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PENSIERI SULL'AMORE DI DIO (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 16:10
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03/08/2013 16:02
 
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3. Una volta giunta qui, l’anima non ha nulla da temere, tranne di rendersi indegna che Dio si serva di lei inviandole tribolazioni e occasioni, anche penosissime, con le quali possa prodigarsi per la sua gloria. Qui, come ho detto, operano l’amore e la fede, e l’anima non vuole valersi di quel che le insegna l’intelletto, perché questa unione che vige tra lo Sposo e la sposa le ha insegnato ben altro a cui l’intelletto non può arrivare, ragion per cui non se ne serve affatto. Facciamo un paragone, perché comprendiate meglio questa realtà. C’è uno schiavo in terra di mori, che ha un padre povero e un grande amico. Se questi non lo riscatta, per lui è finita. Ma per poterlo riscattare, non basta quel che l’amico possiede: bisogna che lui stesso vada a servire al posto dello schiavo. Il grande amore che ha per lui esige che preferisca la libertà dell’amico alla sua; ma ecco che subentra la prudenza con una quantità di obiezioni. La discrezione gli dice che è più obbligato a sé e che può darsi che egli sia meno forte dell’altro, che gli facciano abbandonare la fede, che non è bene esporsi a questo pericolo, e molte altre cose del genere.
4. Oh, potente amor di Dio! Come nulla appare impossibile a chi ama! Oh, felice l’anima che è giunta ad ottenere questa pace dal suo Dio. È una pace che sovrasta tutte le sofferenze e i pericoli del mondo, che non teme nessuno, pur di servire uno Sposo e Signore così buono, mentre il potente e l’amico, di cui abbiamo parlato, temono e a ragione. Avete già letto, figlie mie, di un santo, il quale né per la salvezza di un figlio né di un amico, ma solo perché doveva certo aver avuto la felice ventura di ricevere da Dio questa pace, per compiacere Sua Maestà e imitare in qualche cosa il molto che egli fece per noi, se ne andò in terra di mori a sostituirsi al figlio di una vedova che era ricorsa a lui nel suo dolore. Avete anche letto come gli andò bene e con quali vantaggi abbia fatto ritorno in patria.
5. Sono portata a credere che il suo intelletto non doveva cessare di presentargli varie altre obiezioni, oltre quelle che ho dette, perché era vescovo e avrebbe dovuto abbandonare il suo gregge, e chissà che non abbia avuto i suoi timori! Guardate cosa mi viene ora in mente: giunge a proposito per coloro che sono di natura pusillanimi e poco coraggiosi, cioè in maggioranza le donne; anche se di fatto la loro anima sia realmente pervenuta a questo stato, la loro debole natura ha paura. Bisogna stare in guardia, perché questa debolezza naturale potrebbe farci perdere una gran corona. Perciò, quando vi sentirete colpite da attacchi di pusillanimità, ricorrete alla fede e all’umiltà e non tralasciate d’impegnarvi a fondo, animate dalla certezza che a Dio tutto è possibile: per questo poté dare a molte sante fanciulle la forza di sopportare tanti tormenti non appena si decisero ad affrontarli per lui.
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