Perciò affermò che la nostra felicità in cielo consisterà primariamente nell'amore (e non nella visione) di Dio. Il beato Scoto differisce da san Tommaso anche perché fu il campione dell'Immacolata Concezione di Maria. Secondo Scoto, l'incarnazione non è una pura opera di salvezza avvenuta a causa della caduta: l'Incarnazione, secondo lui, sarebbe avvenuta comunque. Il concetto di Scoto secondo cui gli esseri singoli sono individuati mediante una haecceitas (Lat. « l'essere questo ») che è qualcosa di intelligibile, come anche le sue riflessioni sui possibilia (Lat. « le cose possibili ») hanno influito su Martin Heidegger (1889‑1976). Cf Caduta (La); Immacolata Concezione; Incarnazione; Scolastica; Scuole teologiche; Tomismo; Visione beatifica.

  Scribi. (inizio)

In origine, erano copisti e custodi di documenti, ma la loro destrezza riuscì a portarli alla loro promozione ufficiale (Sal 45,2; Esd 7,6; Sir 39,1‑11; cf Ger 8,8). Al tempo di Gesù, gli Scribi provenivano principalmente, ma non esclusivamente, dai Farisei e, con i capi dei sacerdoti e gli anziani, formavano i 71 membri del Sinedrio o Concilio supremo di Gerusalemme. A motivo del loro compito di interpretazione e applicazione della Scrittura, furono chiamati « dottori della legge » o giuristi » (Lc 7,30). Cf Bibbia; Toràh.

  Scrittura. (inizio)

Cf Bibbia.

  Scrittura e tradizione. (inizio)

La relazione che esiste tra la Parola di Dio scritta e ispirata e la realtà più ampia della Chiesa che, « nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto perpetua e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede » (DV 8). Contro il principio dei Riformatori basato sulla sola Scrittura, il Concilio di Trento (1545‑1563) insegnò che il Vangelo è « la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale ». È « contenuto » non solo nei « libri scritti » ma anche nelle « tradizioni non scritte che sono giunte a noi » (DS 1501; FCC 2.006, 2.014). Sebbene il Concilio di Trento avesse parlato di una fonte (« il vangelo »), il suo insegnamento portò molti cattolici a sviluppare la teoria delle « due fonti », secondo cui alcune verità sarebbero contenute nella Tradizione e non nella Scrittura. Il Concilio Vaticano II intese la rivelazione primariamente come l'autocomunicazione della vita di Dio (DV 2‑6) più che come un corpo di proposizioni rivelate « contenute » nella Bibbia o in altre fonti. Il Vaticano II sottolineò il procedimento della tradizione (al singolare!) anzichè le tradizioni individuali (= insegnamenti o prassi particolari), insistette sul modo con cui la tradizione e la scrittura sono unite nella loro origine (= rivelazione), funzione e finalità (DV 9) e, mentre parlò solo della scrittura come parola di Dio, riconobbe il ruolo della tradizione nel chiarire e attualizzare la rivelazione (DV 8). Grazie ad un incontro della Commissione Fede e Ordine del Consiglio Ecumenico delle Chiese nel 1963 e all'influsso di Yves Congar (nato nel 1904), di Gerhard Ebeling (nato nel 1912), di Hans Georg Gadamer (nato nel 1900) e altri, un numero sempre maggiore di protestanti ammette che non è possibile un appello esclusivo alla sola Scrittura. La Tradizione è un mezzo essenziale per capire la rivelazione, mentre la Scrittura ha il suo ruolo speciale nel giudicare e riformare le tradizioni. Cf Bibbia; Luteranesimo; Magistero; Parola di Dio; Protestante; Riforma (La); Sola Scrittura; Spirito Santo; Sufficienza della Scrittura; Tradizione.

  Scuola della storia delle religioni. (inizio)

Un vasto gruppo tedesco di studiosi fra cui Wilhelm Bousset (1865‑1920), Hermann Gunkel (1862‑1932) e Richard Reitzenstein (1861‑1931). Nell'interpretare l'ebraismo e il cristianesimo nelle loro origini, riscontrano molti parallelismi e fonti in altre tradizioni religiose del Medio Oriente. Cf Religioni comparate.

  Scuola di Francoforte. (inizio)

Un gruppo di studiosi associati all'Università di Francoforte. La loro teoria critica ha messo in luce vari legami tra la nostra comprensione e i nostri interessi, e mira a realizzare una società più razionale col rendere libera la conoscenza dal dominio e dalla manipolazione. Tra i membri importanti di questa scuola (che ha esercitato una notevole influenza sulla teologia d'oggi), c'è da ricordare: Teodoro Adorno (1903‑1969), Jürgen Habermas (nato nel 1929), Max Horkheimer (1895‑1973) e Herbert Marcuse (1888‑1979). Cf Ermeneutica; Teologia della liberazione; Teologia politica.

Scuole teologiche. (inizio)

Vari gruppi di teologi che approfondiscono e presentano sistematicamente i dati della Scrittura e della Tradizione con caratteristiche proprie. I loro metodi e sistemi sono stati influenzati dalla loro formazione (per es., una università, un monastero o un seminario), dai loro destinatari (per es., seminaristi, o pubblico in genere, o la Chiesa nella sua globalità), e dalle loro differenze filosofiche (per es., aristotelismo, esistenzialismo, platonismo od altre correnti di pensiero). Nel Medioevo le grandi scuole teologiche (agostiniani, domenicani e francescani) sono state per lo più collegate con università come Bologna, Cambridge, Colonia, Napoli, Oxford e Parigi eo con grandi maestri come il francescano san Bonaventura (1221‑1274), i domenicani sant'Alberto Magno (circa 1200‑1280) e san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274), e, un po' più tardi, i francescani beato Duns Scoto (circa 1265‑1308) e Guglielmo di Occam (circa 1285 ‑ circa 1347). Nei secoli XIX e XX, le scuole teologiche si sono pure associate con varie istituzioni (per es., l'università di Tubinga, l'università di Chicago e l'università Gregoriana di Roma), eo con personaggi come Karl Barth (1886‑1968), Karl Rahner (1904‑1984), Bernard Lonergan (1904‑1984), Hans Urs von Balthasar (1905‑1988) e Paul Tillich (1886‑1965). CfAgostinianismo; Neo‑scolastica; Neo‑tomismo; Nominalismo; Scolastica; Scotismo; Tomismo; Tubinga e le sue scuole.

  Secolarismo (Lat. « fede nel mondo »). (inizio)

  a) Una ideologia atea o agnostica che nega le credenze e i valori religiosi e spiega ogni cosa esclusivamente in termini di questo mondo.

  b) Il secolarismo va distinto dalla « secolarità », o atteggiamento di chi s'interessa di questo mondo e delle sue vicende, ma non necessariamente in un modo antireligioso.

  c) La « secolarizzazione » si riferisce a qualsiasi processo sociale e storico che sottrae qualcosa dal controllo ecclesiastico e da intenti sacri: per es., la soppressione dei monasteri nel secolo XVI in Inghilterra, l'impatto della rivoluzione francese in Francia e della politica di Napoleone Bonaparte (1769‑1821) in Germania. Terreni e edifici, usati prima per la vita religiosa, divennero proprietà di nobili, commercianti e altri per intenti puramente profani e mondani.

  d) Il clero « secolare » è costituito dai preti posti sotto l'obbedienza del vescovo della loro diocesi e si distinguono dai preti che appartengono ad un ordine religioso o ad una congregazione.

  Cf Autonomia; Clero; Diocesi; Ordinario; Vita religiosa.

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VENENDO PORTAMI...I LIBRI, SOPRATTUTTO LE PERGAMENE.... 2Ti m. 4,13
 
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