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CAMMINO DI PERFEZIONE (s.Teresa d'Avila)

Ultimo Aggiornamento: 03/08/2013 09:06
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03/08/2013 08:44
 
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CAPITOLO 27 (17)
Dice come non tutte le anime siano adatte alla contemplazione, come alcune vi arrivino tardi e come chi è veramente umile deve procedere con letizia per il cammino attraverso il quale il Signore lo conduce.
1. Finalmente sembra che cominci a trattare dell’orazione, ma mi manca ancora da dire qualcosa di molto importante, perché riguarda l’umiltà, particolarmente necessaria in questa casa, perché tutte dovete attendere all’orazione, come fate. Come ho detto, è di grande interesse cercare di capire il modo per praticare bene l’umiltà: è questo un punto molto importante, indispensabile per tutte le persone che praticano l’orazione. Quella fra voi che è veramente umile, come potrà pensare di possedere tanta virtù quanta ne hanno coloro che giungono ad essere contemplativi? Che Dio, per i meriti di Cristo possa renderla tale, non c’è dubbio, ma il mio consiglio è che sieda sempre all’ultimo posto, come ci ha insegnato il Signore, dandocene l’esempio. Si disponga convenientemente, nell’eventualità che Dio la voglia condurre per questa strada. Se non lo fa, la vera umiltà gioverà a far sì che si ritenga felice di servire le serve del Signore e di lodarlo per averla condotta fra loro, nonostante ella avesse meritato l’inferno.
2. Non dico questo senza un buon motivo perché, ripeto, è molto importante rendersi conto che Dio non conduce tutti per la stessa strada: infatti, può accadere che colui che si crede più indietro sia invece più avanti agli occhi del Signore. Pertanto, non perché tutte in questa casa pratichino l’orazione devono essere tutte contemplative. È impossibile, e sarebbe triste per quella che non lo è, non capire questa verità, che cioè la contemplazione è solo un dono di Dio, è poiché non è necessaria alla nostra salvezza né la si esige da noi, non tema di esserne mai richiesta; per questo non cesserà di essere perfetta in sommo grado, se fa quello che qui ho scritto. Anzi, può essere che abbia molto maggior merito, perché il lavoro è tutto a sue spese e il Signore la tratta come un’anima forte e le tiene riservate tutte insieme le gioie di cui non gode quaggiù. Non si perda quindi d’animo per questo né tralasci di attendere all’orazione né di fare quello che fanno tutte, perché a volte il Signore viene assai tardi, ma dà generosamente e in un solo momento quanto in molti anni ha dato agli altri a poco a poco.
3. Io sono stata quattordici anni senza poter neanche meditare se non con l’aiuto di una lettura. Ci saranno molte persone nella stessa condizione, e altre che, anche mediante la lettura, non riescono a meditare, ma solo a pregare vocalmente; è qui dove si concentrano meglio e trovano un po’ di gusto. Alcune sono di uno spirito così leggero che non sanno concentrarsi in nulla, e sono sempre distratte, a tal punto che se vogliono fermarsi a pensare a Dio, cadono in mille insensatezze, scrupoli e dubbi di fede. Conosco una monaca di età assai avanzata – piacesse a Dio che la mia vita fosse come la sua –, molto virtuosa, penitente e gran serva di Dio, che spende molte ore, già da vari anni, nell’orazione vocale e ordinaria; ma di quella mentale non è stata mai capace. Il meglio che possa fare, quando le riesce, è concentrarsi gradatamente su quello che recita. Il massimo che riesce a fare è recitare lentamente alcune Ave Maria e qualche Padre nostro: il che risulta un’opera molto santa. E ci sono molte altre persone di tal genere; se, però, hanno umiltà, non credo che alla fine ne usciranno con minor merito, ma sono convinta che il loro merito sarà del tutto uguale a quello di coloro che godono di molti diletti. Esse, in certo modo, avranno proceduto con maggior sicurezza, perché non sappiamo se le delizie vengono da Dio o dal demonio. E se non vengono da Dio, il pericolo è maggiore, perché il fine a cui il demonio qui tende è d’ispirare superbia, mentre se vengono da Dio, non c’è nulla da temere, come ho scritto nel mio primo libro.
4. Queste persone procedono, dunque, nell’umiltà e, temendo di non avere consolazioni maggiori per loro colpa, si sforzano sempre di far progressi. Non vedono versare una lacrima, senza che loro sembri, se non ne versano anch’esse, d’esser molto indietro nel servizio di Dio, mentre, probabilmente, sono molto più avanti, perché le lacrime, anche se buone, non sono tutte perfette, e l’umiltà, la mortificazione, il distacco e le altre virtù offrono sempre maggiore sicurezza. Non abbiate, quindi, alcun timore né dubitate di arrivare alla perfezione come i più alti contemplativi.
5. Santa Marta era una gran santa, benché non si dica che fosse contemplativa; allora, che volete di più che arrivare ad essere come questa donna felice, la quale meritò di ospitare tante volte nella sua casa Cristo nostro Signore e dargli da mangiare e servirlo e mangiare anche lei alla sua mensa e addirittura nel suo stesso piatto? Se entrambe fossero rimaste assorte come la Maddalena non ci sarebbe stato nessuno che desse da mangiare all’Ospite divino. Ebbene, pensate che questo monastero, ove siamo riunite, sia la casa di santa Marta, ove dev’esserci di tutto. E coloro che sono scelte a dedicarsi alla vita attiva non mormorino di quelle che sono molto assorte nell’orazione, perché generalmente questa le rende noncuranti di sé e di tutto.
6. Si ricordino che, se tacciono, il Signore risponderà per loro e si ritengano felici di preparargli il pasto; badino che la vera umiltà consiste, credo, specialmente nell’essere disposti, senza alcuna eccezione, a uniformarsi al volere del Signore e a considerarsi sempre indegni di essere chiamati suoi servi. E se la contemplazione, l’orazione mentale e vocale, la cura degli infermi, i vari servizi domestici e il lavoro – e desiderare anche il più umile –, se tutto ciò equivale a servire l’Ospite divino che viene a dimorare, a mangiare e a ricrearsi con noi, che cosa ci importa di attendere ad uno più che ad un altro ufficio?
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Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
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