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RELAZIONI SPIRITUALI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2013 17:47
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07/08/2013 17:40
 
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È cosa che riguarda la mia anima e la mia coscienza. Nessuno la legga, anche se muoio, ma si dia al padre maestro Graziano.

1. Nel mese di aprile del 1575, quando mi occupavo della fondazione di Beas, capitò lì il maestro fra Girolamo Graziano della Madre di Dio, dal quale mi confessai qualche volta, pur senza assegnargli il posto che avevano avuto altri confessori, così da lasciarmi guidare in tutto da lui. Un giorno, mentre stavo mangiando, senza alcun raccoglimento interiore, la mia anima cominciò ad esser colta da una sospensione e da un raccoglimento tali che pensai all’imminenza di un rapimento; ed ecco, infatti, la visione seguente presentarmisi con la consueta rapidità, ch’è quella del lampo.

2. Mi sembrò di vedere vicino a me nostro Signore Gesù Cristo, nella forma in cui Sua Maestà suole apparirmi: alla sua destra stava appunto il maestro Graziano ed io alla sinistra. Il Signore prese la sua mano destra e la mia, le unì insieme e mi disse di volere che io prendessi questo padre al suo posto finché avessi vita e che ci mettessimo d’accordo in tutto, perché così conveniva.

3. Mi sentii talmente certa della provenienza divina di questa visione che, pur essendomi di grande ostacolo il pensiero dei due confessori che avevo avuto per molto tempo, di cui avevo seguito i consigli e ai quali dovevo molto (specialmente il pensiero di uno mi era di particolare impedimento, sembrandomi di recargli offesa, a causa del grande rispetto e del grande amore che nutrivo per lui), rimasi convinta che quella decisione mi convenisse. Ne trassi subito un certo senso di sollievo, giacché finivo – a quanto mi pareva – di andare da un luogo all’altro, come facevo, ascoltando persone di diversi pareri, alcune delle quali mi causavano molta sofferenza per il fatto di non capirmi, anche se per questo non abbia mai lasciato nessun confessore – persuasa com’ero che la colpa fosse mia – fino a che o non andava via da quel luogo lui, oppure io. Il Signore tornò due volte a dirmi, con parole diverse, di non temere, essendo tale la sua volontà. Pertanto decisi di obbedire e proposi in cuor mio di procedere per tutta la vita sotto la guida di questo padre, seguendo in ogni cosa i suoi consigli, purché non fossero apertamente contrari alla legge di Dio. Ma questo, sono certa, non avverrà mai, perché credo che egli abbia lo stesso mio proposito di osservare la maggior perfezione possibile, secondo quanto ho capito da certe cose.

4. Rimasi con una pace e una consolazione così grandi da esserne profondamente stupita ed avere in ciò la dimostrazione della volontà del Signore, perché non credo che il demonio potrebbe dare all’anima tanta pace e tanto conforto. Mi sembra di esser rimasta fuori di me, in virtù di qualcosa che non so dire, ma per la quale, ogni volta che ci penso, rendo lode a nostro Signore. Ricordo quel versetto che dice: Qui posuit fines suos in pace, e vorrei consumarmi nelle lodi di Dio. Credo che questo sarà a gloria sua, pertanto torno a rinnovare il proposito di non cambiare più.

5. Dopo che ebbi preso questa decisione, il secondo giorno di Pentecoste, mentre mi recavo a Siviglia, ascoltammo la Messa in un romitorio di Ecija, dove restammo a passare la siesta. Durante la permanenza delle mie compagne nel romitorio, trovandomi sola in una sacrestia che era lì, cominciai a pensare alla straordinaria grazia che lo Spirito santo mi aveva fatto una vigilia di Pentecoste e mi venne un vivo desiderio di rendergli qualche servizio speciale. Ma non trovai nulla che non avessi già fatto. Pensai allora che il voto di obbedienza già pronunciato poteva adempiersi con maggior perfezione e mi parve che lo Spirito santo avrebbe gradito che m’impegnassi formalmente alla promessa di obbedienza che mi ero già proposta di osservare riguardo al padre fra Girolamo. Da una parte mi sembrava, con ciò, di non far nulla, dall’altra mi appariva come una cosa ben dura, considerando che ai superiori non si scopre il nostro intimo; che, alla fin fine, essi cambiano e che, quando non ci si trova bene con uno, ne viene un altro, ma fare questo era rimanere tutta la vita senza alcuna libertà interna ed esterna. E tale considerazione mi spingeva un po’, anzi molto, a non farlo.
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