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LA CONFERMAZIONE (CRESIMA)

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2013 17:22
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13/01/2013 17:20
 
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Riprendiamo, a questo punto, quanto stavamo dicendo, qualche momento fa, riguardo al significato dell’olio.

Il sacro crisma usato nella confermazione è un olio di oliva profumato con essenze balsamiche.

Come abbiamo già detto, con l’olio, nella civiltà biblica, si curavano i malati, si consacravano i sacerdoti, i re e i profeti, si ungevano la testa o i piedi dell’ospite che si voleva onorare. Come fece Maria Maddalena con Gesù (Gv 12,1-8).

Gesù è detto Messia, Cristo, Unto, consacrato con una unzione spirituale interiore. Ciò significa che è invaso dallo Spirito Santo con il quale forma un unico Dio: l’uomo Gesù è "unto", imbevuto totalmente di divinità e di Spirito Santo.

Al momento del suo battesimo, quando inaugura la sua vita pubblica, Gesù riceve in modo manifesto l’unzione dello Spirito che scende sopra di lui in forma di colomba, mentre il Padre proclama: "Questi è il Figlio mio prediletto..." Questa è l’unzione del Cristo solennemente ricordata all’inizio della sua missione.

La pentecoste e la confermazione sono l’unzione della chiesa e dei confermati, per opera dello Spirito Santo, per la loro vita pubblica di messaggeri della buona novella. Nella confermazione diventiamo pienamente "cristiani", partecipiamo cioè all’unzione del "Cristo" per continuare la sua missione. Siamo imbevuti, penetrati, invasi da Cristo e dal suo Spirito al punto di essere anche noi Dio per partecipazione: "partecipi della natura divina" (1Pt 1,4), deificati, divinizzati.

Diventiamo così coloro che devono profumare il mondo intero (Gv 12,3). Scrive san Paolo: "Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo" (2Cor 2,14-15).

L’unzione viene fatta in forma di croce. "I combattenti portano l’insegna del loro capo" dice san Tommaso d’Aquino, e sulla fronte, nel posto più visibile. Questo segno, questo marchio è indelebile come se fosse fatto con il ferro incandescente.

Che cosa significa, concretamente, per il battezzato il gesto di Cristo e della chiesa che è la confermazione? Che cosa realizza? Che cosa apporta in più rispetto al battesimo?

Siamo immersi nelle opere di Dio. Ora vediamo di capire come lavora Dio.

Dio è amore: le tre persone operano in perfetta unione. Ma - come abbiamo detto parlando del credo - la loro azione comune non si confonde: tutto comincia dal Padre, tutto è realizzato dal Figlio mandato dal Padre, tutto viene portato a compimento dallo Spirito Santo mandato dal Padre e dal Figlio.

Così il Padre crea il mondo, lo crea per mezzo del Figlio, e lo Spirito Santo aleggia sulle acque per farne sgorgare la vita. Sarà sempre così. Per usare un’immagine, un’analogia tradizionale: il Padre è come il braccio da cui parte la forza e il movimento; il Figlio è come la mano che esegue; lo Spirito è come il dito che rifinisce e porta a termine. Così le persone divine formano un tutt’uno, agiscono sempre insieme, fanno la stessa cosa e nel medesimo ordine, ma a stadi diversi: il Padre progetta, il Figlio realizza, lo Spirito perfeziona.

Lo Spirito Santo è perciò l’artista che dà l’ultima mano alle opere d’amore del Padre e del Figlio, esegue le rifiniture.

Così è per la chiesa. La pentecoste è il compimento della pasqua. Alla risurrezione, i discepoli riconoscono Cristo, credono in lui, sono "battezzati" da questo incontro personale con il Risorto; ma restano limitati, paurosi, tappati dietro i loro muri. Il dito di Dio, lo Spirito Santo, li metterà "a punto" con la pentecoste. E questa "messa a punto" continua oggi per noi attraverso la nostra pentecoste: la confermazione.

Con il battesimo entriamo a far parte della famiglia di Dio, "passiamo dalla morte alla vita", diventiamo dei "viventi": è iniziata la nostra risurrezione.

Con la confermazione lo Spirito ci rende "vivificanti", diffusori di vita. In altri termini, il battesimo ci fa nascere da Dio, ci rende figli del Padre in Gesù; la confermazione, con la testimonianza e la diffusione di questa vita che è in noi, ci rende padri e madri spirituali, a imitazione di Maria, madre della chiesa.

Con il battesimo siamo "chiamati" e giustificati, per essere glorificati (Rm 8,29-30); con la confermazione siamo "inviati" ad ammaestrare tutte le nazioni (Mt 28,19) e a questo scopo rivestiti di potenza (Lc 24,49).

Con il battesimo diventiamo "discepoli", siamo la chiesa che ascolta la parola e la medita nel suo cuore per metterla in pratica; con la confermazione, senza cessare di essere discepoli, siamo "profeti", siamo la chiesa che parla, che annuncia Gesù Cristo, che catechizza, che raggiunge ai loro posti, nelle loro lingue e nelle loro culture, tutte le nazioni che sono sotto il cielo, tutti i popoli e innanzitutto i nostri ambienti di vita e di lavoro, così diversi e così bisognosi di Dio.

In quanto battezzati, la chiesa è per noi una famiglia, una casa, dove siamo serviti, nutriti, istruiti, consolati (coccolati), lavati, resi candidi e curati... con il rischio di restare dei semplici consumatori; in quanto confermati, la chiesa diventa un campo di lavoro, un’ assunzione di responsabilità: una comunità da animare, da custodire, da allargare, da moltiplicare attivamente, ciascuno secondo le sue possibilità e la grazia ricevuta.

Lo Spirito ci rende membri attivi e responsabili della vita e della missione della chiesa e della costruzione di una società più giusta e più fraterna.

Con il battesimo "siamo rivestiti di Cristo" (Gal 3,27) perché egli viva in noi. Con la confermazione siamo diventati capaci di irradiarlo, come i santi, dai quali usciva la potenza dello Spirito che beneficava tutti.

Infine, il battezzato professa la verità della fede, il confermato la penetra. Gesù l’aveva predetto: "Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera... e vi annunzierà le cose future" (Gv 16,22; cfr. Gv 14,26).

Diciamo ora due cose da tener presenti e da vivere:

1 - come gli altri sacramenti, anche la confermazione non è riducibile al rito, cioè non basta ricevere il sacramento e tutto finisce lì. Essa apre una fonte perenne a cui è necessario attingere e bere ogni momento della vita. Il soffio dello Spirito non cadrà, ma è necessario rivolgergli la vela. Lo Spirito Santo, amico e dolce ospite dell’anima non se ne andrà più, ma è necessario non ridurlo al silenzio e lasciarlo agire con la sua forza divina;

2 - confermare dei laici e non metterli in situazione di responsabilità e di servizio nella chiesa significherebbe non sapere ciò che si fa, non capire le conseguenze della confermazione. E non diciamo sbrigativamente che non si trova un posto di lavoro e di servizio per tutti, che non si sa cosa dar loro da fare. Il Signore chiama, tutti i giorni e a tutte le ore, operai per la sua vigna (Mt 20,1-16). Chiama me che ti parlo e te che mi ascolti e che forse ce ne stiamo tutto il giorno oziosi o sottoccupati perché crediamo che nessuno ci abbia presi a giornata. Noi tutti siamo ingaggiati dal giorno del nostro battesimo e della confermazione: non aspettiamo un’altra chiamata, un altro contratto di lavoro perché aspetteremmo invano. E giacché siamo sull’argomento non sarà superfluo ricordare a tutti che il Signore ci chiama a lavorare, non ad impicciare; a servire, non a dominare e a comandare.

Se qualcuno fosse perplesso o non si sentisse chiamato, ricordi la frase di sant’Agostino: "Se non ti senti chiamato, datti da fare perché il Signore ti chiami".

Pedron Lino, sacerdote dehoniano

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