Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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CANTICO SPIRITUALE (s.Giovanni della Croce)

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 18:38
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02/08/2013 18:30
 
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Annotazione per la strofa seguente
STROFA 19
1. In questo stato l’anima è diventata talmente nemica della parte inferiore delle sue operazioni, che vorrebbe che Dio non le partecipasse nulla delle comunicazioni fatte alla parte superiore: infatti, o si tratta di piccola cosa, o altrimenti quella non è in grado di sopportare per la debolezza della sua condizione, e così la natura viene meno. Di conseguenza, anche lo spirito ne soffre e se ne affligge, e non può godere in pace. Dice, infatti, il Saggio: Un corpo corruttibile appesantisce l’anima(Sap 9,15). E poiché l’anima desidera le più alte ed eccellenti comunicazioni di Dio, ma non può riceverle insieme alla parte sensitiva, desidera che Dio gliele conceda senza che quella ne partecipi. Quanto alla sublime visione del terzo cielo, lo stesso san Paolo afferma di non sapere se l’ebbe nel corpo o fuori del corpo (2Cor 12,2). In ogni caso, essa avvenne senza il corpo: se questo vi avesse preso parte, certamente l’avrebbe saputo, e la visione stessa non sarebbe potuta essere così alta come egli sostiene, affermando che udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunciare(2Cor 12,4). Per questo l’anima, ben sapendo che favori così grandi non possono essere ricevuti in un vaso tanto angusto, desidera che lo Sposo glieli conceda al di fuori di esso o almeno senza di esso. E rivolgendosi a lui direttamente, gli chiede in questa strofa:
Nasconditi, Diletto,
il tuo viso volgi alle montagne,
non cercar di parlare,
ma guarda le compagne
di lei che va per isole lontane.
SPIEGAZIONE
2. Quattro cose chiede l’anima sposa allo Sposo in questa strofa. La prima, che voglia comunicarsi a lei nelle sue massime profondità. La seconda, che investa e informi le sue facoltà con la gloria e l’eccellenza della sua divinità. La terza, che questi favori le siano accordati in forma tanto eccelsa e profonda che ella non abbia né il desiderio né la facoltà di parlarne, e non siano raggiungibili dalla sua parte esteriore e sensibile. La quarta, che lo Sposo s’innamori alla vista delle numerose virtù e grazie che ha posto in lei e con le quali essa si dirige e si eleva a Dio per mezzo di conoscenze molto alte e sublimi della divinità e per mezzo di trasporti d’amore molto più insoliti e straordinari di quelli che si hanno abitualmente. Dice quindi: Nasconditi, Diletto.
3. Intende dire: amato Sposo mio, raccogliti nel più intimo della mia anima; comunicati a lei segretamente; manifestale le tue meraviglie nascoste, che nessun occhio mortale ha mai contemplato. Il tuo viso volgi alle montagne.
4. Il volto di Dio è la sua divinità e le montagne rappresentano le potenze dell’anima: memoria, intelletto e volontà. Ciò vuol dire: rivesti con la tua divinità il mio intelletto, dandogli l’intelligenza delle verità divine; rivesti anche la mia volontà, donandole e comunicandole l’amore divino; rivestine, infine, la mia memoria, offrendole il possesso della gloria divina. In questo modo l’anima chiede tutto ciò che può chiedere, perché non si contenta più di una conoscenza e di una comunicazione di Dio simili a quelle concesse a Mosè quando lo vide di spalle (Es 33,23), il che significa conoscere Dio attraverso i suoi effetti e le sue opere. Ma l’anima vuole vedere il volto di Dio, cioè possedere una conoscenza essenziale della divinità senza intermediari, per un certo contatto con la divinità stessa; questa è cosa del tutto estranea ai sensi e agli accidenti, trattandosi di un contatto tra la sostanza pura dell’anima e quella della divinità. Per questo l’anima aggiunge immediatamente: non cercar di parlare.
5. Ciò vuol dire: non cercar di parlare come prima, quando le comunicazioni che mi concedevi erano tali da passare attraverso i sensi esterni. Si trattava allora di grazie non tanto elevate né profonde, così che essi potessero riceverle. Ora invece ti chiedo che tali comunicazioni siano talmente elevate, sostanziali e intime da essere ignote ai sensi, e che questi restino nell’impossibilità di percepirle. La sostanza spirituale, infatti, non può essere comunicata ai sensi, quindi tutto ciò che è comunicato ai sensi, soprattutto in questa vita, non può essere puro spirito, perché essi non ne sono capaci. A questo punto l’anima, desiderando questa comunicazione di Dio così sostanziale ed essenziale che trascende i sensi, chiede allo Sposo di non cercare di parlarne. Il che significa: sia tale la profondità di questo nascondiglio di unione spirituale che i sensi non riescano né a dirla né a sentirla, come i segreti uditi da san Paolo che non era lecito ad alcuno ripetere(2Cor 12,4). Ma guarda le compagne.
6. Il guardare di Dio è amare e concedere grazie. Le compagne che l’anima chiede a Dio di guardare sono la moltitudine delle virtù, dei doni, delle perfezioni e delle altre ricchezze spirituali che egli ha posto in lei come pegni, regali e gioielli di fidanzata. Ella sembra dunque dirgli: volgiti piuttosto, o mio Diletto, verso l’intimo della mia anima; guarda con amore le ricchezze che hai dato come compagne all’anima mia, perché, innamorandoti di lei per mezzo loro, tu ti nasconda e ti stabilisca in essa. È vero che tali virtù sono tue, ma dal momento che le hai donate alla mia anima sono anche di lei che va per isole lontane.
7. Sono cioè della mia anima, che sale a te per mezzo di conoscenze straordinarie, per modi e vie inusitate ed estranee a tutti i sensi e alla maniera ordinaria di conoscere. La sposa sembra dunque dire, quasi per obbligarlo: poiché la mia anima si eleva a te attraverso conoscenze spirituali, inusitate ed estranee ai sensi, degnati di comunicarti anche a me in modo così intimo e sublime da essere estraneo a tutti loro.
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