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RELAZIONI SPIRITUALI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2013 17:47
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07/08/2013 16:44
 
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14. Da quando ha sperimentato fatti soprannaturali, il suo spirito è stato sempre incline a cercare quanto vi è di più perfetto, e quasi di continuo ha avuto profondi desideri di sofferenza. Nelle persecuzioni – che sono state molte – si sentiva piena di consolazione e nutriva particolare affetto per coloro che la perseguitavano. Desiderava molto la povertà e la solitudine e voleva uscire da quest’esilio terreno per vedere Dio. A causa di tali effetti ed altri simili ha cominciato a tranquillizzarsi, ritenendo che uno spirito che la lasciava con queste virtù non poteva essere cattivo, e altrettanto le dicevano coloro con i quali ne parlava. Non che ella cessasse di temere, ma era meno oppressa. Il suo spirito non l’induceva mai a nascondere alcunché e la guidava a obbedire sempre.

15. Com’è stato detto, non vide mai nulla con gli occhi del corpo: tale percezione avviene in un modo così delicato, in forma così intellettuale che a volte, all’inizio, riteneva di andare dietro a una fantasia; altre, invece, non poteva crederlo. Nemmeno udì mai nulla con le orecchie del corpo, tranne due volte in cui, peraltro, non capì alcunché di ciò che le veniva detto, né seppe di cosa si trattasse.

16. Queste cose non erano continue, ma accadevano di tanto in tanto, allorché se ne presentava la necessità, come una volta in cui aveva trascorso vari giorni con alcuni tormenti interiori insopportabili e con un profondo turbamento per il timore di essere ingannata dal demonio; ciò è detto più ampiamente in quella relazione dove si parla anche dei suoi peccati, resi, così, pubblici al pari del resto, perché il timore in cui era le faceva dimenticare la sua reputazione. Mentre, dunque, si trovava in tale indicibile tribolazione, solamente all’udire interiormente queste parole: «Sono io, non aver paura», la sua anima si ritrovò talmente tranquilla, piena di coraggio e di fiducia, da non riuscire a intendere da dove le fosse venuto un bene così grande. Non era bastato, infatti, il confessore, né sarebbe bastato un buon numero di dotti, con tutti i loro discorsi, a procurarle la pace e la tranquillità che questa sola frase le aveva dato. La stessa cosa le capitò in altre circostanze: bastava una visione per lasciarla piena di coraggio. Se così non fosse stato, non avrebbe potuto sopportare le grandi sofferenze, i contrasti e le innumerevoli malattie che ha patito e che ancora patisce, perché non è mai libera da sofferenze di vario genere. A volte son più forti, a volte meno, ma ordinariamente si tratta sempre di dolori acuti, con l’aggiunta di ben altre infermità, aggravatesi da quando è entrata in monastero.

17. Se fa qualche cosa per il Signore, come anche se riceve da lui qualche grazia, se ne dimentica subito; benché delle grazie si ricordi spesso, non può indugiare a lungo in questo pensiero, come fa per i suoi peccati, che la tormentano di continuo, essendo per lei un fango maleodorante. L’averne commesso tanti e l’aver servito Dio così poco sono senza dubbio la causa per cui non è tentata dalla vanagloria.

18. Nulla ha mai provato né tantomeno nulla le fu mai rivelato che non fosse di assoluta purezza e castità; soprattutto ne ha tratto un grande timore di offendere Dio, nostro Signore, e un vivo desiderio di compiere interamente la sua volontà. Di questo lo supplica sempre e, a suo parere, è così fermamente risoluta a non allontanarsi dal volere divino che coloro i quali la trattano – confessori e superiori – non potrebbero ordinarle nessuna cosa con la quale reputasse di rendere maggior gloria a Dio, che rinuncerebbe a fare, fiduciosa nell’aiuto concesso dal Signore a coloro il cui impegno è servirlo e glorificarlo.
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