Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

PERCHE' CREDERE

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2013 11:46
Autore
Stampa | Notifica email    
18/07/2013 11:39
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Autenticità dei Vangeli



"(...) se l'originale dei vangeli è davvero ebraico o aramaico è perché sono stati scritti subito, tra il 30 (anno probabile della morte di Gesù) e il 50, o poco più. In ogni caso, ricolto prima che, con la distruzione del 70, il vecchio Israele sia travolto e scompaiano gli intinti testimoni di ciò che è raccontato in quei testi". (VITTORIO MESSORI, Patì sotto Ponzio Pilato?, SEI, Tosino 1992, p. 297)



1. La nostra indagine sulla credibilità del Cristianesimo ha affron­tato, nel capitolo precedente, il problema della esistenza di Gesù Cristo e abbiamo visto, grazie alla documentazione in nostro possesso, che si tratta di un dato storicamente accertato.



2. Ora, tra i documenti che abbiamo preso in considerazione non abbiamo incluso i quattro Vangeli. E ciò non perché essi non siano da considerarsi storici, ma soltanto perché non abbiamo ancora esaminato il loro spessore di testimonianze affidabili, di documentazione attendibile. È ciò che cominceremo a fare ora.



3. Il cattolico sa che: "La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene con fermezza e costanza massima che i quattro Vangeli, di cui afferma senza alcuna esistnza la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro eterna salvezza" (Dei Verbum, 19). Sulla scorta di que­sta definizione, tratta da una Costituzione dogmatica del Concilio Vati­cano II, il cattolico non nutre alcun dubbio che i Vangeli siano docu­menti storici autentici e veritieri.



4. Poiché quanto insegnato dalla Dei Verbum ha valore normativo solo per i cattolici, per accertare l'attendibilità storica dei Vangeli, e convincere di ciò chi la contesta, il cattolico deve percorrere altre strade, quelle tracciate dalla ricerca storica.



5. Molto semplificando, possiamo dire che la disciplina storica, quando incontra un documento scritto che riporta fatti accaduti in pas­sato, solitamente percorre queste strade:

- in primo luogo, ne accerta l'autenticità;

- poi verifica l'integrità del contenuto;

- quindi esamina quanto è scritto per accertare se corrisponde a fatti real­mente accaduti.



6. Ora, per mostrare a chi non crede che i Vangeli sono documenti storici, che riportano con fedeltà fatti realmente accaduti, il cattolico per­corre la stessa strada indicata dallo storico.



7. Che cosa significa indagare sull'autenticità dei Vangeli? Vuol dire appurare in primo luogo che essi risalgano effettivamente all'età apostolica, ossia al I secolo, e poi che siano stati scritti realmente dagli autori cui sono attribuiti.



8. Che cosa significa indagare sull'integrità dei Vangeli? Vuol dire accertarsi che i Vangeli oggi in nostro possesso, quelli che abitualmente leggiamo, corrispondano nel contenuto esattamente a quelli che hanno redatto Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Sarà necessario, dunque, sgomberare il campo da ogni possibile sospetto di manomissione, di mutilazione e di correzione del testo evangelico originale.



9. Che cosa significa indagare sulla veridicità dei Vangeli? Vuol dire:

- in primo luogo, controllare che i Vangeli siano stati scritti in epoca vicina ai fatti che narrano (e qui riprenderemo il discorso sull'autenticità dei Vangeli).

- poi, recuperare informazioni sui loro autori, perché interessa sapere se sono persone meritevoli di fiducia, competenti in materia e testimoni attendibili dei fatti che raccontano.

- infine, e questa è forse la parte più importante, accertare che i fatti nar­rati siano realmente accaduti.



10. Il cattolico sa che il problema relativo alla datazione dei Van­geli è molto importante. Vi sono certe correnti di pensiero, sostenute anche da qualche teologo e da qualche biblista, stando alle quali tra il Cristo della storia, cioè quello che è realmente vissuto, e la composizione dei Vangeli sarebbero intercorsi lunghi periodi di tempo, da 30 fino a 70 anni.



11. Quanti negano pieno valore di documentazione storica ai Van­geli ritengono che in questo lungo arco di tempo la Chiesa primitiva, mentre era in fase di organizzazione e con lo scopo di guadagnare nuovi fedeli, avrebbe divinizzato la persona di Gesù, attribuendogli parole ed opere che in realtà Egli non avrebbe mai pronunciato o compiuto.



12. Una vera e propria manipolazione, una autentica falsificazione della verità, quella compiuta dalla Chiesa primitiva nel redigere i Vangeli. Per rimediare, teologi, biblisti e studiosi, a partire da quelli di confes­sione protestantica, hanno dato il via ad un processo cosiddetto di "demitizzazione", con l'intento di eliminare dal testo dei Vangeli, e quindi dalla vita di Gesù Cristo, ogni parola e ogni episodio che non sarebbe razionalmente comprensibile.



13. Riguardo la scelta tra le parole e i fatti da conservare e quelli da eliminare nel testo evangelico, ogni studioso ha personali opinioni. Per alcuni, espressioni come "Io e il Padre siamo una cosa sola" sono puramente inventate. Impossibile che un uomo, un giudeo, abbia mai pronunciato queste parole che lo fanno uguale a Dio. Ma è anche impos­sibile che abbia camminato sulle acque, sfamato migliaia di persone con pochi pani e pesci, guarito all'istante ciechi, sordi e storpi, risuscitato il figlio della vedova di Nain, comandato alle forze della natura e che, dopo la morte, sia anche risuscitato. Tutto questo ripugna, secondo alcuni "studiosi", alla ragione umana. Nei Vangeli vi sarebbe stato aggiunto da mani ignote e interessate a tutto tranne che a trasmettere fedelmente la vita di Gesù Cristo.



14. Che cosa rimanga della vita di Gesù che meriti qualche inte­resse, dopo averla depredata di quanto abbiamo sopra ricordato, non è dato di capirlo bene. Per quanto ci riguarda, solo se le nostre tre piste di ricerca - autenticità, integrità, veridicità dei Vangeli - dovessero condurci a risultati positivi, solo in questo caso noi saremo autorizzati a trattare i Vangeli come documenti storici atendibili, credibili, meritevoli della nostra considerazione.



15. E se i Vangeli sono documenti storici attendibili, il cattolico li proporrà con schiettezza e semplicità a chi non crede, perché si renda conto dell'irragionevolezza delle sue convinzioni e si disponga, con l'aiuto della grazia di Dio, a convertirsi.



I Vangeli sono documenti del primo secolo



16. Una tradizione bimillenaria, giunta ininterrottamente fino a noi, attribuisce i Vangeli a quattro autori di nome Matteo, Marco, Luca e Giovanni, tutti vissuti - si dice - nel I secolo d.C. Come possiamo veri­ficare la fondatezza di questa tradizione?



17. Il punto di partenza della nostra ricerca è un dato storico indi­scutibile, perché di esso possediamo molte testimonianze. Subito dopo la morte di Gesù, il Cristianesimo si diffonde in numerose e vaste regioni dell'Impero di Roma. Proprio di questa capillare presenza rimangono molte tracce, anche archeologiche, che perfino un turista distratto può facilmente notare solo che viaggi in Terra Santa o in Asia Minore.



18. A Cipro, a Tessalonica, ad Atene, a Efeso, a Corinto (Grecia), in certe zone dell'Asia Minore (Panfilia, Pisidia, Galazia, Iconio e Colossi), Paolo fonda comunità cristiane che presto diventano fiorenti e si dotano, fin dal I secolo, di una certa struttura gerarchica e di una organizzazione.



19. A Gerusalemme, a Cesarea, ad Antiochia, a Joppe (Giaffa) e in Samaria, Pietro fonda altre comunità cristiane. Anche a Rorna, probabil­mente fu Pietro il fondatore della locale comunità cristiana.



20. Altri Apostoli fondano comunità in Egitto, nella Cappadocia, in Armenia e in zone dell'Asia Minore (Porto, Frigia, Bitinia).



21. Una presenza così numerosa di focolai di Cristianesimo è atte­stata da fonti storiche non cristiane. Abbiamo ricordato, nel capitolo pre­cedente, la lettera di Plinio il Giovane (anno 112) all'imperatore Traiano, nella quale si legge: "Il Cristianesimo è professato da un gran numero d'ambo i sessi, di ogni età e classe sociale" e nella quale si dice che questa nuova Religione è ormai diffusa non solo nelle città ma anche nei villaggi e nelle campagne.



22. Queste comunità cristiane sono tra loro assai distanti e soprat­tutto sono spesso indipendenti una dall'altra. Tra alcune di esse non mancheranno scontri e rivalità che sfoceranno, talvolta, in dure lotte di carattere dottrinale, fino a giungere successivamente a dolorose separa­zioni.



23. Ma su di un punto esse concordano sempre: nel ritenere gli scritti di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni i soli autentici Vangeli, realmente scritti dai quattro personaggi suddetti, tutti vissuti nel I secolo d.C.



24. Questo è un primo dato che gioca a favore dell'autenticità dei Vangeli, da prendere in seria considerazione. Ma ve ne sono altri.



25. Tra il 95 ed il 150 d.C. visse Papia, che fu anche vescovo di Gerapoli, in Asia Minore. Papia fu discepolo di un altro grande della Chiesa, san Policarpo, vescovo di Smirne. E san Policarpo fu amico e discepolo di san Giovanni Apostolo, l'autore del quarto Vangelo.



26. Nelle sue "Spiegazioni dei detti del Signore", di cui ci parla lo storico Eusebio di Cesarea (Historia Ecclesiastica, III, 39), Papia scrive: "Questo diceva il Presbitero: Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse con accuratezza, ma non con ordine, tutto ciò che ricordava delle parole o dei fatti del Signore. Egli, infatti, non aveva udito il Signore né era stato suo discepolo, ma più tardi, come dicevo, aveva accompagnato Pietro, il quale impartiva le sue istruzioni secondo i bisogni, ma senza fare esposizione ordi­nata dei detti del Signore, cosicché non commise colpa Marco scrivendo alcune cose così come le ricordava. Egli ebbe una sola preoccupazione, di non omettere nulla di quanto aveva inteso e di non introdurre alcun errore...

Quanto a Matteo, egli in lingua ebraica ordinò i detti del Signore e cia­scuno l'interpretò come era capace di fare".



27. Nella testimonianza di Papia si fa cenno ad un "Presbitero". A detta degli studiosi si tratta proprio di san Giovanni apostolo, le cui parole furono riferite a Papia probabilmente proprio da quel Policarpo discepolo dell'autore del quarto Vangelo.



28. Siamo davanti ad una testimonianza preziosa, la cui fonte potrebbe risalire, con la mediazione di san Policarpo, nientemeno che ad Lui Apostolo del Signore, autore di un Vangelo. Papia parla solo di un Vangelo di Matteo e di uno di Marco; tace sugli altri due e così facciamo, - per ora, anche noi. Segnala che Marco era "interprete di Pietro" e "aveva accompagnato" il Principe degli Apostoli. Pertanto, Marco è certamente vissuto in età apostolica e il suo Vangelo va datato al I secolo.



29. La documentazione storica ci offre altre testimonianze impor­tanti a conferma dell'autenticità dei Vangeli.



30. Nell'anno 185, Ireneo, vescovo di Lione (Gallia), scrive: "Matteo fra gli Ebrei nella propria lingua di essi produsse un Vangelo, nel tempo in cui Pietro e Paolo predicarono a Roma e vi fondarono la Chiesa. Quindi, dopo la dipartita di costoro, Marco, discepolo e segretario di Pietro, ci trasmise anch'egli per iscritto le cose predicate da Pietro. A sua volta, Luca, compagno di Paolo, compose in un libro il Vangelo predicato da quello. Infine, Giovanni, il discepolo del Signore, quello che riposò pure sul petto di Lui, anch'egli pubblicò un Vangelo, mentre dimorava in Efeso d'A­sia... Esistono dunque solo quattro Vangeli né più né meno. Come quattro sono le parti del mondo e quattro i venti principali (...) È manifesto quindi che il Verbo ci ha dato il Vangelo quadriforme, permeato da un solo spirito" (Adversus Haereses, III, 1, 1).



31. Dunque, al tempo di Ireneo, sul finire del II secolo, è assodato che gli unici Vangeli ai quali la Chiesa attribuisce valore sono quelli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni. Ireneo ci offre una datazione dei Vangeli ancora generica, ma molto significativa: Matteo scrive "nel tempo in cui Pietro e Paolo predicarono a Roma e vi fondarono la Chiesa", quindi prima del 64/67 d.C., anno della loro morte. Ci informa, inoltre, che Luca, autore del terzo Vangelo, era compagno di Paolo mentre Gio­vanni, autore del quarto, era apostolo di Gesìi. Dunque, tutti uomini vis­suti nel primo secolo, che scrissero i Vangeli certamente in età apostolica.



32. La testimonianza di Ireneo è preziosa sia per l'autorevolezza della fonte, perché egli fu uomo di profonda cultura e di grande presti­gio e autorità nella Chiesa primitiva, sia perché, sebbene giovanissimo, conobbe personalmente san Policarpo, discepolo dell'Apostolo Giovanni.

33. Un altro testimone che conferma l'autenticità dei Vangeli è Clemente Alessandrino (Atene 150 ca. - 212 ca.), di cui ci siamo già occupati quando abbiamo esaminato il pensiero cattolico riguardo l'esi­stenza di Dio. Uomo coltissimo, educato nel paganesimo, conosceva perfettamente i filosofi greci e il Nuovo ed Antico Testamento, citati nei suoi scritti per almeno 3.500 volte.



34. Ricordando le sue Ipotiposi, una raccolta in otto libri di appun­ti sulla Sacra Scrittura, Eusebio di Cesarea scrive: "In questi stessi libri Clemente espone, circa la serie dei Vangeli, la tradizione degli antichi pre­sbiteri che è questa. Egli dice che sono stati scritti dapprima i Vangeli che contengono le genealogie del Salvatore (Matteo, Luca), e che quello secondo Marco ha avuto la seguente origine. Avendo Pietro predicato pubblicamen­te a Roma la Parola di Dio ed esposto il Vangelo in virtù dello Spirito San­to, i molti che erano stati presenti esortarono Marco come colui che l'aveva seguito da gran tempo e si ricordava delle cose dette, di mettere per iscritto le cose pronunciate. Avendo fatto ciò, Marco consegnò il Vangelo a quelli che l'avevano pregato. Pietro risaputo ciò non volle esplicitamente né impe­dire né incitare. Ultimo, pertanto, è Giovanni: vedendo che negli Evangeli precedenti erano state manifestate le cose corporee (ea quae ad corpus Chri­sti pertinent), spinto dagli amici, divinamente portato dallo Spirito Santo, produsse un Vangelo spirituale" (Historia Ecclesiastica, VI, 14).



35. Come si può notare, anche Clemente Alessandrino attesta i nomi degli Evangelisti e l'epoca in cui furono scritti, certamente il I secolo, offrendoci un ulteriore dato storico in favore della loro autenti­cità.



36. Un altro testimone in favore dell'autenticità dei Vangeli è un discepolo di Clemente Alessandrino, suo successore, a partire dall'anno 203, nella Scuola di Alessandria. Stiamo parlando di Origene, autore di un Commentario in Matteo, in cui scrisse: "Ecco quanto appresi dalla tra­dizione intorno ai quattro Vangeli, che sono gli unici ammessi senza contro­versia dalla Chiesa di Dio. Dapprima fu composto il Vangelo secondo Mat­teo, il quale una volta era pubblicano e in seguito divenne Apostolo di Gesù Cristo. Egli pubblicò il Vangelo in lingua ebraica per i Giudei convertiti alla fede. Il secondo è quello composto da Marco dietro quantogli aveva espo­sto Pietro... Il terzo è quello secondo Luca, il Vangelo raccomandato da Paolo, scritto a favore dei Gentili. L'ultimo quello secondo Giovanni" (Euse­bio di Cesarea, Historia Ecclesiastica, VI, 25).



37. Un'altra testimonianza è quella di Tertulliano, autore del Libro contro Marcione, scritto intorno al 200. Egli scrive: "Abbiamo stabilito prima di tutto che lo strumento evangelico ha per autori gli Apostoli ai quali il Sitgnore stesso diede l'incarico di promulgare il Vangelo. Quando ne furono autori dei discepoli, non rimasero però isolati, bensì in comunione con gli Apostoli; poiché la predicazione dei discepoli potrebbe essere sospettata di una gloria, se non fosse garantita dall'autorità dei maestri, anzi dall'auto­rità di Cristo che conferì il magistero agli Apostoli. Così, tra gli Apostoli, Gioranni e Matteo ci hanno comunicato la fede; tra i loro discepoli, Luca e Marco la rinnorano" (Adversus Marcionem, IV 2).



38. Fino ad ora abbiamo esaminato una serie di testimonianze molto antiche, tutte concordi sull'autenticità dei quattro Vangeli. Dob­biamo ricordare che queste testimonianze provengono da uomini auto­revoli, prestigiosi, di grande cultura anche se diversi tra loro per sensibi­lità e formazione. Tutti però attestano che la Chiesa primitiva riteneva ispirati, dunque canonici, solo i Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, che furono scritti nel I secolo.



39. A questa serie di documenti ne possiamo aggiungere un altro di incomparabile valore. Si tratta del celebre Canone Muratoriano, un rammento datato verso la metà del II secolo d.C., scoperto dallo storico Ludovico Antonio Muratori (1672 - 1750) nella Biblioteca Ambrosiana di Milano e reso pubblico nell'anno 1742.



40. È un frammento incompleto. Contiene il catalogo dei Libri del Nuovo Testamento, ma è privo dell'inizio e della fine. Pur così mutilato, esso esordisce affermando"... il terzo Vangelo è di Luca, medico, compa­gno di Paolo,... il quarto è di Giovanni, uno dei discepoli".



41. In realtà, prima dell'esordio sopra ricordato, vi sono alcune parole che concludono una frase precedente, della quale non si ha l'ini­zio, andato perso. Gli studiosi concordano che si riferisca al Vangelo di Marco. Ma a noi importa notare come il Codice Muratoriano enumera i Vangeli di Luca e di Giovanni, definendoli rispettivamente "il terzo" e "il quarto".



42. Non è proprio difficile credere, anche sulla base delle altre testimonianze che abbiamo ricordato, che i primi due Vangeli, dei quali certamente il Codice Muratoriano riferiva, dovevano essere quelli di Matteo e di Marco.



43. A questo punto della nostra ricerca si impone una conclusione. Tutti i dati storici che abbiamo riferito concordano nel ritenere i Vangeli scritti nel primo secolo e proprio dai noti quattro Evangelisti. Dunque, la loro autenticità è pienamente confermata. Nello stesso secolo in cui Cri­sto era vissuto, dopo la sua morte e risurrezione, vi sono testimoni che hanno messo per iscritto ciò che avevano visto o udito. Il dato è di straordinaria importanza.



44. Quelle che abbiamo ricordato fino ad ora sono prove che gli studiosi definiscono "esterne" ai Vangeli. Vi sono anche prove "interne", cioè prove che possiamo ricavare da un attento esame del testo evange­lico. Qui ne proponiamo soltanto due.



45. La prima. Se si pone attenzione alla Chiesa così come è descritta nei Vangeli, essa ci appare certamente dotata di un "Capo" ("Tu sei Pietro") e di una primitiva scala gerarchica, occupata dagli Apostoli. Ma nei Vangeli non vi è alcun cenno di quella struttura gerar­chica più complessa, che nasce subito ma che ci è ricordata da altri scritti del Nuovo Testamento, composta di Vescovi, presbiteri e dia­coni.



46. Questa mancanza si spiega solo se si ammette che i Vangeli sono stati scritti prima che la Chiesa si strutturasse completamente, quindi in un tempo estremamente vicino alla morte del Signore, avve­nuta nel 30 d.C.



47. La seconda. Stando ai Vangeli, gli unici avversari che incontra Gcsù Cristo sono Farisei, Sadducel e Scribi. Manca qualsiasi riferimento ai primi terribili avversari del Cristianesimo primitivo: Gnostici, Doceti, Montanisti, etc. Neppure si trova nei Vangeli alcun riferimento alle per­secuzioni scatenate periodicamente dalle autorità dell'Impero di Roma che ebbero, però, una notevole ripercussione sulla vita delle prime comu­nità cristiane.



48. Questo silenzio su eventi che sconvolsero la vita della Chiesa primitiva si spiega solo ammettendo che i Vangeli sono stati scritti quando le eresie e le persecuzioni sopra ricordate non erano ancora avve­nute, quindi proprio a ridosso della vita terrena di Gesù di Nazareth.



49. La nostra ricerca sull'autenticità dei Vangeli andrebbe comple­tata esaminando più a fondo la data della loro composizione. Fino ad ora, abbiamo visto che furono scritti nel I secolo, ma possiamo essere più precisi.



50. Affronteremo questo tema nel capitolo dedicato alla "veridi­cità" dei Vangeli. Prima, dobbiamo accertare se questi documenti sono giunti fino a noi integralmente, senza alterazioni. È ciò che faremo nelle pagine che seguono immediatamente.

"Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere". (Dei rerImm, 19)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:38. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com