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PERCHE' CREDERE

Ultimo Aggiornamento: 18/07/2013 11:46
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18/07/2013 11:30
 
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Dio, il male, la libertà

 

"Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". (Gv. 8, 31-32)

 

1. Tra le varie cause che conducono all'ateismo, elencate nel prece­dente capitolo, due di esse meritano una qualche riflessione, preavver­tendo che, anche qui, ci obblighiamo a semplificazioni che a qualcuno potranno apparire persino azzardate.

 

2. La prima della cause che portano alcuni a negare l'esistenza di Dio deriva dalla presenza del male nel mondo.

 

3. Perché, ci si domanda, se Dio è infinitamente e sommamente buono permette che nel mondo si compia il male, perché tollera la soffe­renza degli innocenti, non impedisce le malattie e non ferma gli sconvol­gimenti della natura (terremoti, inondazioni, cataclismi, eruzioni vulca­niche, etc.) che seminano morte e distruzione, colpendo indifferente­mente buoni e reprobi? Perché permette lo svolgimento delle guerre e ogni altra forma di violenza che causano danni spaventosi e atroci dolori anche agli innocenti?

 

4. La seconda delle cause che portano alcuni a negare l'esistenza di Dio riguarda la presunta incompatibilità tra la libertà dell'uomo e la pre­scienza di Dio.

 

5. Se Dio ha previsto l'accadere di tutte le cose, se Dio sa, prima che accada, come mi comporterò, ne consegue che io non sono real­mente un uomo libero. Infatti, Dio non può sbagliarsi, quindi deve cer­tamente accadere quello che Lui sa prima. Ma se deve accadere, vuol dire che è già stabilito, che non sono io a deciderlo, dunque non sono vera­mente libero.

 

6. Un esempio: se Dio conosce, prima che accada, che io commet­terò un delitto, e se è impossibile che Egli si sbagli, quel delitto deve necessariamente accadere e io non sono realmente libero di commetterlo o di evitarlo. Lo dovrò commettere necessariamente.

 

7. Questi due argomenti sono tra i più sfruttati da quanti, negando l'esistenza di Dio, cercano di dare una giustificazione razionale del loro ateismo. È dunque necessario che ogni cattolico sappia come si può rispondere a chi avanza queste obiezioni.

 

Dio e il male

 

8. Per chi non crede in Dio, il male, per lo meno un certo tipo di male, resta un mistero totalmente insondabile, capace anche, talvolta, di condurre alla disperazione.

 

9. Perché ci sono bambini che nascono con gravi handicap o sono colpiti da gravi malattie e sofferenze, mentre altri non lo sono? Perché uomini che tutti considerano buoni, che hanno speso una vita com­piendo gesti di vera e propria generosità verso il prossimo e addirittura verso il nemico, tuttavia soffrono e penano? Perché la morte ha il potere di spezzare crudelmente giovani vite, mentre altri vivono a lungo? Per­ché la povertà, la miseria, la fame colpiscono milioni e milioni di uomini, mentre altri vivono nell'abbondanza e nel lusso?

 

10. Dov'è Dio? Se Egli realmente esistesse, e fosse infinitamente buono, perché non interviene? Per l'ateo la presenza del male non ha ri­sposte. Invece, per chi crede nel Dio dei cristiani, si apre uno spiraglio di comprensione, e anche se il male nella sua complessità resta pur sempre un mistero per il lume della ragione, questo non esclude che la ragione illuminata dalla Fede ne scorga parzialmente il senso, il significato.

 

11. La Fede cristiana dà alcune risposte allo scandalo del male. Dio è infinitamente buono e non può fare né volere il male, sicuramente il male morale, il peccato, che è una offesa fatta a Dio disobbedendo alla sua legge.

 

12. Allora, chi è causa del male? Dobbiamo precisare: il male morale, il peccato, è sempre originato da creature libere, dagli uomini e dagli angeli ribelli, che sono capaci di volerlo e di compierlo. Queste creature libere sono anche responsabili di gran parte del male fisico (guerre, violenze, etc).

 

13. Dio ha creato l'uomo libero, lo ha dotato di libero arbitrio. Proprio in questa libertà risiede uno dei caratteri che fa l'uomo "imma­gine e somiglianza di Dio" (cf. Gn 1,26).

 

14. Ora, l'uomo, abusando della sua libertà, è capace di fare il male. È vero che Dio potrebbe impedirglielo, ma al prezzo di togliergli la libertà, di contraddirsi, di annullare un carattere dell'umanità che Egli stesso ha voluto, eliminando un dato che rende l'uomo immagine e somiglianza di Dio. In altre parole: Dio dovrebbe correggere la sua opera creatrice e quindi ammettere implicitamente di essersi sbagliato. Smetterebbe, con questo, di essere Dio.

 

15. Dio non può contraddire se stesso, privando angeli e uomini della loro libertà. Egli tollera che questi possano fare il male, ma nella sua infinita bontà Egli ha deciso di ricavare il bene anche dal male. Suc­cede, talvolta, che un dolore, una malattia, un'esperienza traumatica tra­sformino un uomo e lo facciano avvicinare a Dio, permettendogli in tal modo di conoscere e amare Dio e di ottenere la vita eterna.

 

16. Dunque: il male morale, il peccato, è sempre colpa dell'uomo il quale è colpevole anche di molto del male fisico che esiste nel mondo. Non si può comodamente attribuire a Dio la causa delle guerre, della fame del mondo, dell'ingiustizia. Se l'uomo si comportasse secondo i Comandamenti di Dio e imparasse ad amare il prossimo (e lo può fare, purché lo voglia) le guerre diminuirebbero e la fame verrebbe mitigata.

 

17. Dio consente che l'uomo guerreggi e distribuisca malamente le risorse della terra, per citare solo due mali fisici, perché vuole conservare l'uomo libero (anche di fare il male) e vuole ricavare dal male anche del bene.

 

18. Sentiamo il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Dal più grande male morale che mai sia stato commesso, il rifiuto e l'uccisione del Figlio di Dio, causata dal peccato di tutti gli uomini, Dio, con la sovrab­bondanza della sua grazia, ha tratto i più grandi beni: la glorificazione di Cristo e la nostra Redenzione" (n. 312).

 

19. Ma, nonostante questo, insegna il Catechismo "con ciò, però, il male non diventa un bene" (n. 312).

 

20. Riguardo il male, sia fisico (anche quello che non dipende dal­l'uomo, come certe malattie che colpiscono gli innocenti, per fare un solo esempio) che morale, la Fede insegna che esso scomparirà del tutto solo in Paradiso. Il male è entrato nella storia dell'uomo e del mondo con il peccato originale e sparirà solo nella vita eterna.

 

21. Ora, chi non crede in Dio, non può accettare questa spiegazio­ne, che è una verità rivelata da Dio. Tuttavia, nei confronti di chi si di­chiara ateo o agnostico, è opportuno procedere prima dimostrando, con la sola ragione, che Dio esiste e che i Vangeli dicono cose vere; poi, da qui, sarà certamente più facile fidarsi (dunque aver Fede) delle promesse di Gesù Cristo riguardanti la eterna felicità cui siamo destinati nel Paradiso.

 

22. In una prospettiva di Fede, il male fisico assume un significato profondo, un senso, diventa perfino strumento per acquisire meriti davanti a Dio. Ma tutto questo lo si potrà comprendere, anche se parzialmente, solo quando avremo aperto l'intelligenza e la volontà alla Parola di Dio.

 

23. Concludendo: il male fisico e il male morale restano pur sem­pre un mistero. Chi non crede si ferma dinanzi alla constatazione della loro presenza distruttrice di anime e di corpi. Invece, in una prospettiva di Fede, si sa che il male accompagna solo la condizione della vita ter­rena. Per quanto concerne il male morale, il peccato, certamente non può essere voluto da Dio ed è da attribuire solo agli uomini e agli angeli ribelli. Invece, riguardo al male fisico: "Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente nella vita eterna" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 324).

 

Dio e la libertà

 

24. Posto che Dio esista e sia infallibile, posto che sia onnisciente, dunque che tutto conosca, ne dobbiamo trarre la conseguenza che Egli sa tutto senza mai sbagliarsi.

 

25. Se Dio sa tutto, sa anche che una certa persona si salverà in pa­radiso o si dannerà all'inferno. E non solo: Egli sa persino se questa de­terminata persona commetterà o meno un delitto. E poiché non può sbagliarsi, sarà necessario, obbligatorio, che quella persona vada in Para­diso se Dio lo ha previsto o all'inferno se ha previsto il contrario. E sarà anche necessario, obbligatorio, che commetta o meno un delitto, se Egli ha previsto che questo debba accadere o non.

 

26. Così sarà per ogni azione, per ogni pensiero, per ogni pur pic­colo desiderio di qualunque uomo: se Dio ha previsto una cosa e non può sbagliarsi, questa cosa deve necessariamente accadere.

 

27. Ma il risultato di tutto questo, se fosse vero che Dio esiste e sa tutto, è che l'uomo non è libero di scegliere. Tuttavia, poiché si constata nei fatti che l'uomo è libero (può fare una cosa o non farla, può prendere una decisione o un'altra, etc.) ne consegue che Dio non può sapere tutto con infallibile certezza, dunque non esiste alcun Dio onnisciente.

 

28. Vediamo come un cattolico può rispondere a questa obiezione.

 

29. Dio, onnisciente, sa certamente tutto. Ma non lo sa prima che accada. Sottolineo quel "prima" che accada. Dio non vede prima tutto quello che accadrà dopo, e qui sottolineo "dopo".

 

30. "Prima" e "dopo" sono avverbi di tempo e riguardano solo l'uomo e il creato che vivono nel tempo, con un passato, un presente ed un futuro.

 

31. Dio è fuori del tempo. Egli non sa prima, Egli sa e basta. Egli non vede prima, vede e basta. La libertà dell'uomo è salvaguardata, cia­scuno di noi può decidere di fare una cosa o non farla, può scegliere una cosa piuttosto che un'altra e può sperimentare questa sua libertà.

 

32. Ma riguardo a Dio il discorso è diverso. Egli "non anticipa il futuro, come noi facciamo, perché dinanzi a Lui non sussistono né il passato né il presente né il futuro, ma tutta la successione sia pure infinita del tem­po con un atto d'intuizione omogeneo alla sua semplice natura" (LUCA ORBETELLO, Introduzione a SEVERINO BOEZIO, La consolazione della filosofa. Gli opuscoli teologici, Rusconi, Milano 1979, p. 65).

 

33. La prescienza di Dio è certamente la conoscenza infallibile di tutto, di tutti gli eventi, di tutti i pensieri, di tutti i desideri, di tutti i moti dell'anima, ma soltanto per noi questi sono futuri, per noi che viviamo nel tempo; non per Dio che vive eternamente fuori del tempo.

 

34. Allora, l'obiezione: Dio sa prima ciò che accadrà dopo, dunque l'uomo non è libero di scegliere; è mal posta e viene a cadere, perché "prima" e "dopo" non si possono dire di Dio, ma solo di noi uomini e del creato intero.

 

35. L'esistenza di Dio e la sua prescienza non pregiudicano affatto la libertà dell'uomo.

"Dal più grande male morale che mai sia stato com­messo, il rifiuto e l'uccisione del Figlio di Dio, causata dal peccato di tutti gli uomini, Dio, con la sovrabbon­danza della sua grazia, ha tratto i più grandi beni: la glorificazione di Cristo e la nostra Redenzione". (CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, n. 312)

 

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