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CORSO BIBLICO SUI SALMI

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2012 17:45
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17/11/2012 16:39
 
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SALMO 91

 

"Sotto le ali divine".

Lettura del testo secondo le due versioni.

Genere letterario.

E' difficile definire questo salmo perchè ci troviamo di fronte a un insieme di generi letterari:

a) sapienziale, nella sua specificazione della totale fiducia in Dio;

b) culturale (pur senza arrivare a definirlo salmo liturgico) per la presenza di un oracolo (che significa la parola, la rivelazione del Signore). Nella sua simbologia il salmo ci fa intuire che sullo sfondo c'è il Tempio. Quindi la nostra composizione potrebbe, nel tempo, essersi trasformata da supplica individuale a salmo liturgico proprio del Tempio. Di fatto si tratta di un salmo che entra nel patrimonio strutturale di ogni pio israelita come preghiera personale quotidiana. Anche nel cristianesimo ha avuto grande fortuna; infatti i Padri della Chiesa lo raccomandavano proprio come orazione personale;

c) infine si coglie un altro genere letterario che è una derivazione del primo (sapienziale): la catechesi sapienziale. In pratica la composizione potrebbe essere stata adoperata da un sacerdote nel tempio per spiegare il tema della fiducia in Dio. Tale catechesi troverebbe così - il suo apice nell' oracolo, nella rivelazione di Jahve che conferma le parole stesse del sacerdote.

Struttura del salino.

vv. 1-2

Introduzione centrata su:

1- i quattro attributi divini Eljón (altissimo), Saddai (onnipotente), Jahve (Signore), Elohim (Dio);

2- il rifugio e la fiducia in Dio;

3- il tema della dimora nel tempio, che è il luogo in cui Dio custodisce il fedele, luogo sacro di asilo (il corrispondente degli odierni luoghi di asilo politico).

vv. 3-8

I° sezione E' introdotta nella seconda versione da "Perchè lui...". In questi versetti vi è una prima motivazione della fiducia che dobbiamo avere in Dio anche attraverso l'uso di simboli ben precisi.

vv. 9-13

II° sezione E' introdotta dall' espressione "Perchè tuo rifugio..." (uguale in entrambe le traduzioni). Anche questo "perchè" è importante in quanto scandisce la II° motivazione del salmo.

Si ritoma ai titoli divini di Jahve e di Eljón e ad altri simboli.

vv. 14-16

III° sezione L' oracolo, cioè il Signore stesso che parla.

I simboli.

Sono molti e costituiscono quasi due settori antitetici:

a) venatori; bellici, che sono anche simboli di sicurezza (fortezza, scudo, corazza...); teriomorfi;

b) simboli di intimità, di sicurezza (casa, alloggio, pernottamento, ali, angeli, penne) che ci rivelano un rapporto profondo, intimo con Dio.

Quindi, da una parte l'intimità del fedele con il Signore e dall'altra simboli di ostilità contro 'infedele, come gli animali mostruosi (i draghi), i leoni, gli aspidi e le vipere e i segni: della presenza demoniaca (la peste e il contagio).

Nella Bibbia i nemici hanno anche un valore che oltrepassa la concretezza riportandoci al peccato che viene generato dall'idolatria.

Allora tutto si sfuma, perde i contatti reali e diventa qualcosa di simbolico.

Questo salmo ci dice sostanzialmente che con la protezione di Dio sconfiggiamo qualunque nemico concreto come pure i terribili nemici spirituali.

Lettura esegetica.

Nei vv. 1-2 (vedere la versione allegata) sono riportati i quattro attributi divini:

1- Eljón, Altissimo, è in Genesi 14 il Dio adorato da Melchisedek, "sacerdote del Dio Altissimo", re di Salem (che nella tradizione significa Gerusalemme). Allora Eljón ci riporta al Dio di Gerusalemme, che era la città per eccellenza, la città di Davide.

2- Saddai, tradotto di solito con "onnipotente" anche se non è ancora nota l'etimologia esatta. Gli studiosi si orientano su due significati al riguardo:

a) "Dio della montagna". Evoca 1' idea della potenza. Non per niente per tutti i popoli semitici orientali Jahve dimorava sulla montagna.

b) "Dio della steppa", ossia di una landa desolata, estesa a perdita d' occhio tanto da evocare il senso dell' infinito. E, come il deserto, può essere luogo di incontro con Jahve o con il demonio.

Saddai è la parola spesso usata nella Genesi per indicare il Dio dei Patriarchi. Mentre Eljon ci richiama il Dio di una civiltà stabile, che trova nella città concreta il simbolo della sua potenza, Saddai ci fa pensare al Dio della steppa e della montagna, al Dio di un popolo errante.

3- Jahve, il Dio di Mosè, il Dio dell' esodo. E' colui che rivela il suo nome e in tal modo diventa il Dio vicino.

4- Elohim, il Signore di tutte le genti, di tutta la terra. Questo nome è presente soprattutto nella tradizione elohista che raccoglie i circoli profetici del regno del nord, abituati al confronto con le religioni e le culture circostanti.

Elohim non si identifica con il Dio del solo popolo di Israele.

I quattro attributi divini, come abbiamo già notato altre volte, richiamano i quattro punti cardinali, i quattro elementi del mondo e Dio nella sua interezza inteso, anche, come riparo sicuro e rifugio totale. Di conseguenza la mia fiducia nel Signore deve essere completa. E il nostro salino rappresenta veramente un ideale, cioè un obiettivo che noi giorno per giorno dobbiamo sforzarci di raggiungere.

 

Io dico spesso ai giovani che per camminare nella fiducia di Dio debbono:

1- al mattino, quando si svegliano, pensare alla giornata che li attende e mettere tutte le persone con cui entreranno in contatto, tutti gli imprevisti possibili nelle mani del Signore (preghiera);

2- richiamare la preghiera mattutina durante la giornata ogni qualvolta si presenti una situazione imprevista;

3- considerare tutte le situazioni e tutti gli imprevisti come un dono di Dio;

4- ringraziare il Signore di fronte ad ogni difficoltà e affrontare la realtà serenamente.

E' opportuno sottolineare che questa preghiera non deve essere sospesa nei giorni festivi con la scusa della partecipazione alla Messa, perchè la vita spirituale necessità di regolarità, di costanza.

vv. 3-8 - lettura

Dio libera dagli elementi ostili tipici della realtà antica: nemici guerrieri e malattie (peste, epidemie). Nei vv. 5 e 6 il salmista abbraccia tutto 1' arco del tempo dalla notte al giorno, dalle tenebre al sole di mezzogiorno.

Dio è sempre, e non soltanto in qualche momento, il nostro rifugio e il nostro scudo contro tutti i nemici. Anche se la notte e se le tenebre costituiscono il momento privilegiato per lo scatenarsi delle forze del male, noi non dobbiamo mai abbassare la guardia perchè gli spiriti malvagi possono agire anche a mezzogiorno, nel pieno della luce.

Ecco perchè il salmista ci induce alla vigilanza: spesso accade che noi, convinti di essere abbastanza forti per vincere una tentazione, allentiamo la guardia e così cadiamo proprio in quel peccato che pensavamo di avere ormai debellato.

E' importante il v. 8: il fedele è sempre saldo e tranquillo in mezzo alle avversità.

Questo versetto si può leggere anche in termini spirituali. Basterà guardare le cose con gli occhi dell' anima per vedere il castigo degli empi, o, quanto meno, accorgersi come ogni persona abbia pronta da portare una croce su misura.

w. 9-13.

Lettura del cap. 4 di Matteo "le tentazioni nel deserto". Questo salmo ha avuto come interprete d' eccezione Satana, il quale 1' ha applicato a Gesù. Se stessimo all'interpretazione di Satana, questo sarebbe un salmo messianico perchè ci parla del Messia. Gesù ha una totale fiducia in Dio che 1' ha preservato da tutti i nemici e soprattutto dalla sconfitta della morte. Il messianismo in cui Satana dimostra di credere è esattamente 1' opposto di quello in cui crede il Signore; è il messianismo di chi usa la potenza di Dio (ossia quanto Dio gli mette a disposizione, come in questo caso gli angeli) per affermare se stesso, non per servire ma per essere servito.

Notiamo anche che questi versetti hanno un aggancio con i due nomi divini Jahve e Eljón del v. 9 e che nel v. 10 vengono descritti i benefici dell' Alleanza. La tenda rappresenta quanto 1' uomo possiede dal punto di vista materiale: la famiglia, la discendenza, gli averi. La vita, invece, raffigura tutta 1' esistenza umana.

Alla luce di quanto detto prima sulla interpretazione di Satana è bene chiarire che 1'abbandono autentico in Dio non è quello di chi crede nei miracoli, ma è quello insegnato da Gesù: 1' abbandono fiducioso quotidiano che arriva alla totale donazione di sè, alla fiducia assoluta nel Signore.

Gesù è sempre rifuggito dallo stile miracolistico pomposo.

La presenza quotidiana di Dio, l'Eucarestia, il perdono donatoci nella confessione sono i miracoli in cui dobbiamo credere.

v. 13

Ritroviamo la simbologia teriomorfa con la descrizione degli animali più insidiosi e terribili e di quelli che sconfinano nel mitologico, come i draghi. Da Marco, cap. 16, sappiamo che la prerogativa di sconfiggere questi animali sarà degli apostoli.

w. 14-16- lettura­

Nel v. 14 entra in scena Dio stesso con "Perchè a me si è affidato, lo libererò".

Ecco la parola ebraica "hasaq" (affidarsi), che indica un legame profondo, tanto è vero che in Genesi 34,8 e in Deut. 21,11 questo verbo viene usato per descrivere 1' amore nuziale fra un uomo e una donna. Quindi "affidarsi" vuole indicare un segno dell'amore assoluto, completo.

Nei vv. 14-16 è descritta la sequenza delle azioni di Dio il quale:

1- libera i fedeli;

2- ci allontana dai pericoli della pianura e ci trasferisce verso le vette dei monti, in

una fortezza;

3- risponde alle invocazioni;

4- è con noi;

5- ci salva dai pericoli;

6- ci rende partecipi della sua gloria;

7- ci dona la felicità totale;

7- ci fa provare la salvezza invitandoci ad una esperienza concreta di salvezza. 

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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