Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

L'EVOLUZIONE ALL'ESAME DI STUDIOSI CATTOLICI

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2017 19:57
Autore
Stampa | Notifica email    
01/05/2013 18:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

PALEONTOLOGIA ROMANTICA 
L'UOMO DI PILTDOWN 
 
E' quasi normale nelle nostre cattedre di teologia e di S. Scrittura, e non di rado anche di filosofia, affrontare i fondamentali problemi dell'accordo tra religione, filosofia e scienza, partendo dai presupposti scientifici correnti, unanimamente diffusi dai libri di volgarizzazione, gli unici, come è ovvio, ordinariamente accessibili ai professori non specificatamente competenti in materia. In particolare l'evoluzionismo, applicato alle specie viventi, fino all'uomo, viene presentato dai volgarizzatori e accettato in genere dai teologi e dai biblisti (salvi il finalismo c, almeno, la necessaria infusione dell'anima) come praticamente certo, mentre sono note le gravissime obiezioni scientifiche che gli si possono opporre. 

Tale credulo atteggiamento verso le ipotesi scientifiche in voga, se era comprensibile al tempo di S. Tommaso, quando si ignoravano gli accurati metodi sperimentali di controllo e non si aveva l'esperienza del continuo avvicendarsi delle ipotesi scientifiche, non lo è ugualmente oggi. E' vero che la dottrina del trasformismo delle specie è restata fondamentalmente stabile da Darwin in poi, ma sono spesso cambiate le ipotesi sul meccanismo che avrebbe prodotto tale evoluzione delle specie viventi. Tale dottrina ha potuto fondamentalmente mantenersi per il suo carattere essenziale extrasperimentale. Soprattutto la paleoantropologia si rifiuta ostinatamente di soddisfare l'ansiosa ricerca delle forme intermedie tra gli antropoidi (dal gr. «anthropoidés, simile a uomo»), ossia tra le forme animali rassomiglianti all'uomo, e l'uomo attuale - forme, rispetto all'uomo,rudimentali - che, nell'ipotesi trasformista, dovrebbero essere, negli strati geologici, largamente conservate. 
 
Il primo rinvenimento di ossa fossili, riconosciute umane (una calotta cranica), avvenne nel 1856, nello scavo di una grotta nella angusta «valle di Neander» (Neandertal) della Prussia renana. 

Ne seguirono molti altri (nel 1908 fu trovato uno scheletro quasi completo, nella Francia centrale, a, Chapelle-aux-Saints), che risultarono del medesimo tipo, detto appunto l'«uomo di Neandertal» (di cui se ne sono trovati oggi oltre cento individui, più o meno frammentari), che risale al Pleistocene (prima e più lunga parte dell'era Quaternaria) medio, ossia verso 200.000 anni fa. Ma nonostante le caratteristiche più grossolane, tale tipo è risultato un perfetto uomo, con capacità cranica anzi superiore alla media degli uomini attuali e con la testa regolarmente eretta: non pendente in avanti, a modo scimmiesco (come è rappresentato ancor oggi nei libri di volgarizzazione) secondo la primitiva rico­struzione del grande M. Boule (cfr. V. Marcozzi, L'evoluzione oggi, 99), che è stata poi scientificamente corretta. Esso è risultato cioè, non un antenato in via di evoluzione verso la forma umana attuale, ma un autentico uomo, in linea collaterale al tipo umano attuale.
 
Ma v'è di più. In scavi più profondi, che potrebbero corrispondere anche a 300.000 anni or sono, si è trovato nel 1935, a Swanscombe, sulla riva destra del Tamigi, una calotta umana ancora più simile a quella dell'uomo attuale; nel 1947 poi, in strati dello stesso periodo, a Fontéchevade, nella Francia sud-occidentale, sono stati reperiti due frammenti cranici rispettivamente di due individui, più rassomiglianti a quelli dell'uomo attuale che non i crani Neandertaliani.
 
Dunque, non solo nessuna prova di forme in progressiva evoluzione verso l'uomo attuale, ma anzi l'opposto. 
 
Altri clamorosi reperti però, ossia, in concreto e soprattutto, la scoperta dell'uomo fossile di Piltdown (1912-1915) e dell'uomo di Chou­koutien, vicino a Pechino (1927-1939), dettoSinanthropus (cioè «Uomo della Cina») è parso che abbiano fornito finalmente la testimonianza della esistenza di antichissimi tipi umani (di centinaia di migliaia di anni fa) diversi, ma prossimi all'uomo attuale, in fase cioè evidentemente evolutiva verso di esso. I ritrovamenti in luoghi così distanti, Inghilterra, Cina, costituiva anche una bella conferma del poligenismo. Come potevano essi derivare dal medesimo ceppo? Nel Dictionnaire de Théol. Cath., alla voce «Polygénismo» (anno 1932) la difficoltà scientifica contro ilmonogenismo teologico è ridotta tutta qui (XII, 2533). 

Non erano ignoti i metodi d'inganno già usati da grandi scienziati per avallare ad ogni costo la teoria evoluzionista. Si ricordano le falsificazioni del grande E. Haeckel, che ritoccò artificiosamente le fotografie sperimentali di embrioni (a conferma della sua Legge biogenetica fondamentale) e fu smascherato da A. Brass e A. Gemelli nel 1911, e quelle compiute da P. Kammerer che esibì le sue false prove della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti (cfr. Landucci, Il mistero dell'anima umana, 33 n.). Eppure nessuno dubitò di questi pubblici e clamorosi ritrovamenti fossili. 
 
Quanto all'uomo di Piltdown, si accesero grandi dispute sulla interpretazione, non sullaverità dei fatti. Chi non ha la terza appendice della Enc. Treccani testa con la convinzione della sicurezza di questo reperto, ampiamente trattato nel v. XXVI p. 10. Chi ha la terza appendice è fortunato se riesce ad imbattersi in un semplice rigo a carattere piccolo, in cui è detto, senza ombra di spiegazione, che quel «famoso» ritrovamento è il «prodotto di una mistificazione». L'Encicl. Catt. riporta ancora (1952) l'affermazione credula del grande paleontologo cattolico P. Leonardi (alla voce Paleoantropologia). L'illustre antropologo P. V. Marcozzi S. J. non avanza, in proposito, alcun dubbio, nell'ampia trattazione che ne fa in La vita e l'uomo 1946, p. 328 ss.; nel successivo libro poi, L'evoluzione oggi, 1966, si limita, se ho visto bene, a non parlarne più. Quanto al P. Teilhard de Chardin S. J., che fu parte attiva in questa avventura, seguitò ingenuamente, anche dopo il chiarimento dei fatti, non solo a scagionare il «povero caro Dawson», ma a spiegare qualsiasi volontaria frode di altri (L'App. de l'H., 17 n.).
 
Dirò ora come si svolse questo romanzo, che costituisce la più colossale truffa scientifica del secolo, e il più tipico caso di credulismo scientifico moderno. E fu un pieno credulismo anche nel campo degli apologisti cattolici, antievoluzionisti, come l'Arcivescovo di Sheehan, che si guardò dal mettere in dubbio i fatti, pur cercando di dar loro una spiegazione cattolica. 
 
Alcuni operai che scavavano uno strato di ghiaia presso Piltdown nel Sussex orientale (Inghilterra meridionale), nel 1909, avrebbero trovato a m. 25 di profondità un cranio che descrissero poi come una specie di noce di cocco, che spezzarono, gettandone i frammenti. Essendo stato dato uno di questi al biologo e geologo dilettante di Piltdown Charles Dawson, questo, coadiuvato in seguito da Arthur Smith Woodward, direttore del British Museum, ricercò e ritrovò in buona parte gli altri pezzi di cranio, compiendo anche il rinvenimento di un ramo di mandi­bola e di selci lavorati. In tali ricerche che durarono qualche anno s'inserì anche il P. Teilhard de Ch., allora studente nello scolasticato dei Gesuiti della vicina Hasting. A lui toccò l'onore di rinvenire un dente canino della mascella. 
 
Nonostante la difficoltà di calcolare con esattezza la capacità cranica (che per il Woodward era di soli 1070 cc., mentre per altri poteva giungere a 1500, superiore alla media dell'uomo attuale), la calotta risultò di forma nettamente umana, con caratteri primitivi semplificati, mentre la mandibola risultò nettamente scimmiesca. Questa ibrida congiunzione di così diversi caratteri suscitò decise opposizioni in grandi paleontologi esteri (così M. Boule in Francia e F. Osborn in America). Ma prevalse la tesi dell'appartenenza al medesimo individuo, già clamorosamente esposta al pubblico dal Dawson e dal Woodward fin dal 1912. 

Essa si consolidò quando nel 1915 furono trovati a 3 km. di distanza altri resti fossili analoghi, e quando tali reperti vennero autorevolmente accolti nel Museo Britannico, diventandone la gloria. Anche il tedesco Weinert, in uno studio accurato e diretto, condotto circa 20 anni dopo, giunse alle medesime positive conclusioni. Si era dunque scoperto il tanto ricercato esemplare umano semiscimmiesco evolutivamente precedente allo attuale uomo che il Woodward chiamò Heoanthropus (dal gr. «éos, (aurora - anthropus, uomo»: «uomo dell'aurora») Dawsoni (in onore dello scopritore). L'età geologica restò molto dibattuta e fu additata in 300.000 anni e più. 

Questa credulità proseguì per circa quarant'anni. Ciò è tanto più sorprendente, perché da tempo si andava riservatamente dicendo che vi erano alcuni nella zona, tra cui il Capitano Guy St. Barbe, che possedevano le prove della falsificazione, compiuta da chi aveva appositamente messo in sito frammenti, opportunamente trattati, per fingere poi di scoprirli. Non solo. Erano pure note le intrinseche difficoltà che erano state avanzate contro la possibile appartenenza del cranio e della mascella, di tipo così disparato, al medesimo individuo. Ma nonostante ciò, fuori dell'ambiente, vi fu credulità piena. 
 
Le voci però dell'ambiente contro l'autenticità dei ritrovamenti minacciavano di trapelare. 

Per troncare ogni dubbio contro di essi, o eventualmente per scartare quei fossili salvando la faccia con la nobiltà di un chiaro ricorso alla scienza, si decise finalmente di controllarne l'epoca con la prova del fluoro (che le ossa sotterrate assorbiscono dal terreno; la sua misura può quindi indicare il tempo in cui vi sono rimaste). Una prima esperienza sembrò confermare la identica età del cranio e della mandibola, ma ridotta soltanto a 50.000 anni, il che già avrebbe distrutto il valore probante di quella forma umana, quale stadio antecedente all'uomo attuale. Ma altri esami ripetuti, con metodi ancora più esatti, diedero invece risultati diversi per le rispettive età dei due fossili (anno 1953). 

Scatenatesi, in conseguenza, nuovamente, le dispute, avendo in particolare reagito al verdetto negativo di questi ultimi controlli il favorevole Weinert (Dawson era morto nel 1916), i resti fossili vennero finalmente sottoposti a un altro diretto accurato esame da un gruppo di qualificati rappresentanti di alti Istituti scientifici di Londra, Oxford e altrove. 

Il verdetto definitivo fu unanime. Si trattava di un colossale falso. Il cranio era un fossile umano relativamente recente (età Neolitica). La mandibola era di un giovane orango morto da pochi anni, con i denti limati per sembrare umani; il dente canino trovato da Teilhard de Chardin era stato limato nell'atto di applicarlo alla mandibola perché vi si adattasse; il pomello di articolazione (condilo) era stato spezzato di fresco per adattare la mandibola al cranio; il tutto era stato usurato artificialmente per simulare il rimaneggiamento e colorato chimicamente per simulare l'antichità. Gli altri fossili e i manufatti di selce erano stati presi altrove. 

A tutto ciò si aggiunse la confessione del mistificatore (cfr. Nature, Londra, 28 nov. 1953, p. 981; Sapere, 31 gen. 1954, p. 26; J.S. Weiner, The Piltdown Forgery, Londra 1955). 

L'uomo di Piltdown per la scienza non esiste più. 
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:11. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com