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FIAMMA VIVA (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 15:40
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03/08/2013 15:31
 
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32. Lo chiama velo per tre motivi: primo, per l’unione esistente tra lo spirito e la carne; secondo, perché divide l’anima da Dio; terzo, perché come il velo non è tanto opaco e spesso da impedire alla luce di trasparire leggermente, così, nel presente stato, l’unione di cui si parla, essendo già molto spiritualizzata, illuminata, trasparente, assomiglia a un velo talmente sottile da lasciar intravedere qualche riflesso di Dio. L’anima sente qui il vigore dell’altra vita e si rende conto della pochezza di questa, che le sembra un velo sottile e una tela di ragno, secondo l’espressione di Davide: I nostri anni sono fatti come tela di ragno (Sal 89,9 Volg.). Ma questo velo è ancora più sottile della ragnatela per l’anima ormai così elevata da essere stabilita in Dio: sente le cose come Dio, di fronte al quale, dice Davide, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato (Sal 89,4), e ugualmente Isaia: Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a lui (Is 40,17). Lo stesso valore hanno per l’anima, per la quale tutte le cose sono nulla, ed anche lei stessa è nulla ai propri occhi. Solo il suo Dio è tutto per lei.
33. Ma qui c’è da notare una cosa: perché l’anima chiede che si squarci il velo e non che venga tagliato o consumato, dal momento che questi termini sembrano significare la stessa cosa? Si può rispondere che vi sono quattro motivi. In primo luogo, l’anima si esprime così per parlare con più proprietà, perché per l’attesa di un incontro si usa più propriamente dire rompere gli indugi – che è sinonimo di squarciare – che tagliare o consumare. In secondo luogo, perché l’amore ama mostrare la sua forza e i suoi impeti forti e improvvisi, che si hanno più nello squarciare che nel tagliare o consumare. In terzo luogo, perché l’amore desidera che l’atto sia brevissimo e si compia il più rapidamente possibile. Tanta più forza e valore ha il suo atto quanto più esso è breve e spirituale, perché l’energia unita è più potente di quella divisa. L’amore è come la forma per la materia, cioè s’introduce in un istante. Fino a quel momento non c’era atto, ma solo disposizioni ad esso. Così, gli atti spirituali si compiono nell’anima come in un istante, perché sono infusi da Dio; quanto agli altri, che l’anima compie da sé, si possono chiamare piuttosto disposizioni di desideri o affetti che si succederanno, ma che non saranno mai atti perfetti d’amore o di contemplazione, se non di rado, quando – ripeto – Dio li forma e i perfeziona nello spirito con estrema rapidità. Perciò il Saggio afferma che è meglio la fine di una preghiera che il suo principio (Qo 7,9 Volg.); d’altronde, comunemente si dice che la preghiera breve penetra i cieli. Per questi motivi l’anima ben disposta può compiere in breve tempo atti più numerosi e più intensi di quelli che compie in molto tempo l’anima non disposta; e per la grande disposizione che ha, ordinariamente rimane più tempo nell’atto d’amore o di contemplazione. Al contrario, l’anima non disposta impiega tutto il suo tempo a preparare il proprio spirito e, anche dopo aver finito questo lavoro, le capita come al fuoco che suole indugiare a penetrare nel legno, o per la troppa umidità di quest’ultimo o per il suo poco calore, o per entrambe le cose. Quando, invece, l’anima è ben disposta, l’atto d’amore penetra in essa in pochi istanti, perché ogni tocco divino fa scoccare la scintilla d’amore. Ecco perché l’anima innamorata preferisce vedere il velo squarciato velocemente anziché attendere che sia tagliato o finito. Il quarto motivo, per cui l’anima chiede che si squarci il velo, è perché desidera che questo velo della sua vita termini quanto prima. Difatti, si richiede maggior riflessione per tagliare o finire tale velo, in quanto che si aspetta che sia preparato, disposto o che si verifichi qualche altra condizione, mentre l’azione dello squarciare non richiede, a quanto sembra, né attesa di deliberazione né qualcos’altro del genere.
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