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COSA E' L'ASCESI CRISTIANA

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2013 15:58
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02/08/2013 15:57
 
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IV. E. e spiritualità. Prima di descrivere la natura e i tratti fondamentali della mistica cristiana, è opportuno chiarire la distinzione tra spiritualità ed e. Lo studio della spiritualità, o per meglio dire, della teologia spirituale, considera l'evoluzione esistenziale della vita secondo lo Spirito, sperimentata dall'uomo in cammino verso la pienezza della comunione con Dio. Più precisamente, intende riflettere su tale cammino spirituale nel suo continuo divenire, secondo il particolare disegno di Dio, con il quale il cristiano è entrato in un rapporto personale d'amore. Il suo metodo, pertanto, non può prescindere dall'esperienza generale da cui si possono dedurre certe regole dell'azione divina nell'anima, né dall'esperienza di coloro che hanno già raggiunto la pienezza della vita in Dio, né tantomeno dalla storia concreta di coloro che tendono ad essa.20 Pur essendo quasi impossibile, o quanto meno difficile, cogliere il dinamismo di questa vita tutta interiore, la teologia spirituale tenta di fissare alcuni punti fermi: l'origine, la crescita, i mezzi di maturazione di tale vita, il suo fine ultimo, ricorrendo, in primo luogo, alla Scrittura, alla tradizione e all'esperienza, ratificata dal Magistero, di mistici accreditati.21 In questo compito di ricognizione della vita interiore, la teologia spirituale va al di là delle categorie umane (di tempo e di spazio, di prima e di poi, di maggiore o minore, ecc.) per porsi in una prospettiva metastorica, su quel piano di fede adottato da Dio che si è pur sempre rivelato nella carne, quindi nella storia, per farsi conoscere dagli uomini.

Tutti i cristiani, in virtù del battesimo, sono chiamati a vivere questa vita nello Spirito, secondo il proprio stato e la propria condizione di vita, imboccando la via da Dio stesso tracciata per arrivare allo stato di uomo perfetto (cf Ef 4,11-13), in un perenne divenire senza conseguire una perfezione definitiva fino a quando si è nella condizione umana. Criteri fondamentali per rilevare lo stato spirituale raggiunto dal cristiano sono la modalità sempre più pneumatizzata del proprio essere agito dallo Spirito, l' abbandono filiale a Dio Padre nello Spirito di Cristo, la vita di carità vissuta sul modello del Cristo. Certo, sono criteri sempre relativi che danno indicazioni poco verificabili, giacché si prende in considerazione la vita stessa di Dio partecipata nel Cristo dallo Spirito.

Dall'altra parte, la mistica è sostanzialmente la presa di coscienza22 di tale esperienza dello Spirito vissuta nell'intimo del credente. Si tratta, più propriamente di un processo d'interiorizzazione del Mistero cristiano, cioè della rivelazione del Figlio di Dio incarnato nell'ambito della Chiesa, le cui condizioni normali di crescita sono la vita di fede e quella sacramentale. Ragion per cui, l'e. è frutto della fede.23 Si può parlare allora di una mistica sperimentale.24 Il padre V. Bainvel nell'introduzione alla riedizione del libro del Poulain riproponeva la sua concezione di vita mistica, definendola: « Vita di grazia fatta cosciente, conosciuta sperimentalmente ». E, spiegando il suo pensiero, continuava: « Con questo intendo che Dio concede all'anima mistica qualcosa come un senso nuovo, la coscienza della sua vita in Dio e della vita di Dio in essa. Tale coscienza si va sviluppando poco a poco, seguendo l'evoluzione della vita mistica, dal sentimento della presenza o di un tocco amoroso di Dio nell'anima sino al concorso divino a tutti i nostri atti soprannaturali e all'unione (accidentale, ma immediata) tra Dio e noi, tra la sua sostanza e la nostra, inglobando la vita di Dio e le sue operazioni in noi, la nostra vita e le nostre operazioni in lui. Ciò costituisce, allo stesso tempo, conoscenza e amore, predominando a volte la conoscenza, altre volte l'amore ».25

Vi sono due modi per tendere a tale esperienza: uno mediato e l'altro immediato, pur essendo tutti e due dono gratuito di Dio. Il primo è il cammino di perfezione, percorso a tappe o per gradi dai cristiani, divisi, secondo una tradizionale classificazione, in incipienti, proficienti e perfetti, attraverso tre stadi fondamentali: purificativo, illuminativo e unitivo. Il secondo modo, immediato, è accordato direttamente da Dio a chi vuole e quando vuole, al di là di ogni schema logico e cronologico. Nell'una e nell'altra modalità di e. è sempre necessaria la collaborazione dell'uomo, che a questo punto della sua vita spirituale si fa strumento nelle mani di Dio. Si tratta, in termini concreti, di un lavoro di scavo che l'uomo deve operare tra le stratificazioni del suo essere fino ad arrivare alla sostanza dell'essere stesso, cioè alla forma informante ogni cosa: Dio Trinità d'amore, sorgività prima, da cui procedono uomini e cose. E importante, soprattutto in questo caso, notare come alla somma attività o collaborazione dell'uomo all'azione di Dio, debba corrispondere una somma passività, che consiste nel lasciarsi fare da Dio.26

In breve, si può, dunque, affermare che la spiritualità si pone sul piano del vivere secondo lo Spirito, mentre la mistica su quella dell'essere, o per dirla in termini più appropriati, del « lasciarsi fare » da Dio. Entrambe sono la strada che ogni battezzato deve percorrere nel tendere alla perfezione, per conseguire la mistica comunione con Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo, già possibile in questa vita, ma pienamente godibile nell'aldilà. La costante azione dello Spirito santificatore, conduce, dunque, all' inabitazione delle tre divine Persone nell'intimo del cristiano, essendo ormai la promessa divenuta realtà: « Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Gv 14,23). Questa divina presenza non è semplicemente un dato oggettivo, ma personale esperienza dell'inabitazione trinitaria.27

Con questo non si nega che lo Spirito, anche se sovranamente libero, armonizzi il suo dono carismatico mistico sul carattere e sulla mentalità del soggetto in questione. Proprio perché questa inabitazione divina è, nel mistico, dono e non già ricompensa, essa lo fa pienamente uomo, provocando nel sì della sua nuova personalità di uomo nuovo la risposta alla sua vocazione ontica all'unione con Dio. Questa pura e nuda struttura della risposta umana è il frutto di una profonda fede, di una speranza che è tensione verso la piena maturità e di una carità che radica sempre più in Dio, come nella sua vera origine. Tanto è vero che, per mezzo dello Spirito, nell'e. si verifica un volere umano talmente immedesimato a quello divino da dare origine per questo ad una vita nuova, cioè ad una vita di carità. Ciò vuol dire che lo Spirito rispetta nella sua azione trasformante e divinizzante l'uomo. Anzi di più. La divinizzazione dell'uomo comporta la sua piena umanizzazione, in un'armonica unificazione di tutto il suo essere; in altri termini, partecipando alla comunione di vita delle Persone divine, egli diviene pienamente uomo e Dio, per partecipazione, nel senso che raggiunge una perfetta maturità umana e spirituale. Superando i propri limiti umani per prestare un'attenzione d'amore solo al Dio di Gesù Cristo, viene introdotto nelle tenebre luminose del mistero intratrinitario, ove non distingue più tra il conoscere per fede e l'amare per carità.

E ormai giunto alla conoscenza per amore di cui parla Bonaventura, quando definisce la mistica cognitio Dei sperimentalis, cioè una conoscenza di Dio fondata sull'esperienza.28 Nell'acme di tale esperienza, il mistico viene unito alle divine Persone in un profondo scambio divino di conoscenza e d'amore. In questo modo egli pregusta, già qui ed ora, la vita eterna, la gloria dei beati in cielo.29

Tale conoscenza nell'amore è contemplazione mistica, che Tommaso d'Aquino definisce « uno sguardo semplice sulla verità... che termina nell'amore ».30 Giovanni della Croce, invece, la definisce in questo modo: « La contemplazione è scienza d'amore, la quale è conoscenza pregna d'amore, da Dio infusa, che simultaneamente illumina e innamora l'anima fino a farla salire di grado in grado a Dio suo Creatore, perché solo l'amore è quello che unisce e congiunge l'anima a Dio ».31 Entrambi i dottori parlano di conoscenza e di amore uniti in un atto semplice. Giovanni della Croce aggiunge che la contemplazione mistica è infusa direttamente da Dio, quindi non è un'attività dell'uomo.

Ciò porta a considerare alcune caratteristiche dell'esperienza mistico-contemplativa. E vero che la vita spirituale richiede uno sforzo ascetico volontario, ma è altrettanto vero che, dall'altra parte, essa assume, in certi casi, un carattere passivo 32 in quanto la conoscenza mistica è sempre un'iniziativa di Dio che rivela il proprio mistero d'amore, pur nell'oscurità di una conoscenza inadeguata al suo essere trascendente, nella ricezione passiva del credente.33

Ma, passività nell'e. autentica non significa affatto inattività; al contrario, proprio perché la persona si sente agita dallo Spirito, è più che mai impegnata nell'azione; o, se si tratta di contemplazione, che è conoscenza intima del mistero divino, tale passività si trasforma in azione redentrice.34

Da quanto detto, si può desumere il carattere di gratuità dell'e., nel senso che si è perfettamente coscienti dell'incapacità di procurarsela con le sole forze umane. Dio rimane sovranamente libero nel dono di sé: egli si manifesta a chi vuole, quando e come vuole. Non rimane allora, all'uomo disposto all'azione dello Spirito, che affidarsi completamente alla sua libera iniziativa: per mezzo di luci e mozioni interiori, egli permetterà di penetrare nell'amore di Dio e del suo mistero salvifico-comunionale.

Altra caratteristica dell'e. autentica è che essa si svolge sempre nell'ortodossia: poiché è frutto della grazia santificante, delle grazie abituali e delle virtù infuse, non può verificarsi in un peccatore. Inoltre, poiché tali grazie avvengono sempre nell'ambito ecclesiale, esse fanno esplicito riferimento alla Chiesa, quindi non possono condurre ad azioni ad essa contrarie. Così pure, chi fa e. non trattiene per sé questo dono d'amore, ma lo partecipa agli altri per fare chiesa con loro.

Lo sviluppo individuale dell'e. è, altresì, legato alle peculiarità del soggetto e dell'epoca in cui è vissuta. Di qui la stretta interdipendenza tra l'e., oggettiva in sé, e i condizionamenti personali, sociali e culturali. Tale interdipendenza obbedisce al principio normante dell' Incarnazione di Dio che si è fatto uomo in un preciso contesto storico e culturale. Per questo motivo, occorre, prendere in considerazione anche la dimensione psicologica dell'e.,35 empiricamente controllabile, come fa la ricerca storica che prende in esame realtà tipiche della mistica come le stimmate, le guarigioni, le estasi, le visioni; oppure l'analisi clinica delle dipendenze ed influenze in un soggetto « mistico »; la critica delle fonti e il problema del linguaggio in una testimonianza di un mistico o della stessa e.36
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