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CORSO BIBLICO SUI PROFETI

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2012 23:45
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15/11/2012 23:15
 
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Desumiamo dal testo altre caratteristiche di Isaia:

1 - è un uomo generoso che si spende in modo totale per il Signore. La sua predicazione non è accolta pacificamente (vv. 9-10), ma è segno di contraddizione e suscita ostilità;

2 - non è 1'uomo dei compromessi, ha un carattere duro che si manifesta nel confronto aperto, coraggioso, con il re Acaz. Mentre il monarca ci appare timoroso, il profeta non ha paura nemmeno del popolo;

3 - è dotato di una sottile ironia;

4 - nonostante egli appartenga a una classe sociale elevata, Isaia non ha riguardo alcuno nel contestare i ricchi e i potenti. E' nemico dell'anarchia in quanto 1'ordine proviene da Dio. XII lezione

Isaia - continuazione

Ci riallacciamo al precedente incontro per ricordare che Isaia era un tipico uomo d'ordine, come poteva esserlo un uomo dell'antichità.

Lettura di Is. 3,1-7

Il brano ci rappresenta una situazione del regno di Giuda che sta precipitando nell'anarchia. E' il sovvertimento dell'ordine costituito.

Ricordiamo in proposito la teoria dello storico greco Polibio, secondo la quale le varie forme di governo registrano un'evoluzione e un'involuzione sempre uguali, con le seguenti fasi:

I - monarchia che genera tirannide;

II - ribellione al tiranno e avvento dell'aristocrazia (=governo dei migliori);

III - involuzione dell'aristocrazia e passaggio all'oligarchia (=governo di pochi);

IV - nuova ribellione e instaurazione della democrazia (=governo del popolo);

V - degenerazione della democrazia in anarchia (=nessun potere).

Il ciclo si ripete, poi, con 1'avvento di un uomo forte è 1'instaurazione della monarchia che degenera in tirannide.

Polibio, dopo avere osservato le istituzioni soprattutto dell'antica Grecia, applica questa realtà alla storia in genere.

Il profeta sta descrivendo una situazione nella quale Dio ha privato il popolo di tutte le persone che avrebbero potuto guidarlo (profeta, giudice, incantatore, ecc.).

Notiamo che Isaia dimostra di avere ben presenti le varie classi sociali quando scrive che "...il giovane tratterà con arroganza 1'anziano, lo spregevole, il nobile." (v~5). Abbiamo la descrizione abbastanza dura di una realtà che dal nostro scrittore è vista come totalmente negativa, perché più nessuno appare in grado di gestire la situazione..

Prosegue la lettura di Is. 3

vv. 8-15. L'ostentazione del peccato è un fatto anche attuale: oggi non ci si vergogna più di nulla.

Isaia prende la difesa dei poveri e degli oppressi in quanto questi sono protetti da Dio. E il nostro profeta parla a nome del Signore.

vv. 16-24. Tutte le componenti del popolo, a causa del loro comportamento superficiale, meritan4 un castigo. Notiamo che anche oggi certe realtà, certe ostentazioni di ricchezza gridano vendetta al cospetto non solo di Dio, ma anche dei poveri.

Isaia ci descrive un popolo oppresso, sfruttato dalle classi dominanti; i pochi beni dei poveri sono finiti, sia pure legalmente, nelle dimore dei ricchi.

 

Il libro di Isaia

 

Prendiamo ora in esame il libro di Isaia, i cui 39 capitoli sono stati composti in epoche diverse. Abbiamo già sottolineato nell'introduzione la lunga "carriera" profetica di Isaia che predicò durante il regno di diversi monarchi.

Se non consideriamo il re Ozia, in quanto la vocazione del profeta è avvenuta alla fine del regno, il primo periodo di predicazione risale al tempo di re Jotam.

La maggior parte dei brani composti all'epoca di questo sovrano è contenuta nei capitoli 1-5.

Il regno di Jotam è stato caratterizzato da una situazione di benessere e di buon sviluppo economico, senza le minacce esterne che si avvertiranno soltanto verso la fine del regno stesso. Isaia esamina la condizione sociale e religiosa e riscontra molte ingiustizie ­mascherate da una falsa pietà - e un grande numero di pratiche religiose.

Lettura di Is. 1,10-26

In questo brano Gerusalemme non è più vista come città santa ma con il suo popolo viene paragonata a Sodoma e Gomorra.

Abbiamo presente 1'episodio di Sodoma. Probabilmente il peccato più grave di quella città, che il Signore vuole punire, consiste nella mancanza di ospitalità, che ancora oggi è sacra presso i popoli orientali.

Nei vv. 18-20 ritroviamo i temi già letti nella "vocazione di Isaia" (6,1-13) e cioè 1'invito alla conversione, la speranza della salvezza, il castigo.

Gerusalemme è divenuta una prostituta: ecco qui ripreso il messaggio di Osea che Isaia, però, riferisce non al popolo ma alla città.

Sottolineamo nel v. 23 "...la causa della vedova fino a loro non giunge." I diritti dei poveri non vengono riconosciuti da coloro che dovrebbero soddisfarli.

Al v. 26 si ha una bella immagine di Gerusalemme, ritornata "...città della giustizia, città fedele" dopo un momento di purificazione.

Lettura di Isaia 5,1-7. "Il canto della vigna"

L'inizio del brano ci rammenta la "Parabola dei vignaioli omicidi" (Lc. 20,9-19) che per Gesù ha carattere autobiograiico.

Il popolo sta diventando sempre più orgoglioso di se stesso; sta fondando sui beni materiali la propria esistenza. Il popolo crede di essere sapiente perché i beni hanno provocato un falso concetto di sapienza. Il popolo dà importanza solo all'effimero che induce a dimenticare o, comunque, a relativizzare Dio (e questo accade anche oggi). Quando 1'uomo possiede tutto deve avere una grande fede per ricordarsi di ringraziare il Signore e di fare 1'esame di coscienza.

Sappiamo che santa Teresa d'Avila dopo vent'anni di vita claustrale ebbe la sua "conversione" davanti all'immagine delle, piaghe di Gesù. Ripensando alla sua esperienza la santa sosteneva di aver vissuto per vent'anni ritenendo che Gesù fosse "il più importante"; invece in quel momento capì che Gesù è "1'unico".Ciò significa che non vi è nessun altro su cui fondarsi se non Dio.

Ecco, nel v. 4, una vigna che ha dato frutti amari. Dio viene considerato un po' superfluo oppure meno importante dei potenti.

Questa considerazione mi fa pensare alla logica della raccomandazione, molto anticristiana, secondo la quale il mio "dio" è il potente di turno che puo' farmi ottenere qualche cosa cui ho già diritto. L'opinione secondo la quale si può procedere in base alla raccomandazione risulta diffusa e radicata anche nel nostro ambiente. Noi cattolici dobbiamo avere il coraggio di rompere questa logica perversa. L'attribuire importanza ai "potenti" significa non volere riporre la propria fiducia nel Signore.

vv. 8-20 "Maledizioni". lettura

L'autosufficienza ci induce alla ricerca di beni materiali anziché di Dio. Al profeta, che presenta un quadro abbastanza fosco della situazione, sta però a cuore il richiamo alla conversione (rileggiamo in proposito Is. 1,16-20).

Lettura di Is. 2,1-5. Si tratta di uno dei brani più belli scritti dal nostro profeta, che si legge in preparazione al Natale. Ciò che aspetta la casa di Giacobbe non è il castigo peraltro non definitivo - ma la pace. Potremmo affermare che siamo in una logica di morte e di risurrezione.

I primi cinque capitoli del libro di Isaia ci forniscono un'idea delle tematiche che abbiamo visto annunciate nel brano della vocazione del profeta.

Il secondo periodo di predicazione di Isaia corrisponde al tempo di re Acaz, che regnerà per parecchi anni, ed è individuato nei capp. 7 e 8 del libro.

In realtà pare che gli oracoli del profeta siano concentrati in un solo periodo del regno di Acaz e che, dopo una sospensione durata alcuni anni, Isaia abbia ripreso a profetare al tempo di re Ezechia. .

Durante il governo di Acaz scoppió la guerra siro-efraimita combattuta dal regno di Israele (Efraim) e dal regno di Siria (Aram) alleati contro Giuda che si era rifiutato di unirsi a loro contro il regno assiro. Acaz, allora, per difendersi, si allea con gli assiri chiamandoli a intervenire in suo aiuto.

Il profeta criticò molto Acaz non tanto per questa sua politica di alleanza con gli assiri (e non, come sostengono alcuni interpreti, perché fosse invece favorevole ad una alleanza con 1'Egitto), quanto perché il re non si fidava di Dio, era un vile che temeva di lasciarsi guidare dal Signore.

Il peccato, gravissimo, di cui è incolpato Acaz consiste nella sfiducia verso Dio. E su questa constatazione Isaia sarà implacabile. La paura di Acaz nasce proprio da una mancanza di fiducia nel Signore e ciò in un re discendente di Davide è inammissibile e costituisce - come abbiamo già sottolineato - un peccato gravissimo.

Leggere Isaia capp. 7 e 8.

Isaia - continuazione

Lettura di Is 7,1-17

Siamo di fronte a un oracolo che conosciamo a memoria: 1'oracolo dell'Emmanuele. Pare opportuno aprire ora una parentesi: noi leggiamo 1'Antico Testamento alla luce del Nuovo Testamento. Isaia, invece, pronunciando in nome di Dio questo oracolo non pensava sicuramente a Cristo ma aveva presente il messianismo regale (di re in re), pensava, cioè, a Ezechia, il figlio che sarebbe nato ad Acaz.

In realtà, il profeta inconsciamente ha pronunciato questo oracolo prefigurando Gesù. Ciò significa che Dio va al di là anche dei profeti. Non è necessaria, infatti, la consapevolezza del profeta per esprimere un oracolo che ha un significato ben diverso da quello apparente. Isaia, quando parla si riferisce a una persona ben precisa, ma in realtà il progetto divino è differente. Ecco perché appare indispensabile il N.T. per comprendere 1'A.T. E questo è ben evidente nel Vangelo di Matteo che cita con molta frequenza 1'Antico Testamento. Allora, con la scena del Natale abbiamo la giusta interpretazione del nostro oracolo: "...perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato 1'Emmanuele..." (Mt 1,22-23).

Notiamo, infine, che noi leggiamo questo brano secondo il significato attribuitogli dal Vangelo, mentre Isaia parlando di "vergine" si riferiva evidentemente alla regina madre moglie di Acaz - la quale avrebbe dato alla luce Ezechia.

Insisto nel dire che per contestualizzare 1'Antico Testamento senza alcuna crisi di fede occorre affrontare la lettura della Bibbia iniziando dal Nuovo Testamento e in particolare dai Vangeli.

Re Acaz sta cercando 1'appoggio degli Assiri per difendersi dall'aggressione di Rèzin, re di Aram (Siria) e di Pekach, re d'Israele (Samaria), e Isaia condanna non tanto la richiesta di soccorso da parte di Acaz quanto il timore che scaturisce dalla mancanza di fiducia nella fedeltà di Dio. E', infatti, gravissimo per un discendente di Davide non credere nella realizzazione della promessa del Signore.

Lettura di Is 8,11-18

Ritorna ancora il tema della fiducia in Dio.

Dobbiamo temere che il Signore si allontani da noi, che ci castighi, che divenga "...laccio e pietra d'inciampo e scoglio che fa cadere..." (v. 14).

Anche S. Paolo ci esorta ad avere fiducia perché "...chi ci separerà dall'amore di Cristo?". Anche nella tribolazione e nell'angoscia noi siamo sempre vincitori perché Dio è al nostro fianco.

Isaia nel brano ora letto non propone un atteggiamento fatalista e quietista ma sottolinea che tutto, anche la politica, anche le alleanze, deve essere gestito alla luce di Dio, deve, cioè, essere basato sulla fede.

Sarà questo 1'atteggiamento di Ezechia che, diversamente dal padre Acaz, di fronte all'aggressione armata degli Assiri predispone la difesa, ma si mette nelle mani del Signore per essere salvato.

Possiamo, allora, definire Ezechia come il prototipo del cristiano perché, pur approntando la difesa contro 1'invasore assiro, ripone la totale fiducia in Dio.

E la benevolenza divina viene paragonata alle "...acque di Siloe, che scorrono piano..." (v. 6), alle acque di un placido torrentello. Notiamo la delicatezza del Signore. Questa espressione ricorda 1'episodio dell'incontro di Elia con Dio: "... ci fu un mormorio di vento leggero" ( 1 Re 19,2).

Nel brano prima letto (Is 8,11-18) sembrerebbero presenti oracoli contraddittori, in quanto si alternano sempre castigo e salvezza.

Il v.18 va letto nel senso che i nomi del nostro profeta e dei suoi figli sono presagi indicativi: Isaia significa "Dio salva" e Scariasùb "un resto tornerà". Il "resto" sta a indicare che molta parte del popolo subirà il castigo, la purificazione, ma che un'altra parte rimarrà fedele. Ecco la speranza: il popolo non verrà sterminato da Dio.

Il nome del secondo figlio di Isaia "Mahèr-salàl-cash-baz" significa "lesto al saccheggio - pronto al bottino", cioè "salvezza da Damasco e da Efraim" (Israele)" ma anche "purificazione del popolo".

Tutto è scritto in questi tre nomi. Isaia e i suoi due figli, perciò, diventano dei presagi per Israele. Il fatto stesso di pronunciare questi tre nomi fa pensare a qualche fatto che dovrà accadere.

Dopo la stesura di questo brano il nostro profeta tace per tutto il rimanente periodo del regno di Acaz, per poi profetare con Ezechia in minore età (III periodo) .

Ezechia a cinque anni rimane orfano di padre e il regno viene governato da un reggente del quale non sappiamo nulla. Di questo periodo conosciamo due oracoli: il primo riportato nel cap. 14,28-32 e il secondo nel cap. 28,1-4.

Il primo oracolo ci fa ripensare al salmo 2, che ci presenta una situazione analoga, abbastanza normale a livello politico, ma che ci viene trasfigurata su un piano religioso perché ci parla del Messia ("Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia" v. 2). Qui il re diventa il Messia e gli alleati che vorrebbero fuggire diventano coloro che contrastano il Messia.

Secondo Isaia occorre stare tranquilli anche se si attraversa un momento di travaglio con il re ancora in età minore.

IV periodo (cap.28-31 ) .

Prende inizio dal 714 a.C., cioè da quando il giovane Ezechia diventa maggiorenne ed assume a tutti gli effetti il potere.

Il nuovo re, riformatore a livello religioso, cerca di procurarsi 1'indipendenza politica, essendo blandito sia dai babilonesi che dagli egiziani. In questo periodo, dopo la morte del re assiro, scoppia la rivolta di Giuda contro 1'oppressore straniero ma, mentre Ezechia pensa di essersi finalmente liberato dall'Assiria, l'esercito del nuovo re Sennacherib assedia Gerusalemme. Come già sappiamo, Dio, però, salva il suo popolo e il re fedele.

Sono riferiti a questa situazione storica i capp. 28-31 che contengono oracoli pronunciati in tre momenti fondamentali:

1 - Ezechia prepara in modo occulto la ribellione.

Lettura di Is 29. 15-24

Il profeta mette in guardia contro il pericolo di illusioni, perché i preparativi di difesa del popolo porteranno non la liberazione che si attende, ma soltanto tribolazioni e distruzioni in quanto non si considera la volontà di Dio. E' solo il Signore che salva.

2 - Lettura cap. 30 vv. 1-5

Isaia si scaglia contro 1'ambasciata in Egitto, mandata da Ezechia per allacciare 1'alleanza contro gli Assiri, perché si agisce senza consultare il Signore.

Lettura di Is 31, 1-3

Il nostro profeta considera un gravissimo peccato la mancanza di fiducia in Dio ("...senza guardare al Santo d'Israele e senza cercare il Signore." v. 2), perché "L'Egiziano è un uomo e non un dio..." (v. 3).

Il brano ci fa pensare agli scritti di un altro profeta, Osea, che parlava dell'idolatria politica nel regno del nord, dove 1'alleato era diventato quasi un idolo, e che rimarcava il peccato gravissimo di quel popolo il quale cercava dei sostituti a Dio.

Isaia invita a confidare nel Signore anche quando Egli ci pone di fronte ad eventi spiacevoli.

Lettura di Is 30. 8-17

Dobbiamo capire che Dio è onesto, non ci inganna mai. E noi dobbiamo evitare di essere come i veggenti che profetano illusioni (v. 10). Il vero profeta, invece, deve proclamare la verità anche a costo dell'impopolarità. Notiamo che i nostri giovani rischiano di diventare vittime dei profeti di illusioni, tra i quali si trovano - a volte per primi - gli stessi genitori che concedono troppo ai figli. Bisogna avere anche il gusto e il coraggio dell'impopolarità, anche se è necessario motivare chiaramente e sempre i "no".

3 - La terza parte di questi oracoli appartiene al periodo della realizzazione della ribellione che provoca la reazione del re assiro, il quale pronuncia parole piene di supponenza, di presunzione, non ricordandosi di essere semplicemente un re terreno.

Ecco, allora, la reazione di Isaia:

lettura del cap. 30, 27-33 ("Contro 1'Assiria")

Il vero vincitore è Dio che protegge la sua città.

Lettura di Is. 31, 4-5 ("Contro 1'Assiria")

In questi versetti notiamo belle immagini che verranno, poi, riprese da Gesù nella sua predicazione.

Gerusalemme, però, reagisce alla liberazione miracolosa con una grande superficialità.

I commentatori riportano a questo momento 1'oracolo contenuto nel cap. 22, 1-14 (lettura). La città gaudente non si è meritata il perdono del Signore che 1'ha liberata. Sottolineamo, però, nella profezia di Isaia 1'apertura alla speranza.

Lettura di Is. 32, 1-5 e 15-20 ("Il re giusto")

Una pace vera non può nascere se non in presenza della giustizia.

Leggiamo, ora, altri capitoli di apertura alla speranza: - Is. 11, 1-9 ("Il discendente di Davide")

E' uno dei grandi brani messianici. - Is. 2, 2-5.

Un grande messaggio di speranza è contenuto anche nei capp. 25, 26 e 27.

 

Isaia - continuazione

Sarebbe estremamente riduttivo dare al messaggio di Isaia solo una forte valenza sociale e politica. Il messaggio del nostro profeta deve essere visto, invece, in un'ottica religiosa in quanto egli sostiene che, per avere tra i membri della società un rapporto di reciproco rispetto, sia necessario ristabilire il giusto rapporto tra Dio e 1'uomo, perché proprio da Dio scaturisce ogni giustizia umana. Se 1'uomo perde di vista il Signore ogni ingiustizia diventa logica, normale. Senza Dio i lager nazisti possono sembrare un fatto logico, normale (e noi sappiamo che il regime nazista fu uno dei regimi più atei che ci siano stati). Senza Dio qualunque abominio dell'uomo ("homo homini lupus") diventa normale, non certo legittimo. Chi ci trattiene dall'agire a nostro piacimento se non dobbiamo fondamentalmente render conto a nessuno?

Per Isaia il giusto rapporto tra 1'uomo e il Signore non è antitetico. Si tratta di un rapporto di comunione nella diversità perché Dio è Dio. Riconoscere la sovranità del Signore significa che Egli è "altro" da me, non coincide con me.

Dico questo per mettervi, ancora una volta, in guardia dalla New Age, la quale sostiene tra 1'altro - che ciascuno di noi può entrare in contatto con il mondo dell'aldilà attraverso lo spiritismo e che noi possiamo ricevere messaggi dai morti e trascriverli. Secondo questa corrente di pensiero, ciascuno può inventarsi la propria religione di comodo.

Se teniamo presente la vocazione di Isaia, sappiamo che, invece, Dio - pur comunicandosi a noi - è il "tre volte Santo". (Da questo punto di vista il nostro profeta è fondamentale per capire il cattolicesimo). E' il "Dio con noi" che resta il "tre volte Santo", il "Padre nostro, che sei nei cieli". Dio è "altro"; non confondiamolo con noi stessi. Ricerchiamo il Signore in modo autentico attraverso la sua parola e i Sacramenti.

La radice del male, secondo Isaia, sta nel fatto che 1'uomo ha perso la misura della sua pochezza e si erge contro Dio pensando di sostituirlo con un uomo potente, nemmeno con un'altra divinità. Ecco, 1'idolatria politica.

Nel contesto di un uomo che si ribella a Dio e che cerca altri sbocchi per la sua fede si inserisce nel messaggio di Isaia il messianismo davidico, il messianismo regale. E il Signore ristabilirà la giustizia attraverso il suo inviato, cioè attraverso il Messia, che Isaia colloca in modo preciso all'interno della dinastia davidica. Uno di questi re sarà finalmente colui che attuerà ciò che Dio vuole; più nulla potrà intralciare la realizzazione del Regrio.

Uno dei temi fondamentali di Isaia è quello del re giusto. In proposito leggere: Is. 9, 1-6; 7, 10-17; capp. 11 e 12.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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