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Domenica dell'Incarnazione - 6a Tempo di Avvento (anno C)

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2012 13:27
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21/12/2012 13:27
 
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(23/12/2012)
Vangelo: Is. 62, 10 - 63, 3b; Fil. 4, 4-9; Lc 1, 26-38a
Lettura del profeta Isaia Isaia 62, 10 - 63, 3b

Siamo al canto del ritorno, della gloria del popolo finalmente splendido e salvato, della scoperta della bellezza della sua elezione da parte di Dio che ha scelto Gerusalemme come sposa. I primi versetti del capitolo 62 celebrano questa bellezza e questo splendore: "Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo". (62,3-4)

E continua: "Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. (62,5).

In questo splendore si formulano anche gli inviti. Ma bisogna rendere possibili gli accessi a questa città poiché bisogna onorare l'ospite prezioso che è il Signore, il Salvatore sta per entrare e facilitare gli invitati, anche "alzando un vessillo per i popoli".

Questa Gerusalemme perciò, visitata da tutti i popoli e che riceve, insieme, come città della pace, il Signore, è inondata di regali e di ricompense per il progetto futuro. Vengono dati a Gerusalemme quattro nomi simbolici che indicano le qualità del nuovo popolo di Dio: «"Li chiameranno "Popolo santo", "Redenti del Signore", "Ricercata", "Città non abbandonata"».

Nel voler celebrare la grandezza e la novità il profeta della restaurazione della città liberata inserisce un testo carico di quelle immagini di guerra che un combattente eroe, vincitore e liberatore di Gerusalemme, porta con sé.

Dio viene descritto come un vendemmiatore che torna dopo aver pigiato l'uva nel tino: i suoi abiti sono sporchi di mosto ma quel mosto è il sangue dei popoli nemici di Israele di cui Edom è il nemico tradizionale.

Le stesse immagini e il ricordo preciso di Edom, in modi più tempestosi e più apocalittici, vengono ricordati in Isaia al capitolo 34 (Is.34,1-7).

Senza scandalizzarci del linguaggio culturale del tempo, il Signore rivendica la sua giustizia, la sua forza e la sua totale scelta personale senza interventi né collaborazioni da parte di alcuno. E' il suo modo per sottolineare la pienezza di amore e quindi la gratuità. Viene immaginato un dialogo tra questo personaggio misterioso e vincitore e le sentinelle che invitano lo sconosciuto ad identificarsi (63,1-6).

La risposta dà il profilo di una battaglia dove il valoroso sconosciuto ha vinto, combattendo da solo. Perciò la sua venuta non è per interesse, né per la volontà di potere e di potenza, ma solo per mantenere la sua parola e sua fedeltà alla sposa: Israele.

E' chiaro che in una lettura cristiana colui che arriva è Gesù, potente ma che ha battuto il peccato e la morte nella sua vita. E' sporco del proprio sangue e non del sangue di altri.

Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4, 4-9

S. Paolo, nella parte finale della lettera ai Filippesi, si preoccupa, da buon maestro, di suggerire uno stile pieno di gioia e di amore. La comunità, evangelizzata nel 2° viaggio missionario di Paolo (verso il 49 d.C.), gli è molto vicina, sentendosi particolarmente amica e grata. Così i Filippesi si sentono il dovere di raggiungerlo fino in carcere, dove si trova, con una generosa offerta mediante Epafrodito. Egli, nello stesso tempo, offre e racconta i progressi di questa chiesa. E Paolo si sente rincuorato a sua volta: "Voi siete mia gioia e mia corona" (4,1).

La prima parte di questo testo (4,4-5) e la terza parte (4, 8-9) hanno, come riferimento, la vicinanza di Dio, mentre, nella parte centrale (4, 6-7), la preghiera apre la propria vita sul mondo di Dio attraverso una comunicazione profonda di ringraziamento, di suppliche e di intercessione. Così, concludendo la lettera, Paolo, dopo alcune esortazioni, consigli pratici e raccomandazioni, invita alla gioia. "Rallegratevi nel Signore". E se può sembrare una stranezza comandare la gioia, Paolo crede che ci si debba sforzare di raggiungere questo sentimento poiché egli stesso sta sperimentando la gioia in rapporto a Cristo risorto (il Signore). Egli ha scoperto di poterla vivere con fedeltà per la consapevolezza che il suo sacrificio può aiutare a far crescere la fede ai credenti di Filippi.

La gioia porta amabilità con gli uomini e la vicinanza della venuta del Signore; anzi, più che incentivare il distacco verso questo mondo, diventa occasione di un impegno più solido e saldo dì amore.

Il "Non angustiatevi" ricorda lo stesso verbo del discorso delle beatitudini (Mt 6,25-34) e impegna un giusto rapporto con le cose. Il cristiano, di fronte alle difficoltà, non può disperarsi ma deve fidarsi di Dio Provvidenza e deve chiedere ciò che gli serve per il proprio mantenimento. E nel momento stesso che chiede, secondo lo stile ebraico, deve anche ringraziare poiché il ringraziamento è costitutivo della preghiera, indipendentemente che si faccia una richiesta o che questa sia esaudita.

Allora "cuore e pensieri" (dimensione profonda e interiore della persona) saranno custoditi nella pace e quindi in quell'equilibrio che non prova più ansia né sgomento.

Un atteggiamento di fiducia che accetta di camminare nella fedeltà al Signore e nella pace deve saper scoprire i valori fondamentali da cui ogni comunità non dovrebbe mai prescindere. Paolo elenca otto valori che toccano il vivere morale di ogni persona, e non solo quello della comunità cristiana. Il numero 8 è il numero della risurrezione, e quindi fa riferimento alla fede dei credenti in Gesù risorto che accolgono e vivono la speranza della vita piena. A conclusione del testo Paolo suggerisce di imitarlo poiché si è fatto per loro accompagnatore e maestro. Così l'augurio finale passa dalla pace di Dio (v 7) al Dio della pace (v 9). Se c'è Dio c'è la pace, e se c'è la pace Dio agisce.

Lettura del Vangelo secondo Luca 1, 26-38a

Luca inizia il suo Vangelo con due annunciazioni: quella di Zaccaria nel tempio e quella di Maria, probabilmente in casa, e con due nascite: quella di Giovanni Battista e quella di Gesù.

Sono coinvolte due donne: Elisabetta sterile, anziana, senza figli e Maria ragazza non ancora sposata, perciò non ancora capace di diventare madre. Le due situazioni sono simili: sono quelle della povertà agli occhi dei concittadini. Nel mondo ebraico, se è apprezzata la verginità prima del matrimonio come doverosa, dopo il matrimonio diventa un segno di disprezzo: un grembo secco, senza vita e quindi maledetto.

Tutto il testo ci riporta ad una lettura teologica. Più che raccontarci che cosa è avvenuto, ci troviamo di fronte ad un lungo e profondo messaggio di Dio. E i riferimenti si ritrovano in diversi passi dell'AT, in particolare con l'apparizione dell'angelo a Gedeone (Gdc 6,11-24), confrontandola con l'annuncio della nascita di Sansone (Gdc 13,2-7). La grandezza e la dignità del bambino, invece, rimanda a tutto il mondo dell'AT, soprattutto in rapporto con Davide e la sua discendenza (2Sam 7,1ss).

Nazareth è una città della Galilea, abitata da ebrei ma anche da pagani ("Galilea delle genti" Mt 4,15) e quindi ben lontana dalla santità e purezza di Gerusalemme. A Gesù questa sua origine fu fatta pesare spesso.

Così, in una povertà di luogo e di persone un annuncio stupefacente viene rivolto a Maria: "Rallegrati o favorita da Dio, il Signore è con te". Il saluto ritrova le parole di Sofonia e Zaccaria, due profeti che vogliono consolare la "figlia di Sion" ed apre orizzonti di novità e di sorpresa su una Gerusalemme angosciata dalle rovine e dalla sconfitta. Maria si sente identificata con l'amata di Dio, la sposa, il popolo d'Israele che riceve speranza e gioia.: "Gioisci, figlia di Sion" (Sof3,14; Zac 9,9). E' una gioia grande, che si orienta ad una promessa e ad una presenza enorme: "Il Signore ( il Creatore, il Liberatore, il Santo dei Santi) è con te".

Così il saluto è rivolto a Maria, ma anche a tutto Israele. E come è amata Israele è amata Maria e vice versa.

Il saluto è sconcertante ed ha bisogno di chiarificazioni. Maria conosce le Scritture e la rivelazione è strana.

In tal modo segue una spiegazione. "Dio ti chiede di diventare madre di colui che è atteso da sempre, e che riassume in sé la grandezza del popolo, la santità di Dio, la pienezza dell'Altissimo. Accetti?" Dio vuole salvare il mondo con una presenza impensabile, ma ha bisogno della disponibilità di una giovane donna.

Tutto il passato e il futuro si ferma in questo attimo presente: "Non temere Maria".

Chi è Colui che nasce? Luca esprime la consapevolezza della Comunità cristiana che è maturata dopo la risurrezione. Alla Madonna è prospettata una richiesta di Dio che sembra la domanda di una elemosina.

Maria risponde chiedendo spiegazioni: ma è una richiesta carica di intelligenza e di lucidità. Non suppone né contrarietà né dubbio. "Dimmi che cosa debbo fare, non essendo sposata. Il significato ebraico del «conoscere», cf.Gen 4,1, è nella prospettiva di rapporti sessuali all'interno di un matrimonio.

"Lo Spirito scenderà su di te" (Lc1,35). E' un annuncio particolarmente grave e solenne. "Scendere su qualcuno" è usato poche volte nella Scrittura. Ci riporta - ad una nuova creazione (Is. 32,15: "Infine in noi sarà infuso uno spirito dall'alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva"; - al rinnovamento e trasformazione di una Comunità cristiana a Pentecoste (Atti 1,8); - all'inizio del tempo e del mondo (Gen 1,2).: una realtà completamente imprevedibile, somigliante alla novità di un universo nuovo; - alle ali dell'uccello, simbolo della potenza protettrice (Sal 17,8;57,2;140,8).

"La potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra": è la nube della presenza di Dio presso il popolo durante il cammino del deserto (Es.40,35; Num. 9,21). E se protegge per un cammino tra le tante difficoltà della vita, è luce di Dio, che si fa ombra, e quindi richiama, insieme, la povertà, la tenerezza e l'umiltà del Figlio di Dio (Fil. 2,6-7).

Maria accetta di essere "serva di Dio", disponibile a fare quello che Dio vuole. Ma bisogna stare attenti a questa qualifica. Infatti "servi del Signore" sono stati i grande del VT: Samuele, Davide, i profeti, i sacerdoti del tempio che giorno e notte benedicono Dio (Sal 134,1-2) e mai è detto di una donna. Probabilmente è la prima Comunità cristiana che attribuisce questo nome a Maria, avendola avuta come testimone di santità ai suoi inizi di vita e di fede.

" Avvenga" ha un significato di gioia, non di rassegnazione. C'è l'ansia di vedere realizzato il progetto di Dio. Così l'annunciazione inizia con l'invito alla gioia e si conclude con la gioia di voler accogliere l'invito dell'Onnipotente. Così il Signore mantiene le sue promesse ma ha avuto bisogno di qualcuno che accettasse il suo progetto e il suo dono, senza riserve. Allora la pienezza di Dio entra nella nuova casa. E' il mondo di Maria che vive nel mondo. Dio nasce nel suo cuore, prima e, attraverso il suo dono, nasce al mondo.

qumran2
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QUELLO CHE AVETE UDITO, VOI ANNUNCIATELO DAI TETTI (Mt 10,27)
 
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