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PENSIERI SULL'AMORE DI DIO (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 16:10
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03/08/2013 15:57
 
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5. Voi vedete, quindi, figlie mie, che il Signore conduce le anime per diverse vie, ma dovrete sempre avere motivi di paura – ripeto – quando non proverete alcun dolore per una mancanza da voi commessa. Quanto al peccato, sia pure veniale, è chiaro che il rimorso debba penetrarvi fin nell’intimo dell’anima, come – grazie a Dio – credo e vedo che lo sentite ora. Notate una cosa e ricordatevene per amor mio. Quando una persona è viva, per poco che la pungano con uno spillo o una piccola spina, sia pure piccolissima, forse che non lo sente? Se, dunque, l’anima non è morta, ma ha un vivo amore di Dio, non è una grande grazia – la sua – di renderla sensibile a qualsiasi piccola mancanza che commetta contro la propria professione e i propri doveri? Oh, quando Sua Maestà concede all’anima questo zelo, è come se preparasse nel suo intimo, un letto di rose e fiori ov’è impossibile che, sia pur tardi, tralasci di venire a farle festa! Dio mio, cosa facciamo noi religiose nei nostri monasteri? Perché abbiamo lasciato il mondo? Perché siamo venute qui? In cosa possiamo adoperarci meglio che nel preparare nelle anime nostre una dimora al nostro Sposo e giungere in tempo a potergli chiedere un bacio della sua bocca? Ben fortunata l’anima che gli rivolgerà questa domanda, che all’arrivo del Signore non si farà trovare con la lampada spenta e che, stanca di chiamare, non se ne debba tornare via! Oh, com’è sublime il nostro stato, figlie mie! Nessuno può impedirci infatti di rivolgere questa domanda al nostro Sposo, perché lo abbiamo scelto come tale nel giorno della nostra professione. L’impedimento non può venire che da noi.
6. Le anime scrupolose mi comprendano bene! Io non parlo di una mancanza commessa solo qualche volta, e neppure di parecchie mancanze, perché non si possono percepire tutte né provarne sempre dolore. Mi rivolgo alle persone che le commettono molto spesso, senza darvi importanza, giudicandole cose da nulla; che non ne sentono rimorso e che non cercano di emendarsi. Vi ripeto che questa è una pace pericolosa e che dovete guardarvene. Che sarà dunque delle anime che la possiedono in pieno rilassamento circa l’osservanza della loro Regola? Dio voglia che non ve ne sia nessuna! Il demonio, certamente, deve fare di tutto per procurargliela, e Dio lo permette a causa dei nostri peccati. Ma non c’è motivo di soffermarsi su tale argomento; vi bastino queste poche parole. Passiamo ora all’amicizia e alla pace che il Signore comincia a mostrarci nell’orazione; ne dirò quello di cui Sua Maestà mi vorrà far comprendere.
7. Ripensandoci, però, mi sembra opportuno che prima vi parli un po’ della pace offertaci dal mondo e dalla nostra stessa sensualità giacché, se anche ciò si trova scritto in molti libri meglio di quanto non saprò dirne io, può darsi che, povere come siete, non abbiate i mezzi per comprarveli né ci sia alcuno che ve li dia in elemosina, mentre questo mio scritto rimarrà nella nostra casa e vi troverete tutto riunito. Circa la pace offerta dal mondo, potreste restare ingannate in molti modi. Parlerò di alcuni, dai quali vi sarà facile dedurre gli altri.
8. Ad esempio, mediante le ricchezze, perché alcune persone che possiedono quello di cui hanno bisogno e molti denari nello scrigno, guardandosi dal commettere peccati gravi, credono di aver fatto tutto. Godono dei loro averi, fanno di quando in quando un’elemosina, senza pensare che quei beni non sono di loro proprietà. Il Signore li ha loro concessi semplicemente come a suoi amministratori, perché li distribuissero ai poveri: gli dovranno rendere conto del tempo che tengono il denaro loro avanzato nello scrigno, interrompendone e ritardandone l’elargizione ai poveri, i quali forse, in quel momento, stanno nel bisogno. Questo non vi riguarda se non per supplicare il Signore di illuminare tali persone affinché non restino in tale stolto inganno né accada loro quello che accadde al ricco avaro. Ringraziate piuttosto Sua Maestà che vi ha volute povere, ritenendo tale condizione come una sua particolare grazia.
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