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CORSO BIBLICO SUI PROFETI

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2012 23:45
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15/11/2012 23:23
 
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Geremia - continuazione

Il messaggio di Geremia ha certamente dei tratti di originalità.

Nel primo Isaia avevamo visto la bellissima intuizione del "Dio con noi", pur restando Egli il "tre volte santo" e il "trascendente". Quell'intuizione verrà poi ripresa nella persona di Gesù.

Il libro, molto lungo, risulta composito anche dal punto di vista strettamente letterario con alternanza di prosa e di poesia. Inoltre sappiamo che i libri biblici si sono venuti a formare solitamente per "strati", tanto che una parte è sicuramente riferibile all'autore, mentre altre sono opera dell'interpretazione dei discepoli. Vi possono poi esser delle aggiunte o dei lavori redazionali ad opera, ad esempio, del teologo che riprende alcuni elementi e ne scarta altri perché vuole sostenere un'idea teologica. Allo schema della composizione per "strati" non fa eccezione il libro di Geremia nel quale risultano riconoscibili tre grandi blocchi sparsi.

1 - Un primo consistente blocco è riconducibile decisamente alla mano del profeta. Si tratta, in genere, di tutti i racconti scritti in prima persona. Intorno agli oracoli veri e propri di Geremia si può sviluppare tutta una serie di "piccole unità" (ad es. capp. 2; 26; 30; 31).

Lettura, come saggio, del cap. 26, 1-19.

Notiamo in questo brano (passatemi il parallelo) qualche cosa della Passione di Gesù: un uomo innocente viene condannato a morte; un uomo si autodifende perché non lo aiutano né i falsi profeti, né i sacerdoti né - tanto meno - i re. A Geremia resterà, come vedremo in altri passi, soltanto il Signore. E anche in questo frangente Dio si dimostra fedele, perché le parole che all'inizio incontravano ostilità in realtà faranno, poi, breccia nel popolo (v. 16). Gente di per sé profana intuisce che nelle parole di Geremia è presente effettivamente un messaggio di Dio.

La lettura del v. 19 ci fa ricordare la voce solitaria di Nicodemo nel sinedrio: "La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?" (Gv. 7,51).

Ecco, allora, 1'intuizione del popolo. La Chiesa deve stare molto attenta alla voce del popolo di Dio perché tante volte i laici, fedeli di Cristo, hanno quel "sensus fidei" che è conseguente al loro ruolo di battezzati (re, sacerdoti e profeti). In realtà è importante la corresponsabilità laicale, in quanto la Chiesa non appartiene al clero ma a Cristo e tutti noi siamo il suo "Corpo mistico". Questa è la Chiesa di sempre, riscoperta dal Concilio Vaticano II. Se fosse dipeso soltanto dai sacerdoti e dai falsi profeti Geremia sarebbe stato ucciso.

Lettura di Ger. 26. 20-24

Il personaggio dell'ultimo versetto, Safan (già incontrato in una precedente lettura), ci fa pensare al ruolo positivo della sua famiglia e di Geremia nell'attuazione della riforma di Giosia. Ricordiamo che il profeta si recò, addirittura, in missione nel territorio del nord. Risulta che il legame fra la famiglia di Safan e Geremia fosse ottimo, al punto che Achikàm - Figlio dello stesso Safan - si adoperò per salvare la vita al profeta. Probabilmente gli oracoli contenuti in questo capitolo si riferiscono al periodo in cui la riforma era già in decadenza e aveva ormai esaurito la sua spinta propulsiva.

2 - Un secondo blocco è costituito dagli oracoli riportati soprattutto da Baruc che, svolgendo funzioni di segretario di Geremia, era testimone oculare delle vicende del profeta.

Lettura di Ger. 29, 1-18

La "Lettera agli esiliati" è riportata da Baruc. Ricordiamo a proposito degli esiliati la similitudine dei due cesti di fichi. L'esilio non è causato da una serie di circostanze sfavorevoli o di alleanze sbagliate, ma è voluto in prima persona da Dio. Sarà poi una delicata questione interpretare la deportazione come un castigo o come un elemento positivo.

Sottolineo ancora una volta 1'estrema concretezza di questo profeta che non suscita facili illusioni (come i falsi profeti).

Era accaduto in quel tempo che il re babilonese avesse delle difficoltà esterne ed interne a causa di una guerra e della ribellione di una parte dell'esercito; difficoltà che Nabucodonosor risolse vincendo la guerra contro il re di Elan - almeno stando a delle tavolette babilonesi -, reprimendo la ribellione e ristabilendo 1'ordine all'interno del regno. Probabilmente questi eventi avevano suscitato negli esiliati la speranza di un possibile imminente ritorno in Giuda, speranza alimentata anche dai falsi profeti.

Ecco, allora, che Geremia invia una lettera ai deportati per annunciare che il ritorno in patria sarebbe avvenuto dopo settant'anni e che, d'altra parte, i rimasti in Giuda non avranno vita facile (vv. 17-18). Infatti, poco dopo si verificherà il secondo grande esilio. Il profeta è giudice del suo tempo e ne coglie i vari aspetti, non nasconde i problemi reali e invita a capire il vero progetto di Dio (e solo il vero profeta può capirlo) e ad entrare in sintonia con Lui.

Ricordiamo quando Geremia osteggiava 1'alleanza con gli Egiziani, non per opportunismo politico ma perché quell'alleanza non rientrava nel progetto di Dio, che in quel momento aveva concesso il suo favore a Babilonia.

Geremia è, dunque, un profeta che non vuole mai creare false illusioni.

3 - Un terzo blocco, di non facile identificazione e molto spesso sovrapposto al secondo gruppo, contiene tutta una serie di oracoli che possono riferirsi al movimento deuteronomista, ispiratore della riforma di Giosia.

In questi brani sono presenti alcuni termini tecnici, come spada - fame - peste, oppure espressioni tecniche, come "durezza di cuore" ossia la sclerocardia (vedere Mt. 19,8).

Si tratta solitamente di oracoli con uno schema abbastanza fisso e cioè:

a) 1'introduzione;

b) 1'esortazione all'ubbidienza;

c) la descrizione della disubbidienza;

d) 1'annuncio del castigo.

La tradizione deuteronomista riprende molto probabilmente alcune idee del profeta rielaborandole secondo il suo stile particolare. Teniamo presente che la tradizione deuteronomista sta alla base del libro del Deuteronomio con il ripensamento dell'Esodo attraverso il grande discorso di Mosè.

E il centro di quell'epoca non è solo la liberazione dall'Egitto ma il dono della Legge. Ecco, allora, degli oracoli che pongono al centro la fedeltà alla Legge. Il castigo sarà, perciò, la conseguenza dell'infedeltà al Signore.

Tale corrente di pensiero - teologica, spirituale ed etica - prende 1'avvio dalla riforma di Giosia e, quindi, è contemporanea del profeta Geremia.

Lettura di Ger. 11, 1-14 "Geremia e le parole dell'alleanza".

"Questa è la parola che fu rivolta a Geremia da parte del Signore" (v. 1). Si tratta di una locuzione tecnica tipica della tradizione deuteronomista.

Notiamo, dopo 1'introduzione, 1'esortazione all'obbedienza (vv. 3-7) e poi la descrizione della disubbidienza (vv. 9-10) seguite dall'annuncio del castigo (vv. 11-13).

A1 v. 8 ecco un'altra locuzione tecnica: "...la caparbietà del suo cuore malvagio", che si potrebbe anche tradurre: "la durezza del suo cuore".

Conclusioni

1 - Geremia è un uomo perseguitato e tormentato interiormente. Un uomo che, totalmente preso da Dio, vive con estrema sofferenza tutte le difficoltà che la chiamata divina comporta. Quanto gli accade non gli procura soltanto una sofferenza fisica ma porta a un livello di crisi (anche in senso positivo) il suo rapporto - che potremmo definire dialettico - con il Signore.

2 - Geremia è un uomo che ama profondamente il popolo, del quale condivide le disgrazie. Notiamo, appunto, la tenerezza del profeta verso gli esiliati che vengono paragonati al cesto dei fichi buoni.

L'invito alla conversione non è dettato da rivalse personali o da sete di potere, ma semplicemente dall'amore verso il popolo.

Comprendiamo, allora, come Geremia sia veramente sintonico con Dio: vive e dice le cose che vive e dice Dio. Il profeta insegna 1'amore per il popolo e gli si rivolge con la stessa forza e la stessa amorevolezza usate dal Signore.

S.Ignazio di Lojola, a proposito dei rapporti interpersonali e, in particolare, della correzione fraterna, diceva: per correggere devi amare; se non ami è meglio che tu taccia. Pensiamo, invece, a noi che spesso per dire la verità dobbiamo essere arrabbiati. Ricordo che S. Francesco di Sales (in un contesto diverso), riguardo alla direzione spirituale, veniva definito un uomo che aveva la mano di ferro guantata di velluto. La fermezza unita alla dolcezza.

3 - Geremia è un uomo tutto di Dio, un uomo a cui Dio vieta di sposarsi - e ciò costituiva un assurdo per il contesto culturale di allora -. Il profeta non si sposa e non ha figli perché, come dice bene il titolo del cap. 16, "La vita del profeta (è) come segno". Lettura di Ger. 16, 1-3.

Geremia pone la sua forza soltanto nel Signore e riconduce tutto a Lui, perfino la politica. E qui viene spontanea un'altra osservazione: quanto bisogna ascoltare per poter discernere. L'ascolto del Signore è importante; Geremia - come tutti i profeti - è 1'uomo dell'ascolto. Uno dei detti scolastici più belli recita: "Sile aut dic meliora silentio" (Taci o di' cose migliori del silenzio).

Se noi non ascoltiamo il Signore nella preghiera, se non abbiamo un rapporto di "ruminatio" con la sua parola, diciamo soltanto cose nostre.

Lettura di Ger. 20, 7-14

Penso che questa sia, accanto ad alcuni salmi, una delle preghiere più tragiche e più umane presenti nell'Antico Testamento. E' facile ricordare il salmo 22 ("Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?") che finisce con una grande professione di fede. Si, o Signore, tu sei il mio salvatore!

Lettura di Ger. 20, 15-18

L'amarezza di questa preghiera è dovuta alle difficoltà esterne e qualche studioso sostiene che sia stata composta da Geremia quando si trovava nella cisterna.

Dopo la grande certezza espressa nel v. 11 ("Ma il Signore è al mio fianco... "), arriva la disperazione: "Maledetto il giorno in cui nacqui..." (v. 14). Quest'uomo è vissuto veramente con fede incrollabile anche se qualche volta ha ceduto.

Comunque Geremia continua la sua missione, perché il Signore 1'ha catturato nonostante il profeta abbia fatto di tutto per sottrarsi alla sua presa.

Lettura di 31, 29-30 - "La retribuzione personale".

E' un brano molto importante, dettato dall'amore per il popolo.

Siamo arrivati, finalmente, alla responsabilità personale. Per il principio secondo il quale le colpe dei padri dovevano essere pagate dai figli, gli esiliati ritenevano che 1'esilio non potesse finire perché proprio loro sarebbero stati costretti ad espiare le colpe immani degli antenati. Qui il profeta aiuta a maturare, invece, la coscienza della responsabilità personale per cui la colpa dell'esilio ricade soltanto sugli esiliati. In tal modo ciascuno pagherà per le proprie colpe e non per quelle dei propri padri.

Teniamo ben presente che non siamo ancora in un contesto di retribuzione e di salvezza ultraterrena. XIX lezione

Geremia - continuazione

Geremia introduce 1'idea di una alleanza nuova della quale gli altri profeti non avevano ancora parlato.

Lettura di Ger. 31, 31-34

Si tratta di un'alleanza fondata non più sull'osservanza di precetti scolpiti su pietra (le tavole della Legge), ma di un'alleanza che è profondamente nel cuore di ciascuno. Dio non parla attraverso una serie di norme ma "a cuore a cuore": è un Dio che entra in noi. Come è importante, in prospettiva, un simile annuncio ascoltato da un popolo in esilio che può basarsi solamente su un rapporto intimo e profondo con il Signore e non sulla certezza di beni materiali! Il popolo ricorda ed osserva la Legge perché la porta nel cuore. E, allora, 1'alleanza di Mosè viene superata (ecco 1'intuizione) da qualcosa di infinitamente più profondo. Noi cristiani leggendo il brano con il"senno di poi" sappiamo che quel "qualcosa" di infinitamente più profondo è Cristo.

Dio cerca tutte le vie per salvare 1'uomo nella sua interezza. Viene in mente, quando si parla di cuore, che il Signore decide di parlare al cuore dell'uomo attraverso il cuore di Cristo. Nel cuore di Cristo, perciò, si uniscono il cuore di Dio e il cuore dell'uomo. Ecco la nuova alleanza che si presenta con orizzonti inimmaginabili per 1'Antico Testamento: il cuore di Dio e il cuore dell'uomo si fondono, diventano la stessa realtà nel cuore di Cristo. Si tratta dell'intuizione profetica.

La prima tappa della interiorizzazione della nuova alleanza consiste nel perdono dei peccati ed è realizzata da Gesù Cristo. In Lui il Padre ci libera dal peccato: Ecco, 1'Agnello di Dio che toglie "il Peccato" - proprio con la lettera P maiuscola - (e non "i peccati") del mondo. Solo dopo che Dio ha instaurato un clima di perdono e di riconciliazione totale si possono costruire rapporti di autentica alleanza. Infatti il nostro Peccato - grave - (quello che ancora oggi si definisce "mortale") rompe, per nostra colpa, 1'alleanza con il Signore.

E, allora, ritorna quanto mai opportuno il monito di Paolo: lasciatevi riconciliare con Dio, date spazio alla grazia, cioè ricorrete a tutto quanto il Signore ha messo a vostra disposizione per rientrare nell'alleanza. Ecco, quindi, la confessione con il perdono totale.

Ricordiamo, a questo proposito, la parabola del figlio prodigo in cui, prima di imbandire la festa, il padre ordina ai servi: "Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli 1'anello al dito e i calzari ai piedi." (Lc. 15,22), cioè ricostituite, anche visibilmente, nella sua dignità questo mio figlio che si è presentato come un ribelle fallito e sconfitto. E secondo alcuni studiosi la bella veste portata al figlio prodigo richiamerebbe la veste bianca del Battesimo e quella indossata dai neo-battezzati nella "domenica in Albis".

Concludo riaffermando che Geremia è il profeta della speranza, come tutti i profeti che abbiamo incontrato fino ad oggi.

Lettura di Ger. 31,35-36-38

Geremia predica negli anni precedenti alla distruzione di Gerusalemme e alla seconda deportazione e durante i primissimi tempi dell'esilio. Svolge, però, la missione a Gerusalemme in quanto non è mai stato deportato.

 

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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