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Regole per il DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI

Ultimo Aggiornamento: 31/07/2013 14:07
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31/07/2013 14:00
 
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Prima regola n° 314

314 - Nelle persone che vanno di peccato mortale in peccato mortale, il nemico suole comunemente proporre loro piaceri apparenti, occupando la loro immaginazione con diletti e piaceri sensuali, per meglio ritenerle e immergerle nei loro vizi e peccati; in tali persone lo spirito buono usa un modo contrario, pungendole e rimordendo loro la coscienza con i rimproveri della ragione.

 

Così, con chi vive in peccato mortale, il cattivo spirito rassicura il peccatore e lo spinge sempre più nel suo peccato. Gli raffigura i più vivi piaceri, dilettazioni sensibili. Gli rappresenta gli oggetti del peccato co­me la maggiore felicità, perché vi si immerga sempre più con sicurezza e gioia, come qualche cosa di normale, di indispensabile. «Tanto, lo fan­no tutti».

Il buon angelo, al contrario, gli invia un dardo, un pungolo che lo ur­ta, che gli impedisce di starsene tranquillo: i rimproveri della ragione. Gli mostra le conseguenze del peccato. Il peccatore è in stato di danna­zione. Se in automobile urta un paracarro, rischia di passare dal volan­te al giudizio di Dio e all'inferno. Ed è chiaro... indiscutibile. Il demo­nio gli fa rifiutare questi pensieri che hanno convertito tante anime!

- Ma no! Non t'inquietare, Iddio è buono! Fanno tutti così. Guar­dati in giro, solo gli imbecilli si preoccupano. Non vale la pena di par­larne al tuo confessore. Ciò non lo riguarda. Eppoi ti confesserai sul letto di morte. Hai tutto il tempo! Sei giovane...

Avete un amico che si dichiara non credente, non rassicuratelo dicen­dogli: «Sei in gamba! Sono sicuro che ti salverai! Dai una bella offerta alla festa degli orfanelli, sei intelligente, leale, altruista...», ecc. No! di­tegli la verità!

- Con tutta l'intelligenza che Dio ti ha dato, sei il più stupido di tut­ti. Fai di tutto per dannarti... Ti dici leale? Non sembrerebbe! Se lo fos­si veramente andresti di corsa a fare gli Esercizi spirituali... Tu benefat­tore dell'umanità? Sei uno scandalo pubblico! I bambini perdono la fe­de solo a guardarti; preparati a renderne conto a Dio, che ti ha riempito di doni e di cui ne dovrai dar conto...

Chi dunque rassicura il peccatore nel suo peccato, fa il gioco del de­monio. Ho conosciuto persone che sono state salvate perché hanno in­ciampato in un confessore che ha detto loro: «Se do l'assoluzione a lei, che non è deciso a troncare definitivamente con il peccato (onanismo, aborto, ecc.), compiamo entrambi un sacrilegio... si converta dunque». - Se muoio, vado all'inferno?

- Certo, se resta in questo stato. - Allora, Padre, ritornerò.

La persona m questione si è ravveduta ed ha potuto comunicarsi non nel giorno di Pasqua, ma nell'occasione della Pentecoste. Aveva quat­tro figli, ora ne ha undici. Era stato salvato da un confessore che favo­riva il gioco dell'angelo buono.

Ho conosciuto una parrocchia convertita dal parroco che aveva an­nunciato, all'inizio della quaresima, che tutti coloro che fossero man­cati alla Messa domenicale si sarebbero visti rifiutare l'assoluzione a Pasqua. Era un villaggio molto cristiano, o meglio che si spacciava per tale, ove tutti gli uomini facevano la Pasqua, ma andavano a Messa non più di quattro volte all'anno. Dopo l'avviso dal pulpito niente cambiò; ma il giorno di Pasqua nessun uomo poté comunicarsi. Imma­ginatevi lo scalpore suscitato nel villaggio! Ma... la metà venne poi a comunicarsi per Pentecoste, non essendo più mancati alla Messa, e così continuarono per il futuro. Altri, in buon numero, ritornarono a poco a poco in occasione di missioni o di malattie. È il demonio che rassicura il peccatore nel peccato! Attenzione!

L'angelo buono dà rimorsi di coscienza. Dice esattamente come stan­no le cose. Se volete convertire qualcuno, non dategli delle ragioni da pochi soldi, ad esempio: «Vai a fare gli Esercizi a..., che lì si mangia be­ne». Ditegli: «Se tu morissi in questo istante, saresti in condizione di apparire davanti a Dio? Vai dunque a fare un buon ritiro, sciagurato! Ti è indispensabile e molto urgente!».

Padre Roothan dice che questa prima regola vale anche per quelli che, senza essere in stato di peccato mortale, si intiepidiscono sempre di più. Ad esempio, quei cristiani, quei religiosi ben decisi a non correg­gersi dai loro peccati veniali! Il demonio li rassicura nella tiepidezza, molto pericolosa per la salute dell' anima. Il buon angelo invia loro gravi avvertimenti. Guai, se non ne approfittano! In questo modo, il ri­lassamento si introduce in molti conventi e in molte famiglie cristiane.

 

Seconda regola n° 315

Come agisce lo spirito cattivo? E come si comporta invece lo spirito buono con quelli che lavorano coraggiosamente a correggersi dai loro peccati?

I demoni, come gli angeli buoni, sono puri spiriti, non si vedono. Ma il Buon Dio non ha voluto che i demoni, nostri nemici, possano attac­carci senza che noi avessimo una specie di radar per individuarli. Da qui l'importanza degli esami di coscienza. Vigilate et orate ha detto e ri­petuto Gesù nel Vangelo: «Vegliate e pregate». Guai al cristiano che non sta in guardia! Il demonio trafficherà nella sua anima come gli pia­cerà; l'uomo non se ne renderà conto se non si mantiere all'erta. Perciò non basta vegliare. Da quale segno posso capire di trovarmi di fronte allo spirito buono o cattivo?

Sant'Ignazio ci indica sei segni per riconoscere lo spirito cattivo quando cerca di sorprendere coloro che vanno di bene in meglio,

 

315 - Nelle persone che lavorano coraggiosamente a purificarsi dei lo­ro peccati, e crescono di bene in meglio nel servizio di Dio no­stro Signore, avviene il contrario di quello che s'è detto nella prima regola, perché allora è proprio del cattivo spirito di cau­sare in loro della tristezza e dei tormenti di coscienza, di alzare ostacoli, di inquietare con false ragioni, alfine d'arrestare i loro progressi nel cammino della virtù...

 

Disponiamo dunque di sei caratteristiche, quasi sei odori che tradi­scono lo spirito cattivo:

1. La tristezza

«Un santo triste è un triste santo» diceva san Francesco di Sales. Il demonio è l'eternamente triste... Non può sbarazzarsi della sua tristez­za. Dal momento in cui si avvicina, vi comunica la sua tristezza senza volerlo. È talmente forte che, nelle regole per il discernimento degli spi­riti della seconda settimana, quando il demonio si sforzerà di tentare un'anima fervente, sotto l'apparenza del bene, uno dei segni per rico­noscerlo sarà proprio questa tristezza di cui ci si sente pervadere. Un ta­le era uscito contento dal confessionale, poi ad un tratto si senti triste. Riconoscete colui che lo avvicina con la sua tristezza! Ecco un giovane triste. Io non dico che ha peccato, ma so che il demonio gli gironzola attorno. Attenzione a queste fantasie melanconiche! Ora si sa il perché... il demonio non è lontano!

2. Tormenti di coscienza

Padre Louis Lallemant, il celebre gesuita, diceva: «Ogni proposizio­ne condizionale che turba, viene dal demonio». (Proposizione che co­mincia con un «se» o un condizionale: «chissà se? Chissà se mi sono confessato bene?... se ho la vocazione?... se potrò perseverare?, ecc»). Un sabato sera arriva vostra moglie:

- Chissà Francesco, se mi sono confessata bene! Chissà se domani potrò fare la comunione?

- Perché? Hai forse tenuto nascosto di proposito un peccato morta­le? (E sapete bene che per niente al mondo vorrebbe commettere un peccato, anche veniale).

- Oh no! Ma il sagrestano faceva rumore, i bambini facevano bac­cano, il curato ha starnutito, io mi sono confusa. Chissà se mi sono ben confessata!

Rispondetele:

- Rassicurati, ti sei ben confessata; puoi comunicarti.

- Come puoi saperlo?

- Seconda regola! È il demonio che ti imbroglia e il demonio è un bugiardo! Se avessi fatto una confessione sacrilega, il demonio ti rassi­curerebbe, mentre il buon angelo ti direbbe perché e in che cosa avresti fatto una confessione sacrilega. Perciò stai tranquilla.

Ecco un seminarista che si chiede: «Chissà se ho proprio la vocazio­ne?». Questo pensiero, così com'è, viene dal demonio. Il buon angelo gli direbbe perché e tutto sarebbe chiaro.

3. Gli ostacoli

Il demonio eccelle nel far apparire la pratica delle virtù come troppo difficile, e nell'ingrandire tutte le difficoltà. In quanti sono, purtroppo, a credere che una vita veramente cristiana sia impossibile, che ci siano difficoltà insormontabili per operare la propria salvezza, per praticare la castità secondo il proprio stato, per vivere cristianamente nel matri­monio!

Pensate al «panico» di non essere come gli altri, che ha spinto tanti cristiani a disonorarsi con le mode impudiche; pensate al «panico del fi­glio» che ha spinto molte donne, che si ritengono cattoliche, a commet­tere infanticidi - crimine che grida vendetta al cospetto di Dio! - a privarsi di quel tesoro eterno, di quella, gioia innegabile per una fami­glia rappresentata da un bambino in più, e che allo stesso tempo, si sa, è la salute e la gioia della donna! Il demonio ingigantisce le difficoltà e nasconde tutto quanto facilita la vita cristiana: fuggire le occasioni, la preghiera, i sacramenti, le intense gioie di una famiglia cristiana, le gioie eterne, ecc. Tutto questo sembra irraggiungibile!

4. II turbamento

«Ogni turbamento viene dal demonio» diceva san Giovanni Berch­mans, anche l'esuberanza e l'emotività sono mezzi di cui si serve. A volte, in famiglia c'è elettricità nell'aria. La moglie si innervosisce, i bambini sono scatenati, il marito prenderebbe tutti a sberle. Attenzio­ne: c'è il demonio! In queste occasioni vince sempre... Si dicono e si commettono stupidaggini, peccati più o meno gravi, più o meno nume­rosi. Vigilate! Pregate! Diremo più avanti cosa fare quando i demoni sono presenti. Occorre mettere in guardia anche i bambini contro certe dissipazioni o sentimenti di collera e di orgoglio di cui il demonio si ser­ve...

5. I ragionamenti falsi...

...sono un immancabile segno del demonio. Dobbiamo diffidare di certe teorie false, di certi slogans che fanno commettere peccati in gran numero, e spesso contro la fede, la giustizia e la carità. Ad esempio:

- Quando saranno grandi, sceglieranno la loro religione.

- Scusate, come sapete se vivranno? Non hanno forse il diritto, fin d'ora, di sapere che hanno un Padre nel cielo?... che hanno un destino eterno? Non hanno già un piccolo cuore capace di praticare la virtù?... di amare il Buon Dio?

Non è un atto di giustizia, ma la più orribile e criminale delle ingiusti­zie. Ragionamenti falsi!

Ancora: «Padre, ne avremo uno solo, così lo educheremo meglio!». State tranquilli, non si tira su meglio un figlio di dodici. Da parte mia, tutti gli scappellotti ricevuti, non li ho presi da mio padre e da mia ma­dre; i fratelli e le sorelle servono molto all'educazione!

Ancora: «Non sono stato io a chiedere a Dio di venire al mondo...», oppure l'altro ritornello: «Non sono stato io a chiedere ai genitori di mettermi al mondo». Oltre che stupidità, è anche insopportabile orgo­glio. «Mi dica, signore, quando dovevano chiedere il permesso di darle l'essere? Prima del concepimento?... quando era ancora nel seno di sua madre?... oppure quando si succhiava il pollice?... o già maggiorenne?».

In questi due casi vi è una grave bestemmia contro Dio, Padre di ogni bene. La vita è un bene. Il vostro destino eterno è un bene al di sopra di ogni bene. Tutti i mezzi che Dio ha preparato da tutta l'eternità per la vostra salvezza! I vostri genitori, allo stesso modo, non hanno fatto al­tro che seguire il piano di Dio... E quelli che pongono queste stupide domande così orgogliosamente, non utilizzano forse tutti questi doni di Dio? E senza nemmeno dirgli grazie. Ita ut sint inexcusabiles! scriveva san Paolo ai Romani, parlando di chi non vuol ringraziare il Buon Dio, ma tuttavia se ne approfitta dal caffè del mattino, fino alla sera. Respi­rano l'aria del Buon Dio, bevono il latte del Buon Dio, il vino del Buon Dio, l'acqua del Buon Dio, mangiano il pane del Buon Dio, fumano le sigarette del Buon Dio, ecc.

6. Lo scoraggiamento

Ogni scoraggiamento viene dal demonio. Avete cominciato bene... poi, improvvisamente, manca il coraggio: il demonio si è fatto vivo. E il buon angelo? Il buon angelo, lui, dà coraggio, pace, gioia, rende tut­to facile!

Ricordate la tentazione di sant'Agostino. Aveva 32 anni e non era ancora battezzato. Dopo una vita molto corrotta, era diventato mani­cheo; ma aveva una santa mamma che da 32 anni pregava per lui. L'aveva seguito a Milano, dove era stato nominato dall'imperatore di­rettore del liceo imperiale. Fu lei a metterlo in contatto con sant'Am­brogio, che non ebbe difficoltà a dimostrare al giovane direttore di li­ceo, molto intelligente e che amava ascoltarlo, la necessità di diventare cristiano se voleva salvarsi; avrebbe dovuto abbandonare la vita dissi­pata e farsi battezzare. Divenne catecumeno e avrebbe ricevuto il batte­simo a Pasqua.

Credete che tutto si svolse come previsto? Sant'Agostino nelle sue «Confessioni», racconta come andarono le cose: era nel giardino quan­do, ad un tratto, si rattristò. «Non sarai matto?! Hai riflettuto abba­stanza?... sei sincero? ... ». Versava lacrime tanto grosse da vedersi co­stretto a passeggiare per respirare. «È impossibile!». Tutte le passate relazioni gli tornavano alla mente: «Agostino, come puoi lasciarci? Ca­ro Agostino... È impossibile! ». Fu così forte che stava per rinunciare al battesimo; voleva inviare uno scritto all'arcivescovo: «Monsignore, non sono pronto, ho sopravvalutato le mie forze!». Che peccato! Ma il buon angelo non abbandona i suoi.

Mentre questi pensieri gli si affollano nella mente, ha un'idea: Quod isti et istae, cur non ego?. «Dopo tutto, ciò che fanno questi cristiani, perché non potrei farlo anch'io? Ebbene! Anch'io fuggirò le cattive oc­casioni, pregherò, se cadrò andrò a confessarmi, mi comunicherò; che fortuna!». Questo pensiero lo riempie di pace e di gioia: «Per Pasqua sarò come mia madre!».

Notate bene, nella prima parte, i sei segni del demonio: tristezza, tor­menti di coscienza, ostacoli, turbamento, falsi ragionamenti, scorag­giamento. Nella seconda, invece, la pace e la gioia. Non è stato per ca­so, né grazie a sé stesso, che sant'Agostino ha conservato la sua decisio­ne. È intervenuto lo spirito buono.

 

315 - (seguito) ... al contrario è proprio dello spirito buono dare loro del coraggio e delle forze, consolazioni e lacrime, buone ispira­zioni e pace, facilitando e allontanando ogni ostacolo, affinché esse procedano sempre più nel bene.

 

Terza regola n° 316

Consolazione e desolazione spirituali

Tutto sta nel sapere ciò che occorre fare quando il demonio è vicino. Sant'Ignazio ce lo dice. Ma prima di indicarci il comportamento di fronte alle manovre o agli attacchi del demonio, da ottimo scolastico, definisce i termini che impiega. Il demonio, infatti, spesso vince le ani­me generose grazie ad una falsa definizione della consolazione o della desolazione spirituale.

Molti cristiani confondono consolazione con progresso nella santità, e desolazione con regresso. Ma non sono la stessa cosa.

Non crediate di essere più santi perché provate consolazioni spirituali (dopo la comunione, avete il cuore pieno di buoni sentimenti). Non mollate, quando credete di regredire in santità perché subite delle tenta­zioni, per brutte che siano.

Quanti partecipanti agli Esercizi, dopo aver pianto i loro peccati al primo ritiro, al secondo vengono a dirci: «Padre, il ritiro va male! Sono arido... non riesco ad infiammarmi d'amore». Ho conosciuto generosi fedeli che, ad un ritiro, sono stati scossi al punto di chiedersi se non stessero perdendo la fede.

Ebbene, era proprio a quel ritiro che Dio voleva farli uscire dalle vie ordinarie per introdurli nelle vie mistiche. Fate dunque attenzione alle definizioni di sant'Ignazio. 

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