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FIAMMA VIVA (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 15:40
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03/08/2013 15:32
 
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34. L’anima innamorata non sopporta indugi né vuole aspettare che la sua vita si consumi in maniera naturale e neppure che termini in questo o quel tempo. Difatti la forza del suo amore e le disposizioni che vede in sé la spingono a volere e a chiedere che la vita venga interrotta subito da qualche incontro o impeto soprannaturale d’amore. L’anima sa molto bene che, giunta a questo stato, Dio suole chiamare a sé anzitempo le anime che ama molto; attraverso quest’amore, in breve tempo perfeziona in esse ciò che con il loro passo ordinario avrebbero compiuto mediante un lungo lasso di tempo. A tale proposito dice il Saggio: Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e, poiché viveva tra peccatori, fu trasferito. Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo… Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto un lungo percorso. La sua anima fu gradita al Signore, perciò egli lo tolse in fretta da tale ambiente, ecc. (Sap 4,10-11.13-14). Fin qui sono parole del Saggio. In base ad esse, si può notare con quanta precisione e logica l’anima adoperi il termine squarciare. Infatti nel brano citato lo Spirito Santo usa due termini, rapire e togliere in fretta, che indicano assenza assoluta di indugi. Il togliere in fretta lascia intendere la premura di Dio onde perfezionare in breve tempo l’amore del giusto; il termine rapire, invece, indica come l’anima venga strappata alla vita anzitempo. È, dunque, molto importante per l’anima esercitarsi nell’amore, in questa vita, perché, consumandosi in breve, non s’intrattenga più a lungo quaggiù o in purgatorio in situazioni che le impediscono di vedere Dio.
35. Ma bisogna capire, ora, perché l’anima chiami questo intervento interiore dello Spirito incontro e non in altro modo. Il motivo sta nel fatto che l’anima, come si è detto, ormai in Dio, desidera immensamente che la sua vita finisca; ma questo suo desiderio non si realizza perché non è ancora giunto il momento della sua perfezione. L’anima, dunque, vede che Dio, per consumare questa sua perfezione e liberarla dalla carne, la investe in maniera divina e gloriosa, sotto forma di incontri, allo scopo di purificarla e sottrarla alla carne. Questi sono veramente incontri, attraverso i quali Dio penetra sempre più nella sostanza dell’anima per renderla divina, assorbendo l’anima nel suo essere divino ed elevandola al di sopra di ogni altro essere. Questo perché Dio l’ha incontrata e trapassata vivamente nello Spirito Santo, le cui comunicazioni sono impetuose, quando sono ferventi d’amore, come nel caso di quest’incontro. L’anima lo chiama dolce, perché in esso prova un grande godimento di Dio. Lo chiama così non perché non siano dolci anche i molti altri tocchi e incontri divini, di cui frequentemente è oggetto in questo stato, ma perché quest’incontro è superiore a tutti gli altri. Difatti, ripeto, Dio interviene al fine di sciogliere l’anima dai suoi legami terreni e introdurla presto nella gloria dei cieli. Per questo l’anima ha l’ardire di gridare: il velo squarcia, ecc.
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