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PERCHE' CREDERE

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2013 11:46
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18/07/2013 11:44
 
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Il Primato di Pietro



51. Il Primato di Pietro trova il suo fondamento in due momenti.



52. Il primo di questi viene indicato dagli studiosi con l'espres­sione "la promessa del Primato", che abbiamo ricordato in apertura di questo capitolo: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18).



53. Leggendo il racconto di Matteo, ci si potrà accorgere che subito dopo aver pronunciato queste parole, Gesù farà un'altra promessa a Simon Pietro: "A te darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che leghe­rai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16,19). Gesù sta spiegando che cosa intende per Primato. Le sue parole erano facilmente comprensibili ai suoi uditori, molto meno a noi, uomini del ventesimo secolo.



54. "Detenere le chiavi", nel linguaggio biblico, sta a significare il potere che ha il maggiordomo di amministrare i beni di una casa o di un palazzo, in attesa del ritorno del legittimo proprietario. Ne consegue che la Chiesa che Cristo intende edificare dovrà avere come amministratore dei suoi beni, nel periodo in cui mancherà il suo fondatore (Cristo), pro­prio Simon Pietro.



55. Nel linguaggio rabbinico, "legare" e "sciogliere" indicavano il potere di proibire (legare) o di permettere (sciogliere) in materia dottri­nale; invece, nel campo disciplinare e giuridico, la stessa espressione indi­cava il potere di "condannare" (legare) o di "assolvere" (sciogliere).



56. A Pietro, dunque, Gesù promette non solo di costituirlo come fondamento dell'edificio Chiesa, ma anche il potere di proibire o di permettere in campo dottrinale e quello di assolvere o di condannare in campo giuridico e disciplinare.



57. Il ruolo che Gesù intendeva dunque affidare a Simon Pietro ci è piuttosto chiaro. Ma proseguiamo.



58. Il secondo momento. Dalla promessa del Primato, il Vangelo ci ricorda il passaggio al "conferimento del Primato". Lo troviamo nel Vangelo di Giovanni: "Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: Simone di Giovanni mi vuoi bene tu più di costoro? Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci i miei agnelli. Gli disse di nuovo: Simone di Giovanni, mi vuoi bene? Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci le mie pecorelle. Gli disse per la terza volta: Simone di Giovanni, mi vuoi bene? Pietro rimase addolorato che per la terza voltagli dicesse: Mi vuoi bene; e gli disse: Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene. Gli rispose Gesù: Pasci le mie pecorelle" (Gv 21, 14-17).



59. "Pasci i miei agnelli - pasci le mie pecorelle - pasci le mie peco­relle". Per ben tre volte, Gesù affida un incarico a Simon Pietro: condur­re, guidare e governare l'intero gregge, proprio come fa un pastore. Il gregge - su questo tutti gli studiosi concordano - è la Chiesa tutta intera. Toccherà a Pietro guidare e governare la Chiesa fondata da Cristo.



60. Ortodossi, anglicani e protestanti non concordano parzial­mente o del tutto con la Chiesa Cattolica circa l'interpretazione da dare a queste parole, che però a noi pare molto evidente. Il Primato di Pietro, comprendente il potere di comandare sulla Chiesa e dunque il diritto di essere obbedito da chi ne fa parte, potrà anche non piacere a qualcuno, rna, stando al Vangelo di san Giovanni, nasce per esplicita volontà di Cri­sto.



61. Per sanare questa disparità di interpretazioni si dovrebbe affrontare un complesso discorso teologico ed esegetico. Ma noi prefe­riamo interrogare la storia. Essa dovrà dirci come è stato inteso, accolto e realizzato il Primato di Pietro fin dall'epoca della Chiesa primitiva.



62. Con la Chiesa primitiva dovrà confrontarsi, e misurarsi, ciascuna delle Chiese cristiane oggi esistenti. E non si potrà avanzare la pretesa di essere la sola Chiesa fondata da Cristo se sul Primato di Pietro una Chiesa odierna avesse idee sostanzialmente diverse dalla Chiesa delle origini.



63. Dedicheremo il prossimo capitolo ad interrogare la storia pro­prio su questo argomento.



64. Ancora un'ultima considerazione. La Chiesa, nelle intenzioni del suo fondatore, non avrebbe mai dovuto cessare di esistere; ne conse­gue - con tutta evidenza - che anche il suo fondamento, il suo pastore, non avrebbe mai dovuto venire a mancare.



65. Ma Gesù non ha promesso a Pietro il dono dell'immortalità. Anzi, al contrario, gli ha predetto il modo in cui sarebbe morto. Va da sè, dunque, che il compito di governare la Chiesa, di esserne fonda­mento e guida avrebbe dovuto perdurare nel tempo e quindi essere tra­smesso da Pietro al suo successore. E così per tutta la durata della Chiesa, cioè per sempre.



66. Questa conclusione è confermata dai Vangeli. Anche nell'affi­dare alla Chiesa un compito preciso, Gesù manifesta l'intenzione che essa doveva durare per sempre, nei secoli: "Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvici­natosi, disse loro: Mi è stato dato ogni potere in ciclo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti igiorni, fino alla fine del mondo" (Mt28, 16-20).



67. Il compito di ammaestrare ed insegnare a tutte le nazioni fino alla fine del mondo e quindi battezzarle non poteva essere assegnato solo agli Undici che ascoltavano queste parole di Gesù, perché di lì a pochi decenni di loro non ne sarebbe rimasto in vita alcuno. Invece, Gesù dice che Egli accompagnerà chi ammaestra ed insegna e battezza (la Chiesa) fino alla fine del mondo.



68. Quindi, il potere dato alla Chiesa, nella persona dei primi undici discepoli, sotto la guida di Simon Pietro, sarebbe stato evidente­mente trasmesso ai loro successori, e così fino alla fine dei tempi.



69. Abbiamo ora tutte le carte in regola per entrare nel mondo della storia e portare a termine la nostra ricerca. È ciò che faremo nel prossimo capitolo.



"Poiché Dio ha creato tutte le cose con estrema compiu­tezza e perfezione, non sarebbe stato concepibile che nella sua infinita sapienza, dopo aver dato la verità al mon­do, rientrasse nella sua perfetta quiete, lasciando la ve­rità stessa esposta alle ingiurie del tempo, vano oggetto delle dispute umane. Per questo concepì da tutta l'eter­nità la sua Chiesa, che risplendette nel mondo nella pie­nezza dei tempi con quella sovrana bellezza e quell'uni­ca perfezione che sempre ebbe nell'intendimento divino". (JUAN DONOSO CORTES, Saggio sul cattolicesimo, il liberali­smo e il socialismo, Rusconi, Milano 1972, p. 78)

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