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PERCHE' CREDERE

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2013 11:46
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18/07/2013 11:33
 
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L'esistenza chi Dio: doverose premesse



"La fède cerca, l'intelligenza trova; per questo il profèta dice: se non crederete non compren­derete (Is. 7,9)... Dunque, per questo l'uomo deve essere intelligente, per cercare Dio". (S. AGOSTINO, De Trinitate, XV, 2, 2)



l. Sebbene siano in diminuzione, gli atei esistono. I cattolici han­no a che fare con loro negli ambienti in cui vivono. Talvolta, professori che si dicono atei, convincono alunni sprovveduti ed impreparati della bontà e della ragionevolezza dell'ateismo. Gli studenti cattolici, imprepa­rati quanto i loro colleghi, non sanno opporre argomentazioni. Gli atei, è noto, negano l'esistenza di Dio e non danno alcun valore alle testimo­nianze offerte dalla Sacra Scrittura, dalla Sacra Tradizione e dall'insegna­mento della Chiesa.



2. Il cattolico lotta con tutti i mezzi leciti per la loro conversione. Uno degli strumenti che possono contribuire a mettere in dubbio le convinzioni di chi non crede è quello di mostrargli che la ragione umana è in grado di giungere alla certezza intellettuale che Dio esiste.



3. Se questa dimostrazione avrà successo, tutte le "ragioni" dell'a­teismo cadranno perché assolutamente irragionevoli e illogiche.



4. La dimostrazione razionale della esistenza di Dio è un argo­mento fondamentale della battaglia culturale di ogni cattolico. È il pro­blema più difficile e più dibattuto nella storia del pensiero umano. Cer­cheremo di semplificarlo, sapendo di lasciare scoperto il fianco a osserva­zioni che meriterebbero ben altro approfondimento. Tuttavia preferiamo correre questo rischio, per limitarci a fornire solo le nozioni più elemen­tari, che ogni cattolico potrà utilizzare, senza precludersi la possibilità di approfondirle personalmente.



Scienza e Fede



5. L'indagine che condurrà la ragione umana ad affermare che Dio esiste va impostata correttamente. Cominciamo con il dire che il ramo del sapere umano che si occupa di indagare sulla esistenza di Dio e di fornirne le prove è la filosofia. Solo la filosofia si occupa del "tutto", dell'«intero» e dunque essa soltanto (e la teodicea, cioè la difesa raziona­le della esistenza di Dio) può indagare lecitamente sull'esistenza di Dio.



6. Questo dato è importante. Esso comporta che la scienza, qua­lunque essa sia, poiché per sua natura si occupa sempre e solo della "parte", di una parte della realtà, non ha titoli per svolgere un discorso completo sull'esistenza di Dio.



7. Su questo punto, il cattolico deve possedere idee molto chiare. Capita ancora oggi che qualche professore di materie scientifiche insegni ai suoi alunni che la scienza ha definitivamente escluso l'ipotesi Dio dal reale. Il cattolico si oppone a questa errata convinzione, perché sa che nessuno scienziato, in quanto tale, cioè sulla base delle sole cognizioni scientifiche, può dire l'ultima parola sull'esistenza di Dio. Non è argo­mento che gli compete.



8. Tuttavia, va pur detto che le risposte offerte dalla scienza a domande di sua stretta competenza possono dare un contributo impor­tante al filosofo, cioè all'uomo che si pone domande che riguardano l'e­sistenza di Dio. Per fare un solo esempio: dedicheremo un capitolo ad interrogare scienziati, credenti e non credenti, riguardo la possibilità che il "caso" sia all'origine di tutto ciò che esiste. Le risposte di questi scien­ziati, fondate sulle loro conoscenze scientifiche, che escludono il caso, devono essere utilizzate dai cattolici per la loro battaglia culturale in difesa della dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio.



9. Che le discipline scientifiche non si occupino direttamente di Dio lo confermano gli stessi scienziati, anche quelli che si dichiarano atei.



10. Uno di loro, Alfred Kastler, premio Nobel per la Fisica nel 1966, alla domanda: "Sul piano scientifico, le constatazioni non giustificavo in nulla le affermazioni dell'ateismo? Esse non rifiutano in nulla l'i­dea di un Dio", risponde con un semplice "No" (CHRISTIAN CHABA­NIS, Dio esiste? No, rispondono..., Mondadori, 1974, p. 33).



11. Ancora Kastler, di fronte alla domanda: "Se lei non afferma l’ipotesi di Dio, neppure la nega. In ogni caso, lei rifiuta di fondare una nega­zione sulla conoscenza scientifica?" risponde con un altrettanto semplice "Si" (ibidem, p. 33).



12. Un altro scienziato ateo, un biologo di fama mondiale, François Jacob, i cui lavori scientifici sono stati coronati nel 1965 con il Premio Nobel assegnato all'equipe di ricercatori di cui era membro, di fronte alla domanda: "In quale misura la disciplina che lei pratica potrebbe apportare prove della non esistenza di Dio?", risponde intelligen­temente: "Non è possibile fornire la prova di una non esistenza. La disci­plina che io pratico [la biologia] si disinteressa totalmente di questo pro­blema. È un problema che non le appartiene" (ibidem, p. 70).



13. Claude Lévi-Strauss, ateo, antropologo di fama mondiale, di fronte alla domanda: "Secondo lei, un ateismo che giustificasse se stesso su basi scientifiche è sostenibile?", risponde in questi termini: "No, penso di no. Mi sembrerebbe infatti assurdo perché implicherebbe il fatto che la scienza fosse in grado di rispondere a tutti i problemi. E in effetti essa non è ingrado di farlo e non lo sarà mai" (ibidem, p. 87).



14. Che la scienza abbia dato il colpo definitivo alla Fede religiosa è una convinzione che trova sempre meno sostenitori. Uno dei maggiori fisici nucleari del nostro tempo, l'italiano Antonino Zichichi, afferma: "La cultura dominante [..] pretende di far passare per verità assolute una serie di menzogne. Questa cultura dice: 'La scienza è nemica della fede'. L'antitesi scienza fede è la più grande mistificazione di tutti i tempi. La scienza studia l'immanente, le cose che si toccano. Come ha già detto Gali­lei, l'immanente non entrerà mai in conflitto con il trascendente che appartiene alla fede. Mondo materiale e mondo spirituale hanno la stessa origine dal Creatore. I valori della scienza non possono in alcun modo sosti­tuire quelli della verità rivelata. Se vivessimo davvero nell'era della scienza, questa verità sarebbe alla portata di tutti. Ma viviamo nell'era delle mistificazioni culturali e questa verità non è ancora evidente" (tratto da CARLO FIORE, scienza e fede, Elle Di Ci, Torino 1986, p. 5).



15. Dunque, non tocca alla scienza il compito di dimostrare l'esi­stenza di Dio e non può essere la scienza a negarne l'esistenza. Chi si occupa della esistenza di Dio è la filosofia. Il cattolico si faccia forte di questa fondata convinzione e sappia opporsi a quanti, specialmente inse­gnanti di materie scientifiche, sostengono il contrario.



Dio non è evidente



16. Perché si deve dimostrare l'esistenza di Dio? Per una semplice ragione: Dio non è immediatamente evidente. Se fosse evidente saremmo tutti credenti. Non dovremmo ragionare sulla esistenza di Dio, dovremmo solo constatarla.



17. Ancora una precisazione, forse pignola, ma necessaria per impostare bene la nostra indagine.



18. Per chi nega l'esistenza di Dio, la stessa parola "Dio" potrebbe non avere alcun significato, potrebbe non essere diversa dalla parola "abracadabra". Questo vuol dire che, a rigor di logica, non possiamo partire dalla domanda "Esiste Dio?", perché, per chi non crede, potrebbe essere equiparata alla domanda "Esiste abracadabra?". Una domanda, dunque, priva di senso.

"Se si sottopone ogni cosa alla ragione, la nostra reli­gione non avrà nulla di misterioso e soprannaturale. Se si rifiutano i principi della ragione, la nostra religione sarà assurda e ridicola". (BLAISE PASCAL, Pensieri, in Pensieri. opuscoli, lettere, introd. e note di Adriano Bausola, Rusconi, Milano 1984, p. 399)



19. Per convincere chi nega l'esistenza di Dio dell'infondatezza delle sue convinzioni e per dimostrare che Dio esiste, si dovrà seguire un'altra via. Essa parte da un dato che credenti e non credenti possono avere in comune. Eccolo: ciò che esiste. Il dato comune a credenti e non credenti è dato da ciò che si vede, quindi è evidente, che si può toccare.



20. Di fronte a ciò che esiste è possibile porre una domanda:."La realtà che mi circonda, di cui ho esperienza, che è immediatamente evi­dente a tutti e non solo a me, è la sola realtà che esiste, oppure vi è qual­cos'altro?". Questa è una domanda che ogni uomo, anche chi non crede in Dio, si pone naturalmente, in forza della sua intelligenza. Da questa domanda parte l'indagine della ragione sulla esistenza di Dio.



21. Se la realtà che esiste si presenta alla nostra osservazione con i caratteri di una traccia, di un'impronta lasciata da qualcun'altro, se non si spiega da sola, se non si giustifica da sola, se rimanda a qualcos'altro che non è immediatamente evidente (come un'orma impressa sulla sabbia rimanda a chi vi è passato e l'ha lasciata), solo in questo caso è possibile avanzare un'altra domanda: "Quali caratteri deve necessariamente avere chi ha lasciato la traccia che noi vediamo?".



22. Se si scopre, attraverso l'uso della ragione, che l'autore della traccia deve necessariamente possedere quei caratteri che comunemente si attribuiscono a Dio, allora possiamo affermare con la nostra ragione che Dio esiste.



23. Lo studio attento del mondo che ci circonda porta ad osser­vare numerose impronte che rimandano alla presenza di Dio. Per sempli­ficare il più possibile questo lavoro, soffermeremo la nostra attenzione su due tracce molto evidenti: il finalismo presente nella natura e l'ordine presente nell'universo. Vedremo che esse ci condurranno a Dio.



24. Percorreremo questa strada solo con l'aiuto della ragione. Non chiederemo sostegno né alla Fede né alla Chiesa. I nostri interlocutori, infatti, in questo caso i non credenti, non danno alcun valore alla Rivela­zione divina, quindi alla Sacra Scrittura, né alla Chiesa.



25. Poiché nella dimostrazione della esistenza di Dio riconosce­remo autorità solo alla ragione umana, la strada che conduce alla dimo­strazione della esistenza di Dio può essere percorsa da ogni uomo, anche da chi non crede.
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