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CAMMINO DI PERFEZIONE (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 09:06
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03/08/2013 08:45
 
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CAPITOLO 28 (17)
Parla del molto che si guadagna nel disporsi all’intervento di Dio e di quanto sarebbe dannoso non farlo.
1. Io non dico che la mancanza di contemplazione sia dovuta a voi, ma che dovete essere disposte a ogni esperienza, perché non dipende dalla vostra scelta, bensì da quella del Signore. E se dopo molti anni egli volesse lasciare ognuna nel suo ufficio, sarebbe proprio una bella umiltà voler ricorrere a un’altra scelta di propria iniziativa! Lasciate fare al Padrone della casa che è saggio, potente e sa quello che conviene a voi e che conviene a lui stesso. Siate certe che, facendo quello che dipende da voi e disponendovi alla contemplazione con la perfezione che ho detto, se egli non ve la concede (ma non credo che mancherà di concedervela, se vi è in voi un vero distacco) è perché tiene riservata questa gioia per aggiungerla a tutte le altre di cui vi farà dono, e perché – come ho già detto – vi vuole trattare da anime forti, dandovi da portare quaggiù la croce come Sua Maestà stessa l’ha sempre portata. E quale amicizia migliore di volere per voi ciò che egli volle per sé? Potrebbe anche essere che non aveste un così gran premio nella contemplazione. Sono, questi, giudizi suoi, e non bisogna interferire in essi; è un gran bene che la scelta non dipenda da noi, perché subito – sembrandoci di trovare nella contemplazione una maggior pace – saremmo tutti grandi contemplativi.
2. Io dico, dunque, figlie mie, a chi tra voi Dio non conduce per questa via, che quelli che la seguono, per quanto ho visto e inteso io, non portano una croce più leggera, e che restereste sbalordite se sapeste per quali vie e per quali prove Dio li fa passare. Io conosco lo stato degli uni e degli altri e so quanto siano intollerabili i travagli che Dio dà ai contemplativi: essi sono tanto duri che non si potrebbero sopportare, se egli non li sostentasse con quel cibo di delizie. Ed essendo evidente che proprio coloro che Dio ama particolarmente sono da lui condotti per la via dei travagli, e tanto più grandi quanto più li ama, non c’è ragione di credere che egli aborrisca i contemplativi, specie perché li loda con la sua bocca e li considera suoi amici.
3. Ora, pensare che egli ammetta alla sua intimità gente amante dei piaceri ed esente da travagli è assurdo. Sono sicurissima che Dio assegna loro ben più difficili prove, e siccome li conduce per un cammino aspro e dirupato, in cui a volte sembra loro di smarrirsi, tanto che devono tornare indietro per cominciare di nuovo la strada, è necessario che Sua Maestà li sostenti, non già con acqua, ma con vino, affinché, inebriati, non si rendano conto di quel che soffrono e lo possano sopportare. Per questo, io vedo ben pochi veri contemplativi che non siano pieni di coraggio, perché la prima grazia che il Signore concede loro, se son deboli, è di infondere in essi coraggio e far sì che non temano sofferenze di qualunque genere possano venir loro.
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