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Quali "bibbie" erano vietate ?

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2020 12:11
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12/02/2016 21:22
 
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CHI STRAPPA LA BIBBIA DALLE MANI DEL POPOLO?

IL DOCUMENTO DI P.P. VERGERIO
E’ noto che i Testimoni di Geova fanno circolare un volantino intitolato “Roma e la Bibbia”, e definito: “Documento storico al tempo della riforma”, nel quale sono riportati dei consigli che alcuni Cardinali avrebbero dato a Papa Giulio III all’epoca della sua elezione al soglio pontificio nel 1550.
Il documento viene a volte citato dai Testimoni di Geova e da alcune frange del protestantesimo per smascherare i tentativi della Chiesa Cattolica del 16° secolo che deliberatamente ed empiamente ha nascosto la verità biblica e ha tolto la Bibbia dalle mani del popolo.
I testimoni di Geova, con enfasi, dicono di averlo scoperto nella Biblioteca Nazionale di Parigi al Foglio B. N. 1080, vol. II, pagine 641-650. [1]
Alcune riflessioni al “documento” ci stimolano a delle considerazioni.

1) Il documento in questione, è stato pubblicato più di 100 anni fa, ed è una fotocopia di un articolo della rivista settimanale “The Truth” (La Verità) pubblicato a Gerusalemme il 3 novembre 1911.
E’ stato “scoperto” nella Biblioteca Nazionale di Parigi, dall’editore di questa rivista e non dai Testimoni di Geova come loro dicono. Sì, solo pochi Testimoni di Geova francesi sapevano dell’esistenza di questo “documento” perché dopo sei mesi della pubblicazione da parte del settimanale “The Trut”, questo articolo fu pubblicato sulla “Tour de Garde” (La Torre di Guardia), giugno 1912, pagina 210-211, edizione francese e mai pubblicato in altre edizioni. [2] Dunque, il documento che i Testimoni di Geova mostrano, è il “riciclaggio” di una vecchia fotocopia che nuovamente divulgano.
2) Appare assai strano che solo nel 1550 i Cardinali abbiano scoperto la convenienza di “strappare la Bibbia dalle mani del popolo”. La cosa appare ancora più inverosimile ove si consideri che Sisto V, eletto pontefice solo 35 anni dopo, nel 1585, lungi dallo “strappare Bibbie”, aveva un suo progetto per la traduzione della Bibbia in lingua italiana, al quale tentò di opporsi il Re di Spagna, Filippo II, che non fu ascoltato dal Papa. Furono pubblicati il testo greco della Settanta e la sua versione latina” (Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 783).
3) E’ evidente, poi, che gli autori del falso, chiunque essi siano, e le affilate lingue che lo vanno propagando, dimostrano una buona dose di malafede facendo finta di ignorare che nel 1550 non c’erano Bibbie da “strappare dalle mani del popolo” se si tiene presente che la maggior parte della gente era analfabeta e non sapeva leggere l’italiano, al punto che per firmare usava opporre in segno di croce.
4) Va rimarcato, soprattutto che la Bibbia in uso nei paesi cattolici nel 1550 era scritta in latino, e a parte gli ecclesiastici e le persone dotte, ben pochi erano in grado di leggere e di comprendere il latino. L’alto costo delle Bibbie, infine, il fatto di possedere una Bibbia era privilegio esclusivo di alcuni ricchi e certamente non del popolo.
5) E se per “strappare” volevasi intendere “non dare da leggere”, “non portare a conoscenza”, ciò aggraverebbe l’incoerenza del “falso documento”, perché è cosa ovvia, sarebbe stato più producente e senza rischi di provocare tumulti, dare da leggere una Bibbia “addomesticata” o di un qualunque testo artefatto che il popolo, data la sua ignoranza, non sarebbe stato in grado di contestare.

Accertata, quindi, la falsità del “documento”, rimane adesso da vedere se l’accusa da loro rivolta alla Chiesa non si ritorca, per caso, su di loro stessi.
Leggendo la loro Torre di Guardia del 15/8/1982, pag. 29, troviamo che una delle gravi accuse che essi rivolgono ai cosiddetti “apostati” è che costoro: “Affermano che è sufficiente leggere la Bibbia, da soli o in piccoli gruppi a casa. Ma cosa strana, mediante questo tipo di ‘lettura biblica’ sono tornati indietro proprio alle dottrine apostate che i commentari del clero della cristianità insegnavano cento anni fa, e alcuni hanno persino ricominciato a celebrare le feste della cristianità, come i Saturnali romani del 25 dicembre!”. Cosa se ne evince? Semplicemente che, secondo i Testimoni di Geova, chi legge la Bibbia da solo o in piccoli gruppi a casa propria ne trae inevitabilmente le conclusioni che ne hanno sempre tratto gli ecclesiastici della deprecata cristianità. Pertanto, stando a queste affermazioni, al clero avrebbe fatto comodo che la gente leggesse la Bibbia “da sola o in piccoli gruppi a casa”. E, quindi, la Chiesa Cattolica avrebbe sempre avuto tutto l’interesse a distribuire la Bibbia in ogni casa, invece di “strapparla dalle mani del popolo”.
Che sia stata la società Torre di Guardia, invece, a far questo, è inesorabilmente confermato da una dichiarazione apparsa sulle colonne dell’edizione di tale periodico del 15/9/1910 (trascritta nell’edizione italiana del 1° novembre 1958, pagg. 670, 671), che dice, elogiando la sua opera intitolata Studi sulle Scritture:
“Non si tratta di semplici commenti alla Bibbia, essi sono in sostanza la Bibbia stessa… Inoltre, non solo non si possono conoscere i piani divini studiando la Bibbia da sola, ma se sono messi da parte gli Studi sulle Scritture… e ci si rivolge soltanto alla Bibbia, sebbene si abbia (sic!) compreso la Bibbia per dieci anni… entro due anni si ritornerà nell’oscurità. D’altra parte se si leggono semplicemente gli Studi sulle Scritture e non si legge in tal modo una sola parola della Bibbia, al termine di due anni si giungerà alla luce”.
Secondo i Testimoni di Geova, quindi, studiando la Bibbia da sola non si può “conoscere il piano divino”. Perché toglierla al popolo allora? Non sarebbe bastato, al contrario, agevolargliene la lettura per farlo rimanere nelle tenebre?
“Le istituzioni religiose hanno strappato la Bibbia di mano al popolo e perciò l’hanno indotto ad affidarsi a ciò che gli viene fatto credere dai preti o sacerdoti. Ne è il risultato che molte persone sincere ignorano totalmente qual è la volontà di Dio e qual è la sua via. […] Il clero combatte affinché questa conoscenza non pervenga loro”. (Salvezza, 1939, pag. 242)
Al lettore, l’ardua sentenza: chi è che “strappa la Bibbia dalle mani del popolo?”
Il geovismo strappa la Bibbia dalle mani del popolo
Chi non ha provato a dare ai testimoni di Geova qualche fotocopia dove vengono smentite le loro favole? I testimoni di Geova sono così diffidenti che rifiutano, respingono al mittente fotocopie tratte dalla loro stessa stampa. Il motivo?
1. Sono stati bene allenati dalle loro guide a non accettare nulla dai cosiddetti “apostati” o da coloro che non la pensano come il geovismo.
2. “Letteratura apostata provocatoria ci può arrivare per posta senza che la chiediamo. Incuriositi, alcuni fratelli hanno letto tale materiale degradante, compromettendo la loro fede”.
(La Torre di Guardia 15/8/ 1988 p. 13)
3. Bisogna rifiutare lettere e pubblicazioni trovate nella cassetta della posta, perché preso dalla curiosità si potrà leggere tale materiale “degradante”, cadendo in balia del dubbio.
(La Torre di Guardia 15/3/1986 p. 12)
4. I dirigenti del corpo direttivo hanno paura di perdere le loro pecore che sono paragonati a cani e a porci che ritornano a rivoltarsi nel fango.
(Ibidem, p. 13)
5. Le fotocopie sono paragonate a materiale “pornografico”. Cari Cristiani Cattolici, state attenti! Quando i testimoni di Geova si avvicinano per offrirvi i loro giornaletti, vi stanno offrendo materiale “degradante e pornografico”.
(Ibidem, p. 13)
Morale della favola geovista è la seguente: Se io testimone di Geova leggo le infinite contraddizioni e bugie geoviste e scopro che non sono sulla via della verità, cosa faccio? Non mi resta altro che uscire da quella organizzazione che mi ha ingannato per tanti anni. La Società, che mi tiene incatenato alla Torre di Guardia, non è così ingenua da lasciarmi facilmente andare. La motivazione base per cui non devi accettare nulla, all’infuori della Torre di Guardia e Svegliatevi!, è proprio questa. Tale riviste, dicono, “ci provvedono un costante flusso di informazioni. Abbiamo molti libri e opuscoli che trattano una grande varietà di argomenti biblici”. (La Torre di Guardia 15/8/1988 p. 14)

Tutto ciò che negativamente pensa il corpo direttivo sui Cattolici, si ritorce su di esso stesso. Non è raro vedere testimoni di Geova forniti di fotocopie e falsi documenti che distribuiscono a gente più sprovveduti di loro per bassi fini. E’ il caso della cosiddetta “proibizione della Bibbia nelle mani del popolo”. Un quotidiano italiano (certamente scritto da un tdG) tira in ballo una presunta relazione di prelati che dava consigli riguardo l’uso della Bibbia: “Una relazione di prelati inviata al Papa nel 1533 avverte: “Debbono farsi tutti gli sforzi acciocché si permetta il meno possibile la lettura del Vangelo… Basti quel pochissimo che suol leggersi nella messa, né più di quello sia permesso leggere a chicchessia. Finché gli uomini si contentarono di quel poco, gli interessi della Santità Vostra prosperarono. Ma quando si volle leggere di più cominciarono a decadere. Quel libro insomma (Il Vangelo), è quello che più di ogni altro ha suscitato contro di noi i turbini e quelle tempeste per le quali è mancato poco che noi fossimo interamente perduti. Ed è vero, se qualcuno lo esamina interamente e diligentemente, e poi confronta le istruzioni della Bibbia con quello che si fa nelle nostre chiese si avvedrà subito che la nostra dottrina è molte volte diversa e più spesso ancora, ad essa contraria…”.
(La Repubblica del 5/2/2001)
Il documento dal quale la relazione è stata tratta e che viene usata spesso dai testimoni di Geova, è un falso documento tratto da uno dei tanti libelli diffamatori di Pier Paolo Vergerio.
Riportiamo qui il falso volantino in fotocopie che i testimoni di Geova vanno spacciando.

DOCUMENTO STORICO AL TEMPO DELLA RIFORMA
ROMA E LA BIBBIA
Foglio B – n. 1088 – vol. II – pagg. 641-650
Sotto questo titolo la rivista settimanale “The Truth” (La Verità) pubblicata in Gerusalemme da, in data 3 novembre 1911, un articolo che cita un documento conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi, il quale contiene dei consigli, che i Cardinali diedero al Papa Giulio III all’epoca della sua elezione alla Santa Sede nell’anno 1550.
Questo documento racchiude i seguenti brani:
“Fra tutti i consigli che possiamo avere a presentare alla sua santità ne riserviamo il più importante in ultimo.
Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti ed intervenire con tutta la potenza nostra nell’affare che abbiamo da considerare”.

Trattasi di quanto segue:
“La lettura del Vangelo non deve essere permessa che il meno possibile specialmente nelle lingue moderne, e nei paesi sottomessi alla vostra autorità. Il pochissimo che viene letto generalmente alla messa, dovrebbe bastare e devesi proibire a chiunque di leggerne di più.
Finché il popolo si contenterà di quel poco, i vostri interessi prospereranno; ma nel momento che se ne vorrà leggere di più, i vostri interessi cominceranno a soffrire.
Ecco il libro, che più di nessun altro, provocò contro di noi le ribellioni, le tempeste che hanno arrischiato perderci.

Difatti, se alcuno esamina accuratamente l’insegnamento della Bibbia e lo paragona a quanto succede nelle nostre chiese, troverà ben presto le contraddizioni e vedrà che il nostro insegnamento spesso si scarta da quello della Bibbia e più spesso ancora è in opposizione ad essa.
Se il popolo si rende conto di questo, ci provocherà senza requie finche tutto venga svelato ed allora diventeremo l’oggetto della derisione e dell’odio universale.
E’ necessario dunque che la Bibbia venga tolta e strappata dalle mani del popolo, però con gran prudenza per non provocare tumulti”.
Nella Biblioteca Nazionale di Parigi esiste un prezioso documento (in Foglio B - n. 1088 - vol. II pagine 641-650); esso porta il titolo: Avvisi sopra i mezzi più opportuni a sostenere la Chiesa Romana. Il documento è in latino, ma prima di tradurre la parte che riguarda il nostro tema, ne daremo un cenno storico.
Nel 1553, Papa Giulio III, non sapendo quali ostacoli opporre al progresso della Riforma religiosa, sentiva vacillarsi sul capo il triregno. Allora pensò saviamente a prendere dei provvedimenti. Fece riunire in Bologna i tre più dotti vescovi di quel tempo, col mandato di consultare con tutta serietà, e proporre poi al Papa i rimedi che avrebbero giudicati opportuni per salvare la curia romana. I prelati, dopo lunga deliberazione, presentarono al Papa uno scritto da loro firmato che conteneva il risultato delle loro deliberazioni. Quel lungo scritto finisce con queste parole:
“Infine (quello che, tra tutti i consigli che noi in questo tempo possiamo dare alla vostra beatitudine, il più importante di tutti, l’abbiamo riservato per ultimo), qui devono essere aperti gli occhi, ci si dovrà sforzare con tutte le energie affinché il meno possibile del Vangelo (soprattutto in lingua volgare) venga letto in quelle città che sono sotto la vostra autorità e giurisdizione, e basti quel pochino che suole essere letto nella messa, e più di quello a nessuno degli uomini sia permesso di leggere. Finché infatti gli uomini furono contenti di quel pochino, tanto a lungo le vostre faccende secondo la vostra volontà procedettero; e le medesime cominciarono a prendere la piega opposta da quando dappertutto è consuetudine che si legga di più. Questo è (in definitiva) quel libro che più degli altri queste tempeste e turbini ci ha suscitato, dai quali siamo stati quasi travolti. E certamente, qualora uno lo esamini diligentemente, poi osservi per ordine le singole cose che sogliono essere compiute nelle nostre chiese, vedrà che c’è moltissima differenza tra loro, e che questa nostra dottrina è assolutamente diversa da quella e spesso anche opposta. E non appena gli uomini capiscono ciò, naturalmente istigati da qualcuno, dotto, dei nostri avversari, non cessano di gridare prima di avere completamente divulgato ogni cosa e di averci resi odiosi da tutti. Perciò dovranno essere nascosti quei pochi libriccini, ma con l’uso di una certa cautela e diligenza, affinché quel fatto non susciti contro di noi disordini e tumulti più gravi”.

Bologna, 20 ottobre 1553
Vincenzo De Duranti, Vescovo
di Thermule, Bresciano.
Egidio Falceta, Vescovo Capruano.
Gerardo Busdrago, Vescovo Tessalonicense. [3]
Anche la rivista Torre di Guardia, ha citato in parte questo documento, nell’edizione del 1/6/1959, pagina 328. [4]
“Simile timore per la verità della Bibbia venne espresso dai cardinali della corte romana al papa Giulio III, nel 1550, dicendo: “La Bibbia è il libro che, più d’ogni altro, ha suscitato contro di noi i tumulti e la tempesta che ci hanno quasi travolti. Infatti chiunque esamini da vicino e confronti l’insegnamento che avviene nelle nostre chiese, presto troverà discordanza, e realizzerà che i nostri insegnamenti sono spesso diversi dalla Bibbia e ancor più spesso contrari ad essa, e se il popolo si rende conto di ciò, non finirà più di sfidarci finché ogni cosa non sia resa palese, e allora diverremo l’oggetto di scorno e d’odio universali. Quindi, è necessario sottrarre la Bibbia alla vista del popolo, ma con estrema cautela per non provocare una ribellione”.
Lo stesso falso venne citato due anni dopo nella Svegliatevi! dell’8 aprile 1961, pagina 7.[5]
“Vi è dunque una potente ragione per cui la Chiesa Cattolica scoraggia, con varie azioni, la lettura della Bibbia. Considerate, per esempio il discorso pronunciato dai cardinali della corte romana al papa Giulio III immediatamente dopo la sua elevazione al papato nel 1550. E’ contenuto in un documento storico dei tempi della Riforma che si preserva nella Biblioteca Nazionale di Parigi nel Folio B, N° 1088, Vol. 2,pagg. 641-650. […] Non c’è da meravigliarsi se la Chiesa Cattolica Romana distrugge fino a questo giorno le Bibbie e dice ai cattolici che la lettura della Bibbia ‘non è necessaria’!
Quello che i Testimoni di Geova non sanno – e, a quanto pare non lo sa nemmeno il Corpo Direttivo che ha citato questo scritto – che il testo è un falso storico inventato, prodotto e spacciato da Pier Paolo Vergerio (1498-1565). Costui era un vescovo cattolico di Mondrusch e di Capodistria, apostata dalla fede cattolica nel 1549 per adesione alla Riforma Protestante, e si distinse per la produzione di numerosi scritti polemici contro la Chiesa Cattolica. [6]
Alcuni hanno voluto scrivere alla Biblioteca Nazionale di Parigi per verificare sia l’esistenza che l’autenticità di questo scritto.
Accanto al documento la Biblioteca Nazionale di Parigi
ci ha fatto pervenire la seguente nota:
“Quoique n’etant que partiellement consacre à la lecture de la Bible, le texte de Vergerio a ètè frèquemment utilisè dans les polemiques entre protestants et catholiques sur ce aujet, meme apres que la critique avait ète faite par de nombreux thèologiens (Consulter la thèse de Thèologie protestante de A. Ch. Siegfried – La Vie et les travaux de P. P. Vergerio Strasbourg. 1857 – in 8°, 39 p.).
Il ressort de ces ètudes que P. P. Vergerio est vèritablement l’auter du Consilim quorundam episcoporum…, dont le texte figure dans ses oeuvres completes publièes en 1563.
Ce texte fait partie de ses nombreux opuscoles publiès anonymement lo de sa violente polèmique avec la papautè. Il est donc impossible d’admettre que le Consilium quorundam episcoporum… èmane d’une quelconque autoritè de l’Eglise catholique”.
Traduzione in italiano del testo francese:
Sebbene dedito solamente in parte alla lettura della Bibbia, il testo di Vergerio è stato frequentemente utilizzato nelle polemiche tra protestanti e cattolici su questo tema, anche dopo che la critica era stata fatta da numerosi teologi (Consultare la tesi di teologia protestante di A. Ch. Siegfried. – La Vita ed i lavori di P.P. Vergerio- Strasbourg. 1857 – in 8°, 39 p.).
Da questi studi risulta che P.P. Vergerio è veramente l’autore del Consilium quorundam episcoporum…, il cui testo figura nelle sue opere complete pubblicate nel 1563.
Questo testo fa parte dei suoi numerosi opuscoli pubblicati anonimamente all’epoca della sua violenta polemica con il papato. E’ dunque impossibile ammettere che il Consilium quorundam episcoporum emani da una qualunque autorità della Chiesa cattolica.
Oltre a questa nota la biblioteca ha inviato anche una lettera, nella quale fra l’altro si legge:
“Il testo che cercate è una critica, in chiave satirica, del papato, pubblicata nel 1553 con il titolo di Consilium quorundam episcoporum Bononiae congregatorum quod de ratione stabilendae Romane ecclesiae Iulio III P. M. datum est. Il suo autore, Paolo Pietro Vergerio (1498-1565), vescovo di Modrusch, poi di Capo d’Istria, che aderì in seguito alla Riforma verso il 1549, mette in scena tre vescovi che consigliano il papa Giulio III sul modo di ristabilire l’autorità pontificale”. [7]
In fondo: che cosa dice
questo falso documento.
In sostanza il documento direbbe: “E’ necessario dunque
che la Bibbia sia strappata dalle mani del popolo”.
1) Dato e non concesso che il documento sia autentico, rimane sempre un consiglio che dei Cardinali diedero al Papa. Consiglio sbagliato? Consiglio interessato? Consiglio poco lungimirante? Può darsi, ma quei Cardinali non fanno la Chiesa. Siamo durante il Concilio di Trento e tutti sanno quanta importanza, quanta venerazione e quanta cura la Chiesa del tempo ha esercitato proprio per conservare integra la Bibbia che l’invenzione della stampa. Il nascente Protestantesimo e la difficoltà dei tempi tendevano a disintegrare.
Ecco un esempio di quanto succedeva a quei tempi attorno alla Bibbia:
“Restano parlare degli altri abusi, de’ quali ciascuno haveva raccolto numero grande, e in questo adunati innumerevoli modi:come la debolezza, e superstizione humana si vale delle cose sacre, non solo oltre, ma anco contra quello perché sono instituite. Delle incantationi, per trovar dè thesori, e effettuare lascivi dissegni; o ottenere cose illecite. Fu assai parlato, e proposti molti rimedij, per estirparle. Tra le incantationi ancora fu posto da alcuni il portar addosso Evangelij, nomi di Dio, per prevenir’ infermità, o guarire d’esse: overo, per essere guardato da mali, e infortunij, o per haver prosperità: il leggergli medesimamente per gl’istessi affetti, e lo scrivergli con osservatione dè tempi… e il recitare Evangelij sopra le arme, accio habbiamo virtù contra gli inimici. In questa serie erano poste le congiurationi dè cani che non mordano, delle serpi che non afendano; delle bestie nocive alle campagne, delle tempeste, ed altre cause di sterilità della terra: ricercando che tutte queste osservationi, come abusi, fossero condannate, prohibite, e punite…”
( “Historia del Concilio Tridentini”di Pietro Soave Polano. In Ginevra – MDCLX, libro 2° p.165)
E’ una storia scritta quasi contemporaneamente al supposto consiglio dei suddetti Cardinali. Bravi Cardinali tanto preoccupati di salvare la purezza della Parola di Dio dalle aberrazioni del tempo!
2) C’è poi la favola delle Bibbie strappate e incatenate perché il popolo non le leggesse. Intanto l’opera di copiatura di una Bibbia comportava moltissimi anni di lavoro e le Bibbie costavano molto. Non meno costavano le prime Bibbie stampate. Sappiamo che nella cattedrale di Hereford in Inghilterra i libri erano assicurati con catene per evitare che fossero rubati dagli eruditi o dagli studenti, molti dei quali erano così poveri che potevano comprare i costosi libri dell’epoca una sola pagina alla volta. (Materiale tratto da “I Mondi dell’uomo”, vol. VIII, pagina 20).
Da ultimo, quanti sapevano leggere nel 16° secolo?
“Dire menzogne o essere disonesti è nocivo per gli altri. […] Alcuni mentono per ingannare e trarne un guadagno personale. Ma indipendentemente dalla ragione, i fatti finiranno per venire a galla, e questo provocherà la delusione di colui che è stato ingannato, il quale, in seguito, non avrà più fiducia in colui che lo ha ingannato”.(Torre di Guardia 1/8/1963, pagina 469).
“Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto”
- Luca 12, 2

NOTE:
[1] Consilium Quorundam – Foglio B. – N. 1088 – Vol. II – pagine da 641a 650 (in latino con
traduzione).
[2] Tour de Garde , Giugno/1912, pp. 210-211
[3] Documento storico al tempo della riforma – “ROMA E LA BIBBIA”
[4] Torre di Guardia 1/6/1959, p. 328; (ed. inglese WT 15/2/1958, p. 107)
[5] Svegliatevi! 8/4/1961, p. 7; (ed. inglese G. 8 ottobre 1960, p. 7)
[6] Enciclopedia Cattolica, pp. 1263-1264
[7] Lettera della Biblioteca Nazionale di Parigi del 2 dicembre 1996 e fattura della Biblioteca.


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E' utile per capire le costruzioni menzognere fatte dalla wts, additando sempre gli altri come responsabili dei mali del mondo. E poi essa stessa fa proprio quello di cui accusa ingiustamente gli altri e in questo caso la Chiesa, che ritiene la principale nemica. Quello che va notato è come funzione l'inganno geovista: offre prima la "bibbia" ( la sua "bibbia) facendosi forte dell'autorità della Bibbia. Poi dice che per capirla non serve la Bibbia ma solo i suoi opuscoli. Alla fine toglie del tutto la Bibbia perchè al suo posto vi mette solo i suoi studi che definisce "biblici" mentre in realtà sono antibiblici e i poveri tdg ingannati si convincono che sono proprio biblici. Ecco come la wts toglie la Bibbia al popolo.
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