Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LE INDULGENZE

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2015 23:08
Autore
Stampa | Notifica email    
24/08/2012 10:01
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Fondamenti biblici 

Nell'Antico Testamento:  

Dio istituì le seguenti ricorrenze:

  • la settimana, come memoria dei sette giorni della Creazione (Es 20,8-10), con il settimo giorno (il sabato) dedicato al riposo;
  • la settimana di anni, per cui ogni settimo anno era detto sabbatico (Lv 25,1-7) e serviva a "far riposare" la terra;
  • le sette settimane di anni (cioè 49 anni), stabilendo: "Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete nel paese la libertà per ogni suo abitante. Sarà per voi un giubileo" (Lv 25,10).

Nell'anno sabbatico e in quello giubilare Dio comandava agli Israeliti di avere indulgenza verso i poveri (cancellando i debiti o restituendo le terre) e verso gli schiavi  (liberandoli, per far memoria della misericordia di Dio che li aveva liberati dalla schiavitù d'Egitto).

Nel Nuovo Testamento

Gesù eleva la liberazione dalla schiavitù da quella materiale a quella del peccato, e dunque a perdono della colpa. Quanto alla cancellazione dei debiti, questa si eleva a remissione della pena provocata dal peccato, dunque all'indulgenza come è intesa dalla dottrina cattolica. La prima indulgenza cristiana viene applicata da Cristo stesso: "In verità ti dico: oggi sarai con me in Pradiso" (Lc 23,43).
Appare evidente non solo un'immediata remissione della colpa, ma anche della pena: al buon ladrone, viene di fatto applicata una indulgenza plenaria, e questo non intacca la giustizia divina, perché si era acquistato l'indulgenza con le sofferenze della crocifissione ("Stiamo ricevendo la giusta pena per le nostre azioni", (Lc 23,41). Aveva cioè maturato i requisiti, perché la misericordia di Dio viene sempre applicata con giustizia.

 Ma il brano più diretto sta nel "potere delle chiavi" concesso da Cristo a Pietro: 
“A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19).



"Legare" e "sciogliere", sono due termini del linguaggio rabbinico, che si applicano innanzitutto al campo disciplinare con cui si condanna (legare) o si assolve (sciogliere) ed inoltre si applicano al campo giuridico e amministrativo di proibire (legare) oppure permettere (sciogliere).
Si noti che Cristo non pone un limite definito a tale potere decisionale, in quanto dice espressamente: TUTTO CIO' CHE....
PROMETTE perciò in maniera esplicita che TUTTO sarebbe stato ratificato da Dio.
Una promessa formidabile e solenne che valeva per Pietro ma anche per coloro che avrebbero avuto la  carica di "amministratore" a "capo dei suoi domestici" fino al suo ritorno (cf Luca 12, 42-43 ss): si noti infatti che nel brano citato, "all'arrivo del Padrone" vi dovrà essere un AMMINISTRATORE in carica, e quindi per tutti i secoli avvenire fino alla fine del mondo.

A conferma della possibilità da parte degli apostoli o dei loro successori, di poter rimettere i peccati, vi è il testo ancor più specifico in Giov 20,23: " a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».."

In questo testo il Signore non da istruzioni sulla forma o sull'estensione del perdono che i suoi apotoli o i loro incaricati avrebbero potuto accordare ai credenti in Lui. Ma TUTTO CIO' che essi avrebbero legato o sciolto, in qualsiasi forma ed estensione, avrebbe avuto il suo beneplacito.
E' un errore grave il pensare che tale potere non sia stato accordato, stante le parole esplicite del Signore. Le interpretazioni fantasiose e di comodo dei non cattolici li portano a gravi errori dottrinali a loro stesso danno, perchè non beneficiano di tanta benevolenza del Signore, ma pensano di ottenere solo per altre vie il suo perdono.

Inoltre:
Una indulgenza adottò di fatto Paolo nei confronti dell’incestuoso di Corinto:
Nella prima lettera ai Corinti San Paolo commina la pena. Ecco il testo: “Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore” (1 Cor 5,1-5).
Nella seconda lettera ai Corinti sancisce il perdono scrivendo:
“Per quel tale però è gia sufficiente il castigo che gli è venuto dai più, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità; e anche per questo vi ho scritto, per vedere alla prova se siete effettivamente obbedienti in tutto. A chi voi perdonate, perdono anch'io; perché quello che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l'ho fatto per voi, davanti a Cristo, per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni” (2 Cor 2,6-11).

In questo testo appare evidente che il peccato dell'incestuoso di Corinto non era contro Paolo ma un peccato che però minava la Chiesa stessa, la sua dottrina, la sua integrità e credibilità.
Ma è Paolo che DECIDE la riammissione dell'incestuoso, amministrandogli il PERDONO, sulla base di una oggettiva valutazione del caso.

Il "tesoro della Chiesa": i meriti di Cristo e dei suoi fedeli.

Paolo dice espressamente:
Col 1,24 Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa

Egli dunque esprime un fatto: che sta soffrendo e che tale sofferenza, unita al sacrificio di Cristo, va a favore della Chiesa. 
Questo testo presuppone in maniera chiara che valgono non solo i patimenti di Paolo ma anche tutte le sofferenze sopportate da martiri, santi, perseguitati, malati, angosciati ecc.. possono contribuire ad accrescere il "tesoro" che la Chiesa accumula godendo dei tanti sacrifici dei suoi figli e che gli "amministratori" della Chiesa stessa possono poi utilizzare appropriatamente a favore dei suoi membri (che si trovino nelle necessarie disposizioni richieste).


[Modificato da Coordin. 25/08/2012 14:44]
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:44. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com