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RELAZIONI SPIRITUALI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2013 17:47
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07/08/2013 17:36
 
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1. La vigilia di san Sebastiano, il primo anno del mio priorato all’Incarnazione, nel momento in cui cominciava la Salve Regina, vidi la Madre di Dio, accompagnata da una grande moltitudine di angeli, scendere verso il seggio della priora, dov’è la statua di nostra Signora e collocarsi lì. A quanto mi sembra, allora non scorsi l’immagine, ma questa eccelsa Signora, che mi parve somigliare un po’ al quadro regalatomi dalla contessa; avvenne, però, molto rapidamente, per poterlo precisare, essendo subito entrata in una profonda sospensione. Mi sembrava di vedere angeli sopra la cornice dei seggi e sopra gli appoggiatoi degli stalli; non, però, in forma corporea, perché la visione era intellettuale. La Vergine rimase lì tutto il tempo della Salve Regina e mi disse: «Hai fatto bene a mettermi qui; così mi troverò presente alle lodi che saranno rese a mio Figlio, e gliele presenterò».

2. Dopo questo, rimasi nell’orazione nella quale abitualmente la mia anima gode di stare con la santissima Trinità. Mi sembrava che la Persona del Padre mi avvicinasse a sé e mi rivolgesse parole molto dolci. Fra l’altro mi disse, a dimostrazione di quanto mi amasse: «Io ti ho dato mio Figlio, lo Spirito Santo e questa Vergine. E tu, che cosa puoi darmi?».



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1. La domenica delle Palme, appena ricevuta la comunione, fui colta da una tale sospensione da non poter neppure inghiottire l’ostia. Tenendola ancora in bocca, mi parve proprio, tornata un po’ in me, che la mia bocca si fosse tutta riempita di sangue e che anche il viso e l’intera mia persona ne fossero ricoperti così abbondantemente come se il Signore avesse appena finito allora di versarlo. Mi sembrava che fosse caldo e la dolcezza che assaporavo in quel momento era straordinaria, allorché il Signore mi disse: «Figlia mia, voglio che il mio sangue ti giovi: non temere, pertanto, che ti manchi la mia misericordia. L’ho sparso fra atroci tormenti, e tu ne godi, come vedi, fra indicibili delizie; ti pago bene il banchetto che oggi mi prepari». Diceva così perché da più di trent’anni, in questo giorno, se potevo mi comunicavo e cercavo di preparare la mia anima ad ospitare il Signore, sembrandomi grande la crudeltà mostrata dagli ebrei quando, dopo avergli fatto così trionfale accoglienza, lasciarono che andasse a prendere ben lontano il suo pasto. Pertanto mi figuravo di trattenerlo con me, ma, come ora vedo, gli offrivo un ben misero alloggio; facevo, così, alcune ingenue considerazioni che il Signore doveva gradire, credo, perché questa è una delle visioni che ritengo più sicura e che mi ha molto giovato per la comunione.

2. Prima di questa grazia ero stata, credo tre giorni, in preda a quel grande dolore che provo – ora più, ora meno – per essere lontana da Dio. Ma in quei giorni il dolore era stato così intenso che mi sembrava di non poterlo sopportare. Dopo aver molto sofferto, vidi che era tardi per fare una piccola cena. Né, d’altra parte, lo avrei potuto, ma siccome a causa dei miei vomiti mi viene una grande debolezza se non mi cibo di qualcosa un po’ prima, facendomi una grande forza, mi posi il pane davanti, per incoraggiarmi a mangiarlo. Allora mi si presentò subito Gesù Cristo, e mi sembrava che mi spezzasse un po’ di pane e me lo portasse alla bocca dicendomi: «Mangia, figlia mia, e resisti come puoi. Mi fa pena vederti soffrire, ma questo, ora, è quanto ti conviene». Scomparve ogni tormento e rimasi assai consolata, ritenendo che il Signore stesse realmente con me anche tutto il giorno seguente, e così il mio desiderio fu per allora soddisfatto. Notai la sua espressione «mi fa pena», perché ormai mi sembra che egli non possa sentire pena alcuna.
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