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L'ASSUNZIONE DI MARIA

Ultimo Aggiornamento: 03/12/2023 21:19
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11/08/2012 10:01
 
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TESTI PATRISTICI 

Germano di Costantinopoli (m.733) Dalle omelie sulla dormizione.

Essendo umano (il tuo corpo) si è trasformato per adattarsi alla suprema vita dell’immortalità; tuttavia è rimasto integro e gloriosissimo, dotato di perfetta vitalità e non soggetto al sonno (della morte), proprio perché non era possibile che fosse posseduto da un sepolcro, compagno della morte, quel vaso che conteneva Dio e quel tempio vivente della divinità santissima dell’Unigenito.

Vieni di buon grado da Colui che da te è stato generato. Con dovere di Figlio, io voglio rallegrarti; voglio ripagare l’abitazione dei seno materno, il soldo dell'allattamento, il compenso deIl’educazione; voglio dare sicurezza al tuo cuore. O madre, tu che mi hai avuto come Figlio unigenito, preferisci piuttosto abitare con me!.

In altre parole, il singolare privilegio appare dovuto a esigenze della pietà filiale di Gesù verso la madre; quindi qualcosa di più che non semplici motivi di convenienza:

Infatti, come un figlio cerca e desidera la propria madre e la madre ama vivere con il figlio, così fu giusto che anche tu, che possedevi un cuore colmo di amore materno verso il Figlio tuo e Dio, ritornassi a lui; e fu anche del tutto conveniente che a sua volta Dio, il quale nei tuoi riguardi aveva quel sentimento d'amore che si prova per una madre, ti rendesse partecipe della sua comunanza di vita con se stesso.

Non si poteva porre un accento più forte sul principio delle esigenze dell'amore filiale di Gesù per la propria madre. Ma il patriarca costantinopolitano da un paio di altre ragioni che giustificano il privilegio mariano. C'è il motivo della purezza e dell'integrità totale della Vergine:

Tu, secondo ciò che è stato scritto, sei bella e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto abitazione di Dio: perciò è anche estraneo al dissolvimento in polvere.

L'altro motivo è quello della mediazione e dell'intercessione che Maria deve svolgere presso Dio in favore degli uomini:

Io ti costruirò quale muro del mondo, ponte di coloro che sono scossi dai marosi, arca di quelli che si salvano, bastone per coloro che si lasciano condurre per mano, intercessione per i peccatori e scala che ha il potere di far salire gli uomini al cielo.

Quanto al problema della morte di Maria, Germano di Costantinopoli considera normale che Maria abbia dovuto affrontare questa esperienza umana prima della sua assunzione gloriosa:

Anche se tu ricevesti la morte, inevitabile da parte della natura umana, tuttavia il tuo occhio che ci custodisce nè vacilla nè si addormenta.

Una prima ragione è costituita dal fatto dell'universalità della legge della morte, a cui nessuna creatura può sottrarsi:

Infatti tu eri partecipe della nostra condizione corporea, per cui non saresti potuta sfuggire all'appuntamento con la morte, comune a tutti gli uomini, al punto che il tuo stesso Figlio e Dio di tutti gustò la morte.

Da questo testo affiora una seconda ragione che postulava la morte di Maria: il suo destino terreno non poteva differire da quello del Figlio suo che ha voluto affrontare egli stesso la morte e il sepolcro. Ma anche per Maria l'esperienza del sepolcro doveva concludersi gloriosamente, come era avvenuto per il Cristo:

Essendo venuti di corsa e avendo trovato le fasce e il sudario, Pietro e Giovanni appresero che Cristo era risorto. Quanto a noi, discepoli del Salvatore, raccolti con la folla presso di tè, o Getsemani, per i funerali della Semprevergine Maria, noi tutti abbiamo visto che essa è stata deposta nel sepolcro e poi è stata trasferita altrove. Essa qui divenne invisibile al di sopra di qualsiasi contestazione, prima che il sepolcro fosse chiuso dalla pietra... Mentre veniva osannata con inni e stava per essere calata nella tomba, essa lasciò il sepolcro vuoto.

Al patriarca di Costantinopoli non sfugge una terza ragione per spiegare la morte di Maria. Questa doveva apparire come una conferma della realtà del mistero dell'incarnazione. Seguiamo il suo ragionamento:

Come avrebbe potuto, la dissoluzione del corpo, ridurre in polvere e cenere te che, mediante l'incarnazione del Figlio tuo, hai liberato l'uomo dalla rovina della morte? Tu quindi ti separasti dalle cose terrene affinchè apparisse realmente confermato il mistero della tremenda incarnazione. Infatti tu avevi sopportato l'allontanamento dalle cose temporali, affinchè si credesse che il Dio nato da te era stato egli pure un uomo completo, in quanto Figlio di una vera madre, lei stessa sottoposta alle leggi delle necessità fisiche, come conseguenza di una decisione divina e delle norme che regolano il tempo proprio della vita..

Inoltre il mistero della morte e dell'assunzione di Maria al cielo ebbe negli apostoli dei testimoni qualificati, in grado di confermarne autorevolmente la verità:

La tua partenza non fu priva di testimoni nè falsa fu la tua dormizione. Il cielo narra la gloria di quelli che allora ti corsero incontro; la terra presenta la verità che li riguarda; le nubi gridano l'onore che a tè fu da loro prestato e gli angeli riferiscono l'offerta dei doni che allora ti fu fatta: cioè come gli apostoli ti furono accanto (passando) al di sopra di Gerusalemme....

D'altra parte Germano insiste molto sul fatto che l'assunzione non ha interrotto la presenza spirituale di Maria tra noi:

Anche se partisti, non ti separasti tuttavia dal popolo cristiano. Tu che sei la via verso una cosi grande incorruttibilità, non ti allontanasti da questo mondo corruttibile; al con-

trario rimani vicina a coloro che ti invocano. Coloro che fedelmente ti cercano, non mancano di trovarti.

La presenza spirituale di Maria nel nostro mondo ha dei caratteri di singolare analogia con quella del Figlio suo. L'autore pone sulle labbra di Cristo delle parole significative:

Come io, pur non essendo del mondo, volgo lo sguardo e provvedo a coloro che sono nel mondo, così la tua protezione non sarà allontanata dagli esseri del mondo fino al suo termine.

L`Assunzione non toglie al mondo la protezione misericordiosa di Maria

E` ora, dice il Signore, che ti porti con me, o Madre mia. Come hai riempito di gioia la terra e coloro che abitano in terra, o piena di grazia, così rallegra i celesti. Fai lieta la casa del Padre mio: ravviva gli spiriti dei santi. Vedendo infatti la tua festosa Assunzione tra una moltitudine di angeli si renderanno conto che, per tuo mezzo, una porzione di loro stessi venga ad abitare nella mia luce. Vieni, dunque, con gioia. Ave anche ora e sii felice, come già quella volta (Lc 1,28); hai, infatti, la pienezza di quanto veniva significato con le parole piena di grazia. Ricevesti un messaggio di gioia, quando stavi per concepirmi; godi ora che sei invitata all`Assunzione con me. Non ti turbi l`abbandono di un mondo, che si corrompe con i suoi desideri. Tu superi la sua corruzione; e non è che lasci privi del tuo aiuto coloro che sono nel mondo; ma come io, che non sono del mondo, guardo con occhio di misericordia coloro che sono nel mondo e li guido con la mia provvidenza, così, fino alla fine, non sarà mai tolta al mondo la tua protezione.

L`abbandono della cura della carne non ti farà perire: ti volgerai a una vita piú vivace, a un riposo di gioia, alla piú grande e tranquilla pace, a una vita senza affanni, a piaceri senza macchia, a un`eternità serenissima, a una letizia immortale, a una luce senza tramonto, a un giorno senza sera; ti volgerai a me, Creatore tuo e di tutte queste cose. Perché dove son io, ivi è la vita eterna, la gioia incomparabile, un`abitazione unica, una città non soggetta a morte. Perciò dove sono io, devi stare anche tu, madre inseparabile, nel Figlio indiviso. Dov`è Dio, c`è ogni bene, ogni piacere, tutto è giocondo. Nessuno che ha visto il mio splendore, pensa d`andar via. Nessuno che ha assaggiato la mia pace, vuole piú le cose di un mondo che perisce. Chiedi a Pietro, se ci sia un paragone tra il mondo e il Tabor, dove egli poté vedere per un momento il mio splendore.

Mentre eri nel mondo corruttibile, ti mostrai la mia potenza in visione, ora che ne esci, io mi ti mostrerò a faccia a faccia. Non ti dispiaccia di lasciare alla terra ciò ch`è proprio della terra. Il tuo corpo è mio; e poiché son miei tutti i confini della terra, nessuno porterà via nulla dalle mie mani. Afiidami il tuo corpo; anch`io diedi in custodia la mia divinità al tuo utero. La tua anima vedrà la gloria del Padre; il tuo corpo illibato vedrà lo splendore del Figlio unigenito; il tuo spirito immacolato vedrà la maestà del santissimo Spirito.

La morte non avrà nulla da gloriarsi su di te, poiché tu hai portato nel tuo ventre la Vita. Sei stata il mio recipiente; nessuna cosa lo spezzerà, nessuna caligine ti porterà nel buio. Vieni da tuo Figlio di buon animo, voglio farti felice, come lo può volere un figlio: voglio ricompensarti per avermi ospitato nel tuo seno: voglio ripagarti per il latte che m`hai dato: voglio contraccambiarti l`avermi allevato; voglio darti testimonianza che sei mia madre. Tu che, o Madre, hai avuto me come tuo unigenito, vorrai certo stare con me; so molto bene che non puoi portare il tuo amore a un altro figlio. Io ti ho fatta vergine madre. Io ti farò madre felice di tuo Figlio. Ti farò il mondo debitore e farò piú gloriosa la tua uscita dal mondo. Ti farò muro del mondo, ponte di quelli che sono sbattuti dai flutti, bastone di quelli che non si reggono, avvocata dei peccatori, scala che porti al cielo i mortali.

Vieni felice. Apri il paradiso, che Eva tua parente, compagna della tua razza, aveva chiuso. Vieni nella gioia di tuo Figlio. Lascia la terrena Gerusalemme: corri alla città celeste; perché il pianto della Gerusalemme terrena durerà poco, come sta scritto: ci sarà un gran pianto, come il pianto del melograno, che vien tagliato nel campo (Zc 12,11). Stenditi nel sepolcro di Getsemani, ma solo in apparenza: non vi ti lascerò a lungo sola. Verrò da te, appena sarai stata seppellita, non per essere un`altra volta concepito ma perché tu sia mia compagna. Adagia con fiducia il tuo corpo sul Getsemani, come io, prima della passione, in quello stesso luogo prostrai le ginocchia del mio corpo. Come io dal punto, ove avevo piegato le ginocchia, mi recai liberamente alla morte vivifica della mia croce, cosí tu, dopo la deposizione del tuo corpo, sarai subito portata alla vita.

Verranno da te i miei discepoli e il tuo funerale sarà curato con riverenza dalle loro mani, ed essi sono i figli spirituali della mia luce. A loro, ne sei testimone, ho dato la grazia dell`adozione; perciò mentre essi ti rendono onore, pensa che sia io a renderti gli onori e che io stesso con le mie mani accudisca ai tuoi funerali. Neanche è bene, infatti, che facciano questi uffici per te altri che i miei apostoli, nei quali abita anche lo Spirito Santo, e che rappresenteranno la mia persona, o immacolata, agli onori dei tuoi funerali.

(Germano di Costantinopoli, Hom. in Assumpt., nn. 1824-1826)

 

Azione mediatrice della Vergine santa

 

Dalla gloria dei cieli Maria esercita un ruolo di mediatrice a favore degli uomini. E un tema, questo, sul quale i testi di Germano potrebbero essere citati in abbondanza. Riportiamo un passo ben noto, preso dalla celebre omelia per la liberazione di Costantinopoli dall'assedio degli arabi:

La Semprevergine, irradiante di luce divina e piena di grazia, lei che fu mediatrice dapprima per il suo parto soprannaturale e ora per l'intercessione della sua materna assistenza, sia coronata di incessanti benedizioni. Per nostro tramite gli onori degli inni possano accompagnarla durante la notte di questa vita.

Non esista momento in cui vengano dimenticate le meraviglie che Dio, per mezzo di lei, ha operato a nostro favore, affinchè non perdiamo la sua sollecitudine e la sua protezione. Questa madre della luce... vuole che, cercando in ogni cosa l'equilibrio e la convenienza, camminiamo onestamente come figli della luce.

 

Andrea di Creta (740 d.C.) Dalle Omelie sulla natività

Occorreva dunque preparare un palazzo al re prima della sua venuta; fu necessario tessere le fasce regali in anticipo per accogliere il regale fanciullo al momento della sua nascita. Finalmente bisognava che l’argilla ricevesse un trattamento previo, prima dell’arrivo del vasaio.

Secondo Andrea di Creta la Vergine fu soggetta alla legge della morte, la quale tuttavia per lei non tu castigo del peccato. Essendo infatti una creatura diversa dalle altre perché libera dalle colpe del peccato e dotata di una santità unica, in lei la morte non assunse il significato di una condanna e di una maledizione. Al contrario questa condanna e questa maledizione sono state vinte proprio nel mistero della morte di Maria:

La morte, naturale agli uomini, ha raggiunto anche lei; tuttavia non per imprigionarla, come succede a noi, nè per sottometterla. Nulla di tutto questo! Era solo per procurarle l'esperienza di quel sonno che da quaggiù ci conduce all'oggetto della nostra speranza...

Non c'è uomo, dice la Scrittura, che viva senza vedere la morte. Ma siccome la creatura umana che noi oggi celebriamo è superiore agli altri uomini, è chiaro che se essa obbedisce come noi alla legge della natura, non le accade tuttavia come a noi ma in un modo eminente; e questo per una ragione superiore a quella che costringe noi a subirla totalmente.

Dopo la morte, Maria fu chiamata a fruire della gloria celeste; però circa la natura di questa assunzione Fautore manifesta delle incertezze che egli tenta di esporre in un lungo passo dell’Omelia II sulla Dormizione…

II parto sfuggì alla corruzione e neppure la tomba sopportò la corruzione, la quale non tocca ciò che è santo. Voi volete che vi dica quale ne è la prova. Ma da parte vostra nessuno dei presenti trascuri il sepolcro vuoto, perché invece io vi chiederò: perché non si vede il cadavere, perché dalla tomba mancano gli arredi sepolcrali, se non perché ciò che fu sepolto evitò la distruzione e il tesoro fu trasferito?

Se le cose stanno in questi termini, perché non dovrebbe essere stato vero il trasferimento, dato che anche le altre circostanze concordano con esso: la separazione dell'anima dal corpo, la deposizione del corpo nel sepolcro, la divisione del

composto umano, la separazione delle componenti, la dissoluzione, l'unione, la riconnessione, la scomparsa nelle sfere dell'invisibile? La tomba infatti rimane vuota a tutt'oggi, come confermano le testimonianze e come essa stessa testimonia del trasferimento.

Io non so se avvenne la ricomposizione degli elementi in unità, come conseguenza della riunificazione delle parti. Perciò ragionerò un attimo su queste cose. Forse il Mediatore di tutte le cose, secondo il suo arcano beneplacito, pensò di onorare così quella che lo aveva generato. Oppure una delle due parti prevalse sull'altra cosicché, dopo la reciproca separazione, l'una (il corpo) ebbe in sorte di essere collocata entro i confini terreni, l'altra (l'anima) fuori di questi. Oppure si verifìcò un procedimento ignoto e fuori del comune, di carattere soprannaturale, a favore di lei, nel quale tutte le sue condizioni personali si presentarono del tutto nuove, per cui essa accolse il Verbo supremo in modo superiore ad ogni parola e conoscenza.

Da questo testo piuttosto laborioso si ricava che per Andrea di Creta, certamente l'anima di Maria è salita al cielo, mentre non gli è chiara la sorte del suo corpo. Potrebbe essersi riunito all’anima nella gloria celeste, oppure essere stato trasferito in qualche luogo adatto qui sulla terra, una specie di paradiso terrestre. L'unico dato chiaro per lui è quello del sepolcro rimasto vuoto.

A proposito di questo mistero, Andrea risponde alle difficoltà che potrebbero derivare dal silenzio della sacra Scrittura e dei più antichi padri della Chiesa. Egli ritiene che la spiegazione per questo silenzio verrebbe dalla circostanza che la madre del Signore sarebbe morta alquanto tardi, vale a dire dopo che la redazione dei libri del Nuovo Testamento era stata completata da tempo.

 

S.Giovanni Damasceno (ca.750) Dalle Omelie sulla dormizione.

 

Le tré omelie sulla dormizione dimostrano l'eccezionale importanza che assume la dottrina del Damasceno sull'assunzione di Maria in cielo. Giovanni insegna esplicitamente la verità dell'assunzione corporea di Maria in cielo. Conformandosi all'insegnamento dei suoi due celebri contemporanei", Germano di Costantinopoli e Andrea di Creta, il nostro dottore accetta la tesi della morte previa di Maria, quale premessa dell'imminente glorificazione:

Come mai la fonte della vita è condotta alla vita attraverso la morte? Come mai colei che nel parto oltrepassò i limiti della natura, si sottomette ora alle sue leggi e il corpo immacolato sottosta alla morte? E’ necessario spogliarsi di ciò che è mortale e rivestirsi di immortalità, dal momento che neppure il Signore della natura si è sottratto alla morte. In realtà egli muore nella carne per distruggere la morte con la morte; alla corruzione sostituisce l'incorruttibilità; della morte fa una fonte di risurrezione.

Ma se la via alla glorificazione passa attraverso la morte, tuttavia il caso personale della madre di Dio ha avuto un esito insolito rispetto al destino di tutti gli altri esseri umani:

Quantunque la tua anima santissima e beata si sia separata dal tuo corpo felicissimo e immacolato, secondo le esigenze della natura, e quest'ultimo sia stato portato in sepoltura come tutti gli altri corpi, esso tuttavia non rimase nel dominio della morte ne fu preda della corruzione.

Infatti come la sua verginità rimase intatta nel momento in cui partorì, così il suo corpo, anche dopo la morte, fu preservato dalla distruzione e fu trasferito in una dimora migliore e più divina, non soggetto alla morte, ma che dura per tutti i secoli dei secoli.

Nella seconda omelia sulla dormizione, il Damasceno illustra, ricorrendo alla tipologia biblica, tutta una serie di motivi per cui era conveniente che il corpo di Maria non si consumasse in un sepolcro. Anche in questo testo, come in quello precedentemente citato, si nota la tendenza del-l'omileta a motivare il privilegio dell'assunzione con il ricorso al mistero della verginità di Maria nel parto. Se però questo poteva apparire un argomento di convenienza, agli occhi del Damasceno sembrava rivestire un carattere di più stringente necessità, a causa del ruolo fondamentale svolto da Maria nel mistero dell'incarnazione:

Bisognava che colei che nel parto aveva conservato intatta la sua verginità, conservasse incorrotto il suo corpo anche dopo la morte. Bisognava che colei che aveva portato in grembo il Creatore quando era bambino, abitasse nei tabernacoli del cielo...

Bisognava che la madre di dìo diventasse partecipe dei beni del Figlio suo e che venisse celebrata da tutta la creazione

quale madre e ancella di Dio. L'eredità passa solitamente dai genitori ai figli. Nel nostro caso, tuttavia, per usare l'espressione di un saggio, le sorgenti del sacro fiume risalgono verso la loro origine, giacché il Figlio ha sottoposto alla madre tutta la creazione.

Maria mediatrice tra terra e cielo

Giovanni introduce il concetto della mediazione di Maria con una significativa immagine veterotestamentaria, quella cioè della scala di Giacobbe. Come già si è detto, egli ama applicarla alla madre del Signore:

Come quello (Giacobbe) contemplò il cielo unito alla terra dalle estremità di una scala e gli angeli scendere e salire lungo di essa e colui che è il forte per eccellenza e l'invincibile lottare con lui simbolicamente, allo stesso modo tu sei diventata mediatrice e scala per la quale Dio discende verso di noi, allorché assume la fragilità della nostra sostanza, abbracciandola e unendola Ìntimamente a sé. Così ha fatto dell'uomo uno spirito capace di vedere Dio e ha riunito ciò che era diviso.

Grande è l'efficacia che egli attribuisce alla mediazione della santa Vergine in ordine alla nostra salvezza.

Il tuo corpo santo e integerrimo veniva consegnato a un sacro sepolcro, mentre gli angeli lo procedevano, lo accompagnavano e lo seguivano; e che cosa non avrebbero fatto per servire la madre del loro Signore?

Intanto gli apostoli e la Chiesa in tutta la sua pienezza cantavano inni divini e suonavano, mossi dallo Spirito, pronunciando queste parole: " Ci sazieremo dei beni della tua casa; santo è il tuo tempio; mirabile nella giustizia " (Sal 65,6). E ancora: " L'Altissimo ha santificato la sua dimora " (Sal. 46,5); " Montagna di dìo, montagna ricca, montagna in cui dìo si è degnato di abitare" (Sal. 68,16-17).

La comunità degli apostoli, trasportando sulle spalle te, che sei la vera Arca del Signore Dio, come un tempo i sacerdoti trasportavano l'arca simbolica, ti deposero nella tomba, attraverso la quale, come attraverso il Giordano, ti condussero alla vera terra promessa, vale a dire la Gerusalemme di lassù, madre di tutti i credenti, il cui architetto e costruttore è Dio. La tua anima non è discesa nell'Ade, ma neppure la tua carne ha visto la corruzione. Il tuo corpo integro e incontaminato non fu abbandonato nella terra; perché tu fosti trasferita nelle regali dimore del cielo; tu la regina, la sovrana, la signora, la madre di Dio, il quale è stato veramente generato da tè.

Come è possibile che il cielo abbia accolto colei che apparve più vasta dei cieli? Come è possibile che la tomba abbia ricevuto la dimora di Dìo? Eppure l'ha accolta e ospitata. Essa infatti fu più vasta del cielo non a causa delle dimensioni corporee; poiché come potrebbe un corpo di tre cubiti, che va sempre più assottigliandosi, essere paragonato con la larghezza e la lunghezza del cielo? E a causa della grazia, invece, che ha sorpassato il limite di ogni altezza e profondità. Il divino non ammette confronti.

O sepolcro santo, stupendo, venerando e adorabile! Anche adesso gli angeli continuano a circondarti di attenzioni, standoti vicino con grande rispetto e timore, mentre Ì demoni inorridiscono. Con fede accorrono gli uomini, per renderti onore, per adorarti, per salutarti con gli occhi, con le labbra e con l'affetto dell'anima, onde attingere abbondanza di beni.

Come un unguento prezioso, se viene versato sulle vesti o in un luogo qualsiasi e poi viene tolto, lascia tracce della sua fragranza anche dopo la sua evaporazione, allo stesso modo questo

corpo, santo e purissimo, impregnato di profumo divino e abbondante sorgente di grazia, il quale era stato deposto nella tomba, allorché fu so^ratto e trasferito in un luogo migliore e più elevato, non la^iò la tomba senza ricompensa, ma le trasmise il profumo r'ivino e la grazia, facendo di questo monumento una sorgen^ di guarigione e di ogni bene per coloro che vi si accostalo con fede.

(Giovanni Damasceno, Omelia I sulla Dormizione 12-13, PG 96, 717 D - 720 C)

 

(Amedeo di Losanna, Hom. 7 in Assumpt.)

1. La morte della Vergine e la sua Assunzione

Mentre medito e molto spesso ritorno in spirito sull`Assunzione della Madre di Dio, un problema mi si presenta, degno di esame, utile da risolvere e che vi apparirà dolcissimo una volta comunicatovi. Ci si chiede in effetti perché, in occasiose dell`Ascensione del Signore, sua Madre, che lo circondava di indicibile affetto, non lo abbia subito seguito. Nessuna ombra di peccato l`aveva oppressa, nessuna macchia aveva insozzato la sua vita; la sua carità la rendeva piú ardente di un braciere, la sua castità piú brillante della luce, il suo parto virginale inaudito piú splendente degli stessi abitanti dei cieli: sembra quindi sbalorditivo che essa non sia stata subito condotta in cielo insieme al Figlio.

Senza dubbio, Enoch camminò con Dio nella purezza del cuore, e non lo si vide piú perché Dio lo rapí. Del pari, è scritto che Elia, infiammato dal bruciante zelo della carità, fu rapito su un carro di fuoco trainato da cavalli di fuoco. Mentre lei, che superava Enoch per la purezza del cuore, ed era piú grande di Elia nel privilegio dell`amore, perché mai non è stata portata in cielo immediatamente insieme a colui che ella aveva partorito? Essa era infatti piena di grazia e benedetta tra tutte le donne. Essa sola ha meritato di concepire il Dio vero da Dio vero. Vergine, essa lo ha messo al mondo; vergine, lo ha allattato, stringendolo al suo seno, e lo ha nutrito in tutto con la devota premura di una serva. Infine, essa ha sofferto nello spirito piú che nella carne con lui morente, ed è rivissuta in spirito con lui quando è risorto. Perché allora non ascende con lui quando egli ascende? Certo, la sua carne santissima, che fu incinta per opera dello Spirito Santo, che si gonfiò del germe del gran Re, nella quale Dio si è fatto uomo, il Verbo si è fatto carne, e in cui, per la mediazione di Cristo, la pienezza della divinità abitò corporalmente (cf. Col 2,9), avrebbe dovuto, cosí sembrerebbe, essere introdotta in cielo fin dal momento in cui vi salí il Signore. Perché allora questo ingresso venne ritardato almeno per breve tempo ed essa restò separata da suo Figlio? Perché il suo desiderio sí santo, ardente piú del fuoco, non fu subito appagato?

Si è che questo intervallo non fu di lieve consolazione per i discepoli di Cristo. L`intervallo non tolse nulla alla madre, mentre apportò al mondo rimedi di salvezza. Il Signore Gesú volle in effetti che, dopo il suo ritorno al Padre, gli apostoli potessero gioire dell`assistenza ed educazione materne. Per quanto già istruiti dallo Spirito, essi avevano ancora molto da imparare da colei che dette al mondo il Sole di giustizia e fece scaturire per noi dal suo seno immacolato, come da un prato verginale, la sorgente della Sapienza. Infine, nella sua mirabile bontà, la Provvidenza ha voluto che la Chiesa primitiva, che non vedeva piú Dio presente nella nostra carne, potesse vedere la sua madre ed essere confortata da cosí amabile vista.

Cosa c`è infatti di tanto amabile, di tanto bello e di tanto dilettevole quanto la vista della madre del Creatore e Redentore di tutti? Se tanto si desidera vedere con i propri occhi il sepolcro del nostro Redentore, ancora in piedi a tutt`oggi; se la pietra sulla quale ha riposato il santo tronco di Iesse esercita una sì potente attrattiva e gode una tal fama, tanto da richiamare a sé gli affetti e i pensieri di tutti e, con un fascino religioso attira tutti a sé, quale gioia - e di quale valore - non dovette essere la vista della madre di Dio fino a quando la tenerezza divina permise che rimanesse con noi sulla terra, secondo il comune destino?

O felice nazione, o beata generazione che meritò di essere illuminata da un tale spettacolo! Sì, beata quella generazione fedele e gioiosa in seno alla quale è stato piantato l`albero che produsse il frutto della vita, ha brillato la madre della luce vera, è apparso quel pozzo chiuso e sigillato dal quale è sgorgata la sorgente della casa di David, aperta per la purificazione dei peccati e delle sozzure. Tale insigne privilegio, quel dono celeste, quella grazia speciale sono stati accordati alla Chiesa dei primi cristiani.

Infine, la Vergine madre apriva l`accesso a tutti i carismi che erano in lei. Brillante del fuoco del santo amore, al primo sguardo infatti bruciava soavemente il cuore di chi l`avvicinava ispirava la fede alle anime, consigliava la modestia, adornare il pudore, attraendo alla pietà. Esalava il fiore della verginità, seminava il campo nuovo della castità, offrendo agli occhi la virtù dell`umiltà e mostrando i segni della sincerità. Attorno a lei, uno splendore senza declino, e sul suo volto un fuoco ardente. Un fiume di fuoco, rapido, usciva da lei per bruciare i suoi nemici, per scaldare i suoi amici, soccorrere i prossimi e ridurre in cenere quelli che non l`amavano...

E se per gli uni, cioè per i nemici, essa era odore di morte per la morte, per gli altri, coloro che credevano nel Figlio suo, era odore di vita per la vita. Come infatti tutti muoiono in Eva, cosí in Maria tutti saranno vivificati. E come del pari per la colpa di Eva il mondo fu condannato, così per la fede di Maria l`universo fu riabilitato. L`una, fu infettata da un veleno mortale che trasmise ai suoi discendenti; l`altra, fu impregnata da una medicina vitale che trasfuse in tutti i fedeli. L`una, cadde per aver avuto la sventura di credere al serpente; l`altra, si alzò, e secondo la promessa di Dio nella Genesi, schiacciò il capo del serpente. Annunciata fin dall`inizio, ed ora concessa alla Chiesa dei primi cristiani; promessa da sempre, e manifestata alla fine dei tempi.

Chi dunque non si affretterebbe, chi dunque non accorrerebbe dalle estremità della terra per contemplare la bellezza di quella maestà venerabile, e vedere quel volto ornato da ogni sorta di dolcezza, ed anche da dignità sovrana e da potenza senza pari? Certo, nulla di simile si poteva trovare tra i figli e le figlie di Adamo; nulla di uguale tra i profeti, gli apostoli o gli angeli. Il cielo e la terra niente hanno prodotto che possa essere a lei paragonato. Chi dunque, sotto le nubi, sarà confrontato con lei o sarà simile alla madre del Signore tra i figli di Dio?

Considera quanto fosse normale che, già prima della sua assunzione, il suo nome abbia brillato, ammirabile su tutta la terra, e la sua fama celeberrima si sia diffusa dovunque, prima ancora che la sua magnificenza si fosse elevata al di sopra dei cieli. Conveniva infatti che la Vergine madre, per l`onore stesso del Figlio, regnasse dapprima sulla terra, e potesse alla fine ricevere in eredità i cieli con la gloria; che fosse ricolmata quaggiú per penetrare lassú in una santa pienezza; e quasi trasportata di virtù in virtù, così lo fu di splendore in splendore dallo Spirito del Signore.

Presente nella carne, essa gustava dunque in anticipo le primizie del regno futuro, ora elevandosi a Dio in sublimità ineffabili, ora condiscendendo verso il prossimo in carità indicibile. Da una parte, era circondata dalle deferenze degli angeli; dall`altra, era venerata dal servizio degli uomini. Con gli altri angeli, l`assisteva l`arcangelo Gabriele; e Giovanni, felice di essersi visto affidare sotto la croce, lui vergine, la Vergine madre, la serviva al pari degli altri apostoli. Gioivano al vederla, gli uni la loro regina, gli altri la loro maestra, e tutti le tributavano affettuosa devozione.

(Amedeo di Losanna, Hom. 7 in Assumpt.)

[Modificato da Coordin. 11/08/2012 10:04]
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