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La NATIVITA' (secondo Katerina Emmerich)

Ultimo Aggiornamento: 03/01/2013 00:40
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03/01/2013 00:30
 
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I SANTI RE MAGI

 

Secondo gli studiosi biblici incerto ancora sarebbe il numero dei Magi e leggendario il carattere regale. I nomi attribuiti loro dalla tradizione popolare compaiono solo verso il VI secolo e sono: Gaspare, Melchiorre e Baldassare. Il primo arabo, il secondo persiano e il terzo indiano. Storicamente i Magi sono i sacerdoti del mazdeismo; si pensa che essi ne furono addirittura gli stessi fondatori. La condizione sacerdotale raggiunta mediante un rito sacrificale avrebbe conferito loro poteri supernormali. Il nome "Magi" deriva da "maga", attribuito ai greci che, quando entrarono in contatto con i persiani, li definirono appunto come "magici" (da maghiskos). Alcuni scrittori cristiani dell'antichità esprimono differenti pareri, collocando il paese d'origine dei Magi in Arabia, in Persia oppure in Caldea. Nel V secolo il papa San Leone presenterà i Magi come "le primizie della Gentilità" (Sermone XXXV,2). Nel corso dei primi secoli cristiani le raffigurazioni pittoriche li presentano in generale vestiti con l'abito consueto dei Persiani. Si specifica spesso il significato simbolico dei loro doni: la mirra allude alla morte o al sacerdozio, l'oro alla regalità, l'incenso alla divinità. Dalla loro comparsa ci vorranno otto secoli perché la leggenda fissi il loro numero, i loro nomi e le funzioni. In Oriente, dove lo studio in senso mitico delle stelle rimane tutt'ora molto più diffuso che in Occidente, il "Libro della Caverna dei tesori" (VI secolo) racconta che i Magi avevano visto una stella (costellazione) che raffigurava una fanciulla con un bambino che portava una corona. Andarono a cercare oro, incenso e mirra, che Adamo ed Eva avevano posto in una caverna per il giorno in cui fosse sorta quella costellazione, e partirono per Betlemme. I Magi sarebbero poi stati battezzati dall'apostolo Tommaso e lo aiutarono ad evangelizzare il loro paese. Un 'altra leggenda, di provenienza armena, precisa che essi erano tre fratelli e rappresentavano tre popoli differenti. I tre Santi Re sono invocati contro la grandine, le tempeste e i pericoli dei viaggi, contro la stregoneria e i malefici. Proteggono anche dalla febbre, dal mal di testa, dall'epilessia e dalla morte improvvisa. Secondo la Tradizione Cristiana le reliquie dei loro corpi sarebbero state conservate a Milano, poi con Federico Barbarossa sarebbero state traslate a Colonia. Nel 1903 alcune ossa dei Magi furono restituite a Milano. Questi personaggi sono ricordati incisivamente nel Vangelo di Matteo (2,1-12) come visitatori e adoratori del bambino Gesù.

66 - Visioni di Suor Anna Caterina Emmerick degli antenati dei Santi Re, cinquecento anni prima di Cristo

Una volta ebbi la grazia di vedere quanta misericordia ebbe Dio con i pagani. Gli antenati dei tre Re Magi, cinquecento anni prima del Natale di Cristo, erano assai ricchi e potenti, avevano riunite sotto un solo scettro numerose province. Essi abitavano in accampamenti di tende; invece l'altra tribù che viveva ad oriente del mar Caspio, aveva gli abitati di pietra perché le abitazioni erano esposte allo straripamento delle acque. Questi popoli dediti all'astronomia, avevano usanze culturali molto crudeli: immolavano i vecchi, gli storpi e perfino i fanciulli. Il rito da loro in uso era veramente orrendo: avvolgevano i bambini in una veste bianca e li ponevano in una caldaia dove li facevano cuocere. Nei tempi successivi, quando fu predetta a quei ciechi la nascita del Salvatore, tali riti tremendi furono finalmente aboliti. Tre figlie di re, dotate di spirito profetico, ebbero tutte contemporaneamente la certezza che nel futuro sarebbe sorta una stella da Giacobbe, e che una Vergine senza opera d'uomo avrebbe generato il Salvatore. Esse vestivano tuniche e lunghi mantelli, andavano predicando per quei paesi il miglioramento dei costumi ed annunciavano l'arrivo del Salvatore. Dissero inoltre che un giorno sarebbero giunti i servi del Signore ed avrebbero mostrato il vero culto da tributarsi a Dio. Predissero molte altre cose fin dopo gli avvenimenti dei nostri tempi. Le profezie delle tre vergini accennavano ad una certa costellazione ed alle alterazioni che sarebbero conseguentemente venute. Ne provenne quella costante osservazione degli astri che veniva fatta dalla sommità del colle. Seguendo le indicazioni simboliche delle costellazioni, e i vari cambiamenti stellari, i padri delle veggenti introducevano riforme e cambiamenti nel tempio, nel culto e negli addobbi. Offrivano pure sacrifici alla futura Madre del Salvatore, continuando però con il loro culto sanguinoso. Il tempio era costituito da una tenda che veniva cambiata continuamente con stoffe di diverso colore. Tra le riforme più importanti operate alla loro antica tradizione si annovera il passaggio della loro festa di riposo dal giovedì al sabato (questo fatto mi parve molto significativo). Conosco anche il nome pagano di questo giorno: tanna o tannada. Gesù venne al mondo nell'anno 3997.

67 - Adorazione dei pastori

Visioni di domenica mattina, 25 novembre.

Alle primi luci dell'alba, i tre capi dei pastori arrivarono alla grotta dov'era nato Gesù portando i doni che avevano raccolto e che consistevano in animaletti somiglianti a caprioli o forse capretti, in ogni modo diversi da quelli che conosciamo noi. Avevano il collo lungo, occhi piccoli e chiarissimi, pelle finissima e corporatura snella. I pastori li conducevano legati da lunghe e sottili cordicelle. inoltre portavano sulle spalle degli uccelli uccisi e legati insieme su lunghe aste. Sotto al braccio ne portavano altri più grossi, ancor vivi. Vidi pure altri doni. San Giuseppe si affrettò ad accoglierli cordialmente: i pastori gli dissero che erano venuti ad adorare il Bambino della promessa messianica, rivelato loro dagli Angeli durante la notte. Quindi offrirono quello che avevano portato; Giuseppe accettò umilmente i doni e condusse i pastori dalla Vergine e dal bambino Gesù vicino alla mangiatoia. Quei devoti, impugnando ancora i bastoni, si genuflessero in grande umiltà, contemplando in adorazione per lungo tempo il Santo Bambino; senza poter proferire parola dinanzi a tanta magnificenza e luce. Istintivamente intonarono l'inno che avevano udito quella notte dall'Angelo ed un salmo molto bello. Quando si congedarono la Vergine porse nelle loro braccia il Bambino, ed essi, dopo averlo contemplato, glielo restituirono piangendo di gioia. Poi lasciarono la grotta commossi.

Domenica sera, 25 novembre. La Veggente trascorse la giornata in gravi sofferenze fisiche e spirituali, appena cadde in estasi disse di essere stata trasportata in Terrasanta e di aver visto Gesù tentato dal demonio nel deserto. Quasi contemporaneamente disse di vederlo pure come neonato nel presepio venerato dai pastori della torre. Dopo aver pronunciato queste parole, l'estatica con rapidità sorprendente, si levò dal suo giaciglio e corse alla porta della sua stanza chiamando le persone che si trovavano nell'anticamera: "Venite presto! Venite ad adorare il Bambino; Egli è qui, vicino a me!". Parlando con un entusiasmo incredibile, ritornò subito a letto tutta raggiante e prese a cantare il Magnificat, il Gloria, e alcuni altri inni semplici ma dal significato commovente e profondamente mistico. Il giorno seguente con voce chiara e dai toni mielati, Suor Emmerick continuò a narrare.

I pastori con le loro famiglie avevano recato molti doni: uccelli, uova, miele, tessuti di vari colori, fascetti di piante con grandi foglie. Queste piante avevano delle spighe ripiene di grossi grani. Vidi ancora i pastori inginocchiati dinanzi al Bambino intonare Salmi assai graditi all'orecchio, il Gloria e alcuni cantici dai versi molto brevi. Io cantai con loro: "O fanciullino, tu sei del colore della rosa e ci appari quale piccolo araldo della Salvezza". Nel congedarsi si inchinarono in religioso silenzio come se avessero voluto baciare il Santo Bambino.

68 - I tre Pastori aiutano San Giuseppe mentre le donne essene servono la Santa Vergine

Lunedì 26 novembre.

Oggi ho visto i tre pastori aiutare Giuseppe a migliorare le condizioni della Caverna del Presepio ed in quelle laterali. Anche presso la Santa Vergine vidi parecchie pie donne occupate nell'aiutarla. Erano donne essene che abitavano in una valle ad oriente della Grotta del Presepio, vivevano in piccolissime grotte scavate nella rupe dove il monte scendeva più scosceso; istruivano i fanciulli della loro comunità religiosa. San Giuseppe, come sappiamo, le conosceva fin dal tempo della sua giovinezza. Le pie donne si alternavano nel cucinare, lavare i panni e servire come potevano la Santa Famiglia.

69 - L'ancella di Anna giunge da Maria Santissima - La violenza di Erode

Visioni di martedì 27 novembre.

Mentre Giuseppe e Maria stavano contemplando il Bambino Divino, l'asino ad un tratto chinò il capo fino al suolo, inginocchiandosi con le zampe anteriori. A questa straordinaria devozione dell'animale, vidi la santa Coppia piangere di commozione. Alla sera, un anziano e l'ancella di Anna giunsero alla grotta, provenienti da Nazareth. Essi portarono una gran quantità di cose necessarie a Maria. Il vecchio servo, piangendo di gioia, ripartì subito per portare la lieta novella ad Anna, mentre l'ancella rimase ad aiutare la Santa Vergine.

Mercoledì 28 novembre.

Parecchie persone giunsero da Betlemme, tra le quali vidi alcuni emissari di Erode giunti per verificare la fama del Bambino miracoloso. In seguito ai discorsi dei pastori il santo Evento era divenuto pubblico. Maria, con l'ancella e Gesù, lasciò la grotta rifugiandosi nella caverna laterale. Quando giunsero gli emissari di Erode trovarono nella grotta solo Giuseppe con alcuni pastori e, dopo averlo beffato vilmente per la sua povertà e semplicità, andarono via. Maria rimase nascosta nella caverna laterale per circa quattro ore.

Questa sera la Veggente, dall'assopimento estatico in cui si trovava, ebbe un brusco risveglio e così esclamo:

"Erode ha fatto assassinare un dignitario nel tempio che aveva spesso protestato contro le usurpazioni del tiranno. Lo fece chiamare a Gerico per motivi diplomatici e lo fece assassinare mentre era in viaggio. Il tiranno aumentò così la sua influenza sul tempio impiegando nelle alte cariche due dei suoi figli naturali, che erano Sadducei".

70 - La Circoncisione di Cristo - Il santo nome: "Gesù" Visioni di giovedì 29 novembre.

Il padrone della bettola, dove avevano alloggiato ultimamente Giuseppe e Maria, si recò a visitare il Santo Bambino. Si era fatto preannunciare da un servo con molti doni. Frattanto tutti gli abitanti delle valli e dei paesi circostanti, venuti a conoscenza dell'Evento, accorsero alla grotta a riverire il nascituro.

Sabato 1 dicembre.

Dopo mezzogiorno, sono giunte molte altre persone. Calata la sera, le donne prepararono il banchetto sotto un pergolato dinanzi alla grotta; il pergolato era stato sistemato da Giuseppe e dai pastori fin dai giorni precedenti. Era giunta la fine del settimo giorno dalla santa Nascita e, secondo la tradizione ebraica, allo spuntare dell'ottavo giorno il fanciullo doveva essere circonciso. Giuseppe infatti era andato a Betlemme ed era ritornato insieme a tre sacerdoti, con loro c'erano anche un anziano ed una donna che nella sacra cerimonia sembrava avesse il compito di nutrice. La donna portava con sé una specie di sedia ed un grosso piatto di pietra di forma ottangolare, sul quale vidi collocati gli oggetti necessari alla circoncisione. I medesimi furono disposti sulle stuoie che coprivano il terreno dove aveva luogo la cerimonia. La sedia era come una cassa che quando si apriva formava un largo sedile. Fu coperta con un panno rosso. La pietra ottangolare aveva due piedi di diametro. Nel centro della medesima vi era un incavo coperto da una lastra di metallo che conteneva in piccoli scompartimenti tre astucci ed un coltello di pietra. La pietra venne collocata sopra uno sgabello a tre piedi coperto da un tappeto. Terminata la preparazione, i sacerdoti salutarono Maria e il bambino Gesù. Li vidi parlare affabilmente con la Vergine, e commossi presero il Bambino nelle loro braccia. Poi cominciò il banchetto sotto il pergolato, una folla di popolo era presente come vuole la tradizione, Giuseppe ed i sacerdoti distribuivano doni e cibarie finché tutto fu diviso. Il sole frattanto tramontava e il suo disco mi parve rosso e immenso, molto più grande di come ci appare nel nostro paese. Notai che quando fu bassissimo la Caverna del Presepio ne fu interamente irradiata.

Domenica 2 dicembre.

Nella grotta le lampade accese, le preghiere e i cantici si protrassero fino al mattino successivo. La Santa Vergine era timida e smarrita. Erano le prime luci dell'ottavo giorno dopo la nascita di Gesù, ed aveva custodito sul petto, in una piega del mantello, un panno che serviva per avvolgere il Santo Bambino e tergergli il sangue. La pietra ottangolare fu ricoperta dai sacerdoti da un panno rosso e superiormente da uno bianco mentre risuonavano ininterrotte le preghiere e i cantici della cerimonia. La Vergine avanzò velata e depose nelle mani dell'ancella il Bambino con il panno che serviva a fasciarlo. Dopo aver ripetute le preci, l'ancella a sua volta lo passò a Giuseppe e questi alla nutrice, che distese il Bambino ricoperto da un velo sulla pietra ottangolare. Giuseppe teneva fermo il Bambino per la parte superiore del corpo. A destra e a sinistra, stavano in ginocchio due sacerdoti, ciascuno dei quali teneva un piedino del Bimbo, mentre quello che compiva la sacra cerimonia stava in ginocchio dinanzi al medesimo. Sollevata la piastra che ricopriva la pietra ottangolare, il sacerdote sacrificante alzò i tre astucci contenenti l'acqua per la ferita e l'unguento. Il coltello aveva il manico e la lama di pietra. La punta ad uncino del coltello operò il taglio. Una seconda ferita fu fatta al Bambino con l'unghia tagliente del dito del sacerdote, che succhiò la piaga e l'asperse con l'acqua, strofinandola poi con un altro rimedio che prese dall'astuccio per rimarginare la ferita. Ciò che era stato staccato col coltello fu riposto tra due laminette concave di color bruno ma risplendenti. L'oggetto venne poi consegnato alla Vergine. La cosiddetta "nutrice", fasciata la piaga, avvolse il Fanciullo Divino nel panno fino alle ascelle. Il velo che Gli copriva la testa fu avvolto intorno al corpo. Infine, quando Gesù fu posto sulla pietra ottangolare, ricominciarono le preghiere. Sebbene l'Angelo avesse detto a Giuseppe che il Bambino doveva chiamarsi Gesù, il sacerdote non accettò subito il nome ma continuò la preghiera affinché Dio l'illuminasse nel modo giusto. Allora la figura luminosa di un Angelo, comparendo al sacerdote, gli presentò allo sguardo interiore una tavoletta simile a quella che vediamo sulla Croce, sulla quale stava scritto: Gesù. Il religioso parve profondamente commosso e, illuminato dalla divina ispirazione, scrisse il santo nome su una pergamena. Frattanto il Santo Bambino piangeva disperatamente, Giuseppe lo prese e lo passò dalle mani dei sacerdoti a quelle di Maria, la quale con altre due donne se ne stava in fondo alla grotta. La Vergine cercò di acquietare il Bambino porgendogli il proprio petto. La cerimonia si concluse quando la Madonna pose il Bambino sulla pietra ottangolare e i sacerdoti incrociarono le mani sopra di Lui, poi lo riconsegnarono a Maria Santissima. Giuseppe porse a Maria anche i pannolini intrisi di sangue e la nutrice conservò le filamenta sanguinose. Ricominciata la preghiera ed i canti solenni, si affacciava timidamente il nuovo giorno. L'asino durante la solenne cerimonia era rimasto legato in un angolo della spelonca. Vidi i sacerdoti, illuminati dalla luce dello Spirito Divino, che con Giuseppe e i pastori si rifocillavano sotto il pergolato. Durante la mattinata si presentarono all'ingresso della grotta numerosi poveri, e pure questi furono rifocillati. Vidi poi una quantità di medicanti sporchi e luridi che giunsero alla grotta attraverso la valle dei pastori. Sembrava che si dirigessero ad una festa che aveva luogo a Gerusalemme. I mendicanti dopo aver ricevuto da Giuseppe molti doni e il desinare, posero molte domande indiscrete, inoltre bestemmiarono ed oltraggiarono tutti. Non so chi fossero costoro, ma mi fecero un'impressione assai triste. La notte seguente il Santo Bambino fu molto inquieto, lo vidi piangere assai per il dolore. La Santa Vergine e Giuseppe se lo scambiavano tra le braccia e lo confortavano. La donna che aveva avvolto Gesù nei pannolini ritornò per rinnovare le fasciature.

71 - Elisabetta giunge alla grotta. Visioni di lunedì 3 dicembre.

Seduta sopra un asino condotto da un vecchio servo, vidi Elisabetta dirigersi verso il presepe. Era partita da Juta. Giuseppe l'accolse con gran cortesia e immensa fu la gioia delle due donne nel ritrovarsi. Piangendo di commozione, la sposa di Zaccaria strinse al seno il bambino Gesù. Fu preparato per lei il giaciglio vicino al luogo dove era nato il Salvatore. La culla dove dormiva adesso Gesù veniva posta spesso su un alto piedistallo, simile a quei cavalletti che si usano per segare la legna. Da qui il bambino Gesù era contemplato dai più intimi che poi Lo accarezzavano e pregavano. Vidi anche quando Maria era stata in una culla tenuta in simile modo.

Martedì 4 dicembre.

Ieri sera ed oggi ho visto le due sante donne assorte per molto tempo in adorazione dinanzi al Santo Bambino. Esse parlavano spesso di quell'Evento meraviglioso. Io mi sentivo con loro, ed ascoltavo con vera gioia quanto dicevano. Maria narrò ad Elisabetta tutto ciò che le era accaduto, e quando le spiegò le difficoltà che aveva trovato nella ricerca di un ricovero per la notte a Betlemme, Elisabetta pianse amaramente sulla durezza degli uomini. Poi le raccontò molte cose che si riferivano alla santa Nascita di Gesù, e di alcune circostanze, come del momento dell'Annunciazione quando aveva la sensazione che il cuore le scoppiasse nel petto e si sentiva invadere da un'inesprimibile voluttà. La Beata Vergine confessò ad Elisabetta che in quel momento si senti portar via dagli Angeli nelle regioni Celesti, e contemporaneamente fu totalmente cosciente della propria nullità. Le manifestò inoltre il vivo desiderio della salvezza che provò quando vide apparire la figura del proprio Fanciullo avvolta dalla luce dello Spirito Divino. Allora Elisabetta le disse: "Tu fosti graziata nel tuo parto più delle altre donne; anche il parto di Giovanni, sebbene non doloroso, fu diverso del tuo". Anche oggi ho visto ancora molti di quegli orribili ceffi erodiani; essi sono passati dinanzi alla porta e hanno chiesto doni, poi li ho sentiti insultare e bestemmiare. Giuseppe ha rifiutato loro qualsiasi cosa. Numerosi personaggi di posizione elevata erano partiti da Betlemme affollandosi verso sera intorno alla grotta; siccome Maria non voleva farsi vedere da loro, corse a nascondersi nella grotta laterale a quella del presepio. Vidi la Santa Vergine uscire col Bambino e recarsi nell'altra caverna. Giuseppe vi aveva fatto degli accorgimenti, l'ingresso era assai più angusto: quattordici gradini immettevano in un piccolo antro, poi si accedeva in un locale più grande di quello del presepio. Maria Santissima entrò in questa caverna e adagiò il bambino Gesù in una specie di conca scavata nel terreno. Alcune volte il Fanciullo era nudo, tranne una fascia attorno al corpo, altre volte lo vidi fasciato interamente. Spesso giungeva anche la nutrice; Maria divideva i doni con lei, che a sua volta li distribuiva ai poveri di Betlemme.

72 - I Magi si mettono in viaggio verso Betlemme

Visioni comunicate dalla Veggente al pellegrino nell'anno 1821. La Veggente stabilì il giorno dell'Evento un mese prima della data ecclesiastica, cioè il 25 novembre. In quel giorno stesso vide partire i Magi per la Giudea. Sempre secondo le sue contemplazioni, Suor Caterina ritenne che il viaggio dei tre Re fosse durato circa un mese, diversamente dalla tradizione ufficiale dei tredici giorni che intercorrono tra il Natale e l'Epifania.

Mentre costruivo il piccolo presepio nel convento vidi i Santi Re dirigersi verso Betlemme seguendo la stella.

Visioni del 25 novembre.

Nella notte della vigilia del santo Natale, mentre tutto era già pronto per il lungo viaggio, due Magi scrutavano ancora gli sterminati campi del cielo stellato. Erano sulla torre piramidale e guardavano attraverso lunghi cannocchiali la stella di Giacobbe che aveva una coda. Questa era apparsa ai loro occhi quasi divisa in due parti, in entrambe si scorgeva la figura di una grande Vergine luminosa, dinanzi alla quale aleggiava un Bambino raggiante di luce. Dal fianco destro del Fanciullo usciva un ramo sul quale, a guisa di fiore, si trovava una torre dalle molteplici entrate. Vidi che la torre, a poco a poco, si trasformava in una città. Era la Gerusalemme celeste! Appena comparso questo simbolo i due Magi partirono senza indugi. Theodeko, il terzo Re, che abitava a circa due giorni di viaggio più ad oriente, appena vide il simbolo partì in tutta fretta per raggiungere le carovane degli altri Magi.

26 novembre.

Colta da un'estasi profonda, mi addormentai e mi trovai nella grotta vicino alla Madonna, la quale una volta mi aveva concesso di tenere tra le braccia il Pargoletto che stringeva al suo cuore. Era notte quando giunsi da Lei: Giuseppe aveva appoggiato il capo sul braccio destro e dormiva; egli era nella piccola stanza accomodata a destra presso l'entrata. Maria era desta e sedeva al solito posto vicino al presepio, tenendo il Bambino stretto al seno e sotto il velo. Durante il giorno, parte del suo giaciglio arrotolato in forma di grande guanciale le serviva per sedersi. La pregai ardentemente in ginocchio di concedermi un po' il Bambino fra le braccia. Nonostante sapesse come era forte il mio desiderio, continuando a contemplare il Santo Fanciullo non volle darmelo, forse perché stava allattandolo. Io al suo posto avrei fatto altrettanto. Mi sovviene allora che i tre Magi, animati dal loro sentimento devozionale, erano in marcia per raggiungere la Vergine e il Santo Bambino. Nei cuori dei tre devoti Re il desiderio salvifico intenso e puro era stato alimentato dalla fiamma dell'attesa dei loro padri. Sentivo interiormente aumentare il desiderio ardente di trovarmi vicino a loro. Cosicchè, finita la mia preghiera, scivolai pian piano fuori dalla grotta con ogni cautela per non disturbare la Santa Famiglia; dopo un lunghissimo cammino raggiunsi la carovana dei tre Santi Re. Fu in questo viaggio che vidi molte cose sui costumi e le abitudini di alcuni popoli, nonché sui riti profani che essi tributavano agli idoli. Fui dapprima condotta verso mezzogiorno, in un paese che non conoscevo e dove mai ero stata. Era sabbioso e sterile. Si vedevano disseminati sulla collina dei piccoli villaggi composti da capanne di vimini dal tetto di giunchi, abitate da poche famiglie. Non vidi molti alberi, ma alcune grandi piante sotto le quali tenevano gli idoli. Mi sembrò che questa gente vivesse ancora in uno stato molto selvaggio perché si alimentava con la carne di uccelli rapaci. La loro carnagione era color rame, i capelli giallo volpino, la statura bassa ed erano quasi tutti grassi, ma notai che erano agili e attivi. Non ho visto che avessero con loro animali domestici o greggi. Il loro dorso era nudo e le donne avevano il petto coperto da una fascia dai diversi colori. Strisce gialle e verdi erano cucite e ricamate sulla parte anteriore della veste, la quale aveva nel mezzo una fila di bottoni e terminava a punta sulle spalle. Il ricamo era assai grossolano, simile a quello degli antichi paramenti sacerdotali. Costoro fabbricavano con i germogli di un piccolo albero tappeti rudimentali, che poi vendevano in città. Vidi i loro idoli collocati sotto gli alberi. Questi avevano la testa di un bue dalle lunghe corna, la bocca era aperta, il corpo traforato da immensi buchi, ed inferiormente, in una larga apertura, ardeva il fuoco che serviva ad abbrustolire le vittime dei sacrifici. Vidi anche idoli più piccoli, alcuni a forma di uccelli e di draghi, un cane a tre teste ed un lungo serpente avvolto nelle proprie spire. All'inizio del viaggio mi parve di avere alla destra un grande fiume dal quale mi allontanavo sempre più. Abbandonato questo paese di selvaggi, la via che percorrevo nello spirito conduceva sempre più verso l'alto, finché ascesi un monte di bianchissima sabbia ricoperto di mucchi di pietruzze nere che sembravano cocci di vasi e di tazze. In questo luogo la mia attenzione fu attirata da alcuni alberi dal tronco coperto di foglie di enorme grandezza e dalla forma piramidale. Ho veduto pure altri alberi con le foglie lisce a forma di cuore. Giunsi quindi in un paese con pascoli di enorme estensione; vidi in questa terra alcune colline dove pascevano greggi innumerevoli. Sembrava che ci fosse gran cura delle viti, essendo queste ben disposte su regolari terrapieni e circondate da siepi intrecciate. I proprietari abitavano in capanne dal tetto liscio e dalle porte di vimini. Le capanne erano rivestite di stoffa di lana bianca, simile a quella che avevo visto intessere dal popolo selvaggio. L'accampamento era disseminato sul vasto pianoro interrotto da estese boscaglie e da bassi boschetti, le tende erano poste in circolo intorno ad una di maggiori dimensioni. Gli armenti erano di genere diverso. Vidi pecore ricoperte da fiocchi di lana bitorti e con lunghissime code; animali con le corna che parevano capretti ed erano grassi come agnelli, e altri quadrupedi simili ai cavalli della steppa. Vidi cammelli ed elefanti, anche bianchi, rinchiusi entro uno steccato rudimentale; erano addomesticati e venivano adoperati solamente per gli usi domestici. Ebbi la percezione che quei greggi, gli animali ed i campi, appartenessero tutti ad uno dei Magi partiti per Betlemme. Alcuni pastori indossavano giubboni lunghi fino alle ginocchia. Suppongo che durante l'assenza del loro sovrano, alcuni sovrintendenti avessero l'incarico di controllare e contare i capi. Infatti vidi giungere sul luogo delle persone vestite in modo distinto, avvolte in lunghi mantelli, le quali esaminavano tutto ed ascoltavano il rapporto dei singoli pastori. I sovrintendenti entravano nella tenda più grande e scrivevano le loro osservazioni sulle tavolette. I branchi e le greggi si contavano e si controllavano pure vicino alla tenda principale. Arrivai nella notte sui pascoli dei Magi; regnava un profondo silenzio su quelle pianure. Vidi molti pastori che dormivano sotto le tende mentre altri si muovevano cautamente fra le bestie sonnolenti che giacevano vicine sulla prateria. Vidi i pastori contemplare il cielo notturno disseminato di astri luminosi, mentre le miti pecorelle distese al suolo, con lo sguardo obbediente, seguivano i movimenti di costoro che le guidavano. Fui pervasa di commozione a quella scena riportando alla mente il Buon Pastore, il quale non riposò fino a quando non ebbe ritrovato la pecorella smarrita e l'ebbe ricondotta all'ovile. Il Padre Celeste e misericordioso aveva inviato il suo Unigenito affinché si incarnasse per riportare all'ovile le pecorelle traviate, assumendosi, quale Agnello di Dio, le colpe di tutta l'umanità. I Re di questi pastori erano partiti la notte antecedente, illuminati dalla stella prodigiosa. Le lunghe zampe dei cammelli rompevano il profondo silenzio della notte del deserto. La carovana, attraversando con passo celere l'accampamento, si arrestò vicino alla tenda principale. I cammelli del campo, risvegliati al rumore improvviso, si alzarono rivolgendo il lungo collo; udii anche il belare delle pecore e degli agnelli ridestati. Scesi dalle loro cavalcature, alcuni dei frettolosi arrivati scossero dal sonno i pastori che riposavano sotto le tende. Frattanto i più vicini fra i guardiani notturni erano accorsi alla tenda principale. Dopo poco tempo tutto il campo fu sveglio: vidi numerose persone che, ancora sonnolenti, si strinsero intorno ai sopraggiunti e discorrevano con loro accennando alle stelle. I nuovi arrivati parlavano di una certa costellazione o apparizione che era comparsa in cielo e che era già sparita. Questi uomini facevano parte della carovana di Theodeko che giungeva da quel paese lontano. I viaggiatori chiesero ai pastori quale tratto di strada potevano aver già percorso Mensor e Sair. Theodeko infine, dopo aver preso alcune informazioni, decise di dirigersi ad un punto dove i tre erano soliti incontrarsi nelle occasioni particolari.

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