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CANTICO SPIRITUALE (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 18:38
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02/08/2013 18:32
 
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Annotazione per la strofa seguente
STROFA 30
1. Quando l’anima è conquistata in questo modo, tutto ciò che fa è per lei un guadagno, perché tutta la forza delle sue potenze è trasformata in rapporto spirituale con l’Amato nel segno di un amore intimo assai dolce. All’interno di quest’amore, l’intima comunione tra Dio e l’anima genera un diletto così delicato e sublime che lingua mortale non può esprimerlo né intelletto umano può comprenderlo. La sposa nel giorno delle nozze non pensa ad altro se non alla festa e al piacere d’amore e a mettere in mostra tutti i suoi gioielli e le sue grazie per riuscire gradita e piacevole allo sposo, e lo sposo fa altrettanto, mettendo in mostra le sue ricchezze e le sue qualità, per farle festa e rallegrarla. Così avviene in questo sposalizio spirituale: l’anima prova realmente ciò che dice la sposa nel Cantico dei Cantici: Io sono per il mio Diletto, ed egli è tutto per me (Ct 7,10 Volg.); le virtù e le grazie dell’anima sposa e le magnificenze e le grazie dello Sposo Figlio di Dio vengono messe in luce per celebrare le nozze di questo matrimonio, dove i beni e i diletti dei due vengono messi in comune con vino di soave amore nello Spirito Santo. Per dimostrare questo, parlando con lo Sposo, l’anima dice:
Di fiori e di smeraldi,
scelti nelle fresche mattinate,
intesserem ghirlande,
nel tuo amore sbocciate
e da un capello mio tutte legate.
SPIEGAZIONE
2. In questa strofa la sposa si rivolge di nuovo allo Sposo per parlargli d’amore e godere della sua presenza. Gli parla della gioia e delle delizie, di cui lei e il Figlio di Dio godono nel possedere in comune ricchezze, virtù e doni che appartengono a entrambi. Gli parla, altresì, dell’uso che fanno di tutto questo patrimonio, scambiandosi a vicenda il loro amore. Per questo, rivolgendosi a lui, gli dice che intrecceranno ghirlande ricche di doni e di virtù, acquisite e meritate in un tempo propizio e favorevole. Saranno ghirlande piene di bellezza e di grazia che lo Sposo nel suo amore nutre per la sposa, sostenute e conservate nell’amore che la sposa nutre per lo Sposo. Questo è il motivo per cui godere delle virtù significa intrecciare ghirlande, perché tutte unite, come fiori nelle ghirlande, le possano godere entrambi nell’amore reciproco. Di fiori e di smeraldi.
3. I fiori sono le virtù dell’anima e gli smeraldi i doni ricevuti da Dio. Ora, questi fiori e smeraldi sono stati scelti nelle fresche mattinate.
4. Vale a dire: sono stati guadagnati e acquisiti in gioventù, simboleggiata dalle fresche mattinate della vita. L’anima dice di averli scelti perché le virtù che si acquisiscono nella giovinezza sono preziose e molto gradite a Dio. È il tempo in cui c’è grande opposizione da parte dei vizi contro l’acquisizione di tali virtù, e d’altra parte la natura è più facilmente inclinata a perderle. Dice di aver colto queste virtù anche perché, cominciando sin dalla giovinezza, le virtù che si acquisiscono sono molto più perfette e preziose. Chiama gli anni della gioventù fresche mattinate perché, come in primavera la freschezza del mattino è più gradevole delle altre parti del giorno, così le virtù della giovinezza sono più gradite dinanzi a Dio. Per fresche mattinate possiamo intendere anche gli atti d’amore per mezzo dei quali si acquisiscono le virtù; essi sono più graditi a Dio di quanto non lo siano i freschi mattini ai figli degli uomini.
5. Per fresche mattinate, inoltre, qui s’intendono le opere fatte nell’aridità e nelle difficoltà spirituali, rappresentate dal freddo delle mattine d’inverno. Queste opere, compiute per Dio nell’aridità di spirito e nel dolore, sono molto gradite ai suoi occhi, perché giovano tantissimo per l’acquisto delle virtù e dei doni. Le virtù acquisite in mezzo a queste difficoltà e prove sono, generalmente, molto più preziose, perfette e solide di quelle acquisite tra le gioie e le consolazioni spirituali. La virtù attecchisce nell’anima al tempo dell’aridità, delle difficoltà e delle prove, come disse Dio a san Paolo: La virtù si fa perfetta nella debolezza (2Cor 12,9). Per esaltare, allora, l’eccellenza delle virtù destinate a intrecciare le ghirlande per l’Amato, giustamente è detto che sono scelte nelle fresche mattinate, dal momento che l’Amato si compiace grandemente soltanto dei fiori e degli smeraldi delle virtù e dei doni scelti e perfetti, non di quelli imperfetti. Per questo l’anima sposa qui dice che con essi intesserem ghirlande.
6. Per ben comprendere questo verso, occorre sapere che tutte le virtù e i doni che l’anima e Dio in lei acquisiscono, nell’anima stessa formano come una ghirlanda di vari fiori che le conferiscono una straordinaria bellezza, come se indossasse una veste molto preziosa. Per comprenderlo ancora meglio, si ricordi che come i fiori naturali, via via raccolti, vanno intrecciati nella ghirlanda che essi formano, così le virtù e i doni che si acquisiscono a poco a poco vanno stabilendosi nell’anima. Una volta acquisiti virtù e doni, tutta la ghirlanda della perfezione nell’anima è ultimata. L’anima e lo Sposo, allora, godono della bellezza e dello splendore di questa ghirlanda, proprio come nello stato di perfezione. Queste sono le ghirlande che la sposa, dice, deve intrecciare insieme allo Sposo. Ella deve cingersi e circondarsi di questa varietà di fiori e di smeraldi, ossia di virtù e di doni perfetti, perché sia degna di comparire, rivestita di questo splendido e prezioso ornamento, dinanzi al Re e meritare che egli la renda uguale a sé, facendola sedere regina al suo fianco. È per la rarità della sua bellezza che ha meritato quest’onore. Per questo Davide, rivolgendosi a Cristo, dice a tale proposito: Astitit regina a dextris tuis in vestitu depurato, circumdata variegate: Alla tua destra sta la regina con veste ricamata d’oro e coperta d’ornamenti (Sal 44,10 Volg.). Detto in altri termini, significa: si è seduta alla tua destra, vestita d’amore perfetto e circondata dalla varietà di doni e di virtù perfette. Non dice: io sarò sola a fare ghirlande, e nemmeno: le farai tu da solo, ma: le faremo insieme. L’anima, infatti, non può praticare né raggiungere le virtù da sola senza l’aiuto di Dio, né Dio le può attuare nell’anima senza il suo concorso. È vero che san Giacomo dice che ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce (Gc 1,17), tuttavia, per ricevere questi doni, l’anima deve prepararsi e collaborare. Perciò la sposa dice allo Sposo, nel Cantico dei Cantici: Attirami dietro a te, corriamo! (Ct 1,4). Ciò vuol dire che il movimento verso il bene può venire soltanto da Dio, come si dà a intendere qui. Ma, dice lo Sposo, che non corre solo lui e neppure solo la sposa, bensì corrono tutti e due insieme, ciò che vuol significare l’opera congiunta di Dio e dell’anima.
7. Questo versetto si applica molto bene alla Chiesa e a Cristo. In esso la Chiesa, sua sposa, rivolgendosi a lui, dice: intesserem ghirlande. Per ghirlande ella intende tutte le anime sante generate da Cristo nella Chiesa. Ciascuna di esse è come una ghirlanda ornata di fiori, cioè di virtù e di doni, e tutte insieme sono una ghirlanda per il capo dello Sposo, Cristo. Queste belle ghirlande possono significare anche quelle che con altro nome vengono dette aureole, anch’esse formate da Cristo e dalla sua Chiesa; possono essere di tre forme. La prima è composta dai bei fiori bianchi di tutte le vergini, ciascuna con la sua aureola di verginità; tutte insieme formano un’aureola che ornerà il capo di Cristo Sposo. La seconda aureola è formata dai fiori splendenti dei santi dottori; tutti insieme saranno un’aureola che cingerà il capo del Cristo, al di sopra dell’aureola delle vergini. La terza aureola è quella dei rossi garofani dei martiri, ognuno con la sua aureola di martire; tutti insieme daranno la perfezione ultima all’aureola di Cristo Sposo. Ornato di queste tre aureole, Cristo Sposo apparirà splendente di bellezza e di grazia tanto che in cielo si dirà ciò che la sposa dice nel Cantico dei Cantici: Uscite, figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona che gli pose sua madre nel giorno delle sue nozze, nel giorno della gioia del suo cuore (Ct 3,11). Intrecceremo poi, dice, queste ghirlande nel tuo amore sbocciate.
8. Il fiore delle buone opere e delle virtù è la grazia e il vigore che esse ricevono dall’amore di Dio. Senza quest’amore non solo non sarebbero fiorite, ma sarebbero tutte secche e senza alcun valore di fronte a Dio, anche se umanamente perfette. Ma poiché Dio concede la sua grazia e il suo amore, le opere sono sbocciate nel suo amore e da un capello mio tutte legate.
9. Questo capello significa la volontà e l’amore dell’anima per l’Amato, amore che ha e svolge la funzione del filo nella ghirlanda. Come il filo lega e fissa i fiori di una ghirlanda, così l’amore dell’anima lega e fissa le virtù nell’anima e ve le sostiene. Difatti san Paolo dice che la carità è il vincolo della perfezione (Col 3,14). Le virtù e i doni soprannaturali sono così strettamente dipendenti dall’amore dell’anima che, se si spezzasse questo filo, venendo meno l’amore a Dio, immediatamente si separerebbero tutte le virtù dall’anima e sparirebbero, come appunto cadono i fiori della ghirlanda quando si spezza il filo che li teneva insieme. Non basta quindi che Dio ci ami per donarci le virtù, ma è necessario che anche noi lo amiamo per riceverle e conservarle. L’anima parla di un capello solo e non di molti, per far comprendere che ormai la sua volontà è unicamente per l’Amato e che è distaccata da tutti gli altri capelli, cioè da tutti gli amori estranei e lontani da Dio. In questo modo esalta il valore e il prezzo di queste ghirlande di virtù. Quando, infatti, l’amore si porta unicamente e tutto intero verso Dio, come l’anima dice qui, anche le virtù sono perfette, compiute e tutte fiorite nell’amore divino, perché, a questo punto, l’amore che Dio nutre per l’anima è inestimabile, secondo quanto ella stessa sente.
10. Se volessi far comprendere la bellezza dell’intreccio di questi fiori di virtù e di questi smeraldi fra loro, o dire qualcosa della forza e della maestà che la loro ordinata composizione conferisce all’anima o della grazia splendente con cui l’adorna questo stupendo vestito, non troverei parole né termini per farlo. Nel libro di Giobbe Dio dice del demonio che il suo corpo è come scudi di metallo fuso, munito di squame così strette e aderenti l’una all’altra, sì che l’aria fra esse non passa (Gb 41,7-8 Volg.). Se, dunque, il demonio ha in sé tanta forza, perché vestito di malizie intrecciate e saldate fra loro, rappresentate dalle squame che nel suo corpo sono come scudi di metallo fuso, mentre le malizie di per sé sarebbero debolezza, quanta sarà la forza di quest’anima vestita di forti virtù, così unite e intrecciate fra loro da non lasciare adito ad alcuna bruttezza o imperfezione? Ognuna di esse aggiunge la propria forza alla forza dell’anima e la propria bellezza alla sua bellezza, arricchendole del proprio pregio, aggiungendole, tra l’altro, nobiltà e grandezza con la propria maestà. Quanto apparirà meravigliosa allo sguardo spirituale quest’anima sposa acconciata di questi doni alla destra del Re suo Sposo! Come sono belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe!, dice di lei lo Sposo nel Cantico dei Cantici (Ct 7,2). La chiama figlia di principe per esprimere il principato di cui è investita. Se dice che sono belli i suoi piedi, quanto più bello sarà il suo vestito!
11. Non stupisce solo la bellezza della veste di questi fiori, ma destano anche stupore la forza e il potere che le conferiscono il loro ordine e la loro disposizione, accresciuti dalla presenza degli smeraldi degli innumerevoli doni divini. Di lei lo Sposo nel Cantico dei Cantici dice: Terribile sei come schiere reali a vessilli spiegati (Ct 6,4). Infatti le virtù e i doni di Dio ricreano per il loro profumo spirituale, ma quando si trovano uniti nell’anima le infondono forza con la loro sostanza. Per questo la sposa del Cantico dei Cantici, debole e malata d’amore, perché non aveva ancora unito e intrecciato questi fiori e questi smeraldi con il capello del suo amore, desiderando essere rinvigorita con quest’unione, la chiede dicendo: Sostenetemi con fiori, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d’amore (Ct 2,5 Volg.). Per fiori intende le virtù e per pomi gli altri doni.
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