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L'ASSUNZIONE DI MARIA

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2023 21:19
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11/08/2012 10:10
 
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di STEFANO DE FIORES

Il significato del dogma dell'Assunta
   

Maria con il suo corpo glorioso non evade dalla storia, ma vi è presente come forza catalizzatrice dello Spirito per la realizzazione della Comunità definitiva.

Il Concilio Vaticano II ha confermato la dottrina definita dell’assunzione e ha aggiunto un interessante testo sull’Assunta in prospettiva ecclesiale: "La Madre di Gesù, come in Cielo glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nella età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (cfr. 2Pt 3,10) (LG 68).

Sulla scia conciliare i teologi hanno proseguito la riflessione, ampliandola in due direzioni: la ricerca biblica sull’escatologia e il significato teologico e vitale del dogma.

L’escatologia biblica

Nel post-concilio la questione dell’escatologia intermedia polarizza per alcuni anni la riflessione cristiana, poi si studiano i modelli biblico-escatologici, infine si cerca di precisare la condizione celeste di Maria.

L’escatologia intermedia. – Mentre era tradizionale nella Chiesa la concezione escatologica dei tre stadi: terreno - intermedio (immortalità) - finale (risurrezione), nella teologia protestante e poi in quella cattolica si è introdotta l’idea di morte totale (der Ganztod), per cui la sorte dei Cristiani non è l’immortalità, ma la risurrezione. Vengono apportate motivazioni di ordine filosofico e biblico a sostegno di questa teoria. Innanzitutto è difficile, se non impossibile, concepire una sopravvivenza postmortale senza corpo e una perfetta felicità per l’anima separata, che – al dire di San Tommaso – "non può dirsi persona".

Inoltre, con la morte termina la dimensione spazio-temporale e si è subito nell’eternità, per cui la risurrezione individuale avviene nella stessa morte (K. Barth, E. Brunner).

Secondo P. Benoit tale risurrezione immediata non consiste nella rianimazione di un cadavere, ma nellacreazione di un essere rinnovato (cfr. 1Cor 15, 35-53) per opera dello stesso Spirito che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti.

L’applicazione di questa ipotesi all’Assunta non si fa attendere. Già O. Karrer pensava che Maria fosse risorta al momento della morte, come tutti i Cristiani, e l’assunzione non rappresentasse un privilegio, né un’anticipazione, ma solo un evento cui la Vergine partecipa a titolo proprio.

Più recentemente per D. Flanagan la bolla definitoria evita di presentare l’assunzione come "singolare grazia e privilegio" e quindi lascia aperta la questione se anche altre persone, oltre Maria, abbiano raggiunto lo stato finale di gloria. Proseguendo su questa linea, Flanagan sviluppa il significato dell’Assunta in ordine alla Chiesa celeste e a quella peregrinante: "Maria Assunta incorpora nella sua persona la Chiesa gloriosa e ne è l’espressione personale e perfetta. In lei questa Comunità celeste si presenta a noi nel suo membro più perfetto e più rappresentativo... Essa esprime ciò che questa Chiesa è, non ciò che sarà […]. Maria, in questa prospettiva escatologica, appare in maniera chiarissima come la summa Ecclesiae...".

Essa esprime lo stato futuro della Chiesa pellegrina, lo stato presente della Chiesa celeste. Maria è"immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura" (LG 68). Non si deve necessariamente interpretare questo passo come se tale stato di perfezione e di compimento fosse solo di Maria. Dobbiamo notare che la nuova prospettiva della risurrezione immediata è stata respinta da teologi e ufficialmente dalla ‘Lettera su alcune questioni concernenti l’escatologia’ della Congregazione per la Dottrina della Fede (17-5-1979), che ribadisce "la sopravvivenza e sussistenza, dopo la morte, di un elemento spirituale", cioè dell’io umano che sussiste, pur mancando il complemento del suo corpo.

Quanto a Maria assunta in Cielo, la Chiesa esclude ogni spiegazione in cui svanirebbe il significato dell’assunzione della Vergine Maria circa ciò che la riguarda in modo unico; cioè nel senso che la glorificazione corporea della Vergine anticipa quella glorificazione che è destinata a tutti gli altri eletti.

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Modelli di sopravvivenza nella Bibbia

Spesso, per trovare un fondamento dell’Assunzione nella Sacra Scrittura si sono esaminati singoli passi, come Gen 3, 15 o Lc 1, 26. Invece J.M. Hernández Martínez segue un’altra via, quella della ricerca delle forme o modelli di sopravvivenza.

Ne scopre quattro:

a) discesa nell’Ade della morte, cioè nello sheol come soggiorno fatto di silenzio e oblio (Lc 16, 19-21: Lazzaro e ricco epulone), pur mantenendo un certo legame con il corpo;

b) Rapimento o traslazione definitiva in paradiso o assunzione (Enoch, Gn 5, 24; Elia, 2Re 2, 1-11; Lc23, 43; 1Ts 4, 17; Ap 11, 12);

c) Risurrezione individuale immediata dei martiri, indipendente dal cadavere e implicante una nuova creazione del corpo (2Mac 7, 23.28-29) che si realizza in Cristo risorto dai morti (1Ts 1, 10; 4, 13; Rm 4, 24) e, infine, risurrezione escatologica (Gv 5, 28-29; Ap 20, 13);

d) Esaltazione dopo l’abbassamento, per cui il servo di jhWh e i giusti ottengono vita piena nella comunione con Dio subito dopo la morte (Is 52, 13; 53, 8-12; Sap 3, 1-10; 5, 1-16; 73, 23-24) o in paradiso come luogo cristologico (Fil 1, 23; 2 Cor 5, 8).

È evidente che nella Bibbia si trova un modello particolarmente adatto ad esprimere l’assunzione di Maria: la partecipazione al destino finale del Figlio "assunto in cielo" (Mc 16,19; At 1,11).

Situazione del corpo glorioso di Maria

Un aspetto inedito della teologia post-conciliare è l’interesse per determinare la condizione celeste della Madre di gesù in ragione della sua assunzione. Dopo gli accenni di autori come A. Bea, E. Neubert, A. Müller, G. Oggioni, L. Boff, troviamo la tesi di Angelo Pizzarelli, La presenza dinamica di Maria nella vita spirituale, difesa nella Pontificia Università Gregoriana nel 1983, dove avanza e fonda la spiegazione pneumatologica del corpo glorificato della Vergine come l’unica capace di dare atto della maternità spirituale di lei e dell’esperienza che ne hanno fatto i mistici.

Per illuminare la situazione celeste di Maria ci soccorre l’analogia con Cristo risorto e con i corpi risuscitati. Ora le apparizioni di Cristo risorto ai discepoli mostrano che la corporeità del Signore è sganciata dalle leggi della materia, dai condizionamenti del tempo e dello spazio: entra a porte chiuse nel cenacolo (Gv 20, 19), appare e scompare improvvisamente (Lc 24, 15. 31), non è subito riconoscibile (Lc 24, 37; Gv 20, 15; 21, 4). Il Cardinale Carlo Maria Martini precisa che Cristo risorto ha del corpo "le qualità attive, in quanto può agire nel cosmo, ma non le passività, in quanto non è circoscrivibile, non può essere afferrato e chiuso dallo spazio e dal tempo". Questa nota di sganciamento dai condizionamenti spazio-temporali permette a Maria di intessere un rapporto vivo e vivificante con il cosmo e con gli uomini, con il tempo e con lo spazio e soprattutto con il cuore dei discepoli del suo Figlio.

Il secondo punto di riferimento per capire lo stato glorioso di Maria è la condizione dei corpi dopo la risurrezione, descritta da Paolo nel capitolo 15 della prima Lettera ai Corinzi.

 

Pur ammettendo una certa continuità tra il corpo mortale e quello risorto, l’Apostolo insiste sulla loro diversità mediante quattro antitesi: "Si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza, si semina un corpo animale e risorge un corpo spirituale" (1Cor 15, 42-44).

Applicando questa dottrina a Maria assunta, dobbiamo riconoscere al suo corpo quattro caratteristiche:

  1. l’incorruzione, che indica vittoria sulla morte e sulla decomposizione nel sepolcro;
  2. la gloria, che esprime sia lo splendore, al pari delle stelle (Dan 12, 3), sia la presenza e azione salvifica nella storia (Gv 1, 14; 2, 11);
  3. la potenza, che designa la forza dello Spirito, capace di comunicare la vita nuova e di compiere opere efficaci e meravigliose (Rm 15, 19; 1Cor 12, 4-11; Gal 3, 5);
  4. la spiritualità, che indica l’intera persona umana della Vergine sotto la piena sovranità trasformatrice dello Spirito.

Per lo Spirito che lo vitalizza, anima e guida, il corpo glorioso della Vergine supera i limiti naturali che impediscono la piena comunicazione con tutti i membri di Cristo: l’assunzione di Maria non è separante, ma significa, al contrario, totale inserimento nel mistero della Comunione dei Santi.

Possiamo concludere questa nostra riflessione sulla definizione dogmatica dell’assunzione di Maria in Cielo, rilevando alcune evidenze di ordine teologico e vitale.

Il ‘fatto ecclesiale’

Per prima cosa balza evidente il fatto che la definizione dogmatica compiuta da Pio XII nel 1950 non risulta un’iniziativa senza radici nel passato; al contrario, essa è stata preparata dal contributo determinante di tre fattori:

  1. la fede del popolo di Dio, manifestata nei racconti del Transitus letti e accolti da tante generazioni, nella liturgia, nell’iconografia e in altre iniziative lungo i secoli;
  2. il dibattito a livello teologico che ha studiato le convenienze, sciolto le difficoltà, ammessa la definibilità, approfondito il significato;
  3. l’intervento del Magistero, che aveva rimandato la definizione e che infine, a tempo più opportuno, l’ha realizzata.

Ne consegue che la definizione dell’Assunta è un fatto ecclesiale che ha interessato le varie componenti della Chiesa e che quindi costituisce un elemento di comunione tra di esse.

Si tratta di un "singolare consenso dell’episcopato cattolico e dei fedeli" (Pio XII) che "offre per se stesso l’infallibile certezza della rivelazione divina", secondo l’insegnamento biblico richiamato dal Vaticano II: "La totalità dei fedeli, che hanno ricevuto l’unzione dello Spirito Santo (1Gv 2,20.27), non può sbagliarsi nel credere" (LG 12). Risulta pertanto che pur essendo la dimensione autoritativa quella che specifica il ruolo del Magistero nella tradizione, essa è però inseparabile dalla dimensione di comunione con i Vescovi e con l’intero popolo di Dio.

 

Ricchezze del mistero dell’Assunta

Appartenendo alla pienezza escatologica, il mistero di Maria Assunta alla gloria contiene una ricchezza di significato per la vita presente che la teologia magisteriale e dei vari studiosi non ha mancato di enucleare.

L’assunzione della Vergine non solo rafforza la fede nella risurrezione finale, ma è stimolo a rispettare il corpo e la vita umani, a cercare una cultura di pace e ad aspirare alla santità, unica via per conseguire i beni eterni. La tendenza teologica post-conciliare opera uno spostamento di accentuazione dal ‘privilegio’ alla categoria del ‘segno’.

Dopo il Cristo risorto, la Vergine assunta è segno della dignità dell’uomo e del suo destino di gloria. Ambedue gli eventi ci dicono che il destino dell’uomo, foggiato "a immagine e somiglianza" di Dio (cfr. Gen 1, 26-27), non è il disfacimento dell’essere e il suo dissolvimento nel nulla, ma la sua piena realizzazione fino a raggiungere, come amano dire gli Orientali, la "divinizzazione".

Ambedue attestano che la vita ha un senso, che il corpo è destinato a rivestirsi di gloria e di immortalità; che non sono inutili né la fatica né il sudore, né il sangue versato né le lacrime che rigano il volto del sofferente. E se l’uomo, nella sua cecità, profana e degrada il corpo e rivendica il diritto di praticare la tortura e la pena di morte, Dio, nel suo luminoso amore, proclama che Lui è la sorgente della vita e il suo Figlio Gesù è "la risurrezione e la vita" (Gv 11,25).

Il mistero realizzato in Maria assunta in Cielo è una miniera preziosa che le generazioni cristiane sono chiamate a scandagliare nel loro itinerario nel tempo verso la patria trinitaria, dove ella al seguito di Cristo ha preceduto tutti gli altri.

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