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CORSO BIBLICO SUI SALMI

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2012 17:45
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17/11/2012 16:33
 
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SALMO 58

" Il giudice dei giudici terrestri"

Lettura della composizione nella versione della Bibbia di Gerusalemme

E' un " salmo imprecatorio" (come i salmi 83 e 109) con un testo estremamente corrotto, tanto che un versetto (10) non viene nemmeno tradotto da alcuni interpreti, perché ciò richiederebbe una ricostruzione particolarmente laboriosa.

Per il suo contenuto è stato definito una delle pagine più imbarazzanti del Salterio.

Weiser dice che il salmo 58 "esprime le invettive, lo spirito di vendetta, la gioia del male altrui, proprio di un fanatismo religioso intollerante".

Di fatto noi sappiamo che i tre "salmi imprecatori" non sono contenuti nella "liturgia delle ore" e non sono letti durante la Messa per motivi psicologici, perché ad un cristiano l'impatto con un salmo di questo particolare genere potrebbe creare notevoli difficoltà. E' bene chiarire che tale esclusione non è dovuta a motivi teologici ( perché questi salmi nella loro interpretazione più autentica non intendono maledire alcuno), ma al fatto che certe espressioni molto forti usate potrebbero costituire motivo di difficoltà psicologica.

Coloro che non leggono interamente il salterio non conoscono l'esistenza dei salmi 53,83,109.

Sottolineiamo ora i sentimenti positivi espressi nel nostro salmo:

1. l'ansia per la giustizia;

2. lo sdegno contro le manifestazioni del male ( ed è proprio lo sdegno che tante volte ci spinge ad agire).

3. Per certi aspetti si possono ricondurre al salmo 58 alcuni brani del Vangelo, come Mt 23,13-38 ("Sette maledizioni agli scribi e ai farisei"), che viene letto. Anche queste pagine potrebbero costituire una difficoltà psicologica per chi pensa a un Gesù mite e sempre rinunciatario.

4. Si leggono brani di genere letterario imprecatorio anche nell'Apocalisse. Il testo che potrebbe però essere considerato come la matrice di tutti gli altri è contenuto nel famoso " Cantico di Mosè" (Deut.32,43)

 

Precisazioni sul genere letterario imprecatorio

a- Prima di tutto dobbiamo partire dal nostro Dio, che è il Dio dell'incarnazione, il Dio della storia, che sceglie di educare l'uomo camminando di pori passo con lui. Il Signore, cioè, porta la sua creatura un poco alla volta fino a Sé e si manifesta come un Dio profondamente rispettoso dell'uomo. Guardiamo alla pazienza che il Signore ha con ciascuno di noi risollevandoci ogni volta che compiamo un passo falso e allenandoci gradualmente, a camminare sempre più spediti.

La nostra è una religione storica, cioè di un Dio che si rivela nella storia (quindi, non una filosofia astratta). Ovviamente con tutti i rischi del caso. E il rischio più grande, che poi diventa realtà, consiste nel fatto che il nostro Dio usi le categorie storiche, i modi di dire umani per rendersi comprensibile a noi, per entrare in comunicazione con noi senza spaventarci, senza distruggerci, L'adeguamento massimo del nostro Signore all'uomo è Gesù Cristo: il Dio fatto uomo.

E, allora, se noi cominciamo a leggere l'Antico Testamento anche in alcuni suoi passi difficili da accettare da parte di un cristiano, se cominciamo a leggerli nella logica di Dio che entra nella storia per avvicinarsi all'uomo, non ci scandalizziamo più.

In questo e in altri salmi Jahve si manifesta con il medesimo modo di comunicare usato dall'uomo con le altre persone, dopo aver scelto come ambiente naturale della sua comunicazione il vicino Oriente. Infatti, nella Bibbia ci troviamo di fronte ad una cultura orientale.

b- Seconda precisazione. Nell'antica cultura orientale aveva una estrema importanza la parola, in assenza di testi scritti. E, quando il patrimonio del passato si trasmette oralmente, la parola diventa realtà. Questa intuizione porterà la parola di Dio a darsi Carne. Il "logos" si è "fatto carne". Nella Bibbia la parola, soprattutto la parola divina, è sempre considerata efficace; ad esempio, in Genesi 3, "Dio disse: "Sia luce!" e la luce fu". Ma sono efficaci anche tutte le "benedizioni" bibliche come quella famosa di Giacobbe ai suoi figli. Non si trattava di semplici auguri, ma di parole che esprimevano delle realtà.

Lo stesso concetto vale per le "maledizioni" che costituiscono un vero e proprio genere letterario. Si può maledire soltanto l'empio e non il giusto; se ciò accadesse ci troveremmo in presenza di un peccato gravissimo. Ancora più grave sarebbe la colpa qualora si maledicesse Dio. Sia la maledizione che la benedizione sono efficaci nell'atto stesso di essere pronunciate. Appare chiaro che la maledizione più tremenda e più efficace è quella lanciata da Dio stesso. Con la sua parola crea la luce oppure realizza la distruzione. Di solito nella Bibbia, la maledizione scaturisce da una situazione di ingiustizia ( come nel nostro caso) oppure di minaccia da parte di un avversario, che è sempre l'empio, contro i singoli, una città, un popolo intero. Pensiamo al superamento di questa posizione da parte di Gesù che non maledice i suoi crocifissori, ma chiede per loro perdono al Padre.

In tutte le maledizioni bibliche contro gli empi, anche se pronunciate dall'uomo, viene coinvolto sempre il Signore, perché Dio è il supremo custode del diritto, l'origine della legge. In ultima analisi l'empio che viola la legge commette sempre un peccato contro Dio. Ne consegue che ogni maledizione deve trovare in Jahve l'alleato, tanto che potremmo dire che l'origine ultima della maledizione stessa è Dio. In questo senso la maledizione pronunciata dall'uomo ha più valore ed efficacia se costui è vicino al Signore. In altre parole: per rendere più efficace la maledizione si deve avere un rapporto più intimo, più intenso con Dio. Inoltre, tanto più efficace sarà la maledizione quanto più grave è il peccato ( o la grandezza del valore in gioco).

La maledizione biblica non ha collegamenti con malocchio, fatture o magie in genere e non è automatica, tanto è vero che Dio punisce chi maledice ingiustamente. Se io scaglio una maledizione contro un giusto, quell'invettiva si ritorcerà contro di me, perché il Signore è giusto, libero nel suo giudizio e pornto a premiare chi è stato maledetto ingiustamente.

Infine la maledizione era considerata una forma di difesa verso il re e, come nel nostro caso, verso i giudici iniqui. Chi può difendere il povero ingiustamente privato di un suo diritto? Dio! Ecco, la maledizione che il povero offeso scaglia, chiamando in causa il suo Signore, rappresenta una forma di difesa estrema. E nel momento in cui Dio verifica che il povero ha ragione, scatta per l'empio la punizione.

Ricordiamo come i profeti si siano scagliati contro tutte le manifestazioni di ingiustizia e di oppressione del singolo e del popolo.

Lettura: Deut.28,15-19. E' un lungo brano di maledizioni molto dure riguardanti anche i giudici.

Lettura: Deut. 27,15-20.

La maledizione più grave in assoluto è quella lanciata non contro l'empio, ma contro tutta la sua discendenza.

È consolante spere che Dio può annullare la maledizione a coloro che si convertono.

Lettura: Zacc. 8,16. Quando il popolo si purifica dai suoi peccati ottiene la benedizione divina anziché la maledizione. Teniamo presente che l'archetipo, cioè l'origine di tutte le maledizioni divine, è nel peccato originale (Genesi 3).

Nel Salterio la maledizione contro i malvagi ha sempre una causa ulteriore. Le azioni degli empi comportano per i giusti la tentazione di abbandonare il culto di Jahve. Perciò la maledizione non è solo una ulteriore forma di difesa dall'ingiustizia, ma rappresenta la difesa dal peccato primordiale dell'idolatria.

L'azione dell'empio, nel salterio, non è semplicemente rivolta contro la giustizia umana o contro Dio, ma è un'azione rivolta verso ogni credente che viene tentato contro il Signore. E se il credente cede alla tentazione diventa infelice.

I "salmi imprecatori" non nascono da scatti d'ira improvvisi, ma da motivazioni religiose ( la difesa nei confronti di chi mina la mia felicità o la sicurezza di un popolo) e costituiscono le richieste estreme di giustizia davanti all'estrema ingiustizia che provoca l'infelicità del mondo.

Scopi del salmo 58

1. Chiedere la giusta punizione dei malvagi.

2. Prendere le difese dei poveri (non intesi solo in senso materiale, ma anche come "poveri di Jahve", cioè coloro che ripongono la loro fiducia in Dio).

3. Affermare il proprio amore per Dio e per il popolo.

4. Affermare la propria speranza e la propria fiducia nella giustizia divina.

 

Commento

Il salmo 58 ha avuto molte interpretazioni perché il suo testo si pre4senta corrottissimo, tanto che alcuni versetti sono stati riconosciuti, in parte, sulla base di pochissimi frammenti. Inoltre la composizione ha subito diversi rifacimenti in epoche e in contesti storici diversi.

Alcuni esperti sostengono che il salmista abbia voluto esprimere una protesta contro le divinità pagane. Tale interpretazione si basa sul fatto che la parola "potenti" nel testo ebraico è "elohim" (dei,divinità) e quindi il salmo sarebbe contro l'idolatria e soprattutto contro le divinità dei cananei spodestate dall'unico vero Dio.

Ovviamente la posizione religiosa di Jahve, che assume il controllo di tutto ed è superiore a tutte le altre divinità, porta ad una ripercussione politica per cui il re d'Israele stabilisce una supremazia sui popoli idolatri.

Altri interpreti, invece, affermano che solo nei primi tempi in questo salmo fosse presente la polemica contro le divinità pagane e che successivamente il testo sia stato adottato a situazione di attualità, diventando così un'invettiva contro i politici e i giudici corrotti. I magistrati diventati empi sono da paragonare ai criminali e a quelle divinità pagane che verranno sconfitte da Israele.

Secondo altri studiosi in un terzo tempo il salmo diventa un'invettiva contro i nemici d'Israele, cioè contro gli oppressori del popolo. E questi nemici vengono ulteriormente sfumati fino ad una dimensione escatologica. Il salmo si proietta, così, tutto sugli avversari e, soprattutto, sul principale nemico: Satana. Ecco la vittoria del bene sul male.

Si tratta di tre letture diverse a seconda delle interpretazioni e da considerarsi ugualmente valide. Possiamo, comunque, dire che questo salmo soprattutto in base al v.2b (" giudicate con rettitudine gli uomini?") sia da intendere come un'invettiva contro i giudici corrotti. Di conseguenza può essere letto come la difesa appassionata dei deboli.

Struttura

v.2: l'apostrofe, l'invettiva contro i potenti;

vv.3-6; la denuncia dell'ingiustizia;

vv.7-10: l'imprecazione contro l'ingiustizia;

vv.11-12: l'apostrofe scagliata ai giusti (oppure l'augurio rivolto ai giusti).

 

Simboli

a) Simboli somatici (corpo, grembo, aborto, cuore, ecc.). Tutto l'essere dell'empio produce il male; è i male (vedere salmo51)

b) B) Simboli teriomorfi, che prendono spunto dagli animali ( leoni, lumaca, serpente). Il serpente è il classico simbolo del male (Genesi), è particolarmente cattivo ed insidioso resiste perfino al potere degli incantatori.

La lumaca, simbolo dell'animale viscido e schifoso, viene nominato solo questa volta nella Bibbia.

 

°

SALMO 58 (57)

 

LA DENUNZIA DELL'INGIUSTIZIA POLITICA,

L'ANNUNZlO DELLA GIUSTIZIA VENDICATRICE DI DI0

 

 

1 AI maestro del coro. Su “Non distruggere".' Miktam:

2 Forse che veramente, o potenti, emettete sentenze giuste

e giudicate rettamente gli uomini?

3 No! Voi commettete iniquità nel vostro cuore

e con le vostre mani calibrate la violenza per la terra.

4Sono traviati sin dal grembo materno gli empi,

sono pervertiti sin dal ventre della madre gli operatori di menzogna.

5 Hanno veleno simile al veleno del serpente,

sono come una vipera sorda che si tura le orecchie,

6 che non ode la voce degli incantatori,

del mago abile nei sortilegi.

7 Dio, spezza loro i denti in bocca,

rompi, Jahweh, le zanne dei leoni!

8 Si dissolvano come le acque e con esse si disperdano.

Calpestino le loro frecce come coloro che sono finiti.

9 Passino come (la bava) della lumaca che si scioglie,

come aborto di donna non vedano il sole!

10 All'improvviso li strappino via

rovi spinosi o belva o incendio!

11 Gioisca il giusto nel vedere la vendetta,

lavi i suoi piedi nel sangue degli empi.

12 Dicano gli uomini: "Sì, c'è un premio per il giusto!

Sì, c'è un Dio che fa giustizia sulla terra!".

 

58 (57) II giudice dei giudici terrestri

1 A1 maestro del coro. Su “Non distruggere”. Di Davide. Miktam.

2 Rendete veramente giustizia o potenti,

giudicate con rettitudine gli uomini?

3 Voi tramate iniquità con il cuore,

sulla terra le vostre mani preparano violenze.

4 Sono traviati gli empi fin dal seno materno,

si pervertono fin dal grembo gli operatori di menzogna.

5 Sono velenosi come il serpente,

come vipera sorda che si tura le orecchie

6 per non udire la voce dell'incantatore

del mago che incanta abilmente.

7 Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca,

rompi, o Signore, le mascelle dei leoni.

8 Si dissolvano come acqua che si disperde,

come erba calpestata inaridiscano.

9 Passino come lumaca che si discioglie,

come aborto di donna che non vede il sole.

10 prima che le vostre caldaie sentano i pruni,

vivi li travolga il turbine.

11 Il giusto godrà nel vedere la vendetta,

laverà i piedi nel sangue degli empi.

12 Gli uomini diranno: “C'è un premio per il giusto,

c'è Dio che fa giustizia sulla terra!”.

 

 

SALMO 58 - CONTINUAZIONE

v 2.

Come già spiegato, l'espressione "o potenti" può essere l'interpretazione dell'ebraico "elohim" (dei, divinità). Teniamo presente la rilettura ultima del salmo che pare sia stato composto contro i giudici corrotti, i quali gestiscono la giustizia danneggiando l'innocente.

Lettura di Isaia 5, 22-23 in cui il profeta si scaglia, appunto, contro i giudici corrotti che, grazie al denaro ricevuto dai potenti, rendono ingiustizia all'innocente.

Leggere anche Deut. 16, 19.

Non dimentichiamo che la tutela dei più deboli è uno dei compiti principali di Jahve, fonte stessa del diritto. E' Dio, in ultima analisi, il punto di riferimento unico. E oggi, proprio mancando questo punto di riferimento preciso in Jahve (fonte della legge) abbiamo come conseguenza il "relativismo etico". Le leggi, specialmente negli stati pluralisti, sono sempre risultato di un compromesso che, in quanto tale, non soddisfa tutte le parti.

Stiamo vivendo in pienezza il frutto del peccato originale: l'aver mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male ha portato l'uomo ad arrogarsi il diritto, che è di Dio, di stabilire ciò che è lecito o illecito.

Ribadiamo: Jahve, difensore dei deboli, è la fonte del diritto e di conseguenza ogni peccato è contro di lui.

vv. 3-6.

Lettura dei due testi allegati.

Si sottolinea l'immagine vigorosa del "peso".

"...preparano violenze...". Il verbo "preparare" dovrebbe essere correttamente tradotto "pesare, calibrare" . L'empio, il giudice iniquo, ha un progetto ben preparato e calibra con le sue mani la bilancia dell'ingiustizia, così che il peso del male che compie gli procuri più vantaggi possibili. Quindi l'empio è cosciente del male che fa: va contro Jahve, sapendolo. E' un po' come quando si commette un reato (ad esempio l'omicidio) in modo volontario e premeditato.

L'empio ha la malvagità totalmente radicata in sé fin dal seno materno.

Ricordiamo il salmo 51, in cui l'empio è presentato come un uomo che non riesce a staccarsi dal peccato.

Solo una "nuova nascita" (pensiamo a Gv. 3,3 e segg., al dialogo tra Gesù e Nicodemo: bisogna nascere di nuovo e dall'alto -doppia affermazione-) può trasformare in bene l'iniquità congenita.

La "nuova nascita" di cui parla Gesù non avviene nel seno materno, ma è una nascita dall' alto, una rigenerazione "da acqua e da Spirito". E' sostanzialmente lo stesso

concetto espresso nel salmo 51 con il verbo "generare", per significare l'atto di Dio che cambia il cuore dell'uomo e lo trasforma da cuore peccatore a cuore di grazia.

Noi cristiani abbiamo bisogno del battesimo per ordinare la vita al bene. Eppure quante volte rimane ancora il segno del peccato!

I giudici operatori di menzogna, malvagi fino dal grembo materno, sono nel circolo vizioso del peccato che genera altro peccato.

Bellissimo il paragone della "vipera sorda" che si tura le orecchie per non sentire nemmeno l'incantatore.

vv. 7-10.

Lettura dei due testi.

Notevoli sono le difficoltà (specialmente nei vv. 8 e 10) di interpretazione dovute al testo ebraico corrotto a tal punto che qualche studioso rifiuta di tradurre soprattutto il v. 10.

Balza evidente una prima osservazione: il giusto non si fa mai giustizia da sé, ma si rivolge sempre a Dio ponendo nelle sue mani le situazioni di ingiustizia, affinchè, con il suo potere, raddrizzi le vicende umane. L'intervento di Jahve deve portare, secondo i desideri dell'uomo giusto, a una totale dissoluzione del male.

v. 8.

Dalla lettura dei testi allegati sono evidenti due interpretazioni:

I°: "come erba calpestata inaridiscano"

II°: "calpestino le loro frecce come coloro che sono finiti".

La chiave delle diverse interpretazioni è la parola ebraica che alcuni studiosi ricostruiscono con "hissah" (=fi eccia) e altri con "hasir" (=erba). La Bibbia di Gerusalemme sostiene la I° interpretazione (che non ha bisogno di spiegazione), mentre nell'altro testo si dà credito alla II° versione. La sostanza, in pratica, non cambia.

Le frecce calpestate rappresentano il segno di un esercito sconfitto, di soldati in rotta che incespicano nelle loro frecce, simbolo della forza passata.

v. 10.

Qualche studioso dichiara questo versetto "inintellegibile". Tuttavia sembra essere più comprensibile la versione:

"All' improvviso li strappino via rovi spinosi o belva o incendio".

Si tratta di tre immagini che servono per indicare dei mezzi divini per riportare la giustizia.

Infatti i rovi danno l' idea di qualche cosa che sovrasta e soffoca, la belva ricorda l'assalto, mentre l' incendio è simbolo della distruzione che non lascia traccia.

vv.11 e 12. Lettura dei due testi.

Dio irrompe nella storia, entra in campo come arbitro nella lotta tra il giusto e l'ingiusto.

Il Signore svela la miseria dell' empio (che altro non è che bava di lumaca) e dà una gioia profonda al giusto, che non gode tanto del fatto che il suo avversario si è dissolto come una lumaca, ma gioisce del trionfo della giustizia divina.

Il segno della vittoria di Dio è la condanna dell' empio.

"Vendetta" è la traduzione della parola ebraica "naqan" che può anche significare "liberazione, vittoria, salvezza".

Il termine tecnico, però, indica la vendetta riservata a Dio (come si dice in vari passi della Bibbia).

Il nostro salmo si conclude con una professione di fede:

"Sì, c'è un premio per il giusto!

Sì, c' è un Dio che fa giustizia sulla terra!".

In conclusione, questo è un salmo ottimista, perchè termina con la sicurezza della giustizia divina.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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