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FIAMMA VIVA (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 15:40
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03/08/2013 15:39
 
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30. È molto importante, dunque, che l’anima abbia molta costanza e pazienza in tutte le tribolazioni o prove che Dio le manderà, sia esteriori che interiori, spirituali o corporali, grandi o piccole. Occorre che le accetti tutte come provenienti dalle sue mani per il suo bene e la sua guarigione; non le deve fuggire, perché sono il rimedio ai suoi mali. In tutta questa situazione seguirà il consiglio del Saggio: Se l’ira di un potente si accende contro di te, non lasciare il tuo posto, cioè il luogo della tua prova, che è il travaglio che ti manda, perché la calma impedirà molti peccati (Qo 10,4), ossia estirperà la radice dei tuoi peccati e delle tue imperfezioni, che sono le abitudini cattive. Difatti la lotta sostenuta nelle prove, nelle angosce e nelle tentazioni estingue le abitudini cattive e imperfette dell’anima, purificandola e fortificandola. Per tutti questi motivi l’anima deve tenere in grande stima le fatiche interiori ed esteriori che Dio le manda, sapendo che sono molto pochi quelli che meritano di essere purificati dalle sofferenze per giungere a uno stato così sublime.
31. Torniamo alla spiegazione del nostro verso. L’anima riconosce, dunque, che tutto è stato per il suo bene e che sicut tenebrae eius, ita et lumen eius: le sue tenebre sono come la luce (Sal 138,12), cioè ormai è in piena luce. Se è stata immersa nelle tribolazioni, ora ha la sua parte di consolazioni e di regno (2Cor 1,7). Riconosce, altresì, che tutte le sofferenze interiori ed esteriori sono state ben ripagate con beni divini concessi al corpo e allo spirito. Sa, infine, che non vi è rimasta alcuna sua sofferenza senza una lauta ricompensa. Ecco perché dichiara la sua profonda soddisfazione, quando dice: e ogni debito paga! In questo verso ringrazia Dio, come fece, da parte sua, Davide, perché lo tolse dalle tribolazioni: Mi hai fatto provare molte angosce e sventure: mi darai ancora vita, mi farai risalire dagli abissi della terra, accrescerai la mia grandezza e tornerai a consolarmi (Sal 70,20-21). Così quest’anima, prima di giungere a questo stato, si trovava come Mardocheo alle porte del palazzo del re. Questo personaggio – che piangeva nelle piazze di Susa per i pericoli ai quali era esposta la sua vita; che, vestito di cilicio, rifiutava le vesti inviate dalla regina Ester; che non aveva ricevuto alcuna ricompensa per i servigi resi al re e la fedeltà dimostrata nel difenderne l’onore e la vita – in un sol giorno vide ripagati i suoi travagli e i suoi servigi. Così pure accade all’anima: non solo viene fatta entrare nel palazzo e presentata al re, vestita con abiti regali, ma le viene posta sul capo la corona e le viene dato lo scettro e il sigillo reale con l’anello del re, perché faccia tutto ciò che vuole nel regno del suo Sposo (Est 4-8). È proprio vero che quelli che arrivano a questo stato ottengono tutto ciò che desiderano! Così, dunque, l’anima non solo resta ben pagata dei suoi travagli, ma assiste anche alla distruzione dei suoi nemici giudei, cioè i suoi appetiti imperfetti, che cercavano di privarla della vita spirituale, che inonda ormai le sue potenze e i suoi appetiti. Per questo aggiunge subito: morte in vita, uccidendo, hai tramutato!
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