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CAMMINO DI PERFEZIONE (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 09:06
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03/08/2013 08:46
 
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CAPITOLO 32 (19)
Mostra come talvolta i trasporti soprannaturali vadano moderati.
1. Siccome nel Signore, nostro bene, non ci può essere cosa che non sia perfetta, e soltanto lui ci dà quest’acqua della quale abbiamo bisogno, per quanto abbondante possa essere quest’acqua di cui ci fa dono, non può mai essere eccessiva, venendo da lui. Se infatti dà molto, rende l’anima capace – come ho detto – di bere molto, allo stesso modo di un vetraio che fa il vaso della misura necessaria per contenere ciò che vuole mettervi dentro. Quando il desiderio viene da noi, non è mai esente da imperfezione. Se ha in sé qualcosa di buono, ciò si deve all’aiuto del Signore. Ma siamo così poco discreti che, essendo una pena dolce e piacevole, non crediamo mai di esserne sazi; ce ne alimentiamo a dismisura, stimoliamo con tutte le nostre forze questo desiderio e pertanto, alcune volte, ne moriamo. Morte felice! Ma, forse, vivendo, si sarebbero aiutati altri a morire del desiderio di questa morte. E credo che si tratti di un’insidia del demonio, il quale capisce il danno che gli può venire da queste anime, se restano in vita; pertanto le induce a inopportune penitenze per privarle della salute, il che non è poco per lui.
2. Avverto, quindi, l’anima che giunge ad avere questa sete così impetuosa, di stare bene in guardia, perché può esser certa che incorrerà in tale tentazione, e anche se non muore di sete, perderà la salute. In questa crescita del desiderio – quando è tanto grande – cerchi di non incrementarlo, ma di tagliare soavemente il filo della sua veemenza con qualche altra considerazione, perché a volte sarà forse la nostra natura a operare tanto quanto l’amore. Vi sono, infatti, persone che desiderano ardentemente qualunque cosa, sia pur cattiva. Sembra una stoltezza dover frenare un desiderio tanto buono, eppure non lo è, perché io non dico che bisogna annullare il desiderio, ma moderarlo con un altro che forse ci farà guadagnare altrettanto merito.
3. Voglio aggiungere ancora qualcosa per farmi capire meglio. Viene un gran desiderio di vedersi con Dio, liberi da questa prigione del corpo, come l’aveva san Paolo, e persone emotive finiranno col farlo vedere anche esteriormente, senza accorgersene (cosa che si può anche scusare).
4. Chi ha un simile anelito, cambi il desiderio. Se continua a vivere, potrà servire meglio Dio e illuminare qualche anima che sta per perdersi. È un buon motivo di conforto di fronte a un così gran tormento e serve a mitigare la sua pena e a farle guadagnare molto nella carità se, per servire il Signore, si vuole soffrire quaggiù un giorno di più. È come se, vedendo qualcuno sotto il peso di una difficile prova e di un gran dolore, lo si consolasse dicendogli di aver pazienza.
5. E se il demonio ha favorito in qualche modo tale sfrenato desiderio (come aveva fatto con qualcuno al quale aveva proposto di gettarsi in un pozzo per andare a vedere più presto Dio), è segno che non era lontano dal far crescere in lui tale desiderio. È chiaro che se il desiderio gli fosse venuto da Dio, non gli avrebbe nuociuto (è fuor di dubbio perché esso comporta luce, discrezione ed equilibrio). L’avversario, invece, cerca di nuocerci con tutti i mezzi, dovunque può. E siccome egli non disarma mai, non dobbiamo disarmare neanche noi. È questo un punto molto importante per molte cose, e talvolta è tanto necessario da non dimenticarlo.
6. Perché credete, figlie mie, che io abbia voluto parlarvi del fine a cui siamo chiamate e mostrarvi il premio che ci attende prima della battaglia – come si dice –, parlandovi del bene che consegue dal giungere a bere alla fonte celeste di quest’acqua viva? È stato perché non vi affliggiate per le difficoltà e le contrarietà che presenta il cammino, ma procediate in esso con coraggio e non vi stanchiate. Difatti, come ho detto, può darsi che, quando non vi manca che abbassarvi per bere, abbandoniate tutto e perdiate questo bene, disperando di avere la forza di raggiungere e di essere degne di tale dono.
7. Pensate che il Signore invita tutti. Poiché egli è la stessa Verità, non c’è da aver dubbi. Se il suo invito non fosse generale, non ci chiamerebbe tutti, e quand’anche ci chiamasse, non direbbe: Io vi darò da bere. Avrebbe potuto dire: «Venite tutti, perché, infine, non perderete nulla, e io darò da bere a chi vorrò». Ma, avendo detto, senza questa restrizione, «tutti», ritengo certo che a tutti coloro i quali non si fermeranno nel cammino, non mancherà quest’acqua viva.
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