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CORSO BIBLICO SUI PROFETI

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2012 23:45
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15/11/2012 23:28
 
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Ezechiele - continuazione

Nella seconda sezione del libro, ossia dal cap. 24 in poi, troviamo la c.d. "parte della speranza" .

Ormai non ci sono più possibilità di salvezza per Gerusalemme, che è stata distrutta deimitivamente. Bisogna ora evitare che il popolo in esilio passi al culto delle divinità straniere.

Infatti la situazione psicologica degli esiliati si presenta disastrosa, sia perché essi sono convinti che Dio non abbia mantenuto le promesse e sia perché sono presi da un dubbio: sarà vero il nostro Dio o saranno vere le altre divinità? In una concezione in cui non è contemplata una realtà ultraterrena di salvezza, in cui il favore di Dio viene dimostrato su questa terra, il popolo si chiede perché i Babilonesi siano vincitori e conquistino tanti territori, mentre Israele è sconiitto ed ha perso la Città e il tempio. Forte è la tentazione di considerare vere le altre divinità.

La stessa tentazione assale, a volte, anche noi quando siamo demoralizzati e ci chiediamo se Dio esiste realmente. Ed è una tentazione che può portare all'ateismo.

Nella seconda parte del nostro libro si possono leggere testi con contenuti molto diversi, tanto che alcuni presentano una salvezza incondizionata. Non occorre che vi preoccupiate di nulla: fedeli o infedeli che siate il Signore vi salverà.

Altri brani presentano, invece, una salvezza condizionata: dovrete rimanere fedeli e, allora, Dio vi salverà. Potremmo dire: sperate nell'insperabile e il Signore si manifesterà con i suoi fedeli, ma non con coloro che avranno adorato gli idoli stranieri.

Appare qui evidente uri evoluzione nella dottrina di Ezechiele, che consiste nel capire che 1'idea di una salvezza incondizionata potrebbe portare al lassismo.

Notiamo che, oggi, secondo alcuni aspetti fondanti della New Age, non ci si dovrebbe preoccupare di nulla perché ciò che conta è star bene con se stessi. In pratica: ricerca il tuo benessere; vivi con il tuo benessere.

Ecco, allora, che si fa strada in Ezechiele la concezione di una salvezza che si realizza a determinate condizioni.

In questa parte del libro il profeta condanna severamente i popoli che hanno contribuito alla distruzione di Gerusalemme. Infatti molti vicini, che avevano motivi di ostilità verso il popolo ebraico, colsero 1'occasione per collaborare con i Babilonesi. Anche in questo caso Ezechiele appare inflessibile perché ritiene che il Signore, dopo aver eletto il suo popolo ed essergli rimasto fedele, chiederà conto ai popoli stranieri delle offese recate a Israele.

Per sapere quanto il nostro profeta vuole comunicare agli esiliati leggiamo:

Ezechiele 18, 1-17 "La responsabilità personale".

Le colpe dei padri non dovranno più ricadere sui figli e ciascuno sarà responsabile unicamente delle proprie azioni. Non sono possibili giustificazioni per il popolo in esilio che deve prendere coscienza di trovarsi in quella situazione (anche) per propria colpa. Il Signore chiama comunque tutti alla conversione.

Ezechiele 33, 1-9 "Il profeta come sentinella"

Il ruolo del profeta è proprio quello di avvisare.

Ezechiele 33, 12-20 "Conversione e perversione"

Per alcuni di noi 1'incontro con Dio avviene in modo pacifico e dura per tutta la vita , mentre per altri accade - magari in modo drammatico - in un certo momento della vita e può avere fasi alterne. Dobbiamo lasciar fare al Signore: diamo tempo a tutti di arrivare a Lui. Possiamo "collaborare" sfruttando un'infinità di occasioni e pregando per chi è alla

ricerca di Dio.

Sottolineo ancora che Ezechiele è un portatore della parola divina.

La lettura del v. 13 ci ricorda il brano di Matteo (25,31 e segg.) riguardante il giudizio finale. Notiamo, anche, come sia attuale il v. 17 Una grave tentazione per gli esiliati consiste nel non credere nella giustizia di Dio (ci si trovava allora in un contesto di giustizia retributiva). Teniamo ben presente, comunque, che il profeta è colui che ammonisce e dice chiaramente quali sono le esigenze del Signore.

Ezechiele, inoltre, cerca di mettere in evidenza i responsabili della catastrofe al fine di evitare il ripetersi - in futuro - degli stessi errori. A proposito leggiamo 1'accenno contenuto in:

Ez. 22, 23-31

Dal v. 23 si prendono in considerazione coloro che sono ritenuti responsabili della grave situazione: i principi (cioè la casa reale), i sacerdoti, i capi del popolo, i falsi profeti e gli abitanti della campagna.

Leggere il cap. 34 nel quale Ezechiele mette sotto accusa i pastori (ossia i re). Infatti il pastore d'Israele è il re che, però, pasce per delega del Signore. E in questo capitolo il profeta sosterrà che si presenta ora una prospettiva nuova in quanto Dio si è stancato dei pastori d'Israele, prenderà Egli stesso il loro posto, sarà, cioè, il pastore del suo popolo dando inizio veramente a un mondo nuovo.

Lettura di Ez. 36, 24-28

La terra, i monti, tutto 1'universo rifioriscono, ma soprattutto, avverrà una fioritura

interiore. Ecco il rinnovamento che è, prima di tutto, opera di Dio.

Il popolo però è demoralizzato e non crede più alle promesse divine e, quindi, non nutre più la speranza. Ecco, allora, il notissimo cap. 37, di cui leggiamo i vv. 1-4.

A1 v. 3 si inizia a parlare del grande miracolo: sulle ossa inaridite si ricostituiscono i corpi che, poi, per opera dello Spirito riprenderanno a vivere. E il messaggio è chiaro: non bisogna abbattersi perché il Signore può fare risorgere le persone e le loro speranze.

Siamo di fronte, quasi, a una nuova creazione.

Lettura dei vv. 11-14

Evidentemente qui non è ancora presente la prospettiva della risurrezione così come è intesa da noi cristiani. Il profeta si riferisce in questi versetti al popolo che viene liberato dalla schiavitù del sepolcro.

Con il suo popolo, nuovamente riunito, il Signore stipula una nuova alleanza fondata nel cuore di ciascuno. Ecco la fedeltà di Dio.

Lettura dei titoli (descrizione del tempio futuro e delle sue adiacenze) dei capp. 40-42. Finalmente il tempio sarà ricostruito e rivedrà, per grazia di Dio, abitare la gloria del Signore (cap. 43). E nessuno potrà più distruggere il tempio nel quale il Signore adesso è tornato: ecco la speranza.

Dalla lettura del cap. 47 apprendiamo che dal tempio esce un immenso e stupendo fiume, ricco di acqua, che raggiunge le regioni più desolate e le fa ritornare alla vita. Il simbolismo dell'acqua nell'Antico Testamento ci richiama immediatamente la parola di Dio che dona la vita. Dal tempio, allora, uscirà la parola divina che mi piace pensare come il "logos" del Vangelo di Giovanni.

E proprio dal tempio di Gerusalemme - secondo la teologia di Luca - prende 1'avvio 1'evangelizzazione del mondo. Ricordiamo che il Vangelo di Luca inizia con 1'episodio dell'annuncio della nascita di Giovanni Battista al padre Zaccaria nel tempio e si conclude in Gerusalemme con 1'apparizione di Gesù agli Apostoli e con il loro invio nel mondo. E gli Atti degli Apostoli (seconda opera di Luca) iniziano in Gerusalemme con gli episodi dell'Ascensione, della Pentecoste e della partenza dei discepoli verso ogni parte della terra.

Ezechiele come portatore di speranza introduce un nuovo tipo di profetismo, quello dell'apertura del cuore dell'uomo al suo Dio.

Notiamo una differenza fra le visioni di Geremia e le visioni di Ezechiele. Le prime contengono immagini concrete (la caldaia che si rovescia, il mandorlo che fiorisce, ecc.) alle quali, però, il profeta riesce a dare un significato profondo, mentre le seconde sono tutte mistiche e sono spiegate da Dio. Infatti, Ezechiele aveva con Dio un contatto tutto particolare perché egli stesso era un mistico.

Potremmo, allora, affermare che Ezechiele è un veggente, un rappresentante del profetismo estatico al quale dobbiamo guardare con molta prudenza, ma che costituisce certamente una importante occasione di elevazione spirituale. Questo tipo di profetismo ci ricorda immediatamente 1'Apocalisse che è una rivelazione, una grande visione.

Teniamo, comunque, presente che non si diventa santi perché si hanno delle visioni, ma perché si esercita la carità in modo eroico. Tutte le visioni che vengono annunciate richiedono il vaglio prudentissimo della Chiesa.

 

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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