Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

CANTICO SPIRITUALE (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 18:38
Autore
Stampa | Notifica email    
02/08/2013 18:36
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Annotazione per la strofa seguente
STROFA 33
1. Per comprendere meglio quanto si è detto e ciò che si dirà, occorre sapere che lo sguardo di Dio produce quattro benefici nell’anima: la purifica, le conferisce grazia, l’arricchisce e la illumina, proprio come fa il sole quando invia i suoi raggi che asciugano, riscaldano, abbelliscono e fanno risplendere. Dopo che Dio ha prodotto nell’anima gli ultimi tre benefici, per mezzo dei quali essa gli è divenuta molto gradita, non si ricorda più della bruttezza e del peccato precedenti, proprio come dice Ezechiele (18,22). E così, una volta che le ha tolto questo peccato e questa bruttezza, il Signore non glieli rinfaccia più né per questo cessa di concederle grazie sempre più grandi, perché egli non giudica due volte una cosa (cfr. Na 1,9). Ma per quanto Dio dimentichi la malvagità e il peccato dopo averlo perdonato, non per questo all’anima conviene dimenticare i suoi peccati di un tempo, come dice il Saggio: Del peccato perdonato non essere senza timore (Sir 5,5 Volg.). Questo per tre motivi: il primo, per aver sempre occasione di non essere presuntuosa; il secondo, per aver modo di ringraziare sempre; il terzo, perché le serva per avere più fiducia, sì da ricevere di più. Se, infatti, quand’era in peccato ricevette tanto bene da Dio, posta nell’amore di Dio e senza peccato quante più grazie potrà sperare!
2. L’anima, dunque, ricordandosi di tutte queste misericordie ricevute e vedendosi messa accanto allo Sposo con tanta dignità, gioisce assai con sentimenti di gratitudine e d’amore. In questo è molto aiutata dal ricordo del suo stato precedente così vile e brutto: non solo non meritava né era degna dello sguardo di Dio, ma nemmeno di pronunciare il suo nome, come dice il profeta Davide (Sal 15,4). Vedendo quindi che, da parte sua, non vi è né può esservi alcun motivo perché sia guardata ed esaltata da Dio, ma che tale ragione esiste solo da parte di Dio per la sua attraente grazie e la sua sola volontà, riconosce la propria miseria e attribuisce all’Amato tutti i beni che possiede. Vedendo poi che grazie a questi ora merita ciò che prima non meritava, si fa coraggio e osa chiedergli che continui a concederle la divina unione spirituale, ove le moltiplica tali favori. L’anima esprime tutto questo nella strofa seguente:
Non disprezzarmi adesso,
ché, se colore bruno in me trovasti,
ormai ben puoi mirarmi
dopo che mi guardasti,
grazia e bellezza in me lasciasti.
SPIEGAZIONE
3. La sposa si fa coraggio e nutre apprezzamento per se stessa a motivo dei pegni e dei tesori ricevuti dall’Amato. Pur riconoscendo quanto poco valga e che non merita alcuna stima, tuttavia, in virtù dei benefici ricevuti dal suo Amato, si rivolge con ardire a lui e gli chiede di non tenerla più in poco conto e di non disprezzarla. Se prima, infatti, la bruttezza della sua colpa e la bassezza della sua natura meritavano tutto questo, una volta che lui l’ha guardata, adornandola con la sua grazia e rivestendola della sua bellezza, può guardarla benissimo una seconda volta e altre volte ancora, aumentando sempre più in essa la grazia e la bellezza. Se l’ha guardata quando non lo meritava e non aveva alcun diritto, tanto più lo può fare ora che vi è una ragione sufficiente. Non disprezzarmi adesso.
4. L’anima non dice questo perché voglia essere tenuta in qualche considerazione; anzi del disprezzo e dei vituperi ha grande considerazione e persino gioisce l’anima che ama davvero Dio, perché sa che da parte sua non merita altro. Ma dice questo per la grazia e i doni ricevuti da Dio, come va spiegando: ché, se colore bruno in me trovasti…
5. Cioè: se prima di guardarmi con la tua grazia, trovasti in me la bruttezza e il nero delle colpe e delle imperfezioni, e la bassezza della condizione naturale, ormai ben puoi mirarmi / dopo che mi guardasti.
6. Dopo avermi guardata – togliendomi il colore nero e ripugnante della colpa che me ne rendeva indegna – e avermi concesso in questo sguardo, per la prima volta, ormai ben puoi mirarmi. Ora posso e merito di essere guardata, ricevendo così più grazia dai tuoi occhi. Difatti, attraverso il loro sguardo, non solo mi hai tolto il colore scuro la prima volta, ma mi hai resa anche degna di essere guardata, perché con il tuo sguardo d’amore grazia e bellezza in me lasciasti.
7. Ciò che l’anima ha detto nei due versi precedenti ci spiega quanto san Giovanni afferma nel vangelo, cioè che Dio dà grazia su grazia (Gv 1,16). Difatti, quando Dio trova l’anima gradita ai suoi occhi, si sente fortemente spinto a concederle più grazia, perché si trova molto bene nel suo cuore. Consapevole di questa verità, Mosè chiese più grazia a Dio, in virtù della grazia che aveva già ricevuto da lui: Hai detto: «Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi». Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, mostrami il tuo volto, così che io ti conosca e trovi grazia ai tuoi occhi (Es 33,12-13). L’anima, dunque, si ritrova dinanzi a Dio elevata, onorata, resa più bella da questa grazia, come ho detto, e per questo è amata da Dio in modo ineffabile. Se prima che fosse in grazia di Dio egli l’amava per sé solo, ora che è nella sua grazia non l’ama solo per sé, ma anche per lei. E così, innamorato della sua bellezza, attraverso le sue azioni e i suoi frutti, o anche senza di essi, le comunica sempre più amore e grazia e, mentre più l’onora ed esalta, sempre più se ne invaghisce e innamora. Questo lascia capire Dio quando, rivolgendosi al suo amico Giacobbe, tramite Isaia dice: Dopo che sei divenuto degno d’onore ai miei occhi e di gloria, io ti ho amato (Is 43,4 Volg.). Ciò vuol dire: dopo che i miei occhi hanno diffuso su di te la mia grazia, guardandoti la prima volta, e ti hanno reso degno di onore e di gloria alla mia presenza, hai meritato nuove grazie e favori. Quanto più Dio ama, tanto più numerose sono le grazie che concede. Ciò è quanto la sposa rivela alle altre anime, quando nel Cantico dei Cantici dice loro: Bruna sono, ma bella, o figlie di Gerusalemme… per questo il Re mi ha amata e mi ha introdotta nelle sue stanze! (cfr. Ct 1,4 e 3 Volg.). Con questo intende dire: anime che non sapete né siete informate di queste grazie, non vi meravigliate se il Re celeste mi ha accordato favori così grandi da introdurmi nell’intimo del suo amore. Anche se per natura sono bruna, egli ha posato su di me i suoi occhi, dopo avermi guardata la prima volta, e ha continuato così fino a quando mi ha sposata e mi ha introdotta nel suo talamo d’amore.
8. Chi può dire fino a che punto Dio esalta un’anima quando comincia a compiacersi di lei? Non lo si può neppure immaginare, perché in fondo agisce da Dio, mostrando chi è. Se ne può comprendere qualcosa considerando il modo di procedere di Dio, il quale dà in maggior misura a chi ha di più, e ciò che va dando è moltiplicato in proporzione di quanto l’anima già possiede, come fa capire nel vangelo: A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha (Mt 13,12). Così il talento del servo che non era nella grazia del suo signore, gli venne tolto per essere dato a quell’altro servo che possedeva più talenti di tutti quelli che erano nella grazia del loro signore. Ne viene di conseguenza che Dio accumula i beni migliori e più importanti della sua casa, cioè la Chiesa militante e trionfante, in chi gli è più amico, per rendergli più onore e gloria, al pari di una grande luce che assorbe in sé molte piccole luci. Dio ci fa capire questa stessa verità, in senso spirituale, quando nel già citato testo di Isaia, rivolgendosi a Giacobbe, dice: Io sono il Signore tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore. Ho dato l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l’Etiopia e Saba per te… Darò uomini per te e nazioni per la tua vita (Is 43,3-4 Volg.).
9. Ormai ben puoi guardare e stimare profondamente, o mio Dio, l’anima su cui posi lo sguardo, perché il tuo sguardo le conferisce importanza e doni di cui tu ti compiaci e t’innamori. Perciò non una sola volta, ma più volte merita che tu la guardi ancora, dopo averla guardata, come lo Spirito Santo dice nel libro di Ester: È degno di quest’onore colui che il re vuole onorare (Est 6,11 Volg.).
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Stretta è la porta e angusta la Via che conduce alla Vita (Mt 7,14)
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:23. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com