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IL TETRAGRAMMA: il Nome di Dio

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2023 20:19
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12/08/2012 14:25
 
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YHWH: Il Nome sacro

Nel libro dell'Esodo cap.3 versetto 14 troviamo:
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi».

Nel testo ebraico, il vocabolo tradotto con "Io sono colui che sono" , si trova nella forma di 4 consonanti detto TETRAGRAMMA e cioè: YHWH

Nello stesso versetto troviamo che Dio disse a Mosè di presentarLo agli Israeliti con un vocabolo abbreviato, che in ebraico si trova nella forma "YHW" (3 consonanti) e che viene tradotto dalla maggioranza dei traduttori affidabili, con "IO SONO"
Se osserviamo attentamente, vediamo che Dio fornisce una duplice autodefinizione a Mosè. Uno formato da 4 consonanti (YHWH) e uno formato da 3 consonanti (YHW) con cui Mosè avrebbe dovuto farLo conoscere agli ebrei, Suo popolo. Poi nel verso 15 continua riprendendo la forma completa del Nome che aveva voluto rivelare a Mosè e che si trova nel testo ebraico di tutto il Vecchio Testamento.

Quello che ci interessa notare è che Dio intende fornire non tanto un vocabolo fisso con cui nominarlo, ma una definizione che permetta fondamentalmente di comprendere CHI EGLI E' e QUAL'E' LA SUA NATURA, al fine di poter stabilire con Lui un rapporto di intima conoscenza e di comunione, basata non solamente sulla cognizione di un termine ma soprattutto sulla corretta e profonda comprensione del senso di tale termine.

Il nome, serviva a individuare le caratteristiche peculiari di una persona e a renderne note le qualità essenziali. Questo fece ad esempio Gesù quando cambiò il nome di Simone di Giovanni in Cefa (=roccia) per indicare ciò che sarebbe diventato realmente, roccia per la sua Casa. A maggior ragione il Padre stesso,rivelandosi con quel Nome voleva manifestare l'essenziale che costituisce la sua Persona.

Pertanto non servirebbe a nulla sapere come pronunciare YHWH , se non si potesse invece penetrare il vero significato che permette di comprendere la Sua reale natura: l'Essere che sussiste sempre, Colui che è sempre, e che non trae origine da nessun'altro, anzi che è l'Origine dell'esistente.
Sta di fatto che la vera pronuncia del termine, YHWH, mancando le originarie vocali nel testo ebraico, è molto probabile ma non assolutamente certo che sia "YAHWEH", pur essendo certo che non è "YeHoWaH" perchè le vocali in questo caso, sono state prese da scribi giudei, dal termine AeDONAI e incollate al Tetragramma per ricordare ai lettori di leggerlo " SIGNORE" al fine di non pronunciare il sacro Nome. Coloro che hanno utilizzato la forma errata del Tetragramma "YeHoWaH", pensano di aver ripristinato il sacro Nome di Dio, mentre in realtà hanno solo introdotto un vocabolo inesistente non conoscendone il corretto uso.
E' evidente che il Tetragramma, pur non essendo fondamentale conoscerne la scrittura o la pronuncia, deve essere reso in modo appropriato, senza storpiarne la forma ; la traduzione cattolica dai testi originali di Galbiati-Penna-Rossano, ad esempio lo riportano nella forma più adatta e cioè YAHVE' .
Quando la Bibbia ebraica fu tradotta in greco dai "settanta", essi tradussero il tetragramma nel modo con cui doveva essere letto e cioè con il termine Kyrios (SIGNORE) in tutto il Vecchio Testamento.
Tale traduzione è quella che usavano gli ebrei al tempo di Gesù e degli apostoli, e nessuno di loro trovò niente da opporre al fatto che i "settanta" avessero tradotto il tal modo il Tetragramma, anzi gli apostoli stessi composero gli scritti che formarono il Nuovo Testamento con lo stesso identico criterio, usando sempre il termine KYRIOS, riferendolo indifferentemente tanto al Padre, quanto al Figlio e quanto allo Spirito Santo. Ed ecco perchè le Bibbie hanno sempre mantenuto questa caratteristica: ci si comporta cioè esattamente COME SI SONO COMPORTATI GLI APOSTOLI.
D'altra parte, se tale traduzione, fosse stato contro la volontà di Dio, Egli avrebbe certamente provveduto a farlo rimettere; Gesù si sarebbe certamente espresso al riguardo, e gli apostoli avrebbero usato il Tetragramma o una forma analoga. Niente di tutto ciò è avvenuto, bensi essi hanno usato sempre il termine Kyrios, che noi a tutt'oggi traduciamo correttamente SIGNORE.
Anche queste considerazioni dovrebbero far comprendere che Dio desidera che si conosca il Suo Nome non nel senso di sapere come pronunciarLo, (considerato che ha permesso che la sicura pronuncia si perdesse nel corso dei secoli) ma nel senso di sapere CHI EGLI E' VERAMENTE, e ciò che vuole farci conoscere di Sè, attraverso quella definizione.
Ci si chiede tuttavia perchè scorrendo il Vangelo troviamo queste parole dette da Gesù
Giov 17,6 Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.

Giov 17,26 E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
E' singolare e significativo che in tutti i testi originali (più antichi) del Nuovo Testamento non si trova mai riportato il tetragramma YHWH. Non era interesse degli scrittori ispirati far conoscere quel vocabolo, come abbiamo già accennato, ma piuttosto far conoscere e divulgare il Nome di Gesù, che è al di sopra di ogni altro Nome (Fil.2,10), nel quale noi possiamo essere salvati (At 4,12), e al Quale gli apostoli hanno reso testimonianza (At 1,8=MI SARETE TESTIMONI) fino alla morte .
Dunque, pensare che Gesù si sia sforzato di far conoscere il Tetragramma per definire il Padre Suo, è una interpretazione errata . Infatti , se così fosse, dovremmo trovare spesso tale vocabolo nei Vangeli. Mentre non lo troviamo menzionato neppure una sola volta. Gesù non lo pronuncia MAI, neppure nel momento più solenne della propria vita terrena; infatti davanti al sommo sacerdote per definire il Padre suo, usa un termine alternativo: "POTENZA" , come vediamo qui di seguito:
Mar 14,62 Gesù disse: «Io sono; e vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire sulle nuvole del cielo».
NT in greco traslitterato:
Mar 14,62 ho de Iêsous eipen, Egô eimi, kai opsesthe ton huion tou anthrôpou ek dexiôn kathêmenon tês dunameôs kai erchomenon meta tôn nefelôn tou ouranou.


Si noti che Gesù non pronuncia il Tetragramma ma alla domanda di Caifa se egli fosse il Cristo, il Figlio di Dio, Gesù rispose risolutamente e solennemente: IO SONO (Ego eimi), quasi a rimarcare che in quanto FIGLIO DI DIO egli poteva ben dire di essere l'IO SONO rivelato a Mosè e dicendo di poter sedere alla destra della Potenza, fece inorridire il sinedrio perchè equivaleva a mettersi appunto alla pari con Dio, rafforzando in tal modo l'autoproclamazione di essere l'IO SONO, come aveva fatto già in varie altre occasioni. (vedi Giov.8, vers. 24+28+58) .
Quando Gesù pregando il Padre, dice che egli ha fatto conoscere il suo nome, intende dire che è venuto a farci conoscere la Sua Persona, le Sue qualità e caratteristiche, il suo Amore, la sua misericordia, la sua giustizia. Tali aspetti del Padre ci sono stati manifestati attraverso i suoi insegnamenti, attraverso le stesse parabole, attraverso le profezie e soprattutto attraverso la stessa vita di Cristo. Si pensi ad esempio alla parabola del figlio prodigo e all'atteggiamento del padre nei suoi confronti: il rispetto della sua libertà, la sua magnanimità, il perdono accordatogli dopo gli errori commessi, l'accoglienza e la festa per il suo ritorno, che sono significativi aspetti della Persona del Padre celeste. Questo e tanti altri elementi, Gesù voleva far conoscere ed ha fatto conoscere del Padre e non la pronuncia di un semplice vocabolo, che neppure gli apostoli si sono preoccupati mai di riportare nei loro scritti, anzi che si sono preoccupati proprio di non riportare nella forma di tetragramma, ma solo nella forma abbreviata di allelu YAH, che si trova in Apocolalisse (che significa : lodate l'IO SONO)
Quando Gesù insegna a pregare "sia santificato il tuo nome" non intende che sia santificato un vocabolo, una semplice successione di suoni, sia pure per identificare il Padre. Sarebbe come dare ad una etichetta un valore a se stante e quasi adorare qualcosa che serve per identificare Dio ma che non è Dio stesso.
Come intendere allora "sia santificato il tuo nome"? Alla luce di quanto detto, significa "sia santificato il Tuo Essere, la Tua Persona", con quelle qualità e caratteristiche che Gesù ci ha fatto conoscere attraverso se stesso.
Chi conosce il Tetragramma e la sua pronuncia, ma poi ritiene che Dio sia un giustiziere implacabile, oppure un Essere che gode delle sofferenze degli uomini, oppure che ci ha creati ed abbandonati, o ancora che è incapace di porre fine ai mali dell'uomo, o ancora che non bisogna curarsi del prossimo , che odia o porta rancore ai propri simili e finanche ai propri familiari, che non occorre osservare i suoi Comandamenti, in realtà non conosce il Nome di Dio, perchè non conosce neppure la caratteristica principali del vero Dio, che E' AMORE.
Impariamo allora a conoscere quel Nome, imparando a conoscere quella Persona, perchè " Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo."( Giov 17,3 )
Conoscendo la sua Persona, e cioè la sua personalità, potremo più facilmente entrare in intimità con Dio e quando avremo realizzato una unità spirituale con Lui, allora potremo dire di conoscere il Suo Nome; ma per molti questo non si realizza compiutamente nella vita presente. Sforziamoci, per quanto sta a noi di conoscerLo in questo senso, e in tal modo ne santificheremo il Nome, lasciando alla Sua grazia di completare in noi l'opera Sua, quando lo riterrà opportuno, rivelandoci così in pienezza il suo Nome che è Egli stesso.



Il Tetragramma nella Bibbia

[Modificato da Credente 04/11/2019 10:36]
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14/08/2012 13:30
 
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[Modificato da Credente 28/03/2017 19:36]
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31/10/2012 17:55
 
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 Nel NT vi sono diversi casi in cui sono attribuiti a Cristo versetti che nel VT erano riferiti a YHWH.


 Da un confronto tra tali versetti si può stabilire che gli scrittori del NT considerassero Gesù come YHWH e che il Tetragramma del  Nome divino può essere applicato sia al Padre che al Figlio.

 

Isaia 6,1-10 -- Giovanni 12,37-41

 

Isaia dichiarava di aver visto “la gloria di YAHWEH” .

Giovanni dice di Gesù: “Isaia scrisse queste cose perché vide la sua gloria e di Lui parlò.

 

E’ interessante notare che solo in quella occasione Isaia vide la gloria di Dio.

 

 

Deuter.10,17 -- Apoc.19,16

 

Questo parallelo ci mostra come YAHWEH è il Re dei re e il Signore dei signori.

Allo stesso modo anche Cristo viene considerato in tal modo in Apocalisse.

La TNM (dei tdg) riporta a proposito di Apoc. 1,8: Io sono l’Alfa e l’Omega, dice Geova Dio (lett. Signore Dio), colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente. Ora questi attributi sono riferiti a Gesù in Apoc.19,16: chi deve venire è il Cristo secondo quanto afferma Apoc.3,3 -- 13,14.

 

Anche Cristo è Onnipotente quanto il Padre. Egli afferma infatti in Gv 5,19 “le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente”.

 

Salmo 96,12 - 2 Tim 4,1

 

esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta
13davanti al Signore (YHWH nell’originale) che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.

 

2Timoteo 4,1Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno

 

 Isaia 24,6 – 1 Cor.10,4

 

Yahweh è definito la Roccia allo stesso modo enfatico con cui nel NT viene attribuito a Cristo.

Bevevano infatti a una roccia spirituale che li seguiva e questa roccia era il Cristo”.

 

 

Salmo 24,8-11 -- 1Cor 2,8

 

Yahweh è definito “il Signore della gloria”. Tale definizione viene dato ugualmente anche a Cristo.

Giac.2,1 Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria (Vedi anche 1Cor 2,8)

 

Isaia 35,4-5 -- Matteo 11,2-6; 15,30

I miracoli attribuiti a Yahwèh sono stati compiuti da Cristo.

 

 

Zaccaria 11,13 - Matteo 27,9

 

Allora Yahweh mi disse: Gettalo nel tesoro il maestoso valore col quale sono stato valutato dal loro punto di vista. Pertanto presi i trenta pezzi d’argento e li gettai nel tesoro della casa di Yahweh.

 

In questo versetto appare evidente che Yahweh è stato valutato 30 pezzi d’argento. L’evangelista riferisce che il soggetto di questa valutazione è Cristo, che quindi egli considera Yahwèh.

 

 

 

Inoltre nel salmo 102,24-27 viene riferito a Dio questa preghiera del salmista:

Ho detto: Dio mio, non portarmi via a metà dei miei giorni! I tuoi anni durano per ogni generazione: nel passato tu hai creato la terra e i cieli sono opera delle tue mani; tutti quanti si consumeranno come un vestito, tu li cambierai come una veste e saranno cambiati, ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non avranno mai fine”

In Ebrei 1,10 questo specifico salmo viene attribuito a Cristo come è inequivocabilmente precisato nel verso 8.

Altre corrispondenze del Tetragramma, che viene applicato a Cristo.

1) PROFEZIA: In quel giorno», dice YHWH,… essi guarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto"
-Zaccaria 12:4,10.
ADEMPIMENTO: "ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia (…) affinché si adempisse la Scrittura
… Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto" -Giovanni 19:34-37.
2) PROFEZIA: "YHWH mi disse: "Gettalo per il vasaio, questo magnifico prezzo con cui MI hanno valutato
Io presi i trenta sicli d’argento e li gettai nella casa di YHWH per il vasaio." Zaccaria 11:13. (In
questo contesto YHWH dice:MI HANNO VALUTATO 30 sicli d’argento .E’YHWH CHE VIENE VENDUTO
PER 30 PEZZI D’ARGENTO.
ADEMPIMENTO: e disse: «Che cosa siete disposti a darmi, se io ve lo consegno?»(Gesù) Ed
essi gli fissarono trenta sicli d’argento. Mat. 26:15).
3) PROFEZIA: "Io, YHWH, che INVESTIGO I CUORI, che metto alla prova le RENI, per retribuire
CIASCUNO SECONDO LE SUE VIE, secondo il frutto delle sue azioni». " -Geremia 17:10.
ADEMPIMENTO:"e tutte le chiese conosceranno che io (Gesù) sono colui che scruta le reni e i
cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere." -Apocalisse 2:23.
4) PROFEZIA:"Santificate YHWH … Egli sarà … una pietra d'intoppo, un sasso d'inciampo "-Isaia 8:13,14.
ADEMPIMENTO:Accostandovi a lui, (Gesù) pietra vivente, rifiutata dagli uomini ma davanti a
Dio scelta e preziosa,……"Ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno rigettata è diventata la
pietra angolare, PIETRA D’INCIAMPO e SASSO D’OSTACOLO" -1 Pietro 2:4,7. INOLTRE DA
CONFRONTARE ISAIA 44:8 C'è forse un Dio all'infuori di me? Non c'è altra Roccia; non ne conosco
alcuna». 1 corinti 10: 4 bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che
li seguiva; e questa ROCCIA ERA CRISTO. (Quindi se la roccia Paolo dice che era cristo ed Isaia dice che
non c’è altra roccia riferita a Dio, questo significa che Gesu è Dio YHWH )
5) PROFEZIA: Chi è questo Re di gloria? È YHWH degli eserciti; egli è il Re di gloria.
Salmo 24:10
ADEMPIMENTO: …. se l’avessero conosciuta, non avrebbero CROCIFISSO il Signore della GLORIA.
1 corinzi 2:8 (il signore della gloria è Gesù perché lui fu crocifisso)
6) PROFEZIA: «Così parla YHWH, re d’Israele e suo REDENTORE, YHWH degli eserciti: “Io sono
IL PRIMO è L’ULTIMO, e fuori di me non c’è Dio. Isaia 44:6
ADEMPIMENTO: ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la REDENZIONE
CHE è IN CRISTO GESU’ Romani 3:24./Queste cose dice IL PRIMO E L’ULTIMO, che fu morto e
tornò in vita Rivelazione 2:8 (Gesù è il redentore e il primo e l’ultimo che fu morto e torno a vivere)
7) PROFEZIA: O YHWH, Signore nostro,…..Tu hai posto la tua maestà nei cieli.2 Dalla bocca dei
bambini e dei lattanti hai tratto una forza. Salmo 8:1-2
ADEMPIMENTO:Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedute le meraviglie che aveva fatte e i bambini che
gridavano nel tempio: «Osanna al Figlio di Davide!», ne furono indignati 16 e gli dissero: «Odi tu quello
che dicono costoro?» Gesù disse loro: «Sì. Non avete mai letto: DALLA BOCCA DEI BAMBINI E DEI
LATTANTI HAI TRATTO LODE?“»matteo21:16 (Gesù cita le parole del salmista riferite a YHWH
applicando queste parole a se stesso) 
8) PROFEZIA:i miei occhi hanno visto il Re, YHWH degli eserciti Isaia 6,5
ADEMPIMENTO: Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò. Giovanni 12,41
(Gli occhi di Isaia videro la gloria di Gesù)
9) PROFEZIA: Chiunque invocherà il nome Di YHWH sarà salvato Gioele 2:32
ADEMPIMENTO: 9 se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore…. 13 Infatti chiunque avrà
invocato il nome del Signore sarà salvato ROMANI 10:9,13 (nell’adempimento di Gioele Paolo dice in
maniera inconfutabile che il nome che deve essere invocato è il nome di Gesù). 
10) Infatti COSI’ PARLA YHWH degli eserciti: «È per rivendicare LA SUA GLORIA CHE EGLI MI HA
MANDATO verso le nazioni…..9
Infatti, ecco, io sto per agitare la mia mano contro di loro, ed esse� diventeranno preda di quelli a cui erano asserviti, e voi conoscerete che YHWH degli eserciti mi ha
mandato. Zaccaria 2:8-9 
In questo contesto YHWH dice che è stato mandato da YHWH. Sempre in questo contesto Esistono DUE
YHWH. Colui che parla YHWH (Gesù), infatti Gesù dice: conoscerete che YHWH degli eserciti (IL PADRE)
mi ha mandato per rivendicare LA SUA GLORIA. Questa profezia è in armonia con le parole che Gesù
stesso pronunciò in preghiera AL PADRE: 4
Io ti ho GLORIFICATO sulla terra, avendo compiuto l’opera che
tu mi hai data da fare. 5Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima
che il mondo esistesse. Giovanni 17:4-5�


[Modificato da Credente 28/04/2017 17:41]
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18/07/2013 07:47
 
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IO SONO
Un NOME per comprendere CHI è Dio.

La prima lettura ci dà una rivelazione misteriosa di Dio, e gli esegeti non si stancano di ricercare il senso preciso di questa espressione, discutono indefinitamente per sapere che cosa significa questo "éheyé asher éheyé", come si dice in ebraico. "Io sono colui che sono", "io sono chi sono", e altre traduzioni ancora sono possibili, ma è certo che Dio in seguito nomina se stesso come "IoSono": "Dirai agli Israeliti: "IoSono" mi ha mandato a voi". il nome di Dio è misterioso: "IoSono". Egli non può rivelarsi se non così all'uomo, in prima persona: "Io sono". Questa è senza dubbio la più profonda rivelazione di Dio. Dio non può essere nominato come un oggetto; è lui che deve "nominarsi" nella nostra vita, è lui che fa sentire la sua presenza, è lui che rivela il suo essere: "IoSono". E non si può parlare di Dio in altro modo, bisogna che sia lui a parlare di sé. "IoSono mi ha mandato a voi". E continuamente nella vita egli dice a noi, come ha detto a Mosè: "IoSono".
"Io sono". Questo lo mette nello stesso tempo lontanissimo e vicinissimo a noi. Molto lontano perché questa affermazione: "Io sono" è il contrario di quello che noi possiamo dire di noi stessi. Noi non possiamo che constatare i limiti del nostro essere e continuamente siamo chiamati a dire: "Io non sono". Se siamo sinceri, dobbiamo confessare che veramente non siamo. Siamo talmente limitati, talmente deboli, talmente impotenti! In ogni momento dobbiamo convenire di non essere all'altezza degli avvenimenti, di non essere capaci di fare ciò che sarebbe necessario, di non essere fedeli, di non essere generosi. E Dio, all'opposto, dice continuamente: "Io sono", senza limite alcuno. E la sua rivelazione. E dunque molto diverso da noi. E nello stesso tempo ci è vicinissimo, perché dicendo: "Io sono" dice: "Io sono qui, Io sono presente, sono vicino a te, sono con te". Infatti in questo testo egli si rivela come il Dio dei padri, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, come colui che vuol liberare, colui che vuol far cessare l'oppressione, che vuol far uscire il suo popolo dall'Egitto dove è umiliato, verso il paese dove scorre latte e miele. La presenza di Dio è una presenza intima, soccorrevole.
"Io sono". Possiamo contare su di lui: questo "Io sono" illimitato è nello stesso tempo un "Io sono con te", come egli dice in altri testi.
Questa misteriosa parola, "Io sono" è stata ripresa da Gesù per rivelare in modo paradossale di essere egli stesso Dio. Ha detto ai suoi avversari: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono" (Gv 8,28), e ancora: "Se non credete che Io Sono morirete nei vostri peccati". L'adesione a questa rivelazione di Dio è radicalmente indispensabile per uscire dai nostri peccati, per uscire dai nostri limiti umani. Al momento del suo arresto Gesù ha ripetuto ancora questa parola. Nel Vangelo di Giovanni la si deve chiaramente comprendere come una manifestazione della sua divinità. "Gesù si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!"". Come succede spesso nel Vangelo giovanneo, queste parole hanno il significato ordinario: "Gesù di Nazaret sono io" e nello stesso tempo un significato più profondo: "Io Sono, in unione con il Padre".
Gesù si è dunque rivelato come il Nome del Padre, e si è rivelato, paradossalmente, nel momento in cui, in un certo senso, egli si spogliava della sua divinità per essere soltanto un uomo che soffre. Ma così egli ha realizzato in un modo più profondo la presenza di Dio al centro dell'esistenza umana.
Così egli ha dato un profondo significato al suo invito: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo su di voi; imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".
Perché è dolce il giogo del Signore Gesù, perché il suo carico è leggero?
Possiamo rispondere: perché "Io Sono", Gesù, ha portato la presenza di Dio fino al fondo della nostra miseria, morendo sulla croce per noi e con noi, prendendo su di sé tutti i nostri dolori. Da allora possiamo davvero ascoltare la parola di Dio: "Io Sono! " in qualunque circostanza. Per quanto oppressi siamo, possiamo, dobbiamo sentire Gesù che ci dice: "Io sono! Sono vicino a te, sono con te in questa difficoltà, in questa angoscia. Non c'è angoscia umana che mi rimanga estranea, perché Io sono per sempre nel cuore dell'angoscia umana". Ecco perché il carico del Signore è leggero: si è sempre in due a portarlo, perché egli lo porta con noi.
"Io Sono". In Gesù il Dio lontano, il Dio diverso, si è fatto vicino, si è identificato con noi per poterci dire: "Io sono con te, Io, il Dio che era, che è, che sarà".
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01/12/2015 15:25
 
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GESÚ HA EREDITATO IL SUO NOME DAL PADRE.

Questo significa che Gesú porta lo stesso nome del Padre.
Infatti in Ebrei 1:4 si legge "IL NOME CHE HA EREDITATO". Dunque il Padre ha passato come EREDITÁ IL SUO STESSO NOME AL FIGLIO SUO GENERATO IN CARNE.
E come si legge nella Traduzione del Nuovo Mondo Gesú disse in Giovanni 17:11: "Padre, vigila su di loro a motivo DEL TUO NOME CHE TU MI HAI DATO".
Dunque il Padre ha dato il suo nome al figlio.Ecco perché il nome di Gesú Cristo é
"IL NOME CHE É AL DI SOPRA OGNI NOME". (Fil 2:9)
Il nome "al di sopra ogni altro nome CHE SI NOMINA non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro". (Efes 1:21)
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07/12/2015 12:48
 
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Alcuni chiedono: come mai il termine "Jehovah" si trova raffigurato in talune chiese?

Il fatto che il Tetragramma si trovi scritto in alcune chiese ed in alcune composizioni letterarie o musicali sia cattoliche che evangeliche, implica le seguenti considerazioni:

1) Se il Tetragramma è riportato solo con le 4 consonanti, non vi è nulla di sbagliato nè di sconveniente perchè è il modo con cui lo si trova nell'originale ebraico ma non si pronuncia "geova".

2) Se il Tetragramma è stato riportato con le vocali inserite dai masoreti, può essere che chi l' ha fatto scrivere non sapeva all'epoca, che quel vocabolo interpolato non andava letto JeHoWa ma Adonai, secondo la regola ebraica, oppure lo sapeva e quindi intendeva fare esattamente la stessa operazione dei masoreti che scrivevano il termine proprio in quel modo, ma sapeva anche che non andava letta in quel modo, bensì appunto Adonai .

Sia nell'uno che nell'altro caso, le chiese che hanno scritto tale vocabolo nel passato lo hanno semplicemente copiato dai masoreti ebrei e quindi in se' non hanno fatto nulla di errato. Chi però non sa come leggere il termine in questione, può sbagliare a pronunciarlo erroneamente così come lo trova scritto. E' proprio questo l'errore che i tdg hanno fatto e continuano a fare, pur sapendo di farlo in quanto sanno perfettamente che si tratta di una vocalizzazione errata. E sono gli unici che insistono in questo errore, adducendo peraltro che è "tradizionalmente" usato. Guarda caso, dicono questo proprio loro che si dichiarano contrari ad ogni tradizione della cristianità, utilizzando un vocabolo che non è mai stato ufficializzato.
Quindi il fatto che il Tetragramma, sia con le vocali, che senza vocali, si trovi in talune chiese, o opere artistiche del passato, non giustifica in alcun modo l'uso improprio che ne fanno i tdg che pur essendo ora a conoscenza di queste regole di lettura, continuano a usare un nome storpiato.


I Masoreti, aggiunsero le vocali di Aedonay affinchè GLI EBREI leggendo il Tetragramma lo pronunciassero "Adonay". Ma chi non conosceva questa semplice regoletta di lettura (detta "querè") sbagliava e pronunciava il vocabolo "jehova" inesistente per gli ebrei. Un frate inesperto ed ignaro di questa regoletta, pensò nel medioevo che quello fosse il vero nome divino e cominciò ad usarlo in buona fede. Altri si accodarono e tale vocabolo errato entrò in alcuni ambiti (non ufficiali).
Ma è molto strano che la wt prenda come esempio per l'uso di tale nome sbagliato, quelle poche chiese cattoliche o evangeliche dove è stato usato (una diecina in tutto), che prenda come esempio una TRADIZIONE MEDIOEVALE e che prenda come esempio un errore di lettura partito da un FRATE .
E' strano che la wt ritiene autorevole la Chiesa per giustificare il suo uso improprio di un vocabolo errato, ma allo stesso tempo non prende invece come autorevoli gli insegnamenti ufficiali.


[Modificato da Credente 10/05/2019 17:09]
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09/12/2015 00:09
 
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Ecco, alcune citazioni scritte dallo schiavo fedele riguardo la pronuncia del nome di Dio:

“Un’importante caratteristica destinata a suscitare aspra controversia fra i moderni traduttori e i capi religiosi della Cristianità è l’uso del nome che Iddio si è dato… questo nome si è letto “Jehovah” fin dal quarto secolo… Non si sa con esattezza come era pronunziato il nome. Ma, mentre ha riconosciuto i meriti della pronunzia “Iavèh”, il comitato di traduzione ha adoperato la forma inglese “Jehovah” a motivo della sua notorietà… Al tempo determinato da Dio quando Egli rivelerà la pronunzia corretta del suo santo nome, noi saremo lieti di fare l’accurata correzione”.
(Torre di Guardia 1/5/1951 p. 137)

“Sin dal dodicesimo secolo della nostra Era Volgare gli Europei hanno pronunciato il nome “Geova” Ma oggi molti studiosi pensano che la sua corretta pronuncia sia “Yahweh”.
(Cose nelle quali è impossibile che Dio menta 1965 p. 42)

“La pronuncia ‘Geova’ è una pronuncia antichissima… saremo lieti di correggere la pronuncia quando Geova vorrà di nuovo rivelarne la vera pronuncia agli uomini fedeli”.
(Svegliatevi! 8/8/1965 pp. 6, 7)

”Quale pronuncia considerano più corretta i testimoni di Geova? A pagina 25 della prefazione della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane, pubblicata in inglese dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati nel 1950, i traduttori dichiararono che erano inclini "a considerare la pronuncia 'Yahweh' come il modo più corretto". Se l'agenzia editoriale dei testimoni di Geova riconosce che "Yahweh" è più corretto, perché usano invece "Geova" nella loro traduzione, nello scrivere e nell'adorazione? Perché la forma "Geova" è familiare alle persone da molti secoli...”.
(La Torre di Guardia 1/7/1967 p 391)

Ma poi, sconfessando quanto precedentemente dichiarato, affermano:

“Piaccia o no alle nazioni, alle cosiddette nazioni pagane, il Nome Divino è Geova”.
(La Torre di Guardia 1/7/1972 p. 404)
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14/12/2015 21:56
 
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GEOVA VALUTATO PER 30 SICLI, GEOVA VIENE TRAFITTO ?

Le manipolazioni della traduzione del Nuovo Mondo che usano i Testimoni di Geova sono molto evidenti, laddove infatti compariva il termine ''Signore'', ''Eterno'' loro lo hanno sostituito col nome Geova.
Un esempio lo troviamo nella loro Traduzione leggendo Zaccaria 11:13 dove si legge che Geova viene valutato per 30 sicli d'argento, testualmente dalla loro Bibbia leggiamo:
(Zaccaria 11:13 TNM)
"Geova mi disse: «Gettalo per il tesoro, il maestoso valore col quale SONO STATO VALUTATO» Io presi i trenta sicli d’argento e li gettai nella casa del tesoro di Geova".
Qui dunque é Geova stesso a parlare e dice di essere stato lui valutato per 30 sicli d'argento.
Mentre noi sappiamo che fú Gesú ad essere tradito da Giuda per 30 sicli. (Matteo 27:3-10)
Inoltre nella loro Traduzione leggiamo che Geova é colui che é stato trafitto.
(Zaccaria 12:1-10 TNM)
''e l'espressione di Geova colui che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell’uomo dentro di lui...10 «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; essi guarderanno A ME, A COLUI CHE ESSI HANNO TRAFITTO ".

Questa parola ''A ME'' (termine ebraico ''ELAI'') riferita a Geova che é colui che é trafitto peró la potete leggere solo nella nota in calce della loro Bibbia (solo in quella grande) proprio per nasconderla, e in tutti i testi originali questa parola compare.
Questo lo ammettono anche loro stessi nella Torre di guardia del 15 Dicembre 1953 pag 381 dove dicono ''NEI PIÚ ANTICHI E MIGLIORI MANOSCRITTI EBRAICI FIGURA TUTTAVIA L'ESPRESSIONE 'ELAI' (A ME)".
Dunque leggendo nella Traduzione del Nuovo Mondo é Geova colui che é stato trafitto, ma noi sappiamo che quella profezia di Zaccaria era riferita non a Geova ma a Gesú che fú trafitto
quando si trovava sulla croce come si legge in Giovanni 19:37.
Dunque da questi due passi della bibbia capiamo che in realtá YHWH É GESÚ STESSO.
GESÚ É DIO COME IL PADRE, É L'UNIGENITO DIO MANIFESTATO IN CARNE. (Gv 1,1 - 1,18)

--------
Questi due versetti profetici di Zaccaria con cui YHWH si è identificato con Colui che è stato venduto per 30 sicli (si noti la precisione della profezia) e poi con Colui che HANNO TRAFITTO, sono riferibili STORICAMENTE e biblicamente solo a Cristo, e dimostrano che Gesù ha lo stesso Nome del Padre. Per questo di Gesù possiamo ben dire che è IL SIGNORE nel senso assoluto ed unico di questo termine che si addice solo a YHWH. Gli Ebrei dovrebbero capire dal confronto tra questi versetti e il cap.53 di Isaia e degli oltre 300 altri versetti profetici, che YHWH li ha visitati e loro non lo hanno riconosciuto. Ma lo stesso tragico errore fa la WTS, che non riesce a capire che il Padre , il Figlio e lo Spirito Santo hanno in comune lo stesso Nome, nel quale noi veniamo battezzati.
[Modificato da Credente 29/05/2016 14:09]
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14/12/2015 22:14
 
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GEOVA MANDATO DA GEOVA, CI SONO FORSE DUE GEOVA?
Nella Bibbia che usano i Testimoni di Geova leggiamo dove in un passo vi sono due Geova. Vediamo un Geova agire sulla terra e dichiarare di essere stato mandato da un altro Geova.
Questo dimostra la manipolazione della Bibbia dei Testimoni di Geova avendo sostituito il termine Signore con Geova.Infatti nella traduzione del Nuovo Mondo Geovista leggiamo:
''Poiché GEOVA degli eserciti HA DETTO QUESTO: «È per rivendicare la sua gloria che EGLI MI HA MANDATO verso le nazioni..e voi certamente conoscerete che LO STESSO GEOVA degli eserciti MI HA MANDATO''. (Zaccaria 2:8-9)
Dunque Geova stesso dice di essere stato mandato sulla terra da un secondo Geova.
E chiaro che é qui invece si sta parlando di Gesú che é stato mandato dal Padre. Gesú é Dio fattosi uomo, ed é stato mandato sulla terra.
Questo é in armonia con ció che si legge nei versetti successivi, dove viene detto che Il Signore stesso o l'eterno stesso sarebbe venuto in mezzo al popolo di israele (nella traduzione del Nuovo mondo Geovista invece hanno messo Geova che sarebbe venuto in mezzo ad israele) la stessa cosa la si legge in ISAIA 35:4-6.
Zaccaria 2:10-12
"Ecco, io sto per venire e ABITERÓ IN MEZZO A TE», dice il Signore.(TNM ''dice Geova'')
11 «In quel giorno molte nazioni s’uniranno al Signore (TNM ''si uniranno a Geova'') e diventeranno mio popolo; io abiterò in mezzo a te, e tu conoscerai che il Signore degli eserciti mi ha mandato da te". (TNM''conoscerai che Geova mi ha mandato a te'')
Dunque qui abbiamo DUE GEOVA, uno che abita in mezzo al popolo ebraico, che é stato mandato da un altro Geova. É chiaro che quí si sta invece parlando del Padre che manda il Signore Gesú. Essendo il figlio uno col Padre, chi vedeva il figlio vedeva il Padre stesso, visto che Dio Padre e il figlio SONO UNO, sono cioé UNITI DA UN MEDESIMO SPIRITO cosa che i Testimoni di Geova negano. Ora mi potrebbero spiegare i Testimoni di Geova come mai quí troviamo due Geova?
Inoltre era stato profetizzato anche in Isaia che DIO STESSO SAREBBE VENUTO a salvare il suo popolo.Questo Dio che venne a salvarci fú appunto Gesú Cristo.
"Dite a quelli che hanno il cuore smarrito: «Siate forti, non temete! ECCO IL VOSTRO DIO! Verrà la vendetta, la retribuzione di Dio; VERRÁ EGLI STESSO A SALVARVI ».5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; 6 allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia". (Isaia 35:4-6)
Di seguito alcune scritture che dimostrano che Gesú é Dio uno ed uguale al Padre.
''Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me fa le opere sue". (Giov 14:10)
''Per questo i Giudei cercavano ancor piú di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura CHIAMAVA DIO SUO PADRE, FACENDOSI UGUALE A DIO''. (Giov 5:18)
''Or Gesú gridò e disse: «Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato.
E CHI VEDE ME, VEDE COLUI CHE MI HA MANDATO''. (Giov.12:44-45)
''Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e L'AVETE VISTO.''
8 Filippo gli disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
9 Gesú gli disse: «Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai dici: "Mostraci il Padre?"
10 Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere.
11 Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre è in me". (Giov 14:7-11)
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27/02/2016 18:32
 
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ECCO COSA NE PENSANO ALCUNI DIZIONARI ED ENCICLOPEDIE BIBLICHE SUL NOME GEOVA.
IEHOVAH.

Pronuncia POPOLARE, ERRONEA del nome divino....Quando poi venne vocalizzato il testo sacro, non vennero poste al Tetragramma vocali proprie, ma bensì quelle derivate da Adonay. Da ciò L'IBRIDO FONETICO YeHoWaH (Iehovah)
- Enciclopedia della Bibbia.. LDC. (1971) vol. 4° pag. 212, 213.

La grafia “Iehovah”, il cui uso risale agli anni intorno al 1110 d.C., É BASATA SU UNA VOCALIZZAZIONE ERRONEA...Questo procedimento (di vocalizzazione) dette luogo alla grafia e alla PRONUNCIA ERRATA di “Iehovah”
- Enciclopedia della Bibbia ..op. cit. vol. 6° pag. 1270, 1271.

Siccome gli Ebrei, in omaggio al terzo comandamento, evitavano di pronunciare il nome propriodi Dio, erano soliti leggere invece di Yahweh, Adonai, il Signore e di conseguenza alle consonanti intangibili YHWH misero accanto la vocali di Adonai, risultandone il TERMINE IBRIDO DI Jehovah (YeHoWaH), da cui si è fatto Geova. QUESTO NOME NON É DUNQUE MAI ESISTITO, se non per dei lettori inesperti del testo ebraico, perché gli antichi scrivevano YHWH e leggevano Yahweh, e più tardi si scrisse Jehowah e si lesse Adonai. Le moderne traduzioni perciò o trascrivono Yahweh o traducono il Signore o l’Eterno
- Dizionario Biblico di G. Miegge, ediz. riveduta e aggiornata (1968) pag. 174, (Feltrinelli) a cura di B. Corsani, J. A. Soggin, G. Tourn.

Le migliori enciclopedie concordano sul fatto che il termine "geova" risulta una storpiatura.
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29/02/2016 14:43
 
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Nel libro dell'Esodo troviamo:


Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d'Israele: "l'IO SONO mi ha mandato da voi"».   Esodo 3,14 


Da questo versetto risulta che Dio comanda a Mosè di dire agli israeliti” IO SONO “ mi ha mandato a voi. Quindi non pronunciando per intero il Nome che gli aveva appena rivelato, ma solo la prima parte e cioè IO SONO.


In ebraico IO SONO si pronunciava YAH.


E' singolare il fatto che noi a tutt'oggi, nonostante tutte le ricerche STORICHE E FILOGICHE non sappiamo con certezza la pronuncia del Nome intero formato in origine dal tetragramma YHWH (molto probabilmente pronunciato YAWWE' ma non con assoluta certezza), e che Dio ha voluto quindi si perdesse nel corso del tempo, come ammette la stessa wts, ma ci è rimasto invece la pronuncia ebraica certa, proprio di quell'IO SONO che Egli ha voluto si perpetuasse nel corso della storia. Tale termine lo ritroviamo anche nel Nuovo Testamento nell'“allelu-YHA”, che significa LODATE YAH, ovvero LODATE IO SONO.

Occorre notare che la vocalizzazione inserita dai masoreti per il nome di Dio nella sua forma contratta, come appare nel salmo 68,18 è YAH . In questo caso essi hanno messo la vocale corretta, così come doveva essere effettivamente pronunciata.
I masoreti hanno fatto lo stesso con il termine ALLELU-YAH, che compare in vari salmi come ad esempio nel primo ed ultimo versetto dell'ultimo salmo, (150).
    Nella stessa forma fonetica, lo ritroviamo nella lingua originaria del nuovo Testamento scritta in greco , come ad esempio in Apoc.19,6. Questo ci lascia dedurre che la forma abbreviativa del nome divino, sia certamente da pronunciare YAH . Mentre la wts pur sapendo che la forma "geova" è certamente sbagliata, continua ad usarla ed a farla usare per ogni occasione. 

Dunque il volere di Dio è che si perpetuasse proprio il nome  "YAH" e così venisse invocato e ricordato per sempre.
L'allelu-YAH infatti lo pronunciamo nelle preghiere, nei salmi, negli inni, nei canti, nei discorsi, e in tante altre occasioni, incastonando il sacro Nome nella LODE.

 Ma è ancor più singolare un altro aspetto di questo Nome che Dio ha voluto venisse perpetuato. Vediamo quale.

 Nel VANGELO DI GIOVANNI si trovano menzionate sette volte “IO SONO” (dal greco EGO EIMI) seguite da un predicato: 


1° “IO SONO il pane della vita” (6:35, 41, 48, 51); 
2° “IO SONO la luce del mondo” (8:12; 9:5); 
3° “IO SONO la porta” (10:7, 9); 
4° “IO SONO il buon pastore” (10:11,14); 
5° “IO SONO la risurrezione e la vita” (11:25); 
6° “IO SONO la via, la verità e la vita” (14:6); 
7° “IO SONO la vite” (15:1, 5). 

e sette occasioni in cui Gesù pronuncia: “IO SONO” senza usare alcun predicato: 

4,26 Le disse Gesù: «IO SONO, che ti parlo»

6,20 Ma egli disse loro: «IO SONO, non temete»

8,24 ...se infatti non credete che IO SONO, morirete nei vostri peccati».

8,28 ...«Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che IO SONO e non faccio nulla da me stesso....

8,58 ...«In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, IO SONO».

13,19 ...Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che IO SONO.

18,5 Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «IO SONO!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6 Appena disse «IO SONO», indietreggiarono e caddero a terra. 7 Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8 Gesù replicò: «Vi ho detto che IO SONO. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano»

 

Nella settima ed ultima occasione va notato che Giovanni scrive per tre volte “IO SONO” e, per effetto della potenza che sprigiona da Gesù mentre pronuncia “IO SONO” , accade che le guardie, la prima volta cadono, non reggendo la forza di tale Nome, la seconda è come se fossero di nuovo fatti rialzare dalla stessa potenza che le aveva atterrate.

 

Queste ricorrenze settenarie non vengono riportate a caso dall'ispirato evangelista Giovanni, ma hanno una precisa e profonda valenza che il divino Autore ci ha voluto comunicare dandoci un chiaro ed inequivocabile messaggio: la natura del vero Figlio di Dio è quella del Padre : l'IO SONO, è la comune ESSENZA ETERNA, ed ecco perchè quando noi cantiamo o preghiamo pronunciando l'allelu-YAH, lo riferiamo a tutta la divinità, di cui GESU' porta il Nome: YAH-SALVA.

 

 

 


[Modificato da Credente 25/04/2017 16:06]
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14/03/2016 13:21
 
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24/03/2016 12:25
 
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 IL NOME DIVINO 


In questo documento si vuole cercare di fornire delle risposte in merito al nome che i tdg usano per propagandare la loro letteratura: "Geova" il nome divino.

CONTRADDIZIONI DELLA WTS 

I testimoni di geova sostengono che , per distinguersi dai molti falsi dii, il vero Dio si è dato un nome personale. 
Il nome personale di Dio ci viene fatto conoscere per mezzo della sua Parola, la Bibbia, e questo nome è GEOVA (p. 17).
Siamo di fronte a un'affermazione precisa e categorica, che non corrisponde tuttavia alla
realtà biblica. Perciò da semplici cristiani desiderosi di praticare solo l’insegnamento
divino, non possiamo esimerci dal confutare una inesattezza così grave.

Anzitutto va notato che sono gli stessi Testimoni a scrivere quanto segue:
Il problema è che oggi non abbiamo perciò nessun modo di sapere con esattezza quali
vocali gli Ebrei usassero con le consonanti YHWH 
(La verità che conduce alla vita eterna, p. 18).
E ancora, nel libro Il nome divino che durerà in eterno si leggono queste parole: «A dir la
verità nessuno sa con certezza come si pronunciasse in origine il nome di Dio» (p. 7).
Appare perciò paradossale la contraddizione tra l'affermazione categorica che: -Geova è il
solo vero nome di Dio, - e queste altre affermazioni secondo cui nessuno conosce la
pronuncia esatta dello stesso nome. Il problema principale e che i Testimoni di Geova semplificano al massimo le problematiche legate allo studio delle sacre scritture che semplici non sono e non possono essere. Lo fanno per avere facile presa e creare immediatamente delle convinzioni nei loro sostenitori, facilmente riconducibili ad argomentazioni studiate più per convincere che per dimostrare quanto si afferma e se non sarebbe che si contraddicono da soli gli potremmo definire pure bravi. 

L ‘IMPORTANZA DEL NOME NELLA BIBBIA

[19]Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.[20]Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.

"Dare un nome", nella cultura biblica, è molto più che un arbitrario esercizio estetico e poetico. I nostri pregiudizi e la cultura moderna, lontana dalle prospettive bibliche, ci rendono ciechi al fatto che anche questo elemento del racconto della Genesi ha precise connotazioni antropologiche. Esso ci parla delle capacità uniche nel loro genere che Dio ha concesso alla creatura umana. vale a dire, quella di dominare sul creato e di elaborare il linguaggio formando ed identificando dei concetti. Questo "semplice" riferimento biblico, ci parla così delle capacità e delle responsabilità umane rivelandosi fondante persino della stessa razionalità umana.

FACOLTÀ DI DOMINIO E IL SIGNIFICATO DI UN NOME 

In Genesi 2, dove troviamo questo episodio, si pone in parallelo funzionale al racconto che troviamo in Genesi 1. 
[28]Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente,che striscia sulla terra».
Quelli che chiamiamo "i due racconti della creazione" non sono due racconti giustapposti di origine diversa, ma rispondono ad un'unica struttura letteraria: il primo si prefigge di dare un'immagine complessiva, "cosmica" della creazione, il secondo un'immagine più dettagliata. Di fatto i due racconti procedono in parallelo. L'episodio del "dare un nome" in Genesi 2 corrisponde a quello, in Genesi 1, 
Di fatto, "dare un nome", nella cultura biblica, designa la facoltà di dominare, di gestire, quella propria di chi, in quanto superiore, esercita una responsabilità. Nel comando di "dare un nome", Dio assegna alla creatura umana una podestà, una responsabilità delegata. Potrebbe farlo Lui stesso, ma Dio delega alla creatura umana di "dare un nome". Rispetto a Genesi 1, Genesi 2 spiega come Adamo riceva dominio su "ogni animale che si muove sulla terra". Dando personalmente nomi a ciascun animale, Adamo riceve dominio personale su di loro, come Dio aveva inteso.
Nella cultura biblica il nome identifica tutto un programma di vita oppure tiene conto della situazione creatasi, ecc. Esaminiamo alcuni esempi tratti dalla Bibbia:
Genesi 2:7.. Uomo, dall'ebraico adham (da cui Adamo), da adhamah.. (terra, suolo, terreno). Genesi 4:25.. Set...dall'ebraico sheth.. sostituito.. messo in luogo.. al posto (sostituì Abele ucciso). Genesi 16:11.. Ismaele.. Dio ascolta.... (Dio ascoltò l'afflizione di Sara). Genesi 17:19...Isacco....ride.. (Sara rise alla notizia dell'annuncio della nascita). Esodo 2:10.. Mosè.. dall'ebraico mashah.. trarre fuori (tratto fuori dall'acqua). Isaia ..servo di IAH Daniele.. Dio è il mio giudice 
Stesso discorso viene fatto per i luoghi Biblici: Genesi 11:9.. Babel....da un verbo che significa confondere Genesi 12:8.. Betel...casa di Dio.

Dal nome di una persona si può rilevare la personalità, il carattere, il proposito, ecc.
Vi sono nella Bibbia anche dei casi in cui a seconda della missione o del ruolo della persona, il suo nome viene cambiato: - Genesi 17:4.. Abramo (padre eccelso)..cambia in Abraamo (padre di una moltitudine) Numeri 13:8... Hoscea...(salvezza)..cambia in Giosuè.. (Yahu è salvezza).. Numeri 14:30

IL NOME DI DIO PER GLI EBREI

Nella sua forma consonantica יהוה il tetragramma è simile alla forma verbale יִהְיֶה (yhyèh), terza persona singolare imperfetto del verbo essere הוה =)היה), che può essere reso con "è, era, sarà" (diversamente dall'italiano dove ha un valore temporale passato, il tempo imperfetto ebraico indica un'azione non ultimata, indipendentemente dall'effettivo contesto temporale passato, presente o futuro). Presso gli Ebrei il nome di Dio (indicato appunto con il tetragramma YHWH) non veniva
pronunciato mai o molto raramente, e ciò per ragioni in seguito alle riflessioni in merito al comandamento in esodo 20:7 e di rispetto religioso.
Esodo - Capitolo 20 
[7]Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.

Era sostituito dall'appellativo Adonai (Signore). Questa continua mancata utilizzazione del tetragramma YHWH fece sì che col tempo la pronuncia esatta della parola andò perduta. Infatti, già qualche secolo prima della venuta del Cristo essa era ignota ai più o conosciuta forse solo da pochissimi, proprio perché il tetragramma non veniva praticamente mai pronunciato. Come è noto, l'alfabeto della lingua ebraica antica era costituito di sole consonanti. Anche questo fatto favorì indubbiamente la perdita dell'esatta pronuncia di quel nome. Furono i Masoreti, filologi ebrei, che intorno ai secoli VII-IX d.C. inserirono nel testo biblico alcuni puntini e trattini vocalici per fissare l'esatta pronuncia dei termini. Alla parola YHWH però non apposero i segni vocalici propri, ormai sconosciuti, bensì quelli corrispondenti alle vocali della parola che da secoli veniva pronunciata al suo posto, cioè Adonai (Signore). Così il lettore del testo biblico leggeva il tetragramma YHWH con le vocali del nome Adonai. La vocalizzazione apposta dai Masoreti mette il traduttore moderno di
fronte a tre possibili soluzioni:
a) lasciare inalterato il tetragramma YHWH;
b) sostituire il tetragramma con l'appellativo Signore;
c) traslitterare il nome, utilizzando le vocali di Adonai, oppure Eloha( Dio) singolare di Elohim.
Optando per La soluzione c) si ottiene una forma ibrida, divulgata poi in italiano secondo modalità linguistiche locali, che diedero come esito finale il termine
Geova: Y e H o W a H. Motivo per cui si trova anche in alcune chiese .

IL TERMINI "GEOVA" NELLE CHIESE  

743 anni fa Il primo uso documentato di questa forma. Infatti risale al XIII secolo dopo Cristo. Raymundus Martini, un monaco spagnolo dell'Ordine Domenicano, usò "Geova" nel suo libro Pugio Fidei dell'anno -1270 che combinando le vocali di Eloha e le consonanti di Elohim con le 4 consonanti del tetragramma si ricavava le pronunce yehovah e yehovih le prime di queste fornirono la base della forma nativizata di Geova. L’errore si protrasse fino a quando si è capito che è un errore colossale in quanto l’ibrido ricavato non ha nessun significato in Ebraico  a differenza del ben più accreditato Yahweh
Per fare un esempio possiamo prendere le consonanti di un nome come DoMeNiCo,
e le vocali dell’attributo sIgnOrE che otterremmo DIMONEC che ovviamente non significa nulla 
almeno che non lo si vuole usare come nome di una nuova ditta aziendale coem ha fatto la WTS.

Questa , non considera affatto che nella sua forma consonantica יהוה il tetragramma è simile alla forma verbale יִהְיֶה (yhyèh), terza persona singolare imperfetto e vi è un vero significato , dove ha un valore temporale passato, il tempo imperfetto ebraico indica un'azione non ultimata, indipendentemente dall'effettivo contesto temporale passato, presente o futuro).

"HO FATTO CONOSCERE IL TUO NOME"

Il CD ammette : " La parola greca tradotta 'conoscere' ha un significato molto più profondo della parola italiana 'conoscere' (...) significa 'venire a conoscenza, imparare a conoscere, comprendere'. In Giovanni 17:3 indica una relazione basata sulla fiducia. (...) Quindi conoscere Geova Dio significa avere un'intelligente amicizia con lui. Poiché ci vuole conoscere dal cuore, non semplice conoscenza mentale, per conoscere Dio il cristiano dovrà essere in armonia o in sintonia con Dio e con le sue vie" (t.d. guardia 1/5/1977 pag. 274 e segg.).
Quindi l'espressione "conoscere il nome di Dio" ha un significato più profondo della semplice conoscenza del tetragramma. Essa significa conoscere la reale personalità di Dio ed implica l'ubbidienza alle norme sancite da quell'Iddio. "Per i discepoli, apprendere il nome di Dio aveva relazione con l'imparare a conoscere personalmente l'amore di Dio" (Il Nome Divino.. pag. 30).
D'altronde, ripetiamo, non era giustificato pretendere di far conoscere il letterale nome divino agli Ebrei, poiché questi lo conoscevano bene benché non lo pronunciassero perché impediti dalla tradizione. Quindi, è semplicemente irragionevole pretendere di giungere a conclusioni dogmatiche sulle modalità d'uso del Nome al tempo di Gesù e delle prime comunità cristiane, come fa il CD (affermando nella t.d. guardia del 15/7/1980 che Gesù ed i suoi discepoli usavano liberamente il nome di Dio). 
Lo stesso Paolo, nel discorso all'Areòpago (Atti 17:22÷34), dimostra che si può dare un'eccellente testimonianza del cristianesimo senza dover necessariamente includervi la menzione del Nome. In quella circostanza, Paolo non ritenne necessario usare il tetragramma per fare una netta distinzione tra il vero Dio ed i falsi dei, se lo scopo primario dei primi cristiani fosse stato quello di diffondere il tetragramma, quale occasione migliore avrebbe avuto Paolo per farlo? Eppure, egli tacque sull'argomento, aveva un messaggio più importante e vitale da trasmettere che non il Nome, peraltro già noto nell'antichità come si è visto.

Inoltre se prendiamo alla lettera proprio l’affermazione di Gesù "ho fatto conoscere il tuo nome" chiediamoci: come mai non risulta che Gesù abbia insegnato il nome proprio corretto di suo Padre agli apostoli né tanto meno è scritto nei vangeli che abbia raccomandato loro di usarlo ed insegnarlo ad altri? Gesù, in un esempio di preghiera (quello della parabola del fariseo e del pubblicano), riportata in LUCA 18:9-14 ha messo sulla bocca di entrambi la parola "Dio = theos", eppure uno dei due torna a casa giustificato grazie al suo atteggiamento umile, anche se né lui né l’altro avevano usato il nome proprio di Dio! Per quanto riguarda i veri Cristiani la Bibbia dice che "non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo, nel quale possiamo essere salvati" (ATTI 4:10-12) ed è quello di Gesù Cristo (v.10): quello di Gesù è quindi l’unico Nome a cui i Cristiani devono fare riferimento, in quanto Egli è l’unico Salvatore, attributo questo che nelle scritture 
Un altro grosso problema per il Corpo Direttivo è quello di spiegare come mai se il conoscere e l’usare il nome di Dio è così importante per i Cristiani, questo Nome cioè il tetragramma (le consonanti del Nome di Dio) non è presente in nessuno degli antichi manoscritti delle scritture greche-cristiane come sono costretti ad ammettere anche i TdG ad esempio nell’opuscolo "Nome divino...". La spiegazione del Corpo Direttivo è che i manoscritti che abbiamo sarebbero stati manipolati dalla "chiesa apostata" allo scopo di eliminare il Nome di Dio (come spiega anche La Torre di Guardia del 1/10/97 la quale ci informa che dietro l’eliminazione del Nome di Dio dalle scritture c’è "lo zampino di Satana"!) Ma se questa spiegazione fosse accettabile allora i Cristiani dovrebbero chiedersi: quale fiducia possiamo riporre in un testo alterato? Chi ci dice infatti che gli scribi o Satana non abbiano alterato la Bibbia anche in altri punti importanti?
«I manoscritti del libro di Rivelazione (o "Apocalisse", l'ultimo libro della Bibbia) contengono il nome di Dio nella sua forma abbreviata, "Iah" (nella parola "Alleluia"). Ma a parte ciò, nessun antico manoscritto greco oggi in nostro possesso dei libri da Matteo a Rivelazione contiene il nome di Dio per esteso» (pag. 23).

NELLE SCRITTURE GRECHE

Quindi, per sua stessa ammissione, la Società Torre di Guardia riconosce che il nome Geova non si trova nei manoscritti del Nuovo Testamento. Inoltre e bene tener presente che loro si riferiscono al tetragramma e questo come visto non certamente geova o Yehowah che come detto non hanno nessun significato per gli Ebrei. 
Ma allora perché lo hanno inserito per ben 237 volte nella TNM? Secondo i Testimoni di Geova «i cristiani apostati del II e del III secolo [tolsero il nome] nel ricopiare i manoscritti greci della Bibbia e non lo adoperarono quando tradussero la Bibbia in altre lingue» (pag. 27). Con tali parole il Corpo Direttivo rivolge ai cristiani del II° e III° l'accusa di apostasia. Ma è credibile che degli uomini timorati di Dio prima abbiano alterato la Sua Parola, commettendo un grave peccato, e poi abbiano sofferto e siano morti per essa? Tutto ciò sarebbe davvero illogico e paradossale. Si tratta chiaramente di accuse insostenibili, sia dal punto di vista biblico che storico.
pur di giustificare la presenza del nome Geova nel Nuovo Testamento non si sono risparmiati nemmeno coloro che con fede e devozione hanno fatto pervenire a noi le Sacre Scritture.
ebraiche viene sempre riferito a Dio (vedi ad esempio ISAIA 43:11, 45:21, GIOELE 2:32, ecc.) e che nelle scritture cristiane viene sempre applicato a Gesù (vedi ad esempio TITO 3:4-5, ROMANI 10:13, ecc.). Dio dice che chi segue Gesù deve essere chiamato "Cristiano" (ATTI 11:26) e diventa un "testimone di Gesù" (ATTI 1:8) e non di "Geova". Inoltre è anche scritto che ha la vita eterna chi ha fede "nel nome del Figlio di Dio" (I Giov.5:13).
Tutto questo crea non poche difficoltà agli schemi dottrinali del Corpo Direttivo che cerca di risolvere il problema manipolando la traduzione e cercando comunque di evitare quei confronti paralleli tra Antico e Nuovo Testamento da cui emerge chiaramente che attributi esclusivi di Dio vengono regolarmente applicati a Gesù.
Quindi, non potendo disporre dell'autorità degli antichi manoscritti, la Società si è appoggiata a delle traduzioni ebraiche del NT, la più antica delle quali risale solo al 1555! Ma, come dicevamo, nessun antico manoscritto greco del Nuovo Testamento riporta il "nome divino" nella forma Geova o in qualche suo equivalente.

La Società si dimostra poi incoerente nell'applicare la regola di citare traduzioni ebraiche. Quando, infatti, queste traduzioni sono in contrasto con la sua "teologia", le note in calce rimangono stranamente mute. Per esempio, in Ebrei 1:10-12 si legge nella TNM :
10 E: "Tu in principio, Signore, ponesti le fondamenta della terra e i cieli sono [le] opere delle tue mani. 11 Essi periranno, ma tu rimarrai continuamente; e tutti invecchieranno come un abito, 12 e tu li avvolgerai come un mantello, come un abito; e saranno mutati, ma tu sei lo stesso e i tuoi anni non finiranno mai".

Perché non vi è alcuna nota in calce che rimanda alle traduzioni ebraiche di questo passo? Non vi è alcun dubbio che qui si stia parlando di JHWH, il Creatore del mondo. Il silenzio della nota e la mancanza del "ripristino" del nome Geova in questo versetto dipende semplicemente dal fatto che qui lo scrittore ispirato si sta riferendo al Figlio di Dio: sarebbe molto contrastante con le dottrine dei TdG chiamare il Figlio di Dio Geova... e di questi esempio se ne possono fare tantissimi altri. 
GESÙ HA PRONUNCIATO IL NOME DI DIO LUCA 4:17-21
Nessun ebreo come Gesù si sarebbe sognato di pronunciare il nome divino, e Gesù in quell'occasione ha fatto come da traduzione/ tradizione. Infatti non notiamo nessuna reazione da parte gli uditori posti davanti a Gesù, nel passo citato, e come qualsiasi altro ebreo trovandosi di fronte il tetragramma l'ho ha tradotto Adonay. Altrimenti sarebbe stato accusato di aver profanato il nome di Dio. all'epoca di Gesù la pronuncia del tetragramma era consentita probabilmente solo al sommo sacerdote e nel tempio. Infatti lo stesso C.D. (Corpo Direttivo dei t.d.Geova) ha ammesso che: quando Gesù era sulla terra, se ne conosceva la pronuncia, anche se forse non era estesamente usata. (Il Nome Divino.. pag. 14) Quindi, alla luce dei fatti presentati, nulla vieta di pensare che Gesù e gli Apostoli si adeguarono alla tradizione ebraica, come fecero in altre circostanze (Atti 3:1; Luca 4:16) e leggendo o citando le scritture seguivano l'usanza di pronunciare, invece del tetragramma, le parole corrispondenti a "Signore" o "Dio". Avrebbe Gesù potuto impressionare favorevolmente gli ascoltatori ebrei (Luca 4:22), se li avesse turbati nel loro tradizionale rispetto per il Nome? Le folle gli avrebbero riconosciuto "autorità" (Matteo 7:29), se egli avesse offeso il loro senso della tradizione pronunciando il tetragramma? Ovviamente Gesù usò empatia soprattutto perché la sua missione terrena non consisteva nel ripristino e nella propaganda di un nome, che peraltro tutti gli Ebrei rispettavano rigorosamente. Piuttosto, egli era stato mandato per "glorificare" il nome di Dio (Matteo 6:9; Giov. 12:28, 17:26; Atti 2:21). Che significa questo? 
Come il CD sa bene (Il Nome Divino.. pag. 4, 28÷30), "uno studio della parola 'nome' nell'A.T. rivela il profondo significato che essa ha in ebraico. Il nome non è una semplice etichetta, ma rappresenta la vera personalità di colui al quale appartiene" ( The Illustrated Bible Dictionary, vol 1, pag. 72), (cfr. 1° Samuele 25:25). Inoltre, i t.d.Geova dovrebbero sapere che "conoscere il nome di Dio significa più che avere una semplice cognizione del termine (2° Cronache 6:33). Vuol dire in realtà conoscere la Persona, i suoi obiettivi, le sue attività e qualità, come sono rivelati nella sua Parola" (Ausiliario...pag. 887 sub voce "Nome"). 
E geova (YEHOWAH) non significa assolutissimamente nulla.

Il nome Gesù – YHWH salva
Come già detto precedentemente nella cultura biblica il nome identifica anche la persona e le sue caratteristiche. Il nome del Signore Gesù a differenza del tetragramma è un nome comune della tradizione ebraica e tutt'ora utilizzato.
Come sono conosciuti tutti i nome che compaiono nella bibbia. Nonostante nel corso del tempo lingua e scritture subiscono delle evoluzioni. Gesù corrisponde infatti al nome del personaggio comunemente conosciuto come Giosuè, il successore di Mosè che guidò Israele alla conquista della terra promessa. Vediamo un brano dell’Antico Testamento:
Deuteronomio 34:9, dove leggiamo: “Giosuè, figlio di Nun, fu pieno dello Spirito di sapienza … ” (Nuova Riveduta).
La parola ebraica tradotta qui Giosuè è יהושע, che possiamo traslitterare nel nostro alfabeto come Iehosciua. Di solito però, per vari motivi, grazie all’ampliamento del nostro alfabeto classico e alla fonetica della “sh” ormai ampiamente equiparata alla nostra “sc” italiana, questo nome viene di solito traslitterato Yehoshua.

La prima traduzione in altra lingua dell’Antico Testamento fu in greco, la cosiddetta LXX o Septuaginta. In questa versione i traduttori, non avendo un corrispettivo del nome biblico in greco cui far riferimento, provarono a rappresentare il suono originale come meglio potevano. La LXX legge così in Deuteronomio 34:9 il nome del condottiero ebraico: ἰησοῦς. L’alfabeto greco non permetteva la riproduzione del suono ebraico. Aggiunge le vocali dove il testo ebraico aveva solo consonanti, ma abbandona il suono “sh” perché non trova un corrispettivo in greco e quindi non vi era modo di rappresentarlo. Tolsero inoltre la “a” finale, che, logicamente, sostituirono con la terminazione della parola maschile greca.
In sostanza il greco non poteva non alterare i suoni tipici dell’ebraico, lingua semitica, a favore di una semplificazione che rendesse i vocaboli pronunciabili in lingua greca. Infatti, quando il nome ebraico venne semplificato, dopo l’esilio babilonese, nella forma ישׁוע (vedi il testo originale di Neemia 8:17), il greco non aveva modo di far percepire il semplice cambiamento consistente nell’omissione di “ho” e così Yehoshua diveniva Yeshua, senza che però il greco mutasse ed anche qui la LXX traduce il nome ἰησοῦς.
In latino il termine greco divenne Iesus; abbiamo quindi un diverso alfabeto, ma una medesima pronuncia. Dal latino e dal greco viene l’italiano Iesu, forma originale del nome di Gesù nella nostra lingua, come ci testimonia la prima edizione della Diodati del 1641: “Hor la natiuità di Iesu Christo … ”
Come vediamo non solo il modo di scrivere il nome “Gesù” era diverso. “Ora” veniva scritto “hor”, “Cristo” ha una consonante andata perduta nell’italiano moderno e si scriveva “Christo” e Gesù era “Iesu”, senza accento. La “s” di quel periodo, poi, come è visibile nelle riproduzioni dei libri dell’epoca, ricorda più la nostra odierna “f”, mentre la “v” è proprio uguale ad una odierna “u”.

Nessuna origine strana per il nome italiano di Gesù, ma una semplice evoluzione linguistica del termine greco che altro non è se non la fedele traslitterazione del nome ebraico originale.

UNA CURIOSA ISCRIZIONE 

Nella lettera di Giovanni capitolo 19 versetti 16-22 è riportato una curiosa reazione dei capi sacerdoti all’iscrizione 
Che fece scrivere Pilato sula croce. “Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: «Il re dei Giudei», ma: «Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei»». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».”

Nonostante il brano in questione sia famosissimo, la scena che si è svolta davanti a Gesù crocifisso dev’essere stata un po’ diversa da come ce la siamo sempre immaginata. Giovanni, forse, ha provato a sottolinearlo ma il lettore, non conoscendo la lingua ebraica, è impossibilitato a comprendere.

In esodo Esodo 20,2 Dio rivela il suo nome a Mosè:
“Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto”
La parola tradotta con “il Signore” è il famoso Tetragramma che gli ebrei non possono neanche pronunciare: “YHWH“, è vocalizzato nella forma più accreditata “Yahweh“. 
Le quattro lettere ebraiche che lo compongono sono queste: “יהוה“, yod-he-waw-he. 
Ora l’iscrizione di cui parla Giovanni è la famosa sigla “INRI“, raffigurata ancora oggi sopra Gesù crocifisso. L’acronimo, che sta per il latino “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum“, significa appunto “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei“.
Ma Giovanni specifica che l’iscrizione era anche in ebraico. Non solo: in un momento così importante l’evangelista sembra soffermarsi su dei particolari apparentemente di poco conto: il fatto che molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città,
i capi dei sacerdoti che si rivolgono a Pilato per far modificare l’iscrizione, Pilato che si rifiuta di cambiarla.
Ponzio Pilato, che era romano, probabilmente non capiva che, senza volerlo, aveva creato un po’ d’imbarazzo – se vogliamo definirlo così – agli ebrei che osservavano Gesù crocifisso con quell’iscrizione sopra la testa.

Henri Tisot, esperto di ebraico, si è rivolto a diversi rabbini per chiedere quale fosse l’esatta traduzione ebraica dell’iscrizione fatta compilare da Pilato. Ne parla nel suo libro “Eva, la donna” nelle pagine da 216 a 220.

Ha scoperto che è grammaticalmente obbligatorio, in ebraico, scrivere “Gesù il Nazareno e re dei Giudei“. Con le lettere ebraiche otteniamo “ישוע הנוצרי ומלך היהודים“. Ricordiamo la lettura da destra verso sinistra.

Queste lettere equivalgono alle nostre “Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim” vocalizzate “Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim“.

Quindi, come per il latino si ottiene l’acronimo “INRI“, per l’ebraico si ottiene “יהוה“, “YHWH“. Ecco spiegata l’attenzione che Giovanni riserva per la situazione che si svolge sotto Gesù crocifisso. In quel momento gli ebrei vedevano l’uomo che avevano messo a morte, che aveva affermato di essere il Figlio di Dio, con il nome di Dio, il Tetragramma impronunciabile, inciso sopra la testa.

Non poteva andar bene che YHWH fosse scritto lì, visibile a tutti, e provarono a convincere Pilato a cambiare l’incisione. Ecco che la frase del procuratore romano “Quel che ho scritto, ho scritto” acquista un senso molto più profondo.

Sembra incredibile? Pensate che Gesù aveva profetizzato esattamente questo momento. In Giovanni 8,28 troviamo scritto: “Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono Per “innalzare” Gesù intende la crocifissione. “Io Sono” allude proprio al nome che Dio ha rivelato a Mosè in Esodo 3,14.


[Modificato da Credente 08/10/2016 20:09]
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28/03/2016 21:07
 
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Gesù non usa mai il nome Geova nei Vangeli.

La wts sa che gli ebrei dell’epoca di Cristo non pronunciavano mai il nome di Dio, e asserisce quanto segue:

«Gesù avrebbe seguito una simile tradizione non scritturale? Difficilmente! Egli non si trattenne certo dal compiere opere di guarigione di sabato, anche se questo significava infrangere le regole di origine umana istituite dagli ebrei e mettere addirittura a repentaglio la propria vita. (Matteo, 12:9-14) In effetti Gesù definì ipocriti i farisei perché le loro tradizioni andavano oltre l’ispirata Parola di Dio. (Matteo 15:1-9) E’ quindi improbabile che si astenesse dal pronunciare il nome di Dio, soprattutto se si considera che il suo stesso nome, Gesù, significa, “Geova è salvezza”.

Una volta, mentre si trovava in una sinagoga, Gesù si alzò e lesse un brano del rotolo di Isaia. Quel brano corrispondeva all’attuale Isaia 61:1,2, dove il nome di Dio ricorre più di una volta. (Luca 4:16-21) Si sarebbe egli rifiutato di pronunciare il nome divino che aveva sotto gli occhi sostituendolo con “Signore” o “Dio”? Ovviamente no».

Ora, tralasciando la questione che pronunciando Ieshua, o YAH-SHUA, la forma ebraica più attendibile con cui veniva chiamato Gesù, non si pronuncia il nome di Dio (ma, semplicemente, si “rimanda” ad esso per tramite di una sua contrazione), gli autori della nostra pubblicazione accennano al fatto che ogni volta in cui Cristo fece qualcosa di contrario alla Legge, così come la interpretavano gli ebrei suoi contemporanei, Egli andò incontro all’ostilità di almeno parte dei presenti, fino a mettere in pericolo la propria vita. Quindi, se nel leggere il passo scritturale in oggetto, Gesù avesse pronunciato il nome di Dio, probabilmente tra gli astanti si sarebbe levato perlomeno un brusio di disapprovazione e di sdegno (si tenga presente che l’episodio si svolge a Nazaret, la città natale di Cristo, città che sappiamo essergli ostile). Quale fu, invece, la reazione degli ascoltatori? Leggiamola così come ce la descrive Luca stesso:

“Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui”. (Luca 4,20).

Ecco, tutti lo fissano: sono in attesa di quello che il Salvatore dirà a commento di quanto ha letto; nessun segno di ostilità traspare, per il momento, dall’atteggiamento degli astanti. L’ostilità verrà subito dopo, quando Gesù dichiarerà che la profezia di Isaia si riferisce proprio a Lui.
Nel passo letto da Gesù, nel testo ebraico, il Tetragramma appare due volte, se Egli lo avesse pronunciato, invece che sostituirlo con “Signore”, di certo la folla degli astanti non sarebbe rimasta in silenzio. Possiamo pertanto dedurre che anche in questo caso, in cui la TNM mette in bocca a Gesù il nome di Dio (anche se, bisogna sottolinearlo, non sono parole Sue, ma si tratta di una citazione veterotestamentaria), Egli si astenne dal pronunciarlo.
Non sono di questa opinione, come abbiamo visto, i TdG, i quali a pagina 16 scrivono:

«Sarebbe quindi davvero irragionevole pensare che Gesù si astenesse dall’usare il nome di Dio, specialmente quando citava brani delle Scritture Ebraiche che lo contenevano».
E poco sotto, continuano:

«I seguaci di Gesù nel primo secolo usavano il nome di Dio? Gesù aveva comandato loro di fare discepoli persone di tutte le nazioni (Matteo 28:19,20) Molti di quelli a cui dovevano predicare non avevano la minima idea di chi fosse l’Iddio che si era rivelato agli ebrei col nome di Geova. Come avrebbero potuto i cristiani far capire loro chi era il vero Dio?».

Noi, ingenuamente, a questa domanda potremmo rispondere che, visto che gli apostoli parlavano di un Dio che era anche l’unico Dio, non c’era possibilità di far grosse confusioni, lo dimostra il fatto che quando i missionari “apostati” nei secoli successivi si trovarono a dover evangelizzare le popolazioni non cristiane dell’Europa e del mondo, riuscirono comunque a farsi capire, pur non facendo uso del “vero” nome di Dio.

Agli autori del presente scritto, invece, sfugge questa facile constatazione, e vanno avanti con le loro argomentazioni:

«Come potevano i cristiani fare una netta distinzione tra il vero Dio e i falsi? Solo usando il nome del vero Dio».
Quindi, per i TdG è evidente che i cristiani, prima della grande apostasia (che già si preparava), facevano uso del vero nome di Dio, anche se non si sa come lo pronunciassero, in quanto nel Nuovo Testamento in greco questo nome non compare mai.

Dopo la grande apostasia, però, il vero nome di Dio cadde in disuso, perfino nel Nuovo Testamento, dove in principio (sempre secondo i TdG) c’era, ma poi fu abilmente rimosso ad opera di Satana.

«Col tempo, però, il nome di Dio cominciò ad essere nuovamente usato».
Ci informa il nostro scritto a pagina 17. E continua:

«Nel 1278 esso apparve in latino nell’opera Pugio fidei (Il pugnale della fede), di Raimondo Martini, un domenicano spagnolo».
Ma come, Satana aveva fatto tanta fatica per far dimenticare ai suoi il vero nome di Dio ed ecco che proprio uno dei suoi ministri, un domenicano (!), lo ritira fuori? Anche qui, la logica dei TdG fa evidentemente leva su leggi ignote a noi tutti che non siamo nella “verità”.

L’opuscolo procede per diverse pagine mostrando come il vero nome di Dio, comunque, non fu utilizzato molto di frequente nelle chiese “apostate”, le quali, con alcune eccezioni, non lo usarono nelle loro traduzioni della Bibbia nelle varie lingue moderne.

Alla fine di questo excursus storico, apprendiamo che al nome di Dio è stata però restituita tutta la sua gloria grazie alla TNM. In questa, i traduttori geovisti, non solo lo hanno inserito circa 7000 volte nell’Antico Testamento (lì dove nel testo originale compare il Tetragramma), ma lo hanno “ripristinato” per ben 237 volte anche nel Nuovo Testamento.

Saltando a piè pari gli argomenti pseudo-filologici che i TdG adducono onde giustificare tale “ripristino” (i quali sono stati già ampiamente smontati da altri), giungiamo a pagina 26, dove troviamo scritto:

«[…] traduttori e studiosi della Bibbia compresero che, senza il nome di Dio, è molto difficile capire correttamente certe parti delle scritture Greche Cristiane. Il ripristino del nome di Dio è di grande aiuto per rendere più chiara e comprensibile questa parte della Bibbia ispirata».
Subito sotto, nella stessa pagina, per esemplificare come la “logica” del discorso di alcuni passaggi del Nuovo Testamento divenga più chiara grazie alla “reintroduzione” del vero nome di Dio, viene citato il caso di Romani 10,13.

Vediamo quindi come il brano a cui appartiene il versetto in oggetto viene tradotto nella versione CEI:

“Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.
Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso.
Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano.
Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato”. [Rm 10,9-13]
Possiamo riassumere (riducendolo all'osso) il “ragionamento” che soggiace a questo brano di Paolo nel modo che segue:

Chi invoca il Signore si salva.
Il Signore è Gesù.
Chi invoca Gesù (avendolo riconosciuto Signore) si salva.
Mi sembra che, oltre ai seguaci di Gesù, qui si salvi anche la “logica”.

Ecco, invece, come la TNM rende il medesimo brano:

«Poiché se pubblicamente dichiari quella ‘parola della tua bocca’, che Gesù è Signore, ed eserciti fede nel tuo cuore che Dio lo ha destato dai morti, sarai salvato. Poiché col cuore si esercita fede per la giustizia, ma con la bocca si fa pubblica dichiarazione per la salvezza.
Poiché la Scrittura dice: “Chiunque ripone fede in lui non sarà deluso”. Poiché non c’è distinzione fra giudeo e greco, poiché sopra tutti è lo stesso Signore, che è ricco verso tutti quelli che lo invocano. Poiché “chiunque invoca il nome di Geova sarà salvato”».
Per i TdG, il “ragionamento” soggiacente a questo testo è quindi questo:

Chi invoca Geova si salva.
Il Signore è Gesù.
Chi invoca Gesù (avendolo riconosciuto Signore) si salva.
Che fine ha fatto qui la logica?
Ecco che il brano di Paolo diventa una semplice giustapposizione di periodi senza alcuna consequenzialità logica e perde ogni senso quel “poiché” (causale) che introduce l'ultima proposizione.
Ora, visto che Romani 10,13 è una citazione di Gioele 3,5 e che nel testo ebraico qui appare il Tetragramma, a rigor di “logica”, ciò che deriva dal brano in oggetto come lo rende la CEI è che Cristo è Dio, mentre così come questo passo viene reso dai TdG la divinità di Cristo svanisce. La fregatura, però, sta nel fatto che nella traduzione geovista non salta solo la divinità di Gesù, ma anche la logica del discorso paolino. Quindi, l'inserimento di "Geova" in questo passo non ha affatto migliorato la comprensibilità del medesimo, ma la ha annullata.
[Modificato da Credente 28/03/2016 22:41]
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28/03/2016 22:35
 
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Contraddizioni sul nome divino e identificazione con Gesù
I testimoni di Geova nascondono il tetragramma ebraico YHWH dalla loro bibbia.

I testimoni di Geova credono che tutti i traduttori della bibbia hanno nascosto il nome di Dio, sostituendolo con Signore o Eterno dove nelle scritture Ebraiche compare il tetragramma YHWH. Si vantano del loro corpo direttivo che è stato scrupoloso nel ripristinare il nome Geova ogni qualvolta troviamo il tetragramma YHWH. Ma il corpo direttivo è stato fedele nel mettere tutte le volte che compare YHWH, il nome geova? Analizziamo dalla traduzione del nuovo mondo Osea 1:6...... Ed Egli* gli diceva: Mettile nome Lo-Ruama,* poiché non mostrerò più misericordia alla casa dIsraele, perché positivamente li toglierò.* 7 Ma mostrerò misericordia alla casa di Giuda, e certamente li salverò mediante Geova loro Dio;* ma non li salverò mediante arco o mediante spada o mediante guerra, mediante cavalli o mediante cavalieri.

Cosa c'è di strano in questo passo? Il corpo direttivo nel versetto 6 ha tolto YHWH sostituendolo con "ED EGLI" infatti solo nella bibbia di studio rbi8 compare un asterisco dove ti porta al testo originale ovvero YHWH (Geova per come traducono loro). Allora ci chiediamo: come mai il corpo direttivo dei testimoni di Geova, che è così scrupoloso nel ripristinare il nome di Dio, in questo versetto lo hanno nascosto? La risposta è semplice, per mettere confusione al lettore su chi sta parlando, infatti la scrittura dice: Ed Egli* gli diceva....ma egli chi? chi parla in questo caso Osea o YHWH?
Notate come spiega il corpo direttivo questo passo: Tuttavia Osea profetizzò pure che Geova avrebbe salvato Giuda. (Os 1:7) Questo avvenne quando Geova Dio frustrò il progettato attacco di Sennacherib contro Gerusalemme e un angelo sterminò 185.000 uomini dellesercito assiro in una sola notte. (2Re 19:34, 35) (IT2 pag.450-452 edito dai testimoni di Geova) Il corpo direttivo inganna volutamente i testimoni di Geova che si fidano ciecamente su tutto quello che scrivono nelle loro pubblicazioni, dicendo che in questo caso Osea sta profetizando, quando in realtà è YHWH che pronuncia queste parole. Notate cosa dice Osea 1:6-7 ripristinando il testo originale: "YHWH disse a Osea: ... 7 Ma avrò compassione della casa di Giuda; li salverò mediante YHWH, il loro Dio." Ecco cosa sta cercando di nascondere il corpo direttivo! Secondo la bibbia esistono due YHWH. YHWH salva il suo popolo mediante YHWH e questo sarebbe stato il nostro Dio. Ma l'inganno del corpo direttivo continua, cercando di far credere senza nessuna prova scritturale che queste parole si sono adempiute quando un angelo uccise 185.000 assiri. Mettendo a caso questo racconto descritto in 2Re 19:34,35 il fiducioso lettore si convincerà che questa è verità, non tenendo conto che YHWH dice ad Osea:"Non li salverò con larco, NE CON LA SPADA, NE CON LA GUERRA, né con cavalli, né con cavalieri»."(Osea 1:7)
Il racconto di 2Re dice invece che l'angelo COLPI' gli assiri e ne uccise 185.000, questa forma di attacco appartiene alla guerra, quindi è evidente che il corpo direttivo sbaglia nel dire che le parole di YHWH si sono adempiute in questo evento. L'unico mezzo di salveza da parte di YHWH dove non usò spada, e non vi fu guerra, e che fu mandato un altro dove il libro profetico di Osea lo identifica come YHWH è Gesù, infatti Gesù salvò il popolo di Dio non combattendo con spada e arco, ma morendo sulla croce.
Possiamo affermare questo, cioè che il libro profetico di Osea profetizza riguardo la venuta di Gesù che ha portato alla salvezza un popolo, perchè l'apostolo Paolo usò Osea 1:10 e 2:23 per dare risalto alla grazia di Dio verso i gentili. Scrivendo infatti ai Romani, gentili convertiti a Cristo, Paolo dice: Romani 9:22 "Che cè da contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza dei vasi dira preparati per la perdizione, 23 e ciò per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria, 24 cioè verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i Giudei ma anche fra gli stranieri? 25 Così egli dice appunto in Osea: «Io chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo e amata quella che non era amata»; 26 e: «Avverrà che nel luogo dovera stato detto loro: Voi non siete mio popolo, là saranno chiamati figli del Dio vivente»."

L'apostolo Paolo applica il contesto di Osea 1, dimostrando che ora grazie a Gesù la grazia si è estesa ai gentili e anch'essi possono essere chiamati: "FIGLI DEL DIO VIVENTE". Ecco che le parole profetiche descritte in Osea 1:7 "li salverò mediante YHWH, il loro Dio", dimostrano che Gesù è Dio. Questo lo prova non una interpretazione basata sul nulla, ma è l'applicazione che ne fa l'apostolo Paolo tra cui ispirato da Dio, che rendono valida tale profezia adempiutasi in Cristo Gesù, dove la grazia è entrata nel mondo mediante Gesù, nostro Dio, per essere chiamati: "figli del Dio vivente.
[Modificato da Credente 28/03/2016 22:44]
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01/06/2016 23:49
 
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Qualche tdg si aggrappa addirittura ad una frase detta da Umberto Eco per avvalorare il vocabolo "geova!"

“Il prof. Eco ha scritto anni or sono sull’Espresso (del 23 febbraio 1986) che due lettori lo avevano rimproverato. Per quale motivo? A quanto egli afferma, “mi hanno fatto notare che non devo dire Geova per indicare il dio dell’Antico Testamento, ma ‘Iahveh’ o ‘Yahveh’, perché Geova lo dicono solo i testimoni del medesimo”. La risposta di Umberto Eco è stata esplicita, affermando che si tratta di una cosa assolutamente non vera “perché i dizionariregistrano ‘Geova’ come la italianizzazione corrente di Iahveh”.”



Un forumista ha opportunamente risposto:

Interessante questo breve frammento che ci proponi Quixote, anche perché Umberto Eco era uno dei grandi geni della nostra Italia, dunque fa sempre piacere conoscere il suo parere. Ovviamente l’argomentazione del professore qui non è molto pregevole, e, come si usa fare in ambito di dibattito scientifico, mi appresto a dire perché non sono d’accordo, prima però queste poche righe meritano alcune riflessioni. In primis veniamo a sapere da Eco stesso che alcuni suoi lettori lo avevano criticato perché in passato aveva usato Geova. La prima domanda che mi sono posto è: dove l’aveva fatto? Il brano è del 1986, e prima di allora l’unico suo romanzo era stato Il Nome della Rosa del 1980. Certo Umberto Eco non aveva scritto solo quello prima del 1986, era anche un saggista e teneva già la sua rubrica La Bustina diova Minerva. Tuttavia, facendo un discorso probabilistico, Il Nome della Rosa ha venduto 30 milioni di copie, mentre il resto della sua saggistica è roba di nicchia che solo noi filosofi ci siamo pippati, dunque è che questi personaggi che hanno scritto ad Eco fossero alcuni dei milioni che hanno letto il suo romanzo medievale. Se così fosse l’uso di Geova in quel romanzo non era errato, ed il prof. Eco ha sbagliato la sua difesa. Semplicemente nel medioevo si credeva che quella pronuncia errata fosse l’autentico nome di Dio, dunque sarebbe stato anacronistico mettere in bocca a qualcuno dei monaci Jahweh. Lo stesso discorso lo feci allorché i Testimoni di Geova si misero a condividere i fotogrammi di Indiana Jones che affonda in un pavimento trappola ideato dai crociati, perché non si ricordava che “Geova in latino comincia con la «i»!””, e dunque pestando ha “J” il poveretto quasi si uccide. Ovviamente i crociati non conoscevano nessun Jahweh, dunque sarebbe stato anacronistico usare questo termine, e s’era giustamente ricorsi al latino medievale che potevano conoscere i Cavalieri del Tempio.

Ebbene, se Umberto Eco nel nome della Rosa avesse usato Geova, avrebbe dovuto rispondere ai suoi lettori che non poteva mettere in bocca ai monaci una forma anacronistica. Però Eco non l’ha fatto, e ha scelto un’altra via, molto meno solida a livello fondazionale (infatti si basa sul fatto che Geova sia da usarsi perché presente sui dizionari, quindi, qualora sparisse dai dizionari, sarebbe da eliminare). Il problema è che Eco era un genio, e come tutti i geni non amava le critiche, motivo per cui ha risposto a questo suo lettore in maniera stizzita, trincerandosi dietro un argumentum ex auctoritate pur di non riconoscere un errore (che errore poi non era, se è sulla bocca del monaco Adso da Melk che i lettori lessero Geova).
In ogni caso possiamo benissimo seguire il ragionamento di Eco. Com’è noto c’è voluto del tempo perché passasse dal mondo dei biblisti al mondo dei letterati l’informazione che Geova è una forma errata del nome di Dio, perché è un’italianizzazione di una forma vocalizzata scorrettamente in ebraico (a differenza di altri nomi come Davide che invece sono italianizzazioni derivate da forme ebraiche vocalizzate correttamente). Sicché, siccome quest’informazione ci ha messo del tempo a passare, vari autori, letterati e poeti per lo più, tra l’Ottocento e inizio Novecento hanno usato questo nome, poi, quando s’è saputo che era un mostro filologico, il suo uso è declinato, al punto da essere quasi inesistente oggi (lo sappiamo dal fatto che i TdG vanno a cercare col lanternino e a catalogare gli usi italiani contemporanei di Geova, cosa che prova che il termine non è in uso in italiano corrente, altrimenti non potrebbero permettersi di fare un elenco delle poche attestazioni che trovano, le quali si scontrano con le migliaia di attestazioni della forma vocalizzata correttamente).
Come dicevo dunque il fatto che in passato diversi letterati abbiano usato Geova ha fatto sì che i dizionari riportassero questo nome. Io ho due edizioni dello Zingarelli a casa, una degli anni ’80, ed ha Geova, una di qualche anno fa, dove invece Geova sparisce, letteralmente silurato. Dunque utilizzando il ragionamento di Eco, se fosse lecito utilizzare Geova perché presente nei dizionari degli anni ’80 che lui consultò, dovremmo altrettanto coerentemente dedurne che vada debellato nel 2016 perché sullo Zingarelli nuovo lo sgorbio è stato debellato? Invero, anche la vecchia edizione dello Zingarelli spiegava benissimo che era una pronuncia errata, infatti si diceva “ traslitterazione del nome ineffabile di Dio, rappresentato dal tetragramma YHVH, con l'aggiunta delle vocali di Adonay, letteralmente 'mio Signore']”.
Ad ogni modo l’argomentazione di Eco ha un’altra falla logica: non è un buon metodo guardare il dizionario per sapere se una parola sia corrente, infatti il dizionario, se è ben fatto, riporta qualsiasi forma attestata nel corso della secolare storia della nostra lingua, e dunque vi si troveranno "quore", "foco" e "pria", ma chi dirà mai che siano forme dell'italiano d'oggi? Geova dunque è stato silurato, perché oltre che obsoleto al pari di “foco”, è pure scorretto. 
Non so se altri dizionari riportino Geova ancora nel 2015, e francamente non mi interessa. Questa forma non è giusta perché si trova o manca su un dizionario, ma perché è scorretta, scorretta perché, come questi dizionari stessi riportano, è data dalla fusione delle vocali di una parola con le consonanti di un’altra. 
Certo si potrà replicare che è l’uso a fare la regola, e che l’esistenza di una parola in italiano non è stabilita dai grammatici, ma dall’uso che la gente ne fa. Se un errore diventa comune, è la nuova norma. Del resto l’italiano stesso è tutto una corruzione del latino, la nostra lingua è letteralmente il prodotto di parole latine corrette pronunciate da gente che, secolo dopo secolo, non sapeva più le declinazioni, e dunque parlava in modo diverso dalla grammatica latina. 
Questa argomentazione come già detto non ha nessun significato, in primis perché non è vero che Geova sia diffuso. Se si vuole guardare cosa usano gli italiani quando scrivono libri e vogliono utilizzare il nome di Dio vocalizzato, le occorrenze di Yahweh battono Geova in misura impressionante. Geova per gli italiani è associato non al nostro Padre che è nei Cieli, ma alla setta americana, ed infatti usano questo nome solo per riferirsi a loro, senza minimante pensare a Dio Padre, ma solo per sfotterli nella frase che stanno pronunciando dicendo che loro, i Testimoni di Geova, sono degli sfigati per questo e quest’altro motivo. Quando invece vogliono parlare del Dio dell’Antico Testamento, perché, che so, stanno scrivendo un saggio, usano in maniera esponenzialmente più frequente o la forma vocalizzata correttamente o oppure lasciano le sole consonanti. Certamente non si può dire che Geova sia diffuso tra gli Italiani per parlare del nome di Dio, è diffuso solo quando si tratta di commiserare i cosiddetti testimoni perché i loro bambini non possono festeggiare il Natale. 
Inoltre, se anche Geova davvero fosse stato diffuso, mi spiegate che differenza farebbe? I TdG hanno la pretesa di voler riportare la verità nel cristianesimo, di rompere con le tradizioni degli uomini, non conta quanto siano diffuse tra la gente (si veda il trattamento fatto alla povera croce, che quei poveretti si illudono fosse un palo). Dunque, visto che è una forma errata questo Geova, un ibrido medievale creato dall’odiata cristianità, perché non hanno fatto una maxicampagna per sradicarlo come hanno fatto per la ben più popolare croce? Da quando l’argomentazione che una cosa, sebbene errata, ormai è diffusa e dunque da tenere, è in cima al loro modo di pensare? Non erano loro i fanatici della purezza? Perché non fanno lo stesso con la croce e dicono: “carissimi, la croce sarà pure un’erronea invenzione della cristianità, ma siccome ormai è diffusa, tenetevi quella.”? Pare che invece che con lo sgorbio Geova, che è attestato nell’uso della cristianità con millenni di ritardo rispetto alla “falsa croce”, non si siano fatti problemi dell’origine non apostolica di questo nome fasullo. E dunque, se hanno tolto un braccio alla croce, non si capisce perché non abbiano tolto le vocali al mostro filologico medievale Geova facendo una campagna per liberare la gente da questo terribile errore generato dalla cristianità, sprezzanti contro la presunta moltitudine che lo sua. È ridicolo che proprio loro, intenti a fare qualunque cosa per distinguersi dalla massa e dalle false credenze dalla cristianità, poi dicano di volersi tenere questo errore medievale con l’argomentazione che sarebbe diffuso nella cristianità! Assurdo e patetico.
Ma torniamo ad Umberto Eco, e al fatto che, siccome gli era stato fatto notare un errore, ha reagito alquanto stizzito portando delle argomentazioni di poco pregio. Ho ancora due osservazioni da fare, la prima è che se vale il motto “è vero perché lo dice Eco”, allora, essendo costui un noto ateo, dobbiamo forse dedurre che i TdG si impegneranno a sottoscrivere accanitamente, come dei bambini che piangono se gli si toglie il ciucio, l’assioma “è vero perché l’ha detto Eco” anche quando il sottoscritto pescasse una qualsiasi frase di Eco che afferma che Dio non esiste o che il Pentateuco non è opera di Mosè? Oppure scenderanno dal fico, e, come si fa in ambiente scientifico-accademico, banalmente accetteranno di discutere le argomentazioni di un autore per vedere se siano valide? In effetti questo procedimento fatto all’interno del mondo universitario, quando qualcuno tiene un seminario e gli aggregati di quell’ateneo alzano la mano per contestare quello che dice e mettere alla prova le sue argomentazioni. Ma non essendo i TdG parte del mondo accademico in alcun modo, sono abituati ad approcciarsi alle citazioni degli autori in modo infantile, e, soprattutto, se anche volessero discuterle, non avrebbero gli strumenti per farlo (dunque forse è meglio che lo lascino fare a chi lo fa di mestiere). Come dicevo, a proposito dell’assioma “lo dice Eco dunque è vero”, se reperiamo questa bustina di Minerva il noto filosofo scrisse anche questo poco dopo la parte citata da Azzurra 7: «il famigerato Geova viene fuori dal fatto che i cabalisti cristiani iniziarono a scrivere “Jehovah”».
Affascinante, in primis perché è falso: Jehovah non è nato per opera dei cabalisti. Ma siccome quello che dice Eco è vero, e non può sbagliarsi, allora i TdG siano informati di questi due fatti. I loro patetici libercoli pubblicati dalla casa editrice Azzurra 7, proprio quella che propone la frase di Eco, i quali sostengono che Jehovah fosse la pronuncia originaria del tetragramma, sono falsi. Sono falsi perché Eco, che non può sbagliare, dice che il nome è nato dai cabalisti cristiani, e la cabala è una cosa medievale. In secondo luogo apprendano i Geova che il nome del loro Dio è saltato fuori dalla pratica dello spiritismo, infatti la kabbalah com’è noto è opera del demonio. In questo momento mi sto facendo un segno della croce: Geova è stato prodotto da ambienti della cristianità dediti all’occulto!! Lo dice Eco, dunque è vero. Esattamente come i TdG dicono d’aver ripulito quegli ambiti del cristianesimo partoriti dallo spiritismo e dai demoni, mi aspetto che facciano lo stesso con Jehovah, nome diabolico partorito dai servi di satana, i cabalisti cristiani. Ho appena ritagliato il nome Geova dal mio vecchio Zanichelli degli anni ’80, gli ho dato fuoco, e poi ho cosparso il tutto con acqua santa, non voglio nella mia casa oggetti legati allo spiritismo, avete capito??
Ma torniamo ad Eco. In realtà questa osservazione che gli fu fatta, e alla quale aveva risposto con stizza, dando torto a costoro solo perché lui era Umberto Eco e dunque non poteva cedere su nessun punto, deve essergli entrata nell’animo. Infatti due soli anni dopo uscì il suo nuovo romanzo, il Pendolo di Foucault, e, sorpresa… non solo Eco usa Iahveh e non Geova, ma ci viene pure a dire che è la traslitterazione italiana del nome di Dio. Leggete un po’ queste due scansioni. 
Il contesto è che il tizio deve trovare la password di un PC, e dunque, siccome ha a che fare con cabalista, prova con le varie permutazioni delle lettere del nome di Dio. In pratica, se mio marito si chiamasse Marco, e qualcuno volesse provare a forzare il mio PC, sapendo che ho usato il suo nome come password, non dovrebbe solo provare Marco, ma anche le permutazioni delle sue lettere, ad es. “Carmo”. Dice poi che, se la password è il nome di Dio, non saranno da provare solo le permutazioni delle 4 consonanti, perché il tizio del quale vogliamo entrare nel PC è un maniaco della sicurezza, e dunque permutando le 4 lettere si ottengono solo 24 combinazioni possibili, se invece si permuta il nome di Dio vocalizzato, cioè 6 lettere, le permutazioni possibili divengono 720.
Scrive Umberto Eco: “E quindi non poteva aver combinato le quattro lettere ebraiche perché, lo sapeva, quattro pietre costruiscono solo ventiquattro case. Avrebbe potuto giocare sulla trascrizione italiana, che contiene anche due vocali. Con sei lettere aveva a disposizione settecento venti permutazioni”. 
Di che nome italiano sta parlando, visto che non lo nomina? Parla di Iahveh, poi vi posto la scansione, visto che Eco si prende la briga di trascrivere le combinazioni possibili. 
Infatti il nome che viene permutato è “Iahveh”, non “Geova”. Ma anche se non vi avessi postato le scansioni, avreste potuto arrivarci da soli a quale fosse il nome permutato. E’ escluso che si tratti di “Geova” perché Geova non ha sei lettere ma cinque. Alcuni poco avvezzi di linguistica potrebbero rimanere interdetti perché Eco dice della trascrizione italiana “che contiene due vocali”, e, se non è Geova, che ne ha tre, neppure potrebbe essere Iahveh, che 3 pure lui, ossia “i”, “a”, “e”. Ma l’arcano è presto svelato, quella “i” non è una vocale né in ebraico né in italiano, la “i” traslittera la yod ebraica, che è una consonante, ed infatti pure in italiano in quella posizione non abbiamo a che fare con una vocale ma con una semiconsonante. Ecco le scansioni di Iahveh, trascrizione italiana del nome di Dio, Eco dixit:

Immagine
Immagine

Dunque abbiamo un caso di Eco contro Eco. Se non fosse che l’Eco della Bustina di Minerva è del 1986, quello del Pendolo di Foucault è del 1988, quindi la seconda versione è la più aggiornata. Evidentemente, a mente fredda, le argomentazioni dei tizi che gli avevano scritto avevano fatto breccia, ed Eco abbandonò pure lui lo sgorbio, additando Iahveh come forma italiana del nome di Dio. E se lo dice Eco, dev’essere vero.


Ad Maiora
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28/07/2016 12:10
 
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Questa immagine riporta il TETRAGRAMMA  YHWH   scritto in ebraico
e la FRASE  in ebraico che Pilato fece scrivere sulla tavoletta da affiggere sopra la Croce.
E' molto curioso che le iniziali di tale frase coincidano con le stesse lettere del Tetragramma.

Una strana ma significativa coincidenza oppure il Signore stesso aveva voluto 
che il suo popolo riconoscesse in Gesù il loro Dio Salvatore.

[Modificato da Credente 16/06/2017 17:21]
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15/05/2017 11:08
 
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da una discussione con un tdg:

Caro ... (tdg)

tu dici:
A ragione i critici della Traduzione del Nuovo Mondo possono citare il fatto che fino a questo momento non esiste traccia di un manoscritto greco cristiano del Nuovo Testamento con il Nome Sacro al posto di Kyrios10. Tuttavia, è degno di nota il fatto che proprio coloro che in maniera più aspra criticano la scelta dei traduttori della Traduzione del Nuovo Mondo di inserire, in un numero di occorrenze limitato e ben meditato, il Nome Sacro per il greco Kyrios, sembrano non rendersi conto che alla base di questa posizione dei Testimoni ci sono soprattutto scritti ecclesiastici, cioè versioni ebraiche del Nuovo Testamento destinate alla missione tra gli ebrei. Così, secoli prima che la Traduzione del Nuovo Mondo fosse preparata, queste versioni avevano usato in numerosi versetti il tetragrammaton per Kyrios, volendo così aiutare gli ebrei a saper distinguere tra JHVH e il Signore Gesù. I Testimoni di Geova non hanno fatto altro che valutare questo impegno di precedenti generazioni di studiosi. 


Rispondo,

Non vi è traccia nei testi originali del tretragramma, nè da tali testi risulta che Gesù abbia mai usato il Tetragramma.

Ha invece usato in diverse occasione il verbo IO SONO per indicare se stesso usandolo in maniera particolare che potremo approfondire. Vi è negli originali la forma YAH per indicare Dio nella forma di lode (ALLELU  YAH)
Chiedo:
Gli sforzi fatti dai tdg per cercare in altre fonti, diversi dagli originali, la giustificazione per introdurre arbitrariamente il termine erroneo "Geova", tradisce in realtà il Sacro Testo. Si critica da una parte la letteratura extra biblica, però poi se fa comodo per sostenere le proprie tesi lo si tira in ballo.

Quindi, o si accetta la tradizione letteraria patristica accreditata, e allora possiamo discuterne, o non la si accetta, e allora non si deve farvi ricorso in nessuna occasione per coerenza.

Detto questo, che resta comunque un principio a cui ritengo che non ci si possa discostare, mi piacerebbe comunque sapere a quali scritti si fa riferimento quando dici:  "ci sono soprattutto scritti ecclesiastici, cioè versioni ebraiche del Nuovo Testamento destinate alla missione tra gli ebrei".


risposta del tdg (il testo in azzurro  è del tdg)
 
Rispondo, 

                Non vi è traccia nei testi originali del tretragramma,


In quelli del NT ritrovati sino ad ora 
 
               nè da tali testi risulta che Gesù abbia mai usato il Tetragramma.


Lo ha senza dubbio usato nelle citazioni dell'AT o quando lesse Isaia e in altre occasioni. 

 
Ha invece usato in diverse occasione il verbo IO SONO per indicare se stesso usandolo in maniera particolare che potremo approfondire.


Non ho il tempo di approfondire. 
Il verbo IO SONO non è usato in maniera particolare. 

 
Vi è negli originali la forma YAH per indicare Dio nella forma di lode (ALLELU YAH)


Allora vedi che c'è il nome di Dio nel NT? 

 
Chiedo: 
Gli sforzi fatti dai tdg per cercare in altre fonti, diversi dagli originali, la giustificazione per introdurre arbitrariamente il termine erroneo "Geova", tradisce in realtà il Sacro Testo. Si critica da una parte la letteratura extra biblica, però poi se fa comodo per sostenere le proprie tesi lo si tira in ballo.


Se il nome lo troviamo vuol dire che era usato 

 
Quindi, o si accetta la tradizione letteraria patristica accreditata, e allora possiamo discuterne, o non la si accetta, e allora non si deve farvi ricorso in nessuna occasione per coerenza.


Prima di rispondere alla tua domanda vorrei sapere se sei evangelico o cattolico. 

 
Detto questo, che resta comunque un principio a cui ritengo che non ci si possa discostare, mi piacerebbe comunque sapere a quali scritti si fa riferimento quando dici: "ci sono soprattutto scritti ecclesiastici, cioè versioni ebraiche del Nuovo Testamento destinate alla missione tra gli ebrei".


Spiacente ma questo non l'ho scritto io. 
Devi chiedere al prof. Max Woernhard. 


Non vi è traccia nei testi originali del tretragramma,

In quelli del NT ritrovati sino ad ora

Questo equivale ad una conferma che non vi è traccia del Tetragramma nei Testi Sacri del Nuovo Testamento.

Quelli cioè a cui tutte le confessioni cristiane devono fare riferimento per basare dottrine, insegnamenti, credi, ecc.


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nè da tali testi risulta che Gesù abbia mai usato il Tetragramma.

Lo ha senza dubbio usato nelle citazioni dell'AT o quando lesse Isaia e in altre occasioni
Questo non lo puoi dimostrare, dal momento che i testi del Nuovo Testamento che per divina provvidenza sono giunti a noi, non riportano mai il Tetragramma, neanche quando vi sono le citazioni del VT. Tutti gli scritti del Nuovo T. riportano sempre Kyrios al posto del Tetragramma. E quindi le traduzioni fatte sugli originali dovevano per forza riportare Signore, in ossequio al Testo sacro.

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Ha invece usato in diverse occasione il verbo IO SONO per indicare se stesso usandolo in maniera particolare che potremo approfondire.


Non ho il tempo di approfondire. 
Il verbo IO SONO non è usato in maniera particolare.

Ti faccio solo un esempio:

Giovanni 8:24

24. Perciò vi ho detto che voi morrete ne' vostri peccati, perchè, se voi non credete che IO SONO, voi morrete nel vostri peccati.

Questo versetto contiene al tempo stesso la conclusione derivata dal contrasto di Giovanni 8,23, e la giustificazione della sentenza minacciata in Giovanni 8,21. Siccome siete "da basso", "da questo mondo",  ricusate di ricevermi come l'Iddio vivente, e chiunque rifiuta di ricevermi deve morire nei suoi peccati, poiché non vi è salute che per mezzo mio. Il fatto più saliente in questo versetto è l'espressione di cui il Signore fa uso per indicare l'oggetto della fede: "Se voi non credete ch'io sono". Egli si dà il gran nome Io SONO, che ogni Israelita ben conosceva, il nome di Dio. Il Signore fa spesso uso di questa espressione: "Io sono", in senso enfatico, intendendola chiaramente di quella esistenza continua ed immutabile, che può venir posseduta solo da chi è divino. Così fa in questo passo, come pure in Giovanni 8,28,58; 12,19; 18,5. "Mediante le parole Io sono, egli si fa conoscere come la sorgente della vita, della luce e della forza, si presenta come la invisibile maestà di Dio, e come unendo nella sua persona, in virtù dell'essere suo essenziale, il visibile e l'invisibile, il finito e l'infinito" (Westcott).

Vi sarebbero altri versetti da analizzare ma per ora mi fermo, ricordando solo che quando lo cercavano per catturarlo, al solo pronunciare di Gesù: IO SONO, tutti caddero a terra.

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Vi è negli originali la forma YAH per indicare Dio nella forma di lode (ALLELU YAH)

Allora vedi che c'è il nome di Dio nel NT?

Non è però un Tetragramma, è una abbreviazione di esso e si può vedere bene che la radice del Nome di Dio. E viene fedelmente riportato sempre e solo là dove si trova negli originali, non collocandolo dove non si trova.

Veniva pronunciato YAH, abbreviativo di YAHWE e non di Geova, che è una vocalizzazione storpiata del Nome sacro. Tanti nomi ebraici iniziano o terminano con le vocali "IA" come Elia, Isaia, Geremia, Giosia, Yacobbe...ecc, a ulteriore riprova che il nome sacro aveva questa vocalizzazione iniziale, e non GEO...che non esiste nè nel VT nè nel NT

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Chiedo: 
Gli sforzi fatti dai tdg per cercare in altre fonti, diversi dagli originali, la giustificazione per introdurre arbitrariamente il termine erroneo "Geova", tradisce in realtà il Sacro Testo. Si critica da una parte la letteratura extra biblica, però poi se fa comodo per sostenere le proprie tesi lo si tira in ballo.

Se il nome lo troviamo vuol dire che era usato 
Ti ho chiesto dove lo troviamo, in quale testo della Scrittura o della Patristica. A me non risulta.

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Quindi, o si accetta la tradizione letteraria patristica accreditata, e allora possiamo discuterne, o non la si accetta, e allora non si deve farvi ricorso in nessuna occasione per coerenza.

Prima di rispondere alla tua domanda vorrei sapere se sei evangelico o cattolico
In una discussione, devono valere i documenti probanti di quello che si asserisce e non il credo di appartenenza. In ogni caso sono cattolico, anche se questo non ha importanza, ora, ai fini della nostra discussione.

Ti sembra logico apportare variazioni agli originali della Scrittura sulla base di fonti extrabibliche a cui non si intende dare alcun valore? Oltretutto avvalendosi della buona fama dei padri cristiani per far dire loro delle cose che non si è neppure in grado di dimostrare che abbiano veramente detto?

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Detto questo, che resta comunque un principio a cui ritengo che non ci si possa discostare, mi piacerebbe comunque sapere a quali scritti si fa riferimento quando dici: "ci sono soprattutto scritti ecclesiastici, cioè versioni ebraiche del Nuovo Testamento destinate alla missione tra gli ebrei".


Spiacente ma questo non l'ho scritto io, Devi chiedere al prof. Max Woernhard. 

Il testo lo hai postato tu e quindi chiedo a te di rispondere alle mie obiezioni su quel testo.
Non conosco nessun Max W.
Fino a quando non si è in grado di portare tutta la documentazione probatoria, con tanto di riferimenti e contesto degli scritti patristici da cui sono tratti, tradotti ALLA LETTERA, ritengo che l'affermazione di Woernhard, sia da ritenere errata o che voglia indurre in errore.



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15/05/2017 11:29
 
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dice il tdg

Il prof. George Howard dichiara: "Quando la Settanta che la chiesa neotestamentaria usava e citava conteneva il nome divino in caratteri ebraici, gli scrittori del Nuovo Testamento inclusero senza dubbio il Tetragramma nelle loro citazioni". (Biblical Archaeology Review, marzo 1978, pagina 14) Nel Journal of Biblical Literature, aggiunge: "Dato che il Tetragramma era ancora scritto nelle copie della Bibbia greca che formavano le Scritture della chiesa primitiva, è ragionevole credere che gli scrittori del NT [Nuovo Testamento], citando la Scrittura, conservassero il Tetragramma nel testo biblico". (1977, volume 96, n. 1, pag. 77)

Questa ipotesi fu avanzata dallo studioso George Howard come viene riportato anche dal libro "Ragioniamo", ma  la comunità accademica è concorde nel respingerla perché si è visto (ad opera di A. Pietersma) che i cosiddetti manoscritti della LXX col tetragramma sono in realtà delle versioni giudaizzanti, cioè opere che hanno volutamente ebraizzato il testo greco dei LXX per renderlo più vicino alla Bibbia ebraica, e, facendo questo, hanno reintrodotto anche il tetragramma quando nella LXX originale non c'era affatto. Poiché non v'è alcuna prova che gli autori del NT citassero da queste versioni greche giudaizzanti, e non invece dalla LXX senza tetragramma, si dovrà dire che inserire il Nome di Dio nel NT sulla base del fatto che c'era nella LXX è errato, perché nulla dimostra che nella LXX ci fosse il tetragramma. 
In ogni caso, ciò che a noi interessa maggiormente evidenziare è che non vi è nessuna copia del Nuovo Testamento che riporti neppure una sola volta il Tetragramma. E' questo il dato certo e dirimente. Le ipotesi non contano.

 

Inoltre, verso il 245 E.V., il teologo Origene produsse la sua opera più famosa, l'Esapla, una riproduzione a sei colonne dell'Antico Testamento. Il prof. W. G. Waddell dice: "Nell'Esapla di Origene…le Versioni greche di Aquila, Simmaco e LXX [Settanta] tutte rappresentavano JHVH con %&%*; nella seconda colonna dell'Esapla il Tetragramma era scritto in caratteri ebraici". (The Journal of Theological Studies, Vol. XLV, luglio-ottobre 1944, pagg. 158, 159.)

 

Verso la fine del IV secolo, il filologo Girolamo, traduttore della Vulgata latina, nel suo 'Prologus Galeatus' nella prefazione ai libri di Samuele e Malachia, dice: "Troviamo il nome divino di quattro lettere in certi volumi greci fino a questo giorno espresso con lettere antiche". Ciò indica che i cosiddetti "cristiani" che sostituirono il Tetragramma nelle copie della LXX non furono i diretti discepoli di Gesù, ma persone dei secoli successivi, una classe apostata.


risposta al tdg

G. Howard sostiene che "gli scrittori del Nuovo Testamento inclusero senza dubbio il Tetragramma nelle loro citazioni" ma questa è solo una sua convinzione, è lui che non ha nessun dubbio, mentre però in concreto non ha portato una sola prova documentale di Nuovo Testamento nei testi originali, che riporti il Tetragramma formato dalle quattro lettere YHWH. Il quale Tetragramma, se anche vi fosse, ma non c'è, ricordiamolo a chiare lettere,certamente  non potrebbe essere paragonato al termine storpiato "geova" che è  senza significato e mai pronunciato nè da ebrei, nè  da Gesù, nè dai primi cristiani.

Poi tu citi Origene e Girolamo. Questi autori che tu hai accreditato per essere tanto attendibili da indurre la WT a MODIFICARE LA TRADUZIONE DELLA BIBBIA introducendo un termine che non si trova negli originali, erano assertori convinti della Trinità.
Dunque la WT li ritiene degli apostati. Ti sembra coerente che la WT attinga da essi una qualsiasi verità di fede, ancor più quando questo implica la corretta traduzione dei testi sacri?

Questo implicherebbe riconoscere la Tradizione come elemento necessario per ricostruire la Bibbia. Ed è proprio questo che la Chiesa Cattolica ha sempre affermato. Dunque implicitamente riconosci una evidenza che la CHiesa ha sempre difeso. Infatti noi non avremmo i testi sacri che abbiamo se non per la testimonianza accreditante dei padri della Chiesa nè potremmo ricostruire la attendibilità di tutti i singoli libri biblici.

Quindi il canone delle Scrittura è stato messo insieme dalla CHiesa sulla base della Tradizione. E questa operazione è durata 4 secoli. L'Apocalisse ad esempio non entrò nel canone se non alla fine di questo processo di riconoscimento. Quando cioè, secondo la tua espressione, la Chiesa era già "apostata". Rifletti bene su cosa leggi quando hai in mano le Scritture. Allora, o accettiamo che per provvidenza divina vi è stato un soggetto incaricato di effettuare il riconoscimento dei testi sacri con ciò che contiene, e che è pervenuto fino a noi nella forma in cui ci è stato trasmesso, oppure dobbiamo rassegnarci all'idea che tutto ciò che abbiamo delle Scritture è opinabile e frutto del capriccio di una chiesa decaduta. Trai onestamente le conseguenze.

Per quanto riguarda l'Esapla di Origene da te portato in difesa della traduzione indebita del termine Kyros nel NT, devi sapere che esisteva un’unica copia dell’Esapla composta da circa 50 volumi che andò interamente perduta dopo la distruzione della biblioteca di Cesarea, avvenuta nel 653 d. C. per opera degli invasori arabi. Dell’opera non esistono quindi copie ma solo alcune testimonianze tardive di alcuni autori . Non abbiamo dunque neanche un elemento probante di quello che si vuole asserire ma solo ipotesi e ricostruzioni soggettive. Non si è nemmeno sicuri se le sei colonne fossero tutte in greco o tutte in ebraico o quali colonne nell'una e quali nell'altra lingua. Solo ipotesi.

Sta di fatto che a tutt'oggi non abbiamo nessun testo originale che riporti il Tetragramma nel NT e neanche nelle copie pervenuteci.

Si può fare dunque una traduzione sulla base di ipotesi, in assenza di testimonianze unanimi dei primi cristiani e delle espressioni che le prime Chiese usavano ? Evidentemente NO.

Noi cristiani abbiamo ricevuto la forma YAH nel Nuovo Testamento incastonato nella espressione ALLELU YAH = Lodate YAH.
Così lo declamiamo, così lo cantiamo, così lo glorifichiamo.
Da sempre. Perchè così lo troviamo nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, così lo ritroviamo negli scritti dei primi cristiani e così ci è stato trasmesso dai cristiani che si sono succeduti nei secoli seguenti.

Non c'è nulla da inventare. Dio non avrebbe permesso che si oscurasse un termine nel Nuovo Testamento se voleva farlo pervenire a noi. E' chiaro invece che Yah, che non è Geova, è la forma che Egli ci ha fatto pervenire e da 2000 anni viene usato, come espressione di lode e di esaltazione non solo del Padre ma anche del Figlio, che può essere vero Figlio solo se della natura del Padre, altrimenti sarebbe figlio solo metaforicamente e non di fatto. Ma il Vangelo afferma: la Parola era Dio.
Per ora quindi ti lascio riflettere su quanto detto fin qui. Nella speranza che voglia sinceramente convenire che ciò che deve essere professato come certezza  deve essere provato e documentato.
Con stima


[Modificato da Credente 15/05/2017 11:57]
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28/05/2017 23:39
 
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LE MANIPOLAZIONI DELLA BIBBIA DEI TESTIMONI DI GEOVA
(Atti degli apostoli capitoli 1-8)
Leggendo gli Atti degli Apostoli, ho riscontrato che i primi cristiani erano TESTIMONI DI GESÚ CRISTO E PREDICAVANO IL NOME DI GESÚ.
Erano disposti a morire per il nome di Gesú.
I Testimoni di Geova invece hanno SOVVERTITO il vangelo di Cristo, e si sono messi a predicare un falso nome al posto del nome di Gesú. Hanno adirittura manipolato la loro traduzione della Bibbia, cambiando il termine Signore la dove si trova nei testi originali e hanno messo al posto del termine Signore riferito a Gesú il falso nome di Geova. Infatti solo nel libro degli Atti degli apostoli hanno SOSTITUITO ben 52 volte i termini Signore o Dio, con il nome Geova.
In Atti il termine SIGNORE é sempre riferito a Gesú Cristo che é
"IL NOSTRO UNICO SIGNORE E PADRONE", come si legge nella lettera di Giuda 1:4 Ora sostituendo il termine SIGNORE riferito a Gesú, col nome di Geova, avviene UNO SCAMBIO DI PERSONA, in questa maniera leggendo nella falsa Bibbia manipolata dei Testimoni di Geova, tutto ció che leggerete essere normalmente riferito al SIGNORE GESÚ CRISTO, diventa riferito invece al falso nome Geova.
Di seguito alcuni esempi delle manipolazioni apportate e di come é cambiato cosi facendo non solo la persona ma anche il senso.
Dalla TRADUZIONE MANIPOLATA che usano i Testimoni di Geova in Atti 1:24 leggiamo: "Pregarono dicendo: tu Geova che conosci i cuori di tutti".
Traducendo cosí si scambia la persona a cui si stanno rivolgendo in preghiera gli apostoli. Infatti se leggiamo nei testi originali di tutte le Bibbie piú antiche leggeremo:
"Pregarono dicendo TU SIGNORE che conosci i cuori di tutti". (Atti 1:24)
Dunque gli apostoli STANNO PREGANDO RIVOLGENDOSI AL SIGNORE GESÚ CRISTO E NON A GEOVA, come invece hanno falsamente tradotto i Testimoni di Geova nella loro traduzione INGANNEVOLE.
Un altro esempio sempre nella falsa traduzione Bibblica che usano i Testimoni di Geova lo troviamo in Atti 2:47 dove loro traducono cosí:
"Geova aggiungeva ogni giorno alla loro comunitá quelli che erano salvati".
Dunque secondo la loro traduzione era Geova ad aggiungere credenti, mentre se leggiamo nei testi originali leggeremo che era IL SIGNORE GESÚ CRISTO a fare questo e non Geova.
"IL SIGNORE aggiungeva ogni giorno alla loro comunitá quelli che erano salvati".
Come avete visto da questi 2 esempi i Testimoni in effetti effettuano UNO SCAMBIO DI PERSONA nel tradurre la loro Bibbia, e questo lo fanno in maniera molto sottile e subdola, loro quando vedono il termine SIGNORE che é riferito sempre a Gesú LO ELIMINANO E mettono il nome Geova al posto di Signore. In questo modo tutto quello che normalmente sarebbe attribuito all'operato del Signore Gesú loro invece lo attribuiscono all'operato di Geova e al falso nome Geova.
Un altro esempio lo troviamo in Atti 5:19 dove nella traduzione manipolata dei Testimoni di Geova leggiamo:
"Ma l'angelo di Geova aprí le porte della prigione, e li condusse fuori".
Qui fanno credere che é l'angelo di Geova a liberare gli Apostoli dalla prigione. Invece nei testi originali leggeremo che fú "L'ANGELO DEL SIGNORE", cioé l'angelo di Gesú a liberarli. Anche qui vediamo che per innalzare Geova hanno fatto uno scambio di persona, AGGIUNGENDO nella loro traduzione il nome di Geova che quí non centra niente in quando é Gesú stesso a mandare il suo angelo per liberare gli apostoli.
Un esempio simile lo troviamo anche in Atti 8:26 dove nella traduzione manipolata che usano i Testimoni leggiamo:
"L'ANGELO DI GEOVA parló a Filippo".
Mentre anche qui non fú l'angelo di Geova a parlare a Filippo, ma invece era L'ANGELO DEL SIGNORE GESÚ.
Un altro esempio lo possiamo leggere in Atti 8:22 dove i Testimoni traducono cosi: "Pentiti e SUPPLICA GEOVA affinché ti perdoni".
Leggendo nella loro traduzione manipolata si legge di supplicare Geova per essere perdonati, invece leggendo nei testi originali leggeremo:
"Pentiti e SUPPLICA IL SIGNORE affinché ti perdoni".
Dunque é IL SIGNORE GESÚ che si doveva supplicare per essere da lui perdonati. Anche in questo caso notiamo lo scambio di persona che fanno i Testimoni di Geova, avendo nella loro traduzione ELIMINATO IL TERMINE SIGNORE RIFERITO A GESÚ E AVENDOLO SOSTITUITO CON IL FALSO NOME GEOVA fanno dire una cosa per un altra alla stessa Bibbia.
Questo lo fanno per sostenere la loro falsa dottrina secondo cui Gesú non puó essere pregato, supplicato o invocato. Qui vediamo peró che si legge di SUPPLICARE IL SIGNORE, cioé Cristo, e per INGANNARE IL LETTORE é bastato semplicemente SOSTITUIRE il termine Signore con il nome di Geova, facendo cosí credere che i primi cristiani supplicavano Geova e non Cristo.Quando invece era proprio il SIGNORE GESÚ ad essere supplicato ed invocato.
Questi sono solo alcuni esempi di manipolazioni delle scritture che hanno fatto i testimoni di Geova nel tradurre la loro falsa Bibbia INGANNEVOLE.
Perché il Corpo Direttivo a capo dei Testimoini ha STUDIATO questo subdolo e sottile inganno? É molto semplice:
Giuda 4
"Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali già da tempo è scritta questa condanna); empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio e NEGANO IL NOSTRO UNICO PADRONE E SIGNORE GESÚ CRISTO".
Questi sono i predetti "UOMINI EMPI CHE NEGANO IL NOSTRO UNICO PADRONE E SIGNORE GESÚ CRISTO"
Abbiamo visto 5 esempi di come il Corpo Direttivo a capo dell'organizzazione dei Testimoni di Geova ha MANIPOLATO la loro traduzione Bibblica NEGANDO COSI in 5 diverse occasioni "IL NOSTRO UNICO PADRONE E SIGNORE GESÚ CRISTO". HANNO NEGATO IL SIGNORE GESÚ ATTRIBUENDO IL SUO OPERATO ad un falso nome.
Questi uomini empi non vogliono accettare che "Gesú Cristo EGLI É IL SIGNORE DI TUTTI". (Atti 10:36)
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11/09/2017 23:24
 
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L’assurda teoria geovista dell’occultamento del nome di Dio!

Analizziamo i fatti: la WTS sostiene che Gesù abbia pronunciato il nome divino molte volte e che abbia insegnato ai suoi discepoli di usare sempre il nome divino, se così fosse sicuramente i cristiani del I secolo non lo avrebbero mai e poi mai occultato, la WTS sostiene che i cristiani del I secolo usavano il nome divino come fanno loro oggi col geova che non è ritenuta la pronuncia più probabile neanche dal CD (vedere “il nome divino che durerà per sempre”), ma ammettiamo per assurdo che i cristiani del I secolo usavano sempre il nome divino e PER QUEL NOME VENIVANO PERSEGUITATI E UCCISI, se così fosse, sicuramente avrebbero avuto grande considerazione per il nome divino e sarebbero stati conosciuti proprio per quel nome e chi avrebbe scritto di loro non li avrebbe definiti “cristiani” da Cristo ma bensì “geoviani” o “geovesi” o “geovisti” dal nome geova che avrebbero tanto predicato e fatto conoscere e invece: NIENTE!

E va bene che gli scrittori contemporanei erano “increduli” e “idolatri” ma è pur vero che NON AVEVANO NESSUNA RAGIONE DI OCCULTARE QUEL NOME se davvero fosse stato tanto pronunciato dai cristiani!
Passiamo al II secolo: la WTS sostiene, visti i più antichi manoscritti neotestamentari di quell’epoca che NON contengono il nome divino e neanche il tetragramma, che già allora dei cristiani infedeli e apostati lo avrebbero cancellato, eppure anche in quel secolo i cristiani continuavano a subire persecuzioni e venivano uccisi per il nome di Cristo (e non di geova), se davvero quei cristiani avessero anche solo assistito all’occultamento del nome del Dio che adoravano, sicuramente non avrebbero avuto tutta quella fede necessaria per affrontare le persecuzioni!

Nell’opuscolo “il nome divino che durerà per sempre” il Corpo Direttivo accusa quei cristiani di aver apostatato dal puro insegnamento (che sarebbe il loro!) e di aver occultato il nome divino dalle scritture, eppure in varie pubblicazioni che parlano dell’integrità delle scritture bibliche giunte a noi nel XXI secolo, lodano i cristiani di quell’epoca per aver salvaguardato l’integrità delle scritture!

Insomma, si dovrebbero decidere: quei cristiani chi erano?
Apostati che cancellarono il nome divino per ben 237 volte dal NT?
Oppure
Scrupolosi copiatori del testo che copiarono con attenzione parola per parola visto che la ritenevano Parola di Dio?
Inoltre consideriamo pure che se quei cristiani erano apostati manomissori del Testo, tanto arditi nella loro apostasia da osare cancellare per ben 237 volte il nome di Dio, chi ci garantisce adesso che non abbiano manomesso altre parti del Testo, visto che non rispettavano neanche il nome del Dio di cui avrebbero dovuto perpetuare la Parola?

Altra cosa da considerare:
Nei primi secoli dell’era cristiana la Chiesa viveva in clandestinità e non era affatto facile per cristiani di diverse città avere incontri di fede (tipo le assemblee geoviste di oggi) soprattutto vista l’estrema lentezza dei mezzi di trasporto dell’epoca e delle comunicazioni epistolari su lunghe distante, come sarebbe stato possibile fare passare a TUTTI gli scribi cristiani l’ordine di cancellare il nome del Dio che adoravano dal Testo senza causare scismi e ribellioni a un simile ordine che in pratica RINNEGAVA il Dio che predicavano?
Certo, ci furono varie chiese eretiche che si staccarono dalla Grande Chiesa di allora, ma gli scritti di tutte quelle chiese non contengono affatto il nome divino e perciò i motivi per cui si staccarono furono ben altri, tra i quali il più insidioso fu l’eresia ariana che si diffuse a macchia d’olio e rinnegava la divinità di Cristo (come fanno oggi i Tdg), nonostante i gravi problemi sorti i vescovi delle varie chiese non poterono riunirsi perché avevano problemi ben più grossi da affrontare (le persecuzioni e le varie eresie) nelle loro città.

Fu con l’Editto di Tolleranza di Costantino nel 312 che cessò la clandestinità nella quale la Chiesa era costretta a vivere e la Chiesa venne fuori già perfettamente organizzata e fu facile per i vari vescovi riunirsi per dirimere i problemi dottrinari sorti nei secoli, perciò ecco che ci fu il tanto famigerato (per i geovisti) Concilio di Nicea che fu chiamato a dirimere le questioni sorte per via degli insegnamenti del vescovo Ario, alla fine, accogliendo le tesi del vescovo Atanasio, fu RIBADITO ( e NON affermato) che il Figlio era della stessa Sostanza del Padre cioè la consustanzialità e che perciò il Figlio non era una creatura ma era effettivamente Figlio di Dio, la WTS fa capire che in seguito a questa presunta affermazione apostata (dal loro punto di vista) i veri cristiani (per loro gli ariani) sarebbero stati perseguitati e invece la storia insegna che, nonostante la sconfitta di Nicea, gli ariani non indietreggiarono affatto, Ario visse una vecchiaia tranquilla mentre Atanasio dovette andare in esilio, inoltre l’arianesimo si diffuse sia nell’impero e sia fra i popoli barbari vicini e pure nella casa imperiale!
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16/09/2017 22:14
 
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La traduzione in italiano del Nome rivelato da Dio a Mosè in Esodo 3,14, per la maggioranza dei traduttori seri e qualificati è: IO SONO COLUI CHE SONO.
Se pur sono possibili alcune altre forme per poter rendere questo Termine verbale, la traduzione deve comunque rendere l'idea di ciò che DIo rivela di Sè e cioè del suo ESSERE ETERNO (IO SONO COLUI CHE E', IO SONO SEMPRE, IO SONO COLUI CHE FA ESSERE) . 

Nella traduzione della wt, il Tetragramma viene invece reso in maniera distorta e fuorviante così: :
“IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE”.*

In tale espressione geovista del Nome divino, non risulta che Dio sia l'ESSERE sussistente ma solo uno che dovrà ancora mostrare di essere.
E cioè non permette di comprendere neppure lontanamente la natura di DIo che rivelando il suo Nome ha voluto comunicarci qualcosa di sostanziale di Se stesso.
IO SONO, senza alcuna ulteriore specificazione è anche la qualifica che Gesù stesso si è dato in ben 7 occasioni nel vangelo di Giovanni.
La wt traducendo il sacro Tetragramma con IO SONO, avrebbe dato occasione di accostare Gesù alla divinità e quindi per tale ragione ne ha distorto anche la traduzione, rendendolo in una forma errata, inappropriata e incomprensibile.
Oltre ad aver distorto l'impronunciato Tetragramma,  in un "geova"  sicuramente errato e mai da nessuno pronunciato nei tempi biblici e successivi tempi cristiani, troviamo quindi che anche la traduzione che la wt, fa del Tetragramma è errato ed ingannevole.



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22/12/2017 18:24
 
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Con la traduzione del Tetragramma, il termine con cui il Signore ha voluto farsi conoscere a Mosè e al suo popolo, noi possiamo comprendere qualcosa della natura divina. Traducendo dall'originale ebraico la traduzione che maggiormente rende il il significato vicino a quello che il SIgnore ha inteso rivelarci è IO SONO COLUI CHE SONO (SEMPRE), che quindi indica l'Essenza eterna di Dio e che non ha nè inizio nè fine.
Tutto questo non lo si riesce a capire dalle traduzioni TNM, nè di prima nè di adesso, fatte dalla JW.ORC
infatti
le traduzioni precedenti riportavano:
A ciò Dio disse a Mosè: “IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE”.*+ E aggiunse: “Devi dire questo ai figli d’Israele: ‘IO MOSTRERÒ D’ESSERE mi ha mandato a voi’”.+

l'attuale traduzione invece riporta
Es 3,14 Allora Dio disse a Mosè: “Io Diverrò Ciò Che Scelgo* Di Divenire”.*+ E aggiunse: “Devi dire questo agli israeliti: ‘Io Diverrò mi ha mandato da voi’”.+

Prima la traduzione era già lontana dal permettere di comprendere qualcosa di Dio anche figurava almeno il verbo ESSERE, ora è praticamente impossibile: il verbo ESSERE è scomparso del tutto.

Conclusione: oltre ad avere un vocabolo ("geova") che non c'entra nulla col Tetragramma ebraico), hanno reso anche impossibile comprenderne il significato.
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12/01/2018 00:08
 
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Per cercare di accreditare l'uso improprio ed arbitrario del termine "geova" nel Nuovo Testamento della loro "bibbia",  la wt ha riprodotto in appendice alla loro versione, questa foto in cui si mostrano dei frammenti in cui compaiono dei vocaboli del tetragramma.



Vorrebbero con questo concludere che nel Nuovo Testamento, essendoci delle citazioni tratte dalla versione detta "settanta", dovesse necessariamente contenere quelle citazioni, tutte contenenti il Tetragramma.
Ma va evidenziato quanto segue:
Il primo dei frammenti mostrato a sinistra nella foto appartiene a una versione in ebraico del vecchio Testamento e quindi la wt non può utilizzarlo per l'argomento che si propone, ma conferma quanto già sappiamo e cioè che nelle versioni ebraiche c'era il Tetragramma, ma non nella "settanta" che era tradotto in greco.

Per quanto riguarda il secondo frammento mostrato in foto ci dice solo che vi potevano essere alcuni casi in cui il Tetragramma o parte di esso veniva riportato, ma certamente non era "geova" nè MAI risulta una tale forma di vocabolo.
inoltre ricordiamo che
- non vi è NESSUN MANOSCRITTO, PAPIRO O FRAMMENTO dei Testi del Nuovo Testamento a noi pervenuti, in cui vi fosse il Tetragramma
- Nei numerosi rotoli  trovati a Qumran della settanta greca,  normalmente non si trova il nome divino  tranne in  un caso isolato e in forma ridotta (Yao) e non "geova".
   Ciò significa che normalmente nelle comunità ebraiche precristiane, gli Esseni di Qumran erano già abituati ad EVITARE con cura la pronuncia o la regolare trascrizione del Tetragramma ebraico.
- Non è detto che gli scrittori del Nuovo Testamento abbiano dovuto necessariamente copiare le citazioni allo stesso modo in cui si trovavano nella settanta, sempre ammesso e non concesso che la versione della settanta da essi posseduta contenesse il Tetragramma.
- Se anche si ammettesse che il testo della settanta di cui Gesù e gli apostoli erano in possesso riportasse il Tetragramma, è certo che Gesù mai lo pronunciò pubblicamente, nella forma ebraica originale, che era proibito. Se lo avesse fatto, i suoi invidiosi e accesi accusatori, che cercavano attentamente ogni possibile appiglio per poterlo cogliere in fallo, avrebbero utilizzato subito e molto volentieri la stringente norma che vietava di pronunciare il Tetragramma a chicchessia, per poterlo accusare.
- Per tale motivo, ammesso e non concesso che la settanta greca contenesse il Tetragramma, è comprensibile che gli scrittori del Nuovo Testamento si siano comportati allo stesso modo con cui si era comportato Gesù di fronte al Tetragramma, e cioè non pronunciandolo e non introducendolo nei loro scritti.
- quando Gesù disse: "ho fatto conoscere il Tuo Nome", non significa aver fatto conoscere un vocabolo, come se questo vocabolo fosse sconosciuto, o fosse una novità al suo tempo ( infatti era noto e il sommo sacerdote  lo pronunciava nel luogo sacro). Ma significava invece aver fatto conoscere la Persona del Padre, le sue caratteristiche e qualità, mostrandole in pienezza in tutti i suoi insegnamenti e soprattutto in se stesso. Disse infatti a Filippo: Non credi tu che IO SONO NEL PADRE E IL PADRE E' IN ME? (Gv 14,10)

Inoltre
Chiunque abbia una basilare preparazione in biblistica sa che dei 5000 manoscritti delle scritture greche nemmeno un brandello contiene il tetragramma, quindi figurarsi il "finto" nome Geova. La Watchtower ha tentato in passato di far passare come legittima la sua evidente manipolazione traduttiva usando citazioni tratte da studiosi come George Howard che alla fine degli anni '70 ipotizzava (usando la parola teoria) che nei manoscritti greci originali ci fosse il nome divino, successivamente sostituito. Sebbene l'autore non nasconda che la sua sia una mera ipotesi, la WTS afferma senza dubbio che tale teoria rifletta di fatto la realtà. Quindi, non solo hanno sfruttato indebitamente e furbescamente le parole (discutibili) di uno studioso, ma continuano ad affermare qualcosa che in buona sostanza non corrisponde al vero. Compito del traduttore è quello di tradurre, non di intervenire sul testo alterandolo a piacere. Se i testi greci a noi pervenuti non presentano il tetragramma, l'onestà intellettuale imporrebbe di tradurre correttamente il testo invece di inserire una parola che non c'è da nessuna parte. Purtroppo riguardo a questi argomenti la maggioranza dei tdg attinge le proprie "informazioni" solo dalla WTS, che illude tutti i suoi membri di poter essere dei piccoli esperti in critica testuale e storia antica, semplicemente snocciolando qualche citazione tagliata ad hoc e degli schemi grafici che riescono sicuramente ad offendere l'intelligenza del lettore, invece di educarlo.

Ovviamente se fosse stata attuata una contraffazione così sistematica, allora nessun testo sarebbe affidabile. I frammenti in nostro possesso provengono da luoghi diversi e da momenti storici diversi. Anche ammesso (e non concesso) che tutti i copisti nelle varie comunità sparse per il mondo fossero riusciti a mettersi d'accordo per sostituire il tetragramma, ciò non avrebbe alcun senso a livello storico dal momento che nemmeno un singolo brandello di papiro ci è arrivato con il tetragramma in esso. Dovremmo forse supporre che i testi originali siano stati distrutti per lasciare spazio a delle copie "contraffatte"? Non è del tutto inverosimile. Ma se si ammette anche solo per un attimo tale ipotesi, allora per coerenza si deve mettere in discussione l'intera scrittura greca giunta a noi, distruggendo quindi l'idea di ispirazione divina dei testi e togliendo ogni barlume di credibilità a qualunque dottrina cristiana, compresa quella della Watchtower.
Tenendo anche in debito conto che se si fosse verificata questa contraffazione sistematica bisognerebbe pensare che Dio non è riuscito a preservare la sua stessa Parola, il che è impensabile.



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da http://testimonidigeovachiedono.blogspot.com/2018/10/tetragramma-e-scritture-cristiane.html#more

Un antico manoscritto sostiene l’uso del nome di Dio? 

 
Recentemente sul sito ufficiale dei Testimoni di Geova, al linkhttps://www.jw.org/it/cosa-dice-la-Bibbia/storia/tetragramma-biblico-yhwh-antico-manoscritto/ ("Un antico manoscritto sostiene l’uso del nome di Dio") è apparso un video decisamente interessante. Non è interessante per quanto riguarda il contenuto, che è banale e opinabile, piuttosto per quanto riguarda l’abile uso di una tecnica retorica definita “ragionamento circolare”: un modello argomentativo in cui le premesse dimostrano le conclusioni e viceversa… 
Tuttavia, in questa sede, lo scopo sarà quello di capire più a fondo l’argomento ed offrire qualche spunto di ricerca a chi è disposto a indagare più a fondo.

Una doverosa premessa

Vorrei iniziare questa dissertazione cercando di valutare le fonti da cui le argomentazioni provengono. Penso sia fondamentale comprendere con chi stiamo parlando e quali siano le sue credenziali (senza cadere nel tranello dell’intimidazione intellettuale, ovviamente).La premessa al video dichiara testualmente:

“Alcuni esperti spiegano in che modo un antico manoscritto sostiene la decisione di ripristinare il nome di Geova nelle Scritture Greche Cristiane”.

Perciò, la prime domande che mi vorrei porre sono: chi sono questi esperti? In quale materia sono esperti? 

Durante il video sono intervistate alcune persone, ovvero i sedicenti “esperti”, elencate di seguito:


  1. · Izak Marais
  2. · Franz Schredl
  3. · Mark Noumair.


Mi sono permesso di fare qualche ricerca con “Google”, per capire quali fossero le credenziali ed i titoli accademici in possesso di questi sedicenti esperti e ho scoperto che, per tutti loro, le uniche credenziali disponibili derivano dal sito http://wol.jw.org. Sicuramente, questi signori, spinti dalla loro impareggiabile modestia cristiana non avranno voluto sbandierare i loro diplomi ai quattro venti per cui, probabilmente, l’unico modo per valutare la loro credibilità (e, come conseguenza, quella di tutto il video) è quella di analizzare in dettaglio le loro affermazioni, proprio per vedere se possono avere qualche base logica, oltre che accademica. 


Izak Marais


Il nostro primo “esperto” esordisce (minuto 0:43) con un’affermazione assolutamente vera:

“Le copie più antiche delle Scritture Greche Cristiane a nostra disposizione non contengono il nome divino; usano forme sostitutive come Dio o Signore.”

Attualmente, anche se ogni anno il numero può cambiare, sono stati rinvenuti 5306 manoscritti delle Scritture Greche Cristiane. A parte il fatto che non ce n’è uno completamente uguale all’altro (già questo fatto dovrebbe farci sospettare una qualche manipolazione…) su una cosa sono tutti d’accordo: nessuno di questi manoscritti (non solo le più autorevoli “copie più antiche”) contiene il presunto “nome divino” né in una forma esplicita né come tetragramma. Al contrario, nelle Scritture Ebraiche, di cui possediamo circa 700 manoscritti (vi invito a verificare questo dato perché non sono più stato in grado di aggiornarlo) il Tetragramma vi compare circa 6000 volte!

Vi prego di tenere a mente che in questa affermazione si parla solo di Scritture Greche Cristiane.



Franz Schredl


Immediatamente dopo (minuto 0:53), il secondo “esperto” dichiara:

“Coloro che copiavano i manoscritti originali adottarono molto presto l’abitudine di sostituire il nome di Dio con dei titoli. Ma questa pratica non equivale a una traduzione, poiché una cosa è un nome, un’altra cosa è un titolo. E questi titoli non hanno neppure lo stesso significato del nome Geova.”

Ed ecco che con un’abile mossa si confonde il pubblico deviando l’argomento sulle Scritture Ebraiche, oltretutto confondendo le acque. Analizziamo l’affermazione in dettaglio:

1. “Coloro che copiavano i manoscritti originali” quali scritti copiavano? Se avessero copiato le Scritture Cristiane, oggi, tra i 5306 manoscritti ne avremmo almeno uno con la presenza del Tetragramma, invece… Se diciamo che il Tetragramma era presente solo in quelli originali che, però, sono andati distrutti… semplicemente le nostre affermazioni non hanno valore perché ci mancano le prove per sostenerle.

2. “Questa pratica non equivale a una traduzione”… quindi, stavano copiando o traducendo? E se stavano traducendo, stavano traducendo le Scritture Greche? È semplicemente impossibile sostenerlo! Quindi stiamo parlando delle Scritture Ebraiche; ciò può essere confermato dal fatto che nella loro prima traduzione (chiamata dalla tradizione “dei LXX”) al posto del Tetragramma, il più delle volte, troviamo le espressioni greche “kyrios” (Signore) o “Theos”(Dio).



Mark Noumair


Il terzo “esperto” rincara la dose dicendo (minuto 1:14):

“Dato che le Scritture Greche Cristiane furono un’aggiunta ispirata alle Scritture Ebraiche e che, nelle Scritture Ebraiche, il nome divino Geova era stato usato circa 7000 volte, l’improvvisa scomparsa del nome di Geova dal testo greco è un’incoerenza.”

Questa è una frase in cui il “ragionamento circolare” abbonda. Proviamo a riformularne il contenuto: “siccome nelle Scritture Ebraiche il Tetragramma (non il nome Geova!) è presente circa 7000 volte, il fatto che non ci sia nelle Scritture Greche è un’incoerenza”. Oppure: “è un’incoerenza il fatto che non ci sia il Tetragramma nelle Scritture Greche, dato che nelle Scritture Ebraiche vi si trova circa 7000 volte”. Sarebbe come dire: “dato che, per preparare la torta, lo zucchero viene aggiunto alle uova e che nelle uova si trova tanto colesterolo, è un’incoerenza il fatto che nello zucchero non si trovi il colesterolo!”. In più, questa “improvvisa scomparsa” è testimoniata nelle traduzioni delle Scritture Ebraiche, non nella ricopiatura delle Scritture Greche Cristiane.

Al minuto 2:17 Noumair sostiene ancora:

“Nel 1944 accadde un fatto stupefacente. Una rivista di teologia pubblicò un frammento della Settanta tratto dalla collezione del Papiro Fouad 266. Quel frammento conteneva il nome divino. Nel testo greco il Tetragramma compariva non una sola volta, ma in tutto il testo. Si trattava di un frammento molto antico risalente al I sec. a.E.V.; ma la cosa importante è che forniva una prova evidente della presenza del nome divino nel testo originale.”

Questa dichiarazione sostiene ciò che si diceva in precedenza: il Tetragramma è presente nelle Scritture Ebraiche e il Papiro Fouad 266 rappresenta un’eccezione interessante perché riporta il Tetragramma in caratteri ebraici quadrati (tanto che chi lo leggeva in greco, erroneamente lo interpretava come una coppia di lettere “pi” e “iota” e lo pronunciava “pipi”). La seguente immagine lo dimostra (si noti la differenza tra i caratteri nel riquadro e quelli precedenti):




Oltretutto, il Papiro Fouad riporta solamente alcune porzioni di Genesi e Deuteronomio ed è, effettivamente, datato tra il I e il II sec. E.V.

Curiosa l’affermazione “[questo papiro] forniva una prova evidente della presenza del nome divino nel testo originale”: è la scoperta dell’acqua calda, dato che in tutti i manoscritti originali che abbiamo delle Scritture Ebraiche compare sempre il Tetragramma.


Al minuto 3:50, Mark continua dicendo:

“Questa prova così ben preservata sostiene ciò che Gesù disse in preghiera in Giovanni 17:26. Disse a suo Padre: ‘Io ho fatto conoscere il tuo nome e lo farò conoscere’”.

Facendo questa affermazione, purtroppo, Mark dimostra la sua completa ignoranza rispetto alla cultura semitica, secondo la quale “nome” non è un etichetta ma rappresenta la totalità della persona: la persona stessa in senso concreto. Il fatto stesso che il nome di una persona potesse essere cambiato nel corso della sua vita dimostra come fosse il nome a doversi adattare alla persona, proprio perché è la persona come essere che è più importante. Se volessimo rendere in senso ermeneutico le parole scritte in Giovanni 17:26 (ammesso che le abbia veramente pronunciate Gesù), dovremmo renderle con: “Io ti ho fatto conoscere e continuerò a farlo”. In effetti, la vita di Gesù raccontata nei Vangeli dimostra proprio quest’ultima affermazione. 

Come prosegue il video? 

Dal minuto 1:28 troviamo un’interessante ammissione, che riassumo: il Comitato di Traduzione è conscio del fatto che nessuno studioso pensa che il Tetragramma sia presente nelle Scritture Ebraiche, tuttavia crede che vi debba apparire. Il ragionamento prosegue dicendo che tutti gli studiosi sostengono (e di questo, purtroppo, ne hanno le prove) che nelle copie disponibili della traduzione “dei LXX” a loro disposizione il Tetragramma non vi comparisse, motivo per cui non ha senso che vi compaia nelle Scritture Greche (in realtà, la motivazione è prettamente teologica, ma questa è un'altra storia...). 

Anche in questo caso stiamo confondendo ancora le acque, infatti stiamo implicitamente parlando delle citazioni delle Scritture Ebraiche che compaiono nelle Scritture Greche, in particolare di quelle Scritture Ebraiche in cui compare il Tetragramma. Purtroppo, anche in questo caso possiamo fare solo ipotesi: può essere che limitatamente a queste citazioni il Tetragramma fosse stato presente nelle stesure originali? Potrebbe anche essere (anche se personalmente ne dubito per come si è sviluppata la cristologia nel primo e secondo secolo e in considerazione del periodo in cui furono scritte), tuttavia non ne abbiamo le prove e non si possono, di conseguenza, trarre conclusioni dogmatiche. In ogni caso, ammesso che tutto ciò sia possibile, si tratterebbe comunque del Tetragramma e non del nome Geova! Il Papiro Fouad, di cui si parla in precedenza, ne è la prova, dato che quei traduttori non si sono nemmeno presi la responsabilità di traslitterare in caratteri greci il Tetragramma!

È interessante come il video prosegua con altre affermazioni in cui si vuole attribuire una valenza “miracolosa” al ritrovamento del Papiro Fouad: fatalità proprio quando il Comitato di Traduzione stava per iniziare con le Scritture Greche! Salvo poi smentirsi sostenendo al minuto 2:17 che il papiro fu ritrovato nel 1944 e al minuto 3:05 che il Comitato iniziò a tradurre le Scritture Greche nel 1947. Tre anni dopo! Veramente un tempismo miracoloso!
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[Modificato da Credente 29/10/2018 22:49]
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12/01/2018 11:57
 
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Esaminiamo in dettaglio l'intera questione posta dai tdg sui frammenti dei manoscritti greci contenenti il nome divino:

La Bibbia dei Settanta è la prima versione in greco dell'Antico Testamento. Fu redatta tra il III sec. a.C. e il II secolo a.C. per venire incontro alle esigenze di culto e di proselitismo dei giudei residenti in Egitto e, più in generale, fuori della terra d'Israele. Fu fortemente voluta soprattutto dagli ebrei della diaspora che non comprendevano più l'ebraico. Secondo la lettera di Aristeia, è detta "dei Settanta" perché sarebbe stata eseguita da settanta saggi nell'isola di Faro (Alessandria d'Egitto), su richiesta di Tolomeo II Filadelfo.

La Bibbia dei Settanta tradusse il tetragramma con (Kyrios) (Signore) in oltre 2000 manoscritti e papiri. Esistono però testimonianze di limitati casi di copie della versione dei Settanta (I° secolo a.C. – III° secolo d.C.) che hanno reso il nome di Dio in altro modo (caratteri greci, lettere greche maiuscole IAO, caratteri aramaici, caratteri paleoebraici, due jod ebraiche ed un trattino in mezzo, caratteri ebraici, caratteri ebraici quadrati). Al momento, fatta eccezione per le versioni greche di Aquila, Teodozione e Simmaco (che reintrodussero il tetragramma in chiara polemica con la cristianità), non è però possibile dire se si tratti di manoscritti fedeli ad un testo originale scomparso, di versioni greche parallele, di traduzioni manipolate, di sporadiche correzioni ebraiche sul testo greco o di autorevoli revisioni della Settanta su un testo pre-masoretico, ormai irrimediabilmente perduto.

Sulla storia del testo della LXX esistono infatti non poche teorie. Tra esse è forse il caso di ricordare:

la teoria della proto-Settanta (P.A. De Lagarde);

la teoria della pluralità delle traduzioni (P. Kahle);

la teoria delle correzioni ebraiche (E. Bickerman);

la teoria delle due fonti testuali (D. Barthélemy);

la teoria dei testi locali (F.M. Cross e scuola di Harvard).

Secondo la teoria della proto-Settanta esisterebbe un'unica versione greca antica dalla quale si sarebbero diversificate tutte le varie recensioni locali. Secondo la teoria della pluralità delle traduzioni sarebbero esistite varie traduzioni della Bibbia in lingua greca, delle quali i cristiani avrebbero conservato solo un testo standard. Secondo la teoria delle correzioni ebraiche, oltre ad un testo iniziale intatto, esisterebbero versioni successive in cui gli ebrei avrebbero introdotto correzioni stilistiche e giudaizzanti. Secondo la teoria delle due fonti testuali esisterebbero due lezioni greche dell'Antico Testamento: una cristiana di Antiochia (abbastanza integra) e l'altra ebraico-palestinese (soggetta a parecchie revisioni giudaizzanti). Secondo la teoria dei testi locali esisterebbero ben tre famiglie testuali: da una prima famiglia testuale localizzata ad Alessandria d'Egitto si sarebbero differenziate due altre famiglie localizzate ad Antiochia e a Babilonia.

La sostituzione del Santo Nome con Kyrios da parte dei traduttori originali ed il mantenimento di Kyrios da parte dei successivi copisti non sembra rispondere ad un'unica logica. Si potrebbe infatti pensare:

· ad una iniziale riservatezza dovuta al fatto che la versione dei Settanta era rivolta agli ebrei residenti fuori della terra di Israele (soprattutto nella colonia di Alessandria d'Egitto) ed essendo scritta in greco poteva essere letta anche dai pagani;

· al discutibile tentativo dei giudei dispersi in Egitto ed in Mesopotamia di proporre ai gentili una religione monoteista, cosmopolita ed universale, totalmente svincolata dal Dio nazionale degli ebrei, dagli aspetti più sacri e segreti dello jahvismo e dai caratteri più radicali, politici e fondamentalisti della tradizione sacerdotale (Isaia 19,16-25);

· al fatto che molti copisti dell'Antico Testamento spesso non comprendevano il senso del tetragramma;

· al fatto che la pronuncia del tetragramma era spesso ignota e pertanto intraducibile in greco, dato che i rabbini tendevano a leggere Adonay tutte le volte che trovavano YHWH;

· al fatto che il nome di Dio diventava incomprensibile, illeggibile ed oscuro se si manteneva il tetragramma ebraico nelle versioni greche;

· al fatto che, traslitterando in greco il tetragramma con p?p? (come fece Teodozione), il nome di Dio perdeva ogni significato logico;

· ad un atteggiamento reverenziale verso il Santo Nome;

· alla non remota possibilità di equivocare la pronuncia del nome di Dio (Jahvé) con quello del padre degli dei pagani (Giove);

· al timore di pronunciarlo, derivante dal divieto di nominare il Nome di Dio invano (Esodo 20,7);

· al fatto che spesso la Settanta tradusse il verbo ebraico ??? (naqab) che vuol dire bestemmiare con il verbo greco ???µa?? (onomazo) che vuol dire nominare (Levitico 24,16);

· all'uso magico del nome di Dio (Origene, Contro Celso, I, 24);

· al sorprendente fatto che alcune scritture del Vecchio Testamento riguardanti YHWH vengono applicate nel Nuovo Testamento a Gesù Cristo (si confronti Salmo 102,25-27 con Ebrei 1,10-12; Isaia 8,12-13 con 1 Pietro 3,14-15; Isaia 40,13 con 1 Corinzi 2,16; Gioele 3,5 con Romani 10,13).

Invece di ripercorrere le ormai consuete tappe della polemica con i Testimoni di Geova sul "nome divino" (Geova sì! Geova no!, il Tetragramma si dovrebbe pronunciare Jahvé ...), sarà proficuo un diverso approccio al tanto discusso problema della presunta presenza del Tetragramma negli scritti originali del NT, un approccio lineare e semplice che evidenzierà le insostenibili conseguenze derivanti dalle preconcette tesi geoviste. Per una dettagliata trattazione sul significato del Tetragramma e sulle ragioni per cui il termine "Geova" non rappresenta accuratamente alcuna forma del "nome", si rimanda a B. Vona, L'enigma di un nome: JHWH in A.Aveta, I Testimoni di Geova: un'ideologia che logora, Roma 1990, pp. 90-115.

I Testimoni di Geova ritengono di offrire ampie prove di appartenere all'unica, vera religione approvata da Dio e, a loro avviso, una delle fondamentali esigenze della vera religione dev'essere la santificazione del "nome" di Dio; infatti essi adoperano questo "nome" (Geova) nella pratica religiosa e, addirittura, si vantano di averne "ripristinato l'uso" in tutta la loro versione della Bibbia (conosciuta col titolo di Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture). Queste argomentazioni, implicitamente riprese in un articolo, intitolato "JHWH. Il Tetragramma nel Nuovo Testamento", a firma di un Testimone di Geova e pubblicato sulla Rivista Biblica n. 2/1997, sono ben note a chi ha frequenti contatti con i Testimoni di Geova, ma come si può replicare ad affermazioni così apodittiche, con lo scopo di indurre a qualche seria riflessione i propagandisti del verbo geovista?

Innanzitutto, va precisato che, come sono costretti ad ammettere gli stessi Testimoni di Geova, "oggi, a parte alcuni frammenti della primitiva Settanta greca in cui il nome sacro è conservato in ebraico, solo il testo ebraico (cioè l'Antico Testamento) ha ritenuto questo importantissimo nome nella sua forma originale di quattro lettere (YHWH)" (Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, p. 1563). Come mai, allora, se l'uso del "nome" divino dev'essere - a detta dei Testimoni di Geova - un requisito essenziale per identificare l'unica vera religione, nei manoscritti del Nuovo Testamento, finora pervenutici, questo "nome" divino non compare?

La risposta geovista è la seguente: "perché‚ quando furono fatte quelle copie (dal III secolo E.V. in poi) il testo originale degli scritti degli apostoli e dei discepoli era già stato alterato. Quindi copisti successivi devono aver sostituito il nome divino nella forma del Tetragramma con Ky'rios e Theòs" (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. I, p. 1028). Quest'affermazione dei Testimoni di Geova è decisamente problematica perché induce alla conclusione che tutti i manoscritti del Nuovo Testamento, finora scoperti e studiati dagli specialisti, sarebbero stati proditoriamente manipolati da scribi infedeli allo scopo di cancellare ogni menzione del "nome" divino; e questa posizione è stata recentemente suffragata da La Torre di Guardia del 1/10/1997, la quale sostiene che dietro l'eliminazione del nome personale di Dio dalle Scritture c'è "lo zampino di Satana" (p. 14). Se questa tesi geovista fosse attendibile, gli stessi Testimoni di Geova dovrebbero conseguentemente chiedersi: quale affidabilità può offrire un testo del NT che ha subìto alterazioni così radicali? in quali altri brani biblici sono state compiute manomissioni così diaboliche? in sostanza, quanto è attendibile il messaggio evangelico che viene fuori da Vangeli così radicalmente manomessi? e che dire della figura di Gesù: a causa di manipolazioni fraudolente così estese, è ancora attendibile tutto ciò che il NT ci dice di lui?

A ben vedere, la tesi geovista della manomissione del NT da parte di Satana allo scopo di eliminare ogni menzione del "nome" divino, ha come ovvia conseguenza la messa in discussione dell'attendibilità di tutto il testo biblico e induce a dubitare dell'ispirazione della Bibbia stessa. Infatti, le alternative sono due:

1) o il testo del NT è stato manipolato da scribi diabolicamente infedeli, i quali hanno, tra l'altro, eliminato ogni riferimento al "nome" divino; dal che si deve dedurre che Dio non avrebbe esercitato alcuna forma di protezione per salvaguardare l'integrità del testo biblico;

2) oppure il NT non ha subìto alcuna alterazione sostanzialmente rilevante, il che dimostra la vigile cura divina nella preservazione della Bibbia.

Incomprensibilmente, il Corpo Direttivo geovista, da una parte, azzarda la tesi dello "zampino di Satana" che avrebbe indotto traduttori e copisti a togliere "il nome personale di Dio, Geova, ... anche dalle copie delle Scritture Greche Cristiane" (ivi, p. 14), dall'altra, concorda sulla fedele conservazione del testo biblico affermando che "la preservazione e la traduzione delle Scritture ispirate sono avvenute per divina provvidenza ... e la grande quantità di manoscritti biblici in lingua originale giunti fino a noi consente di verificar[ne] l'accuratezza" (ivi, pp. 11,13).

Pertanto, la posizione geovista è notevolmente incoerente. Da una parte, i Testimoni di Geova sostengono che gli autori del NT inclusero, in origine, il Tetragramma nei propri scritti; dall'altra, essi ammettono che, nonostante la successiva eliminazione dal testo del "nome" divino a causa dello "zampino di Satana", questo stesso NT sarebbe stato preservato con eccezionale accuratezza. La contraddizione in cui cade il geovismo è fin troppo evidente: si ammette che Dio ha esercitato la propria influenza per preservare il testo greco del NT, sicché‚ quest'ultimo "è una meraviglia di trasmissione accurata" (cfr. La Torre di Guardia del 1/10/1977, p. 603), tuttavia il Creatore si sarebbe "distratto" e avrebbe omesso di badare che qualche forma del nome "Geova" fosse conservata in almeno una sola delle circa 5.000 antiche copie manoscritte del NT. Se fosse legittima l'eccezionale importanza attribuita al Tetragramma da parte dei Testimoni di Geova, come sarebbe potuto accadere tutto ciò?

In realtà, centinaia di anni di studi sui manoscritti disponibili, compiuti da rinomati studiosi del testo biblico (nessuno dei quali di fede geovista), ci consentono di asserire che sia l'Antico che il Nuovo Testamento (cioè l'intera Bibbia che ognuno di noi può consultare oggi) sono essenzialmente uguali all'autentico testo originale che Dio ispirò nell'antichità; perciò, tra le due alternative precedentemente menzionate, dobbiamo escludere la prima, ne consegue che l'uso di un particolare "nome" divino non costituisce un requisito essenziale per individuare la pura forma di adorazione approvata dal Signore.

Molti autori attribuiscono ai copisti e all'influsso del "divino Autore della Bibbia" la preservazione del racconto biblico, fatta con profondo rispetto e con particolare cura nella fedeltà della trasmissione. Infatti, lo stesso Corpo Direttivo geovista ammette che, siccome Dio ispirò gli scritti originali, "logicamente avrebbe fatto in modo che la sua Parola fosse tramandata fedelmente fino ai nostri giorni" (cfr. Svegliatevi! del 22/7/1985, p. 21). Perciò, i Testimoni di Geova sono incoerenti quando affermano che il NT sarebbe stato manipolato da Satana per eliminare da esso ogni menzione del "nome" divino.

A questo punto l'argomento potrebbe considerarsi esaurito, ma disponiamo di elementi ad abundantiam a sostegno della nostra premessa e in contrasto con le ipotesi contenute nell'articolo scritto dal Testimone di Geova nel citato numero della Rivista Biblica, perciò procediamo nella confutazione della tesi geovista relativa al presunto "ripristino" del nome divino nel NT.


Ripristino del "nome": ad opera di chi?

Dalla lettura delle pubblicazioni della Torre di Guardia si potrebbe ricavare l'idea che il nome "Geova" sia stato virtualmente sconosciuto prima della sua comparsa nelle pubblicazioni geoviste e che queste l'abbiano portato all'attenzione del mondo. Tuttavia, come fa notare R. Franz (cfr. In Search of Christian Freedom, 1991, p. 492), un esame della letteratura della Torre di Guardia nei primi quarant'anni della sua esistenza rivela che il nome "Geova" compariva in quelle pubblicazioni con una frequenza quasi uguale a quella con cui veniva usato in molta altra letteratura religiosa dell'epoca. A solo titolo d'esempio, il numero inglese del 15 aprile 1919 della Torre di Guardia riportava il nome "Geova" una sola volta in tutta la rivista! Ciò sarebbe impensabile per gli odierni Testimoni di Geova. Eppure, va notato che il Corpo Direttivo geovista ritiene che proprio da quell'anno - il 1919 - Cristo Gesù avrebbe scelto come "unico canale di comunicazione", fra tutte le religioni della terra, il Movimento sorto intorno alla Società Torre di Guardia. Se ciò fosse vero, saremmo costretti ad affermare che la scelta di Cristo non sarebbe stata condizionata da una speciale preminenza attribuita al nome "Geova", vista la limitata frequenza con cui questo nome veniva adoperato allora.

Il fatto è che autori religiosi di diverse fedi cristiane avevano già utilizzato, per secoli, il nome "Geova" nei propri scritti con rilevante frequenza prima della nascita della Società Torre di Guardia. Lo stesso R. Franz riferisce che la biblioteca del Dipartimento degli Scrittori, presso la sede centrale della Torre di Guardia a Brooklyn, contiene un gran numero di commentari biblici e di altre opere, risalenti a due o più secoli fa, che dimostrano esplicitamente questo dato di fatto. Per giunta, il nome in questione si trova negli innari di molte antiche denominazioni protestanti. Quindi, non sussiste alcun dubbio sul fatto che la Società Torre di Guardia non ha "ripristinato" il nome "Geova", per il semplice fatto che non c'era alcun bisogno di tale "ripristino" al tempo in cui comparve sulla scena tale Società. Il nome "Geova" era esplicitamente noto e si trovava in alcune versioni della Bibbia, in scritti e in edifici religiosi molto tempo prima della nascita della Società Torre di Guardia.


Il "nome" e gli agiografi del NT

Altra questione, invece, è se ci sia qualche merito particolare nel ricorso a quello specifico nome ad opera dei cristiani, o se sia ascrivibile qualche merito alla frequenza e ripetitività del ricorso a quel termine, come se ciò attestasse un cruciale elemento di identificazione per stabilire la validità della propria posizione quale unico e vero adoratore di Dio. Infatti, in un recente catechismo geovista (La conoscenza che conduce alla vita eterna, Roma 1995, p. 27) viene categoricamente insegnato: "Tutti coloro che desiderano avere il favore di Dio devono imparare a invocare il suo nome con fede".

Questa prescrizione del Corpo Direttivo ci porta all'esame di un altro problema: l'uso e la rilevanza del nome "Geova" nel contesto del NT e l'atteggiamento dei primi cristiani nei confronti del nome indicato dal Tetragramma. In buona sostanza, l'ipotesi della Torre di Guardia è che il Tetragramma fosse adoperato dagli autori del NT nei loro scritti originali. A scanso di ogni equivoco, ribadiamo che questa ipotesi geovista non può essere dimostrata; perché? Sostanzialmente, per due ragioni:

1 - nessuno di quegli scritti originali è sopravvissuto nel tempo;

2 - nessuno degli oltre 5.000 manoscritti nel greco originale, attualmente disponibili del NT, contiene il Tetragramma.

Eppure, nonostante questi fatti, la Torre di Guardia sostiene che, a partire dal III secolo d.C., il "nome" dev'essere stato cancellato dalle copie successive degli scritti originali del NT, il che sarebbe stato fatto - con lo "zampino di Satana" - per conformarsi alla prassi, vigente all'epoca, di sostituire il Tetragramma (YHWH) con le parole "Signore" (in greco, ky'rios) o "Dio" (in greco, theòs). L'Organizzazione geovista ha creduto di trovare un valido supporto per la propria introduzione del nome "Geova" nel NT, in una teoria di George Howard, docente di religione presso l'Università della Georgia. Infatti, attingendo a piene mani dalla teoria del prof. Howard, il geovismo ha enfatizzato in particolare questa dichiarazione dello studioso: "Recenti scoperte in Egitto e nel deserto della Giudea ci consentono di vedere con i nostri occhi l'uso del nome di Dio nei tempi precristiani. Queste scoperte sono significative per gli studi del NT in quanto costituiscono un'analogia letteraria con i più antichi documenti cristiani e possono spiegare in che modo gli autori del NT usarono il nome divino. Nelle pagine che seguono esporremo una teoria secondo cui il nome divino ... fu scritto in origine nel NT nelle citazioni e nelle parafrasi del VT e secondo cui nel corso del tempo fu sostituito. ... Dato che il Tetragramma era ancora scritto nelle copie della Bibbia greca [la Settanta] che formavano le Scritture della chiesa primitiva, è ragionevole credere che gli scrittori del N[uovo] T[estamento], citando la Scrittura, conservassero il Tetragramma nel testo biblico. Da ciò che facevano gli Ebrei in era precristiana possiamo supporre che il testo del NT incorporasse il Tetragramma nelle citazioni del VT."

La formulazione di questa ipotesi non può prescindere dalla considerazione di una serie di fatti:

1 - in base alle testimonianze di Girolamo, Origene ed altri fino al IV secolo d.C., si sa che il Tetragramma era ancora presente in copie della versione greca dei Settanta dell'AT, mentre non si dispone di una sola dichiarazione dei primi autori cristiani attestante che lo stesso Tetragramma fosse contenuto in qualche copia del NT. Se il Tetragramma era contenuto in una versione greca dell'Antico Testamento precristiano, perché non ritrovarlo logicamente o in qualche copia del testo greco originale del NT o almeno in una delle antiche traduzioni d'esso? Se il Tetragramma fosse stato inserito negli scritti originali del NT, ovviamente Dio avrebbe garantito la preservazione d'esso, almeno avrebbe dovuto farlo, se avesse attribuito a quel "nome" l'estrema importanza che gli assegna la Società Torre di Guardia. Il fatto che il Tetragramma non è stato conservato in alcun antico testo del NT, né in alcuna delle prime traduzioni d'esso, depone seriamente contro l'ipotesi di una immissione iniziale di quel "nome" nel testo.

2- Franz rileva che perfino nella stessa traduzione biblica della Torre di Guardia - la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture - troviamo intere lettere scritte dagli apostoli in cui il nome "Geova" è del tutto assente. Scrivere lettere delle dimensioni e del contenuto simili a quelle paoline ai Filippesi, o alla sua prima epistola pastorale a Timoteo o a quella a Tito, o scrivere tre distinte lettere di monito e di esortazione su temi importanti come quelli trattati dall'apostolo Giovanni, e non usare ripetutamente il nome "Geova" comporterebbe il sospetto di apostasia tra i Testimoni di Geova. Eppure, va ripetuto, nella loro stessa Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture tale "nome" non compare in alcuna delle sette epistole apostoliche citate. Anche nell'ottica geovista della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, si deve ammettere che nella redazione di queste lettere gli apostoli Paolo e Giovanni non si uniformarono evidentemente alla regola imposta dal Corpo Direttivo della Torre di Guardia. O, per dirla più correttamente, la norma imposta dal Corpo Direttivo della Torre di Guardia non si uniforma alla veduta apostolica del primo secolo. La totale assenza di "Geova" in queste sette epistole apostoliche, perfino nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, costituisce un'ulteriore prova del fatto che l'inserimento di quel nome nella restante parte del NT è puramente arbitrario, non è ovviamente una prova a favore della Torre di Guardia.

Ma torniamo alla teoria del prof. Howard; citandola, la letteratura geovista omette sistematicamente di fa rilevare ai propri lettori che l'articolo di Howard è pieno di inviti alla cautela, col ricorso ad espressioni del tipo: "questa teoria", "con ogni probabilità", "è possibile che", "se la nostra teoria è corretta", "la teoria che proponiamo", "se ipotizziamo", e così via. Anzi, il Corpo Direttivo geovista ritiene le riflessioni del prof. Howard "un'esposizione dei fatti storici su come furono trasmessi i manoscritti della Bibbia" (cfr. Traduzione del Nuovo Mondo ..., p. 1567). Infine, la tesi del prof. Howard propone l'uso del Tetragramma solo nelle citazioni dall'AT, mentre la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture in diversi casi inserisce "Geova" in passi in cui non compare alcuna citazione dall'AT; ciò facendo, va ben oltre la tesi proposta da Howard.

In effetti, la prassi dell'Organizzazione geovista riguardo all'uso e all'enfasi sul Tetragramma riflette più una pratica vigente nella nazione d'Israele in epoca precristiana che l'abitudine della comunità dei seguaci di Cristo del primo secolo. La presenza del Tetragramma in alcuni frammenti di antichi manoscritti della versione precristiana dell'AT, nota come "la versione dei Settanta", è sicuramente interessante, ma il suo interesse deriva dall'assenza del Tetragramma in tutte le altre copie della Settanta, compresi i più antichi manoscritti completi (o quasi) degli scritti biblici. In definitiva, la pretesa della Torre di Guardia secondo la quale gli apostoli e gli altri autori cristiani del primo secolo, citando dall'AT, avrebbero incluso il Tetragramma nei propri scritti è semplicemente una teoria, un'ipotesi speculativa che cozza contro il peso dell'evidenza storica e documentale. Vediamo perché.

L'evidenza testuale

L'evidenza storica e testuale, risalente addirittura in qualche caso a pochi decenni di distanza dal tempo in cui furono redatti gli originali scritti del NT, è esplicitamente contraria alla tesi geovista sulla presenza del Tetragramma nel NT. Infatti, indipendentemente dal valore della evidenza testuale, citata da Howard, relativa alla versione greca dei Settanta dell'AT, esistono prove testuali di ben più rilevante valore. Esse offrono una più incisiva indicazione riguardo all'effettiva prassi degli autori del NT circa l'ipotizzato uso del Tetragramma. Infatti, il problema più importante è rispondere alla domanda: gli scrittori cristiani della Bibbia adoperarono abitualmente il Tetragramma in citazioni dell'AT o in altri contesti?

Una delle due più antiche copie degli scritti apostolici finora ritrovate è un codice papiraceo (noto come Papiro Chester Beatty n. 2 [P46]). Esso contiene frammenti di nove lettere dell'apostolo Paolo: Romani, Ebrei, I e II Corinzi, Efesini, Galati, Filippesi, Colossesi e I Tessalonicesi. In passato la datazione di questo codice è stata a lungo fatta risalire intorno al 200 d.C. Tuttavia, ora sussistono valide ragioni per retrodatarlo. Nel 1988 il prof. Y.K. Kim ha esposto una tesi, accuratamente documentata (cfr. Y.K. Kim, "Paleographic Dating of P46 to the Later First Century" in Biblica, vol. 69, fasc. 2, 1988, pp. 248-257) , in base alla quale il codice dovrebbe essere retrodatato alla seconda metà del primo secolo, forse addirittura al regno dell'imperatore Domiziano, cioè a prima dell'81 d.C. In ogni caso, le prove addotte porrebbero la collezione papiracea a qualche decennio di distanza dalla redazione degli scritti originali di Paolo.

continua
[Modificato da Credente 12/01/2018 12:00]
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12/01/2018 12:04
 
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Cosa significa questo in relazione al tema che stiamo trattando? Anche se non fosse confermata la retrodatazione di questo gruppo di lettere apostoliche ad un periodo antecedente all'81 d.C., tuttavia le prove addotte sono sufficienti ad indicare una data ampiamente antecedente al 200 d.C. Quindi, il lasso di tempo tra gli scritti originali (alcuni dei quali furono redatti evidentemente al più tardi nel 60/61 d.C.) e queste antiche copie ritrovate, è notevolmente ridotto. Se la tesi della Società Torre di Guardia, espressa nell'articolo della Rivista Biblica, fosse fondata, cioè se gli originali scritti apostolici avessero contenuto il Tetragramma e solo nei secoli successivi "scribi indemoniati" l'avrebbero tolto da quegli scritti, allora quest'antichissima copia degli scritti originali [il P46] dovrebbe supportare la tesi geovista: dovremmo aspettarci di trovare numerose presenze del Tetragramma nelle lettere apostoliche contenute in questo codice. Qual è la realtà dei fatti?

In effetti, nelle nove lettere apostoliche contenute in quest'antichissimo codice cristiano non troviamo un solo caso in cui compaia il Tetragramma o una sua forma abbreviata. In queste nove epistole l'autore apostolico fa numerose citazioni dall'AT, rifacendosi al testo della Settanta, tuttavia in nessuna di queste citazioni riporta il Tetragramma. Le sue citazioni seguono la prassi di sostituire il Tetragramma con le parole greche ky'rios (Signore) o theòs (Dio).

La Torre di Guardia sostiene che la presenza del Tetragramma in alcune delle più antiche copie (in effetti frammenti) della Versione dei Settanta dell'AT sarebbe una prova del fatto che, in origine, esso vi era riportato. Se questo principio è valido, allora, applicandolo al nostro argomento, avremo che l'assenza del Tetragramma in un'antichissima copia di nove delle epistole paoline è una prova del fatto che esso era assente anche negli scritti originali dell'Apostolo.

Infatti, quando il ricercatore svedese Rud Persson inviò al prof. Howard una copia del materiale pubblicato dal prof. Kim a proposito della retrodatazione delle lettere paoline contenute nel codice papiraceo P46, il prof. Howard rispose: "Se la datazione di Kim è corretta, ciò significherebbe che in un MS paolino del primo secolo il Tetragramma non era usato, come io ho supposto. Ciò indebolisce la mia teoria, per lo meno per quanto concerne le lettere di Paolo."

Ma c'è dell'altro. Una cosa è sostenere che qualche copia della Settanta conteneva il Tetragramma, tutt'altra cosa è pretendere che ciò dimostri che gli autori del NT lo abbiano sistematicamente utilizzato nei loro scritti! Infatti, riguardo all'uso del Tetragramma presso gli Ebrei al tempo di Gesù, il quadro offerto da diversi testi dell'AT è molto vario; all'inizio dell'era cristiana non troviamo un modo uniforme di porsi nei confronti del Tetragramma da parte dei redattori dei testi biblici. Le testimonianze testuali disponibili c'inducono a ritenere che i primi traduttori dell'AT in greco si sono trovati di fronte a varie scelte possibili, quando si è trattato di trascrivere il Tetragramma:

- riprodurre il "nome" con caratteri dell'alfabeto ebraico quadrato (P. Fuad 266, del I secolo a.C., in Deut. 18,5);

- riprodurlo con caratteri paleoebraici (Sal. 91,2 nella Versione di Aquila e Sal. 69,13.30-31 in quella di Simmaco, entrambe le versioni vengono fatte risalire al II secolo d.C.);

- abbreviare il Tetragramma con l'uso di due jod con un trattino in mezzo (P. Ossirinco 1007 di Genesi, del III secolo d.C.);

- sostituire il Tetragramma con le lettere greche IAO (Lev. 3,12 e 4,27 del P. 4QLXXLevb, risalente al II secolo a.C.)

- sostituire il Tetragramma col termine ky'rios (P. Chester Beatty).

In siffatto contesto, quale fu il comportamento dei primi cristiani in relazione al "nome" divino nella compilazione del NT? In altre parole, come si regolarono questi scrittori cristiani? Leggendo il NT, troviamo a volte delle citazioni dall'AT, che presentano differenze rispetto alla fonte citata; come si spiegano queste differenze? Lo stesso Corpo Direttivo geovista ammette: "Ogni tanto le citazioni differiscono sia dal testo ebraico che dal testo greco che ora abbiamo. Alcune variazioni possono essere dovute al fatto che lo scrittore citava a memoria. O i cambiamenti possono essere stati intenzionali ... Gli scrittori sostituirono ogni tanto parole o frasi sinonime ... Talvolta i versetti delle Scritture Ebraiche furono parafrasati nelle Scritture Greche Cristiane" (cfr. Svegliatevi! del 22/7/1969, pp. 28-29).

Se la situazione è così diversificata, come si può assecondare la pretesa geovista di uniformare tutte le citazioni dall'AT, fatte dagli autori cristiani, includendovi il Tetragramma dove compariva nell'originale ebraico? E' evidente che l'ipotesi geovista presuppone che tutti gli scrittori del NT si sarebbero attenuti scrupolosamente a una trascrizione fedele dei versetti dell'AT contenenti il Tetragramma. Ma questa presunzione è smentita dalla varietà dei modi in cui veniva riprodotto il "nome" nell'AT e dal comportamento degli stessi scrittori neotestamentari, come si evince da altre evidenze testuali.

Infatti, qualche tempo fa è stato dato ampio risalto alle scoperte del prof. Thiede, rinomato papirologo, il quale avrebbe dimostrato che il Vangelo di Matteo fu scritto a distanza di una sola generazione dalla morte di Gesù o, addirittura, prima. Tale conclusione si basa su una rivalutazione della datazione del Papiro Magdalen (P64), che contiene tre frammenti del capitolo 26 di Matteo; in base agli studi di Thiede, tale Papiro risalirebbe alla metà del I secolo d.C. Una delle caratteristiche peculiari del Papiro Magdalen è la frequenza dei cosiddetti "nomina sacra" (Matteo 26,10.22.31), che rappresentano delle abbreviazioni delle parole greche "Signore" e "Gesù". Tali abbreviazioni divennero molto popolari tra i primi cristiani: abitualmente venivano usate la prima e l'ultima lettera di una parola, come facciamo noi quando abbreviamo il termine "dottor" con "dr". Evidentemente, dietro queste abbreviazioni, c'era un articolato sistema di codificazione, basato su contrazioni di nomi e parole legate a Gesù, Dio e Spirito santo. Pertanto, il Papiro Magdalen sarebbe la prova che, come scrive Thiede, "quasi d'un solo colpo, all'inizio della seconda fase della trasmissione, cioè la fase del codice, i nomina sacra cominciarono a essere abbreviati nei papiri cristiani". Ovviamente, se il Tetragramma fosse stato inserito inizialmente nel testo originale del Vangelo di Matteo, redatto al più presto verso il 40 d.C., in segno di pedissequa fedeltà al testo dell'AT - come sostengono i Testimoni di Geova - appare, a dir poco, anomalo che per i cosiddetti "nomina sacra" possa essere stato adottato così presto un sistema di abbreviazioni fin dalle primissime copie (come nel caso del Papiro di Magdalen), forse addirittura al tempo in cui alcuni Apostoli erano ancora in vita, se accettiamo la datazione di Thiede. Invece, il ricorso così precoce a un articolato sistema di codificazione rappresenterebbe un'ulteriore prova dell'autonomia degli scrittori cristiani.

E' evidente che i responsabili della letteratura geovista non hanno la stessa determinazione che aveva l'apostolo Paolo di non "adulterare la parola di Dio" (2 Cor. 4,2). In definitiva, mentre è lecito avanzare l'ipotesi di un'eventuale presenza del Tetragramma negli scritti originali del NT, sicuramente non è lecito alterare il testo del NT sulla base di una semplice ipotesi, peraltro molto improbabile. Perdendo di vista il ruolo del traduttore, il Corpo Direttivo si è sostituito all'Autore e ha realizzato libri che, sfruttando la reputazione della Bibbia, servono in realtà a divulgare opinioni personali molto discutibili.

In considerazione dell'abbondante presenza, valutata in migliaia di casi, del Tetragramma nell'AT, questo mutamento è indubbiamente rimarchevole. Passiamo, quindi, all'aspetto più significativo dell'intera questione: quale designazione Gesù adoperò rivolgendosi al suo Dio? Che esempio lasciò ai discepoli circa il modo migliore per rivolgersi al Creatore?

L'esempio del Cristo

In paragone con gli oltre 6.800 riferimenti a "Jahvé", l'AT "usa il termine padre quasi esclusivamente (circa 1180 volte) in senso profano e solo raramente (15 volte) in senso religioso. Allo stesso modo dell'AT, anche la letteratura dell'antico giudaismo palestinese dimostra un chiaro riserbo nell'uso religioso del termine. Solo negli scritti del giudaismo della diaspora diventano più frequenti le citazioni con l'uso del titolo di padre nei confronti di Dio. ... La qualifica di Dio come padre, nell'AT, è usata solo in riferimento al popolo d'Israele oppure al re d'Israele. ... A differenza dell'AT, in cui il nome di padre nei confronti di Dio appariva in pochissimi passi, nel NT il numero delle citazioni con l'uso religioso del termine (254 volte) supera di gran lunga quello profano (157 volte). ... Il fatto che Gesù chiami Dio suo padre ha un preciso fondamento nella particolarissima rivelazione concessagli da Dio e nella sua singolare posizione di figlio" (cfr. Dizionario dei Concetti Biblici del NT, Bologna 1976, pp. 1136-1139). Quindi, solo con la venuta del Figlio di Dio e con la rivelazione che Gesù fece riguardo al Creatore, venne alla ribalta, effettivamente, la possibilità di un'intima relazione con Lui. La Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (il NT geovista) riporta il nome "Geova" in 237 passi senza alcuna ragionevole base. Eppure, perfino in presenza di quest'arbitrario inserimento di qualcosa che non compare in alcun antico manoscritto del NT, il riferimento a Dio come "Padre" è sicuramente prevalente: Egli è chiamato "Padre" 254 volte in questi scritti cristiani, senza dover ricorrere ad arbitrari inserimenti del termine ad opera dei traduttori.

Contrariamente alla prassi in voga tra i Testimoni di Geova, quando Gesù si rivolgeva a Dio in preghiera, Lo invocava non come "Geova", ma sempre come "Padre" (adoperando questo termine ben sei volte nella sola preghiera finale con i discepoli). Perfino nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture non si dice mai che Gesù si sia rivolto al Padre chiamandolo "Geova". Come osserva C. Savasta (cfr. "Il Nome Divino nel NT" in Rivista Biblica n. 1/1998, p. 90), "Gesù evita accuratamente di pronunziare il nome divino. Infatti, ad esempio, dinanzi al sinedrio, al sommo sacerdote che gli chiede se fosse lui «il Cristo, il Figlio del Benedetto», Gesù risponde (Mc 14,61-62; cf. Mt 26,63-64): «... vedrete il Figlio dell'Uomo seduto alla destra della Potenza...», invece che «alla destra di JHWH» del Salmo 110,1, qui citato assieme a Dn 7,14, adeguandosi così all'uso ebraico di astenersi dal pronunziare il nome JHWH, come aveva fatto appunto il sommo sacerdote che lo interrogava, e questo proprio nell'occasione più adatta per dissociarsi pubblicamente da quest'uso, se non si fosse a sua volta conformato a esso. E' del tutto improbabile quindi che egli lo pronunziasse in altre occasioni".

Perciò, è evidente che, quando - in preghiera - disse: "Padre, sia santificato il tuo nome", il termine "nome" fu usato in un senso più profondo, più ampio, per intendere la Persona stessa; altrimenti sarebbe incomprensibile la totale assenza di un appellativo specifico, come "Geova", nelle preghiere di Gesù. La notte prima della sua morte, sia parlando direttamente con i discepoli sia nella lunga preghiera che fece, Gesù parlò del "nome" di Dio per quattro volte; eppure per tutta la notte, sia nei consigli e nell'incoraggiamento ai discepoli sia in preghiera, non troviamo un solo caso in cui si faccia uso del nome "Geova". Invece, egli adoperò significativamente l'appellativo "Padre" per circa cinquanta volte! Il giorno seguente, in punto di morte, non invocò il nome "Geova", ma disse: "Mio Dio, Mio Dio", e le sue ultime parole furono: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito".

D'altra parte, "lodare il suo santo nome" o "santificare il suo nome" non significa semplicemente lodare un particolare termine o un'espressione, infatti come si potrebbe 'lodare una parola' o 'elogiare un titolo'? Piuttosto, quelle espressioni significano lodare la Persona stessa, parlare con riverenza ed ammirazione di Lui e delle Sue qualità ed azioni, stimarLo e riverirLo come Santo in modo superlativo.

Come cristiani, quale esempio dovremmo dunque seguire? Quello di una denominazione religiosa del ventesimo secolo o quello del Figlio di Dio, dato in un momento cruciale della sua esistenza terrena?

Quando insegnò ai suoi discepoli come pregare, se avesse seguito la prassi diffusa tra i Testimoni di Geova, Gesù avrebbe dovuto insegnare loro o a rivolgersi a "Geova Dio" o avrebbe comunque incluso quel nome nella preghiera. Invece, egli insegnò a seguire un esempio, invocando il "Padre nostro nei cieli".

Nelle relazioni familiari, di solito, non ci rivolgiamo a un padre chiamandolo per nome, abitualmente ci si rivolge a lui chiamandolo "padre" o, in modo più intimo, "papà" o "babbo". Gli estranei non possono adoperare tali termini così familiari, costoro devono limitarsi all'uso di appellativi più formali, riferendosi a un nome proprio. Perciò, rivolgendosi a quelli divenuti figli di Dio mediante Cristo Gesù, l'apostolo dice: "Poiché‚ voi non avete ricevuto uno spirito di schiavitù che causi di nuovo timore, ma avete ricevuto uno spirito di adozione come figli, mediante il quale spirito gridiamo: 'Abba' (espressione aramaica per "papà"), Padre!" (Romani 8,15). Questo fatto svolge sicuramente un ruolo importante nel chiarire perché avvenne l'innegabile cambiamento dall'enfasi precristiana sul Tetragramma al risalto cristiano sul "Padre" celeste, giacché Gesù espresse la propria opzione per questo termine non solo quando pregò. Come si comprende dalla lettura dei Vangeli, in tutti i discorsi rivolti ai discepoli, Gesù si riferisce costantemente e principalmente a Dio come "Padre". Possiamo correttamente asserire di conoscere il "nome" di Dio nel senso più profondo e autentico solo grazie alla disponibilità e al profondo beneficio dell'intima relazione con il Padre, resa possibile dal Figlio.

In base all'evidenza biblica e, in particolare, all'esempio di Gesù e degli apostoli, il risalto e l'enfasi eccessiva al nome "Geova" sono di scarso peso nel provare la validità della pretesa di una religione di far conoscere e santificare il "nome di Dio" nel modo più importante possibile. Contrariamente a quanto viene speciosamente sostenuto nell'articolo pubblicato dal Testimone di Geova sulla Rivista Biblica,

- il NT, come ci è stato preservato mediante migliaia di antichi manoscritti, in nessun punto enfatizza il Tetragramma;

- il NT dimostra che il Figlio di Dio non diede risalto a tale designazione, né nei discorsi né in preghiera, rivelando invece la sua opzione per l'appellativo "Padre"; Il NT dimostra che apostoli e discepoli, nei loro scritti, seguirono lo stesso esempio.

La riluttanza ad adeguarsi al loro modello, forse temendo addirittura di imitarlo, è segno di un erroneo intendimento, di un errore di valutazione. Il nome rappresentato dalle lettere del Tetragramma è degno di profondo rispetto, giacché compare con grande rilevanza nella lunga storia del rapporto di Dio con gli uomini in età precristiana, in particolare con il popolo del patto, Israele. Tuttavia, il Tetragramma, comunque lo si pronunci, resta solo un simbolo della Persona. Commetteremmo un serio errore, se attribuissimo a una parola - anche se adoperata come nome divino - un'importanza equivalente a quella spettante a Colui che essa designa; sarebbe ancora peggio, se considerassimo la parola in sé come una sorta di feticcio, talismano o amuleto capace di proteggerci da danni e sofferenze, da forze demoniche. Agendo in tal modo, dimostreremmo di aver perso effettivamente di vista il vero e vitale significato del "nome" di Dio.

Achille AVETA
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16/01/2018 10:49
 
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Quando si iniziò a tradurre jehova e poi Geova.

Le domande legittime che vengono poste sono le seguenti:
quale fu la prima traccia scritta del nome jehova?
Chi la scrisse?
chi tirò fuori la pronuncia Jehova e Geova e quando si è scoperto che è scorretta?
Come è stato possibile perdere l'esatta pronuncia del nome di Dio?
Se fosse così importante la pronuncia,Dio avrebbe permesso che andasse perduta?

RISPOSTA

Quando si iniziò a traslitterare il sacro tetragramma in Jehova? Il documento più antico è del 1270. Si tratta del Pugio Fidei di Raimondo Martì, un frate domenicano. Costui lesse la vocalizzazione masoretica del tetragramma così come era scritta, interpretandola come Jehova. Il frate cattolico non era al corrente di ciò che stabiliva la Halakhàh: “Il nome deve essere pronunciato Adonay”.

L’ignoranza in buona fede del frate fu accolta e da allora iniziò a comparire la forma Jehova nelle pubblicazioni cattoliche e in molte chiese. Va detto comunque che la Chiesa Cattolica non adottò mai la forma (poi rivelatasi errata) Jehova nel culto e nei catechismi ufficiali.

L’Enciclopedia Giudaica afferma: “Jehovah: Pronuncia scorretta introdotta da teologi cristiani, ma completamente rifiutata dagli ebrei, dell'ebraico יהוה, nome ineffabile di Dio (tetragramma o ‘Shem ha-Meforash’. Questa pronuncia è grammaticalmente impossibile; è derivata dalla pronuncia delle vocali del ‘ḳere’ (lettura marginale del testo masoretico: ‘Ado-nay’), con le consonanti di ‘ketib’ (lettura testuale di ‘יהוה’) - poiché la parola Ado-nai (Signore) veniva usata come sostituto di יהוה ogni volta che tale parola compariva, con una sola eccezione, in libri biblici o liturgici. Adonai presenta le vocali ‘shewa’ (il composto sotto il gutturale א diventa semplice sotto י), ‘ḥolem’ e ‘ḳameẓ’ e ciò porta a ‘Jehovah’).
[...] Queste sostituzioni di Ado-nai ed E-loim al posto di יהוה furono introdotte per evitare la profanazione del Nome Ineffabile. [...]
La lettura Jehovah è una invenzione relativamente recente. I primi commentatori cristiani riportano che il tetragramma veniva scritto, ma non pronunciato dagli ebrei. Generalmente si ritiene che il nome Jehovah sia stato un'invenzione del confessore di papa Leone X, Pietro Colonna ‘il Galatino’, ‘De Arcanis Catholicæ Veritatis’, 1518, folio XLIII, che fu imitato nell'uso di questa forma ibrida da Fagius. Pare tuttavia che anche prima di Galatino questo nome sia stato in uso comune, e compare nel Pugio Fidei di Raimondo Martí, scritto nel 1270”.
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16/01/2018 12:39
 
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arallelismi tra Yhwh e Gesù (versetti volutamente tratti dalla tnm, per evitare polemiche linguistiche)

1)Chi è il Signore dei signori?
YHWH:
dt 10:17 Poiché Geova vostro Dio è l’Iddio degli dèi e il Signore dei signori...

GESÙ:
Ap 19:16 E sul mantello, e sulla coscia, ha scritto un nome, Re dei re e Signore dei signori.

2) Chi è lo Sposo?
YHWH:
Is 54:5 “Poiché il tuo grande Fattore è il tuo proprietario maritale, il cui nome è Geova degli eserciti...

GESÙ:
2Cor 11:2 Poiché sono geloso di voi con una santa gelosia, poiché vi ho personalmente promessi in matrimonio a un solo marito per presentarvi come casta vergine al Cristo.

3) Chi è il giudice?
YHWH:
Sl 98:8 I fiumi stessi battano le mani; tutti insieme gridino di gioia i medesimi monti 9 Dinanzi a Geova, poiché è venuto a giudicare la terra.
Giudicherà il paese produttivo con giustizia e i popoli con rettitudine.

GESÙ:
Gv 5:22 Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio, 23 affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato.
2Cor 5:10 Poiché dobbiamo tutti essere resi manifesti dinanzi al tribunale del Cristo, affinché ciascuno riceva il suo giudizio per le cose fatte mediante il corpo, secondo le cose che ha praticato, sia cosa buona che vile.

4) Chi è stato "valutato" 30 sicli?
YHWH:
Zc 11: Quindi dissi loro: “Se è bene ai vostri occhi,date[mi] il mio salario; ma se no, lasciate stare”. E mi pagavano il mio salario, trenta pezzi d’argento. 13 Allora Geova mi disse: “Gettalo al tesoro, il maestoso valore col quale sono stato valutato dal loro punto di vista”. Pertanto presi i trenta pezzi d’argento e li gettai nel tesoro della casa di Geova.

GESÙ:
Mt 27: Allora Giuda, che l’aveva tradito, vedendo che era stato condannato, provò rimorso e riportò i trenta pezzi d’argento ai capi sacerdoti e agli anziani, 4 dicendo: “Ho peccato, tradendo sangue giusto”. Essi dissero: “Che ce ne importa? Te la vedrai tu!” 5 Ed egli gettò i pezzi d’argento nel tempio e si ritirò, e andatosene si impiccò.

5) Chi è il Pastore?
YHWH:
Sl 23:1 Geova è il mio Pastore.
Non mi mancherà nulla.

GESÙ:
Gv 10:11 Io sono il pastore eccellente; il pastore eccellente cede la sua anima per le pecore.
14 Io sono il pastore eccellente, e conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,

Eb 13:20 Ora l’Iddio della pace, che trasse dai morti il grande pastore delle pecore col sangue di un patto eterno, il nostro Signore Gesù,

6) Chi è la Roccia?
YHWH:
1Sam 2:2 Nessuno è santo come Geova, poiché non c’è nessuno eccetto te; e non c’è roccia simile al nostro Dio.

GESÙ:
1 Cor 10:3 e tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale 4 e tutti bevvero la stessa bevanda spirituale. Poiché bevevano al masso di roccia spirituale che li seguiva, e quel masso di roccia significava il Cristo.

7) In Chi è la salvezza?
YHWH:
Sl 27:1 Geova è la mia luce e la mia salvezza. Di chi avrò timore?
Geova è la fortezza della mia vita.
Di chi avrò terrore?
Sl 62: 6 Egli è davvero la mia roccia e la mia salvezza, la mia sicura altezza; non mi si farà vacillare.7 In Dio è la mia salvezza e la mia gloria. La mia forte roccia, il mio rifugio è in Dio.

GESÙ:
At 4:12 Inoltre, non c’è salvezza in nessun altro, poiché non c’è sotto il cielo nessun altro nome dato fra gli uomini mediante cui dobbiamo essere salvati”.
1 Tess 5:9 perché Dio non ci ha assegnati all’ira, ma all’acquisto della salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.
Rm 3:24 ed è come gratuito dono che son dichiarati giusti per sua immeritata benignità tramite la liberazione mediante il riscatto [pagato] da Cristo Gesù
Ef 1:7 Per mezzo di lui abbiamo la liberazione per riscatto mediante il suo sangue, sì, il perdono dei [nostri] falli, secondo la ricchezza della sua immeritata benignità.

8) Chi è il Salvatore?
YHWH:
Is 43:11 Io, io sono Geova, e oltre a me non c’è salvatore”.
49:26 ... e ogni carne dovrà conoscere che io, Geova, sono il tuo Salvatore e il tuo Ricompratore, il Potente di Giacobbe”

GESÙ:
Fil 3:20 In quanto a noi, la nostra cittadinanza esiste nei cieli, dal qual luogo pure aspettiamo ansiosamente un salvatore, il Signore Gesù Cristo,
Tt 2: 13 mentre aspettiamo la felice speranza e la gloriosa manifestazione del grande Dio e del Salvatore nostro Cristo Gesù,
2Pt 1:1 Simon Pietro, schiavo e apostolo di Gesù Cristo, a quelli che hanno ottenuto una fede, ritenuta pari in privilegio alla nostra, mediante la giustizia del nostro Dio e del Salvatore Gesù Cristo:

9)Chi "scruta il cuore e le reni?
YHWH:
Sl 7:9 Ti prego, il male dei malvagi pervenga alla fine, e voglia tu stabilire il giusto; e Dio quale giusto prova il cuore e i reni.

GESÙ:
Ap 2:23 E ucciderò i suoi figli con piaga mortale, affinché tutte le congregazioni sappiano che io sono colui che scruta i reni e i cuori, e vi darò individualmente secondo le vostre opere.

10) Davanti a Chi si piegheranno le ginocchia?
YHWH:
Is 45:23 Per me stesso ho giurato dalla mia propria bocca la parola è uscita nella giustizia, così che non tornerà indietro che a me si piegherà ogni ginocchio, giurerà ogni lingua,

GESÙ:
Fil 2:9 E per questa stessa ragione Dio lo ha esaltato a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome che è al di sopra di ogni [altro] nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di quelli che sono in cielo e di quelli che sono sulla terra e di quelli che sono sotto il suolo, 11 e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è Signore alla gloria di Dio

11) Chi è "il primo e l'ultimo?
YHWH
Is 44:6 “Questo ha detto Geova, il Re d’Israele e il suo Ricompratore,
Geova degli eserciti: ‘Io sono il primo e io sono l’ultimo, e oltre a me non c’è nessun Dio.

GESÙ:
Apocalisse 1: 17 Ed egli pose su di me la sua mano destra e disse: “Non aver timore, io sono il Primo e l’Ultimo, 18 e il vivente

12) Di Chi è la "voce simile a vaste acque"?
YHWH
Ez 43:2 Ed ecco, la gloria dell’Iddio d’Israele veniva dalla direzione dell’oriente, e la sua voce era simile alla voce di vaste acque;

GESÙ:
Ap 1:15 e i suoi piedi erano simili a rame fino+ quando splende in una fornace; e la sua voce+ era come il suono di molte acque.

13) Chi "viene come un fuoco"?
YHWH
Is 66:15 Poiché, ecco, Geova stesso viene proprio come un fuoco, e i suoi carri sono simili a un uragano, per rendere la sua ira con assoluto furore e il suo rimprovero con fiamme di fuoco.

GESÙ
2 Tess 1:7 ma, a voi che soffrite tribolazione, sollievo con noi alla rivelazione del Signore Gesù dal cielo con i suoi potenti angeli 8 in un fuoco fiammeggiante, allorché recherà vendetta su quelli che non conoscono Dio e su quelli che non ubbidiscono alla buona notizia intorno al nostro Signore Gesù.

14) Chi aprirà le tombe?
YHWH:
Ez 37:12Perciò profetizza, e devi dire loro: ‘Il Sovrano Signore Geova ha detto questo: “Ecco, apro i vostri luoghi di sepoltura, e certamente vi trarrò fuori dai vostri luoghi di sepoltura, o popolo mio, e vi condurrò sul suolo d’Israele.

GESÙ:
Giov 5:27 E gli ha dato autorità di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28 Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce 29 e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio
6:40 Poiché questa è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio ed esercita fede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
44 Nessuno può venire a me a meno che il Padre, che mi ha mandato, non lo attiri; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
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04/04/2018 12:44
 
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La wt riconosce che è generalmente ammesso che la vera pronuncia sia JAHWEH, ma afferma che era "geova" la  forma TRADIZIONALE in italiano.
Ma  tale pronuncia in italiano poteva essere nota solo a coloro che non conoscevano la regola ebraica e trovando in pochi casi, il Tetragramma scritto con le vocali di Adonay,  la pronunciavano male. Ma questo non riguardò la maggioranza del popolo e quindi quella pronuncia non aveva  nulla di tanto tradizionale. Ma a parte questo, che non è di poco conto, da una parte sostengono che la chiesa apostata avrebbe sempre cercato di far sparire il nome che essi erroneamente sostengono di aver ripristinato, dall'altra sostengono che questo "nome" era usato tradizionalmente dal 14° secolo; affermano ingannevolmente di aver mantenuto solo ciò che apparteneva ai primi apostoli e vanno a prendere come marchio di fabbrica un termine usato da alcuni solo a partire dal 14° sec. e che la Chiesa non ha mai avuto nel suo Deposito di fede e nei documenti ufficiali.   Dicono infine di avversare le tradizioni umane, ma poi adottano un errore che essi ritengono tradizionale, e per giunta presa da una chiesa considerata apostata.
Insomma una serie di palesi contraddizioni, che agli adepti vengono fatte credere addirittura delle verità.


Ma non basta, la wt ci tiene a precisare, con estrema disinvoltura, prendendo in giro i loro adepti, che comunque la forma (sbagliata) "jehowah", preserva le consonanti del Tetragramma.

Se non fosse abbastanza chiaro, (mi si perdoni questo esempio che mi occorre per far capire la portata offensiva di questa affermazione)  ciò equivale a dire che siccome il nome NICOLA  ha le consonanti N C L ,  si può tranquillamente togliere le vocali proprie, e inserirci quelle di un attributo diverso. Il nuovo nominativo ibrido, potrebbe in alcuni casi risultare incomprensibile o addirittura offensivo.  Se si mettessero ad esempio le vocali di TEMUTO, in mezzo alle consononanti di N-C-L si avrebbe come risultato NECULO    !!!  
Per la wt non ha importanza quali vocali vengono usate , purchè siano preservate le stesse consonanti  !!!  

QUi di seguito ecco l'intera pagina della Torre di Guardia:

Qui sotto un particolare ingrandito della suesposta pagina




[Modificato da Credente 30/04/2018 22:15]
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12/10/2018 11:41
 
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IL SUO NOME è YAH!

Il salmo 68,4, nel testo originale ebraico, riporta IL NOME DI DIO in forma abbreviata. 

Anche la wt lo sa perchè traduce nella sua tnm così: 
Cantate a Dio, cantate lodi* al suo nome,+
cantate a colui che cavalca attraverso le pianure desertiche.*
IL SUO NOME è YAH!*

In questo caso i masoreti ebrei, nei testi ebraici, hanno inserito la vocale "A" tra le due consonanti Y ed H per significare che questo abbreviativo del nome divino si dovesse leggere in tal modo.
In questo specifico caso dunque, quella vocale inserita, non era presa da un altro attributo ma indicava come effettivamente andasse letto tale abbreviativo.
Abbiamo quindi in questo versetto una attestazione della radice del Nome divino nella sua forma abbreviata.

Ma non è tutto. Tale definizione abbreviata del Nome divino lo ritroviamo anche nel Nuovo Testamento.

Nell'apocalisse compare tale Nome nel termine ALLELU-YAH, in 4 distinti versetti(vedi 19,1-6) che significa LODATE YAH e che viene ripetuto, musicato, cantato, osannato, celebrato, raffigurato, inciso, in tutte le forme possibili e immaginabili in innumerevoli partiture, raffigurazioni, componimenti, incisioni, iscrizioni, e in ogni occasione in cui si celebra il Signore. 
Il termine  composto "Allelu-YAH" si trova  anche in vari salmi a conferma che venisse comunemente usato già dai tempi di Davide.

Ecco dunque la maniera discreta ed efficace con cui il Signore ha fatto in modo che venisse perpetuato il Suo Nome, facendo in modo che venisse inserito nel Nuovo Testamento, e che, riguardo a tale termine, la trasmissione del Testo Sacro è stato osservato di generazione in generazione con la celebrazione perpetua dell'IO SONO con gli Allelu-YAH che continuamente salgono a Lui da ogni parte del mondo.   
Si fa rilevare che il termine YAH non è un abbreviativo del termine errato "geova" per il semplice fatto che la prima vocale è una "A" e non una "E", per cui possiamo dedurre che sia un abbreviativo del termine intero "YAHWEH", così come appunto sostengono concordemente da tempo gli studiosi.




[Modificato da Credente 25/10/2018 19:19]
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Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una TORRE, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un NOME...Gen 11,4
 
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