FELICE I (269-274)
Fu lui a riprendere la Lettera del Sinodo di Antiochia che depose Paolo di Samosata. Se da una parte le fonti sembrano incerte, dal punto di vista di carteggio fra altri vescovi, sembrano tali fonti più convincenti. Come la trasmissione da parte di Cirillo circa una lettera attribuita a Felice I nella quale vi è la prima stesura di UN CREDO UFFICIALE A TUTTA LA CHIESA. La lettera dice:
"...Crediamo che nostro Signore Gesù Cristo nato da Maria sia il VERBO, Figlio eterno di Dio e, non uomo diverso da Dio elevato da Dio stesso a questo onore. Il Figlio di Dio non ha scelto un uomo per l'incarnazione, non vi sono due persone in Cristo. Il Verbo, Dio perfetto si è incarnato nel seno di Maria e si è fatto uomo".......la quale verrà riportata al Concilio di Efeso dell'anno 431.
Così come pure meritevole di fiducia la fonte che Papa Felice sostituì il vescovo Paolo di Samosata con il vescovo Domno, in Antiochia.
Crescono in questo periodo LE DISPUTE CRISTOLOGICHE e inizia un periodo nel quale si avrà un maggior carteggio di documenti fra vari vescovi proprio per evitare che distorsioni dottrinali vadano a minare la Tradizione della Chiesa in materia magisteriale (al messaggio 22 potrete leggere il lavoro di altri vescovi).
Anche questioni POLITICHE INIZIANO A MESCOLARSI con gli affari della Chiesa per la prima volta i cristiani SONO COSTRETTI fare ricorso all'imperatore Aureliano per chiedergli di appoggiare la loro causa nei confronti di Paolo di Samosata il quale NON VOLEVA abbandonare la cattedra episcopale di Antiochia
Papa Felice I è riluttante a voler ricorrere all'Imperatore, ma tutti i vescovi sono d'accordo con i fedeli che vogliono cacciare via Paolo e così, essendo nel frattempo venuto a mancare anche il vescovo Domno, elegge il vescovo Timeo, ottenendo ufficialmente l'espulsione di Paolo di Samosata.
In verità qui NON si comprende che cosa sia accaduto e se il vescovo Domno fu ucciso dai seguaci di Paolo di Samosata il quale, vedendo la sede vacante, ne approfittò per non cedere Antiochia. Da qui il ricorso all'Imperatore è in questo modo più plausibile. Tuttavia altre fonti non ne abbiamo. Conosciamo però uno stralcio della lettera inviata dall'imperatore Aureliano dove dice, circa la sede vescovile di Antiochia: "...che venisse consegnata a coloro con cui i vescovi d'Italia e di Roma erano in relazione!"
Circa la sua morte non si ha certezza se fu martirizzato, in quel periodi diversi vescovi portavano questi nomi, ma comunque è stato sepolto "nella cripta papale" di s.Callisto.