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CORSO BIBLICO SUI PROFETI

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2012 23:45
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15/11/2012 23:04
 
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 Con Davide, che conquistò Gerusalemme rendendola capitale, si costituì effettivamente uno Stato che prese il posto di quella che era stata fino allora una confederazione di tribù. Davide trasferì 1'Arca dell'alleanza, che si trovava a Silo, a Gerusalemme e avviò la costruzione del tempio che venne poi realizzato da Salomone. Costui aveva esteso con le sue conquiste territoriali i confini d'Israele, aveva completato 1'organizzazione amministrativa e militare dello Stato e costituito una corte reale con un proprio apparato. Alla morte di Salomone 1'antagonismo fra le popolazioni del nord e quelle del sud, determinato anche dalla supremazia di Giuda e dall'accentramento delle ricchezze a Gerusalemme, portò alla divisione del regno in due stati: al nord Israele con il re Geroboamo e al sud Giuda (ridotto al territorio della sola tribù di Giuda) con il re Roboamo, figlio di Salomone. Alla frattura politica si aggiunse quella religiosa. Le due capitali furono stabilite al sud in Gerusalemme e al nord in Samaria.

Nel regno del nord vennero anche costruiti due santuari, uno a Betel e 1'altro a Dan, in modo che la pratica religiosa potesse svolgersi nel territorio d'Israele senza la necessità di recarsi al tempio di Gerusalemme. In quell'epoca nel regno del nord, più che a Giuda, si verificò una notevole contaminazione da altri culti, principalmente da quello cananeo di Baal, divinità delle fertilità.

Siamo nel X secolo a.C. e qui inizia un periodo caratterizzato da vicende politiche e militari che segnarono fortemente la vita del popolo ebraico e della Palestina il cui territorio era preda delle mire espansionistiche dei potenti vicini ad iniziare dall'Egitto e poi - in successione storica - dall'Assiria, da Babilonia, dalla Persia. Durante il periodo che va dall'XI al V-IV secolo a.C. si manifestò il fenomeno del profetismo che ebbe origine ancora prima del sorgere della monarchia con Samuele, considerato il primo profeta.

ll profetismo accompagnò la storia d'Israele e di Giuda dall'inizio alla fine dell'istituto monarchico quando, perduta definitivamente 1'indipendenza, il popolo ebraico dopo il rientro dall'esilio in Babilonia entrò a far parte dei possedimenti dei re persiani con una limitata autonomia. Le ultime voci profetiche compaiono sotto la dominazione persiana (V e IV secolo) e, dopo quasi tre secoli, all'epoca della persecuzione di Antioco IV re di Siria (metà del II secolo) con Daniele, considerato peraltro più che un profeta uno scrittore apocalittico.

Fu un periodo nel quale il culto subì gravi contaminazioni a causa dell'instaurarsi di credenze idolatriche (in particolare il culto di Baal), ma caratterizzato da grandi slanci di riforma e di restaurazione della purezza della fede nell'unico Dio.

Ricordiamo la riforma di Giosia nel 622 a.C., iniziata subito dopo il rinvenimento del secondo libro della Legge (il Deuteronomio) durante i lavori di riparazione del Tempio ed estesa anche a Israele, e le riforme di Esdra e di Neemia (tra il 450 e il 445 a. C.). Al termine dell'epoca persiana subentrerà, dopo la conquista da parte di Alessandro Magno del medio oriente, 1'epoca ellenistica il cui inizio è convenzionalmente stabilito con 1'anno 333 a.C. .

 

Vicende storiche più importanti connesse con 1'attività profetica.

I primi profeti di cui si ha notizia nella Bibbia si limitano alla predicazione e quindi non lasciano opere scritte. Questi operano dall'epoca di Samuele imo alla metà del secolo VIII a.C., quando appaiono i primi profeti scrittori, detti anche "profeti del libro" perché la loro opera è stata tramandata attraverso i c.d. libri profetici.

Questo periodo comprende quindi il regno di Saul, quelli di Davide e di Salomone e successivamente, dopo la divisione della Palestina, i regni di Israele e di Giuda. Vediamo, ad esempio, operare i profeti Gad e Natan alla corte di Davide, il profeta Achia alla corte dei re Geroboamo d'Israele e il profeta Elia con il re Acab ed Eliseo con il re Ioram (anche questi ultimi re d'Israele). Eliseo fu anche taumaturgo (da"zauma" = miracolo, prodigio). Gli ultimi profeti di questo gruppo assumono un atteggiamento sempre più distaccato dai regnanti per avvicinarsi agli interessi del popolo e per sostenere la purezza del culto e i diritti degli oppressi. Essi preannunciano i tratti caratteristici dal profetismo successivo, quello appunto dei "profeti scrittori".

Il popolo d'Israele fin dall'inizio della sua storia con 1'insediamento nella terra promessa e con le conquiste territoriali intrecciò rapporti commerciali con i popoli vicini; rapporti il più delle volte segnati da ostilità e da guerre, anche perché Israele cercò sempre di difendere la propria identità e la propria originalità religiosa in mezzo ai popoli idolatri. Un popolo che ebbe molti legami politici e commerciali con Israele fu quello dei Fenici, chiamati anche Cananei, organizzato non in uno stato unitario ma per città, situate sulla costa (in particolare Tiro e Sidone) che va dal Monte Carmelo a sud imo all'attuale costa della Siria a nord. Anche i Fenici subirono la sorte di Israele e di Giuda quando, all'inizio del sec. VIII a.C., si affacciarono verso i territori del Mediterraneo orientale gli Assiri

che con le loro mire espansionistiche tendevano alla conquista delle città fenicie della costa e della Palestina. Il popolo ebreo fu preda insieme ai Fenici delle conquiste degli Assiri prima e dei Babilonesi poi, subendo anche le conseguenze dell'intervento militare dell'Egitto che mirava alla conquista degli stessi territori e a contrastare 1'espansione dei regni mesopotamici. Per ultimo, ai Babilonesi si sostituirono i Persiani, i quali permisero il rientro in patria da Babilonia degli ebrei esiliati e dei loro discendenti.

Torniamo alle vicende dei due regni e alla fine dell'indipendenza di Israele e di Giuda. Nel 733 a.C. 1'Assiria si annette la Galilea e Galad lasciando a Israele soltanto la parte meridionale del territorio (Efraim). Nel 722 crolla il regno d'Israele ad opera del re assiro Sargon II, la capitale Samaria viene distrutta e buona parte del popolo finirà in esilio in Assiria senza poter tornare in patria. Nei territori conquistati i deportati furono sostituiti con popolazioni straniere. Le dieci tribù del nord erano così scomparse e il territorio del cessato regno d'Israele assunse il nome di quella che era stata la sua capitale, cioè Samaria, divenendo una provincia del regno di Assiria abitata dai Samaritani, una popolazione mista che adorava Jahvé insieme a idoli stranieri. A causa di questo sincretismo religioso i samaritani furono fortemente disprezzati dagli ebrei del sud del paese anche ai tempi di Gesù.

Il nome d'Israele da quell'epoca verrà rivendicato soltanto dal sopravvissuto piccolo regno di Giuda, come erede non soltanto dello Stato davidico ma anche della tradizione religiosa di tutto il popolo e del suo culto.

E il regno di Giuda, pur avendo conservato 1'indipendenza a costo di forti tributi, si trovò in condizioni di vassallaggio nei confronti del confinante regno assiro e attraversò un periodo di relativa tranquillità anche nel secolo successivo (il VII), perché iniziò presto il declino della potenza assira sotto la spinta dei Babilonesi.(o Caldei). In questo secolo si verificò nel regno di Giuda un ritorno al passato, in fatto di religione e di politica, caratterizzato da tendenze restauratrici.

Suscitò scalpore nel 622 a.C. a Gerusalemme, durante i lavori di restauro del tempio, il rinvenimento di un rotolo dalle origini oscure, che doveva essere stato scritto non molto tempo prima sotto influssi sacerdotali e profetici nel regno del nord e qui riportato e rielaborato. Tale rotolo - o libro - conteneva un grande discorso di commiato di Mosè prima della conquista della terra promessa e la rielaborazione della Legge del popolo di Dio. Il re Giosia riconobbe subito in quel libro la seconda legge (da qui il nome di Deuteronomio), lo presentò al popolo e concluse una nuova alleanza tra Jahvè e Israele. Da questi avvenimenti ebbe origine la nota riforma religiosa di Giosia; riforma che il re di Giuda volle estendere al nord dove giunse a distruggere il tempio idolatrico di Betel. Ma anche per Giuda si approssimava il tempo della fine. Il re Giosia viene sconfitto e ucciso dal re egiziano Nekao nel 609 nella battaglia di Meghiddo e il regno di Giuda diviene vassallo degli egiziani fino al 605 per passare da quell'anno al vassallaggio dei babilonesi imo al 601. Di nuovo vassallo dell'Egitto per un breve periodo, il regno di Giuda subisce una prima sconfitta da parte dei babilonesi che conquistano dopo un breve assedio Gerusalemme nel 597.

A quella conquista segue una prima deportazione a Babilonia di ebrei appartenenti alle classi sociali più elevate. Anche il re viene deportato.

Il nuovo re vassallo (Sedecia) si ribella nel 587 con 1'aiuto dell'Egitto e questo atto costa a Gerusalemme un nuovo assedio che si . conclude con la distruzione della città, il saccheggio del tempio e una nuova consistente deportazione che tocca la classe sacerdotale e i possidenti. Le terre dei deportati vengono assegnate dai babilonesi alla popolazione rimasta nelle campagne. Anche i profeti opereranno tra gli esiliati i quali in Babilonia trovano il lavoro e un certo benessere, la possibilità di vivere in propri quartieri e di conservare il culto, non più sacrificale, in attesa del rientro in patria.

Ai tempi dell'esilio in Babilonia si manifesta la diaspora anche verso altri stati, come 1'Egitto, che si estenderà successivamente ai territori dell'Asia Minore e del Mediterraneo orientale per poi raggiungere Roma.

L'esilio durerà 50/60 anni, fino all'avvento sulla scena del medio oriente della potenza persiana.

Ciro II, re di Persia, conquista Babilonia nel 539 e con il crollo dell'impero babilonese si apre la prospettiva di un rapido ritorno in patria degli esuli. L'editto di Ciro del 538 a.C. concede agli ebrei il diritto di rientrare a Genxsalemme e. si pongono quindi le premesse per la ricostruzione della città e del tempio. La Palestina entra a far parte dell'impero persiano come stato vassallo con i governatori inviati dall'imperatore. Ha inizio un periodo di relativa tranquillità che dura circa 200 anni imo all'arrivo di una nuova potenza, questa volta dall'ovest, quella greco-macedone di Alessandro Magno (333 a.C.). Il ritorno in patria degli esuli avviene gradualmente, ma non coinvolge tutti perché una parte di essi preferisce rimanere nei territori della deportazione.

La ricostruzione del tempio viene realizzata in tempi non brevi e termina nel 515 a.C., ma senza 1'arca mai più ritrovata. Al suo posto si conserva un candelabro a sette bracci (menorah) che diventerà dopo molti secoli, assieme alla stella di Davide, il simbolo dello Stato di Israele ricostituito nel 1948.

Dopo il tramonto della monarchia il nuovo tempio non sarà più proprietà del re, ma apparterrà al suo popolo. A1 vertice di Israele sarà ora il sommo sacerdote e la classe sacerdotale acquisterà sotto la dominazione persiana sempre maggior potere. Sotto 1'influenza di ambienti ebraici in Babilonia, in stretti rapporti con la patria, i re persiani curano la riorganizzazione dello stato. Due funzionari imperiali di origine ebraica, Esdra e Neemia, operano dalla metà del V secolo in poi (dopo il 450 a.C.) e realizzano una nuova riforma religiosa con la promulgazione in Giudea della Legge di Dio come legge del re, con il divieto di matrimoni misti e con la lotta ai culti stranieri e contaminati. A quell'epoca risale anche la ricostruzione delle mura di Gerusalemme. L'opera di Esdra e di Neemia è mirata al ripristino dell'identità tradizionale del popolo ebraico e alla rivalutazione della Legge contenuta nel Pentateuco.

La Giudea è divenuta territorio autonomo sotto la guida politica dei dominatori persiani. Il potere non appartiene più al re ma a Dio, che lo esercita non già su uno stato ma su

una comunità di credenti mediante il sacerdozio (ierocrazia) e la legge (nomocrazia). Abbiamo così in Giudea un stato non più monarchico, ma una comunità teocratica. Dobbiamo ricordare che nei secoli VI, V e IV il tempio riprese splendore e anche notevole importanza economica grazie agli oboli che provenivano dalle comunità della diaspora. La corrente profetica si estingue alla fine del V secolo (verso il 400 a.C.) con i profeti Malachia e Gioele e nel secolo IV con il II Zaccaria. Staccato nel tempo (quasi 3 secoli dopo) appare il libro di Daniele, considerato tra i libri profetici soltanto dalla Bibbia greca e latina, mentre nella Bibbia ebraica è compreso tra gli "altri scritti". L'opera di Daniele, profeta e apocalittico insieme, venne scritta in un periodo difficile e tormentato della storia dei giudei e precisamente durante la persecuzione di Antioco IV Epifane, tra il 167 e il 164 a.C..

In quell'epoca, scomparsa da tempo la dominazione persiana ad opera di Alessandro Magno, la Giudea era sottomessa ai Seleucidi di Siria e si apprestava ad acquistare, ad opera dei Maccabei, un breve periodo di relativa indipendenza che precedette il passaggio sotto 1'influenza e il dominio di Roma, avvenuto durante il I secolo a.C.. IV lezione

I profeti - continuazione

Riprendiamo quanto detto a proposito di Abramo nella precedente lezione. Se si è sentito il bisogno di dare ad Abramo la qualifica di profeta, significa che il profetismo costituisce una realtà fondamentale per il popolo ebraico.

Anche ad Aronne, fratello di Mosè, viene attribuito il titolo di profeta. Ripensiamo al racconto della vocazione di Mosè là dove (Es. 4,10-17) Dio gli comunica che, essendo lui "impacciato di bocca e di lingua" (v. 10), parlerà al suo posto Aronne al popolo. E sempre in Esodo al cap. 7 v. 1 leggiamo: "Il Signore disse a Mosè: “Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio per il faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta ... "

Qui è significato chiaramente che il profeta è colui che parla al posto di un'altra persona. Mosè decide quanto deve essere comunicato a nome di Dio e Aronne parla in sua vece al faraone.

Un altro personaggio che nell'Esodo viene qualificato come profeta è Maria (in ebraico Miriam)~ sorella di Aronne.

Lettura di Es. 15. 20-21.

Il ritornello intonato da questa profetessa sembra essere il nucleo più antico del famosissimo canto di Mosè, che compare nello stesso libro dell'Esodo. Maria, che invita le donne a ballare e a cantare, ci fa pensare ad una componente del profetismo "estatico": la danza.

Anche Mosè viene descritto con caratteristiche di profeta nel cap. 11, 16 e segg. del libro dei Numeri nell'episodio che riguarda la scelta dei settanta anziani. Attraverso Mosè Dio fa scendere lo Spirito su di essi, perché possano profetizzare ed aiutare il patriarca ad amministrare la giustizia.

Nello stesso brano è contenuto 1'episodio riguardante due uomini (Eldad e Medad), rimasti nell'accampamento e non compresi fra i settanta, sui quali si era posato lo Spirito. Essi si misero a profetare senza che Mosè glielo impedisse.

A dire il vero, nella Bibbia Mosè non è definito "profeta" anche se ne ha tutte le caratteristiche. Infatti è colui che riceve lo Spirito e fa da tramite fra lo Spirito stesso e i settanta anziani.

L'ultimo personaggio che prendiamo in considerazione prima di entrare nella trattazione dei profeti veri e propri è una donna giudice: Debora. Viene citata nel libro dei Giudici al cap. 4 v. 4: lettura.

Ricordo che "Il cantico di Debora e di Barak" (Giudici 5) è uno dei più belli della Bibbia.

Appare, quindi, chiaro come già al principio della storia d'Israele la qualifica e le funzioni del profeta fossero presenti.

Iniziamo ora la trattazione di alcuni profeti della parola e del libro in base al nostro schema storico. Seguiamo 1'evolversi del profetismo secondo 1'epoca in cui i profeti operano (e non secondo la disposizione della Bibbia).

 

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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