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CORSO BIBLICO SUI SALMI

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2012 17:45
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17/11/2012 16:13
 
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SALMO 15

 

"L'ospite del Signore". Salmo di Davide.

Lettura del salmo nella versione della Bibbia di Gerusalemme e secondo il testo allegato.

Iniziamo a conoscere i salmi composti per la liturgia, detti anche "salmi liturgici" o "salmi d'ingresso':

Introduzione

Il salmo 15 è una "liturgia d'ingresso". Si tratta di un termine tecnico. Il pellegrino per entrare nel tempio doveva avere 1'animo purificato. Nel commento al salmo 1 si è detto che tale salmo era come 1' iscrizione posta sul frontale dei tempi (o ai loro ingressi), che invitava alla purificazione coloro che vi entravano. Queste iscrizioni riassumevano 1' atteggiamento da tenere prima di entrare nel tempio.

E' un atteggiamento che potremmo chiamare, con un termine a noi più usuale, "atto penitenziale". Si tratta di un gesto che anche noi compiamo all'inizio della Messa ("Confesso a Dio onnipotente... "), che precede, quindi, la celebrazione vera e propria del rito.

In questo senso il salmo 15 è "atto penitenziale".

L'accesso al tempio di Gerusalemme richiedeva innanzitutto la purità esteriore, che si estendeva anche alle persone. Infatti un muro di separazione impediva ai pagani, i cosi detti "Gentili", di entrare nell'area sacra del tempio di Erode. Ciò è confermato dal ritrovamento tra i ruderi di questo tempio di lastre di marmo con scritte contenenti la minaccia della pena di morte per i trasgressori.

La purità esteriore, legata all'osservanza di determinate pratiche, diventa però, grazie soprattutto all'opera dei profeti, sempre più esigenza di intimità interiore.

A Dio interessa il cuore dell'uomo, la sua purezza. Si manifesta quella legge scritta nei cuori che sarà portata a compimento da Gesù.

La base per 1' esame di coscienza (noi nel confiteor diciamo che "abbiamo peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni... ") di ogni ebreo che entrava nel tempio era il testo del Decalogo, cioè il testo dell'Alleanza tra Dio e Israele (Es. 20).

E' questo 1'atto che il buon ebreo doveva compiere prima di presentarsi davanti alla gloria del Signore nel tempio.

Ora, il salino 15, con .tutte le sue norme molto concrete, evidenzia che liturgia e vita, preghiera ed esistenza non devono mai essere separate.

Un cristiano che si limita soltanto ad andare a Messa alla domenica non è m buon cristiano, perché la pratica del culto non può essere separata dalle opere. Ci sarebbe

una frattura grandissima fra la sua preghiera (liturgia) e la sua vita (esistenza). Su questo tema insistono moltissimo i profeti (Is. 33,14-16, Mic. 6,6-8).

Il contenuto del salmo ci induce a non avere una visione magica della liturgia e della preghiera; il salmista, cioè, ci vuole inculcare il concetto che la liturgia senza la vita è vuota e che la vita prende anima e consistenza dalla preghiera.

Altra caratteristica del salmo 15 è la concisione. in un'epoca in cui si tendeva a moltiplicare i precetti (erano ben 613) il salmista cerca di accentrarli, di ridurli a pochi. Era, questa, anche la tendenza dei profeti. Ad esempio per Michea i precetti erano tre: pietà, amore, umiltà.

E, soprattutto, questa era la tendenza di Gesù, il quale quando gli viene chiesto quale sia il comandamento più importante della Legge risponde che il precetto è uno solo: ama Dio e ama il prossimo.

Il brano ci mette già di fronte al tentativo di arrivare al "cuore" della Legge, che è 1'amore. E' 1' unico comandamento che conta. Il salmo 15 rientra nel processo di passaggio dalla dispersione (613 precetti) unità (un solo precetto).

 

Struttura

V.1

Contiene una domanda e sono possibili due interpretazioni:

a) è la domanda che il fedele rivolge al sacerdote e la parte seguente del salmo è la relativa risposta.

b) è la domanda del sacerdote ai fedeli e il resto del salmo è la risposta degli stessi fedeli al sacerdote.

Sembra più plausibile la prima interpretazione.

v.2 Esprime tre condizioni generali.

v.3 Esprime tre condizioni "orizzontali" per il prossimo.

v.4 Esprime tre condizioni "verticali" per il prossimo.

v.5 a b

Indica due condizioni economico-giuridiche.

v.5 c d .

Il versetto finale riprende il primo. Indica il risultato che consegue chi avrà osservato tutte le prescrizioni contenute nel salmo.

La parte centrale del salmo, più che poetica, sembra catechetica (insegnamento) o addirittura giuridica (un canone del diritto canonico).

I simbolismi. .

I simbolismi non sono molti, proprio perché è un salmo catechetico-giuridico e non profetico.

a) Il più, presente è il simbolismo di tipo sacrale che è legato al tempio, visto come una tenda come una montagna) in cui abita il Signore (v.1 ).

La tenda ricorda la "tenda del convegno" durante l'Esodo, mentre la montagna evoca la stabilità del tempio.

b) Un altro simbolismo è ricavato da "dimorare" e da "fermarsi": è il simbolismo dell' ospitalità. "Dimorare" si può tradurre anche con "piantare la tenda". Si parte da Lui idea di instabilità, perché la tenda è instabile, perché chi pianta la tenda è un nomade che non ha un posto fisso nel quale stare. Però anche questo simbolo di instabilità (tipico del pellegrino) arriva a fermarsi in uri simbolo di stabilità finale.

L'ospite è colui che, prima o poi, se ne andrà. E` il pellegrino per eccellenza che entra nel tempio per pregare, per incontrare il suo Signore; poi esce e torna ai suoi fratelli. Ecco il simbolismo dell'ospite, che dà 1'idea di qualche cosa che, comunque, non è stabile. Tutto questo è espresso attraverso i due verbi "dimorare e fermarsi che

però, partono da una situazione di instabilità (dimorare nelle tende).

 

Commento.

v.l

E' un verso che esprime il camminare verso Dio, il giungere agli atri del Signore. Qui sostiamo, ma ci aspetta un altro cammino. Ma c'è un ulteriore differenza si amava da un lungo cammino non solo stanchi fisicamente, ma anche interiormente ( "venite.a me voi tutti che siete affaticati e oppressi..."). Chi è arrivato stanco sosta e quando riparte è solido, riposato, ha ritrovato la sua stabilità. La gloria del Signore lo ha .rinforzato. Così dovremmo vivere la nostra Messa: arriviamo stanchi e demotivati, veniamo ristorati e usciamo solidi, costruiti sulla roccia.

Il pellegrino va al tempio, ma alla fine dimora anche, non nel senso di abitare nel tempio ma nel senso che presso di lui il Signore ha preso dimora stabile.

E' uno scambio: tu vai nel tempio, incontri il Signore, rimani un po' e quel Dio che hai incontrato dimora stabilmente in te. Così è nella Comunione.

vv.2-5b: il corpo centrale.

Si ha un linguaggio molto essenziale, tipico dei profeti.

E' importante sottolineare che gli atti indicati in questi versetti non si debbono compiere al momento dell' ingresso al tempio; piuttosto sono comportamenti che devono rappresentare una dimensione permanente della vita del. credente, una mentalità. Ci accorgeremo che questi atteggiamenti hanno tutti una valenza comunitaria.

La nostra non può essere una fede intimistica (io e il mio Dio) ma il nostro rapporto con Dio vale proprio in quanto ci sono li altri (vedere la I° lettera di Gv.). Se non si vive in una dimensione comunitaria non si può nemmeno amare il Signore.. E' opportuno ripetere che la fede dell' ebreo, prima, e del cristiano, poi, non è intimistica,

ma sempre comunitaria. Paradossalmente 1' eremita che odia il mondo sarà sempre un pessimo eremita; 1' eremita che ama il mondo sarà sempre un ottimo eremita. Allora la fede deve essere sempre sbilanciata, con entusiasmo, verso il prossimo.

II corpo centrale del salmo l5 è un insieme di precetti in positivo e in negativo. Il salmista ci dice che non è sufficiente non fare del male (precetti in negativo), ma che bisogna fare del bene (precetti in positivo).

v.2

Possiamo affermare che la prima proposta ("Chi cammina con integrità") accomuna e condiziona tutte le altre. "Integrità" in ebraico indica il cerchio, che è sinonimo di perfezione, di completezza e si può, quindi, tradurre con il termine "perfezione". Ci richiama la frase di Gesù "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".

Seconda proposta: "chi pratica la giustizia". Per un ebreo osservante significa mettere . in pratica la legge, la Torah, la parola di Dio, cioè vivere 1' Alleanza e soprattutto il Decalogo (=le dieci parole). Per il cristiano invece vuol dire vivere 1' Eucarestia che è Parola fatta Carne, vivere il rituale della nuova alleanza ("Fate questo in memoria di me"). Concretamente, nella vita, significa collaborare con il Signore nell' edificazione del suo regno. Allora la giustizia diventa indispensabile per varcare degnamente le porte del tempio che sono le porte della giustizia (Salmo 118).

 

Terza proposta: "chi dice la verità dal cuore".

Sembra introdurre la legge scritta nel cuore. Tutta la persona deve aderire alla verità, al Signore.

v.3

Ci presenta 3 condizioni orizzontali nei confronti del prossimo: io-il prossimo. Ecco il valore comunitario. "Sulla sua lingua non v'è calunnia": quarta proposta. Non devo diffamare, perchè se lo faccio inserisco una debolezza nella comunità, creo delle divisioni. Quinta proposta: "al suo prossimo non fa del male". Non recare danno agli altri. "Ama il prossimo tuo come te stesso", amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi" .

Sesta proposta: "e non lancia insulti al suo vicino". Vogliamo ricordare che i salmi sono stati composti in ma società in cui si parlava e si ascoltava; ma si leggeva pochissimo. Notiamo che ben due di queste tre proposte sono incentrate sulla parola (IV° e VI°). Per 1' uomo antico la parola è efficace, lascia il segno..

E' da evidenziare che finora manca 1' elencazione dei peccati più gravi, come 1'omicidio e l'adulterio. Sembra scontato che il fedele che si presenta al tempio non abbia commesso peccati così gravi.

v.4

"Ai suoi occhi è spregevole il riprovato, ma onora chi teme Jahweh".

Prescrizioni verticali per il prossimo. Sono "verticali" perchè riguardano sempre il prossimo ma, da uri ulteriore analisi, questi impegni risultano assunti davanti a Dio. Settima proposta: "il riprovato" è colui che Dio ha escluso. Secondo questa proposta il giusto si schiera con i giusti, cioè con coloro che Jahve approva. Si intuisce il rischio dell' integralismo, pericolo presente anche in alcuni movimenti ecclesiastici

contemporanei.

Ottava proposta: "ma onora chi teme Jahve". Ritroviamo la "legge del taglione" (sono bravo con chi è bravo), ampiamente superata dal cristianesimo.

"Timore" non ha il significato che intendiamo noi. La paura, intesa biblicamente, è 1'insieme dei sentimenti che deve avere 1' uomo davanti a Dio. C' è il timore, c' è il rispetto, ma c'è anche 1' amore, la comunione.

Nona prescrizione: "se ha giurato a proprio danno...". Ecco il giuramento che trova immutabilità e stabilità nel fatto che è stato formulato davanti a Dio.

_v.5 "Non presta denaro ad usura..."

due condizioni economico-giuridiche.

Decima prescrizione; L' usura è un peccato condannato severamente dalla Chiesa, che è stata sempre contraria agli usurai, tanto è vero che nel Medio Evo questo tipo di prestito era praticato soltanto dagli ebrei. Il sistema bancario fu visto all' inizio con estremo sospetto dalla Chiesa. Il padre di S. Francesco stava iniziando a prestare denaro con interesse quando il figlio decise di andarsene da casa. A quei tempi questa pratica era severamente condannata. Nel mondo circostante ad Israele, all' epoca in cui è stato composto il salmo 15, 1' usura era assai diffusa, quasi istituzionalizzata a livello giuridico. Per esempio, in Mesopotamia era praticato un tasso fino al 50%, mentre gli Aramei ammettevano un interesse massimo del 50% sui prestiti in denaro e fino al 100% su quelli in grano. In Israele tale prassi non era molto diffusa e i profeti si scagliavano contro gli usurai.

"Non si lascia corrompere a danno dell' innocente".

Undicesima proposta. Il versetto sembra scritto oggi. E' una piaga che affiora sovente e ci sono molti testi biblici che ne parlano come: Es. 23,8; Deut. 10,17; Ezech. 22,12; Prov. 17,23 e Is. 1,23 (lettura).

Il problema della corruzione della magistratura era di attualità nella Bibbia. .I giudici che ricevevano compensi davano sempre ragione al forte e torto al debole. Il giusto, invece, abbraccia la causa dell' innocente senza incentivi monetari. Il molo del giudice giusto avrebbe dovuto essere soprattutto quello del re.

"chi agisce in questo modo non sarà mai smosso". Il salmista riprende 1' ideale di stabilità: solo chi starà ancorato al tempio, a Dio, non sarà mai "smosso". Il giusto non è fondato sulla sabbia ma sulla roccia (Mt. 7,24-27), come la presenza del Signore è radicata sulla rupe di Gerusalemme e dà stabilità a Israele.

 

SALMO 15 (14) ,

 

L'OSPITE DI JAHWEH E IL SUO . DECALOGO

 

Sappiamo, o mio fratello, che è folle estrarre i sensi dei precetti del salmo, lasciandone uno o I'altro alla sua libertà. Si tratta di una collana di perle infilate: se ne liberiamo una sola, il legame è spezzato ed esse fuggono tutte. Disciplinali tutti e ciascuno aiuterà gli altri. “II bene genera il bene, la trasgressione partorisce trasgressione recitano i dottori.

(Bahya Ibn Paquda, mistico ebreo dell'XI sec., I doveri del cuore):

 

 

Salmo. Di Davide

1 0 Jahweh, chi potrà dimorare nella tua tenda

chi potrà fermarsi sulla tua santa montagna?

2Chi cammina con integrità,

chi pratica la giustizia,

chi dice la verità dal cuore.

3Sulla sua lingua non v'è calunnia,

al suo prossimo non fa de) male

e non lancia insulti al suo vicino.

4 Ai suoi occhi è spregevole il riprovato

ma onora chi teme Jahweh.

Se ha giurato a proprio danno, non esita,

5 non presta denaro ad usura,

non si lascia corrompere a danno dell'innocente.

Chi agisce in questo modo

non sarà mai smosso.

 

 

 

SALMO16

 

Lettura del salmo nella versione della Bibbia di Gerusalemme e secondo un altro testo (allegato). Individuazione delle differenze.

Sembra che la versione C.E.I. sia molto più poetica dell'altra. In alcuni punti, fra i due testi ci sono divergenze così rilevanti da poter cambiare in parte il senso del salmo, tanto da far pensare che possa averlo scritto un levita oppure una persona con un'altra fisionomia

, appartenente cioè ad ma diversa cerchia di fedeli.

Innanzi. tutto è una composizione il cui testo è giunto a noi molto rovinato; è resa, perciò, difficile la ricostruzione dell'originale.

E' un salmo composito e si presta ad essere considerato un inno, una meditazione, un dialogo; infatti tutte queste tendenze sono presenti nella composizione stessa. L'inno potrebbe essere persino liturgico, la meditazione sapienziale e il dialogo un salmo di. supplica. E' indubbiamente un'opera complessa e, comunque, si tratta di uno dei pochissimi salmi che hanno un'impronta mistica. Infatti, se si considera che i salmi in generale sono componimenti che muovono da una realtà ben concreta e che il fedele di solito li usa per ottenere una realtà altrettanto concreta, si constata con stupore che in questo caso il salmista non chiede nulla.

Dalla lettura dei versetti appare, piuttosto, non il Dio di adesso, ma quello che noi. riusciremo a possedere nel futuro. Il salmo 16 trova la sua origine e la sua conclusione in Dio. " Dio è il Dio giusto" potrebbe essere il titolo del salmo stesso. Ed è facile ricordare qui la preghiera di S. Teresa d'Avila ( una persona che si è "persa" in Dio): " Nulla manca a chi possiede Dio: Lui solo gli basta". Siamo nel campo della mistica. Quindi, 1'amicizia con Dio, la gioia del credere, la comunione piena con Lui sono le tematiche importanti di questa stupenda composizione, breve, ma ricchissima di concetti.

 

Epoca di composizione del salmo 16

Alcuni studiosi ritengono che sia stato scritto molto anticamente, all'epoca dei primi re; secondo altri nel periodo del "post-esilio" babilonese, perchè vi sono espressi concetti che troviamo anche nel libro di Geremia; per altri, ancora, nell'epoca dei Maccabei (che difesero la fede jahvista dagli attacchi di Antioco V° Epifane il quale voleva ellenizzare Israele).

Era, quest'ultima, l'epoca in cui sorse il movimento degli Asidei, dall'ebraico Hasidim (i pii,), che secondo alcuni studiosi furono i precursori dei farisei, i quali ponevano Dio al di sopra di ogni cosa mediante la concreta applicazione della Legge giudaica (l'osservanza della. legge prima di tutta).

I farisei sono coloro che Antioco V° Epifane sgomina con facilità perchè, dopo essersi ritirati nel deserto, applicano in maniera talmente rigorosa la Iegge da lasciarsi sterminare per non combattere in giorno di sabato.

Attualmente per quanto concerne l'epoca di composizione del salmo 16 sussistono due ipotesi

a) secondo alcuni studiosi la spiritualità insita in questo testo è tipicamente sacerdotale, quella cioè di un appartenente alla tribù di Levi, e, quindi, il salmo è collocabile verso la fine della monarchia, all'incirca al tempo di Giosia, quando si realizza la grande riforma deuteronomica. In quel periodo, durante gli scavi del Tempio, vennero ritrovati alcuni rotoli dimenticati contenenti il testo del Deuteronomio e comunque molte regole ad esso riconducibili.

Da tale scoperta prende inizio la riforma con la radicalizzazione dello jahvismo, fatto ben visto dai profeti perchè il Dio espresso dalla Legge veniva posto al di sopra di ogni altra cosa. Si può presumere che ci si trovi. nell'epoca di poco precedente all'esilio babilonese;

b) secondo altri esperti potrebbe trattarsi in modo specifico della professione di fede di un cananeo, quindi di un adoratore di idoli, che si è convertito allo jahvismo. (Rinuncia agli idoli e professioni di fede in Jahve.)

Il salmo è comunemente :conosciuto come la preghiera di un sacerdote, di un levita che professa tutta la sua fiducia in Jahve. Potremmo dire che è un salmo di abbandono.

Le difficoltà preannuncìate all'inizio della lezione sono dovute alla diversa traduzione del v.3 (vedere i due testi. presi in esame). Ciò è causato dal significato che assume nelle due versioni l parola ebraica "leqedósim" che in entrambe è tradotto con "i santi".

Infatti, nella Bibbia di. Gerusalemme è scritto: "Per i santi, che sono sulla terra", mentre nell'altro testo: "Ai santi diffusi nel paese". ll termine ebraico "leqedosim", tradotto, appunto, con "i. santi", nella Bibbia compare spesso per indicare invece "gli idoli" (ved. Osea 12,.1; Is. 57,8; I Sam. 2,2).

Lettura di :Isaia 57, 8.

In questo brano, che è contro l'idolatria, il profeta parla degli idoli, di "coloro con i quali amavi trescare. E' un'espressione che si potrebbe tradurre secondo l'antica versione del salmo "hai patteggiato con i "santi" (gli "idoli", in realtà) con i quali andavi a trescare"

Proseguiamo nella lettura e incontriamo i nobili, i principi, "uomini nobili", secondo la traduzione C.E.I; "i potenti ", secondo l'altra versione.

l'appellativo " principe " era allora riservato a "Baal-Hadad", spesso chiamato "adr" (= principe, potente, magnifico), che era la principale divinità cananea. S. Paolo per defìnire "satana" usa sovente l'espressione "principe di questo mondo" (1. Corinzi 2,6-8)

Se ritorniamo al punto b) vediamo che per il convertito cananeo (supposto autore del salmo) i" santi" sono gli "idoli" e gli "uomini nobili" sono i "principi" e, in particolare, Baal.

E', comunque, preferibile la prima interpretazione (punto a) per la quale il salmo 16 sarebbe opera di un levita, di un sacerdote che proclama la sua fiducia in Dio.

Se diamo alla composizione, alla lettura, un senso spirituale possiamo dire che gli idoli sono tutte quelle piccole cose che ci distolgono da Jahve; non occorrerebbe, così, pensare a Baal.

I simbolismi:

l . Simbologia somatica (del corpo) là dove si parla di reni, cuore, volto, fegato,ecc.

2. Simbologia giuridica: "sta alla mia destra", cioè, siede accanto a me. Di solito sedevano uno accanto all'altro il difensore e l'imputato.

3. Simbologia militare: "destra". Ia mano destra veniva usata per maneggiare l'arma

la 2°e la 3° simbologia sono collegate tra loro.

4. Simbologia spaziale, che; riguarda lo spazio ed è evidente in modo particolare nel "sentiero della vita" che si conclude solo apparentemente nello "sheol", nella fossa, nel sepolcro, ma che stando all'ultimo versetto sembra in realtà continuare oltre.

Sulla base degli ultimi versetti qualcuna ritiene il salmo di epoca maccabaica, cioè composto in un periodo in cui l'idea della risurrezione si stava decisamente affermando.

5. Simbologia della terra che ha, prima di tutta, aspetti teologici perchè per gli ebrei la terra è oggetto della promessa di Jahve.Perciò la terra per un ebreo ha sempre un significato diverso da quello corrente. Si comprende così perchè alla fine del secolo sia nato il movimento sionista: gli ebrei dovevano tornare alla loro terra non per la comune esigenza di possedere un territorio, bensì perchè si trattava di attuare una promessa di Jahve.Non siamo fedeli al Signore se lasciamo che una sua promessa non venga realizzata. E' questa la valenza della terra per un ebreo.

Significativo è l'episodio del re malvagio Acab che chiede di. acquistare la vigna di Nabot, il quale però si rilìuta di vendere la terra dei suoi padri perchè rappresenta una promessa di Jahve. Qui si tratta non del possesso della terra sulla quale noi viviamo, ma della `terra vera" quella celeste. La "terra vera" è Jahve.

Pensiamo all'Eucarestia. Come é bello andare a Messa in un paese di cui non si conosce la lingua, perchè in tal modo ci si accorge che il Signore che viene celebrato in più posti è sempre lo stesso Signore! Un cristiano, ovunque vada, è sempre a casa sua..

Nel salmo 16 troviamo cinque espressioni molto belle, molto significative, che ci parlano del

rapporto terra-,Jahve.

il "lotto".

"Íl Signore è mia parte di eredità" andrebbe tradotto "lotto di eredità". Il lotto era un appezzamento di terreno che veniva assegnato alla tribù e, in seguito, ad ogni famiglia ebraica al momento dell'arrivo nella terra promessa. Dalla lottizzazione era stata esclusa la tribù di Levi (i leviti ) che non potevano possedere territori nè alcunchè di stabile, dal punto di. vista terreno per due motivi:

a) per evitare che i sacerdoti fossero coinvolti in questioni politiche e territoriali;

b) (motivo legato al precedente) per consentire alla tribù di Levi (i leviti, i sacerdoti) di avere la funzione di garante di tutte le tribù di fronte al culto. In pratica i garanti della pace fra tutte le tribù erano i. sacerdoti che attraverso la liturgia riferivano a Dio sul lavoro svolto dalle tribù stesse.

Il "calice".

E;' segno dell'ospitalità amorosa di Jahve al suo fedele. .Era Dio che porgeva .il calice, cosi come - dal punto di. vista strettamente umano- è colui che riceve in casa propria che offre all'ospite la coppa. Nell'ultima cena chi offre il calice? E' Gesù il padrone di casa, è l'ospite inteso alla latina (per i romani, infatti, l'ospite è colui. che ospita e non colui che viene ospitato).

La "sorte".

Il termine ha Io stesso significato di oggi ed era l'estrazione che si. Faceva di solito con i dadi oppure con dei bastoncini di varia lunghezza e voleva significare che il giudizio su una questione difficile veniva lasciata a Jahve.

La sorte, soprattutto per quanto riguarda la terra, diventava importante dal punto di vista sociale perchè evitava discussioni e guerre.

Ancora oggi, di fronte ai nemici, gli israeliti hanno l'esigenza di restare uniti per non soccombere. Infatti, se leggiamo l'Antico Testamento, vediamo che generalmente gli ebrei tendono tutti a conservare l'unità del popolo. Ben sappiamo che anche attualmente gli ebrei ricchi che vivono all'estero Israele e coloro che risiedono in questo Stato cercano la coesione per poter fare fronte ai nemici.

Le "corde".

Sono delle cordicelle, strumento per la misurazione e per la lottizzazione dei terreni.

L' "eredità".

In questo caso è Dio stesso l'eredità, che né tignola né ruggine; possono corrompere.

 

STRUTTURA DEL SALMO

E' molto semplice.

v. 1 : antifona introduttiva.

I^ parte: vv.2-6. E' suddivisa in tre parti:

- confessione positiva (il sì a Jahve) v.2

- confessione negativa (il no degli idoli) vv.3-4

- confessione nuovamente positiva (il sì a Jahve) vv. 5-6

Tale struttura è valida per la versione allegata del salmo.

Secondo la tradizione della Bibbia di Gerusalemme, invece, le tre confessioni sono tutte positive e cioè:

- a Jahve;

- a coloro che camminano con Jahve (i santi e i nobili);

- ancora a Jahve.

II^ parte,: vv.7-11. E' regolata da tre movimenti; 1. La benedizione (" benedico Jahve") : v. 7;

2. il cammino che porta al sepolcro: vv.8-10 ; 3. il cammino che conduce alla vita: v. 11

Qui c'è l'interpretazione cristiana che si ripete a tutti i funerali, perchè noi sappiamo che il cammino non termina nella fossa del cimitero dato che la vita non è finita, ma continua. Il salmo ci parla della nostra esistenza: la vita terrena è solo la prima parte dell'esistenza umana.

Ecco perchè questo componimento ha avuto tanta fortuna anche presso i cristiani. Lo vedremo più volte citato nel Nuovo Testamento, perchè è il salmo che più di altri apre la strada alla concezione teologica cristiana.

 

Commento

v.1. E' la sintesi di. tutto il salmo e rispecchia la nostra vita. Notiamo un duplice movimento: a) da una parte Dio protegge .il fedele (movimento discendente);

b) dall'altra, il fedele si affida totalmente a Dio (movimento ascendente).

Questo salmo, potremmo quasi dire, ci descrive la Messa o qualsiasi Sacramento, perchè è il punto di incontro tra la grazia di Dio che scende ( quindi il Signore che opera ) e l'uomo che attinge alla grazia e rende culto al Signore.

vv.2-6 (I° parie). Dio che ci ha dato la vita non è solo la fonte dalla quale proviene il bene, ma è "il bene", è "l'unico bene"

Questo principio ha molte conseguenze: ad esempio, gli stessi doni che Dio ci ha concesso, come la vita, non sono dei fini ultimi. da realizzare. La vita che il Signore ci ha donato non conta nulla al suo cospetto tanto è vero che posso sacrificarla per Lui.

Sottolineiamo che tutto ciò che proviene da Dio non é Dio. Smascheriamo, così, tanti discorsi paganeggianti che sentiamo fare. Per il salmista l'unico vero bene è Jahve.

Ricordiamo l'esempio di S. Teresa d'Avila, monaca di clausura per vent'anni, che cambiò il suo stile di vita per una banale esperienza. Lei stessa commentò il fatto dicendo che aveva ritenuto per tanti anni che Dio fosse l'essere più importante della sua vita, ma in quel momento capì che Dio era l'unico bene.

 

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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