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La DONNA di Apoc. cap.12

Ultimo Aggiornamento: 11/08/2012 09:43
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11/08/2012 09:43
 
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Critica a commenti non cattolici:

Rimango della convinzione, che il soggetto dell’apparizione sia Maria, e che si può in essa ravvisare come figura, come modello, l’Israele sia del VT da cui essa discende e che dà luogo fisicamente, materialmente al parto del Bambino, sia l’Israele del NT, la Chiesa, di cui Maria è la prima e più significativa figura rappresentativa.

Tale DONNA, stando a quanto Giovanni vede, sta partorendo il Messia, di cui egli stesso conosce esattamente da chi e come sia nato. E’ chiaro e immediato perciò che si sia portati a vedere nella Donna, il riferimento a Maria, tant’è che al punto 2. Il commento da te allegato diceva:

2 Ella era incinta e gridava nelle doglie tormentose del parto.

Lett. grida, essendo in doglie e tormentata per partorire. Per lunghi secoli Israele portò nel suo seno la promessa del Redentore, promessa che venne assumendo forme sempre più definite e precise per opera dei profeti. A misura che le circostanze esterne del popolo si fecero più tristi con l'esilio, con la perdita dell'indipendenza nazionale, con la persecuzione, l'aspirazione dei credenti verso l'adempimento della "speranza d'Israele" divenne più angosciosa ed è raffigurata qui dalle doglie del parto le quali, fisicamente, non toccarono se non alla vergine israelitica che portò nel suo seno il bambino Gesù.

Paolo dice esplicitamente in Gal 4,4: Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge…., e quella DONNA è Maria.

Lo stesso commentatore evangelico si avvede di questo accostamento imprescindibile a Maria anche se poi nel resto del commento lo ignora del tutto, tant’è che al verso 17 dice:

17 E il dragone si adirò contro la donna, e andò a far guerra col rimanente della progenie d'essa che serba i comandamenti di Dio e ritiene la testimonianza di Gesù.

Ogni nuovo scacco accresce l'ira di Satana. Non avendo potuto sopprimere il Figlio, si è volto contro la madre, cioè contro la comunità credente; non essendo riuscito a sopprimer questa d'un colpo, nè ad impedire il suo propagarsi nel mondo, non si da per vinto e muove guerra dovunque ai membri più fedeli della comunità cristiana che sono i figli genuini della donna mistica. Il rimanente della progenie d'essa - lett. 'i restanti del seme d'essa' - sono i figli spirituali della donna, all'infuori del figlio per eccellenza rapito presso a Dio, e ch'è il 'primogenito fra molti fratelli' Romani 8:29. In realtà sono parte della donna giacchè non v'è differenza essenziale tra la donna e i suoi figli, i quali nei versi precedenti sono considerati come inclusi in essa. Però, quando Giovanni specifica come progenie della. donna quelli che serbano i comandamenti di Dio e ritengono (lett. hanno) la testimonianza di Gesù, cioè la verità da lui rivelata, egli sembra accennare ad una distinzione da fare tra figli genuini e pii della Chiesa di Dio e figli spurii che porteranno bensì il nome di cristiani e faranno parte della Chiesa visibile, ma non avranno nè fede del cuore in Cristo, nè condotta cristiana.

si dice cioè che la Donna sarebbe la Chiesa e che la Chiesa avrebbe partorito Gesù Cristo: non condivido questa interpretazione in quanto ritengo che la Chiesa derivi da Cristo e non viceversa. Il Messia non è stato partorito dalla Chiesa, ma dalla DONNA che nel brano in questione rimane distinta dalla sua discendenza. Questa identificazione che pone sullo stesso piano i discendenti con colei da cui si discende non lo trovo né logico né compatibile con una retta esegesi del testo.

Dice inoltre il commento:

Dovranno i credenti disperdersi lungi dal luogo natio come quei di Gerusalemme; dovranno adunarsi nelle catacombe come quelli di Roma, si rifugieranno nei conventi in tempi di prevalente mondanità; dovranno come i Valdesi di Lombardia e di Piemonte adunarsi per secoli in segreto nelle grotte, nei boschi o nelle case private (dal sec. XII fino al 1555); saranno come gli Ugonotti 'la chiesa del deserto'; andranno come i "padri pellegrini" a cercare un rifugio sulle spiaggie inesplorate dell'America del Nord;

Trovo contraddittorio questa parte di commento alla fuga della Donna che il commentatore ravvisa in una serie eterogenea di movimenti religiosi che hanno professato dottrine alquanto diverse tra loro e che quindi sono secondo me in contrasto con lo splendore di cui la Donna viene vista vestita e che significherebbero secondo lo stesso autore:La comunità dei credenti personificata nella donna è rivestita del sole perchè gode della luce della rivelazione divina ch'essa dovrà sparger nel mondo.

La luce della rivelazione che la Chiesa ha sparso nel mondo è stata trasmessa e conservata nell’unica fede e nell’unico battesimo in seno alla unica Sposa di Cristo e non differenziata in diecine di fedi e di denominazioni.

Perciò, anche se la parte generale può essere condivisibile, mi trovo in disaccordo per quanto riguarda l’individuazione della DONNA che secondo me è innanzitutto Maria, che ha partorito effettivamente Gesù.

 

Si può osservare quindi il parziale cambiamento di identità della donna: all’inizio del capitolo è Israele (12 tribù, cioè i 12 figli di Giacobbe=Israele), poi diventa l’insieme dei Giudei fedeli a Dio e al Suo Messia e dei Gentili cristiani. Leggere nella donna la rappresentazione di Maria, oltre ad essere una evidente forzatura, non è sostenibile sia per i motivi già detti prima, sia perché ella non ha generato Israele, né la Chiesa.

Non condivido l’interpretazione di questo cambiamento di identità della Donna la quale secondo me individua un unico soggetto. Che poi questo unico soggetto possa rimandare ad altri significati validi, lo posso anche condividere. Quello che invece mi trova in disaccordo è il tentativo di cercare solo altri significati,, scartando però quella primaria, più evidente e più logica. Basti pensare che si parla di parto del Messia in ben tre versetti (1+5+13); si dice inoltre che la stessa donna che ha generato il Messia è stata messa al sicuro in un rifugio preparato da Dio proprio mentre il dragone va a sfogare il suo odio contro la discendenza della DONNA.

Lo stesso Giovanni, autore dell’Apocalisse aveva anche riportato fedelmente le parole pronunciate solennemente sotto la Croce, da Cristo. A Maria è detto esplicitamente: ECCO TUO FIGLIO. (Gv 19,26…vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". 27Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa).

La premura prioritaria di Cristo, si noti, non è stato di affidare prima la madre a Giovanni, come sarebbe stato logico aspettarsi nel caso di una preoccupazione materiale, bensì il contrario: prima viene affidato il figlio alla madreche viene chiamata non a caso DONNA, quasi a voler stabilire una continuità di tale termine in tutta la Scrittura a partire dal testo di Genesi fino all’Apocalisse. Proprio in Ap 12,17 troviamo indicato dallo stesso autore del quarto Vangelo, e che quindi usa un linguaggio analogo, che la DONNA ha una discendenza: per me i due testi si integrano e si illuminano a vicenda e rendono ragione all’intero testo di Apoc. 12 che si può comprendere solo se non si scarta Maria dall’orizzonte dell’apparizione a Giovanni.

Se ad essa, il Figlio crocifisso, che aveva partorito nella carne, volle dare un nuovo figlio, ciò significa, che qualunque discepolo che egli ama è da affidare alle cure premurose di tale Madre. E’ proprio in quell’ ORA, ormai giunta, che nasce la Chiesa.

Il vangelo di Giovanni è di ordine soprattutto spirituale, anche se non va mai dimenticato l’aspetto materiale. Sarebbe molto riduttivo interpretare il passo dell’affidamento di Giovanni alla madre e viceversa, solo sotto l’aspetto di una preoccupazione di ordine materiale o legale (il che, non dimentichiamolo, sta anche a dimostrare che Gesù era l’unico figlio naturale).

L’esegesi Cattolica tiene conto della implicazione del popolo di Dio nel significato di questo brano, a volte sottolineato anche in modo molto forte da alcuni teologi: tuttavia non viene esclusa Maria. Vale appena il caso di ricordare che la liturgia ha continuato ad accostare questo brano alla Beata Vergine, come espressione di una radicata convinzione circa il significato più immediato ed evidente del testo.

Si dice anche:

Anche sostenere un paragone,  fra Abramo e Maria  pare azzardato per il solo fatto che di Abramo è scritto esplicitamente che è Padre dei circoncisi e degli incirconcisi, ma non di Maria.

Per quanto riguarda il mio accostamento di Maria ad Abramo, faccio solo alcuni paragoni, desunti dalla Scrittura:

Abramo lasciò la sua terra per una terra promessa ma non ancora posseduta

Maria rinunciò a tutto per Dio dicendo "Eccomi, sono l’ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola…

Abramo dovette credere che avrebbe avuto un figlio a cent’anni.

Maria dovette credere addirittura che l’avrebbe avuto senza concorso d’uomo.

Abramo fu chiamato a sacrificare il suo unigenito.

Maria sotto la Croce vide sacrificare il Figlio Unigenito di Dio, che era anche il suo unico figlio, per mano di peccatori.

Abramo non vide morire il figlio, ma lo riebbe subito salvo, senza sofferenza e senza spargimento di sangue.

Maria non solo lo vide morire ma partecipò alla sua passione di sangue e morte mentre una spada le trafiggeva l’anima.

Sono convinto dalla Scrittura che la fede di Maria non fu per nulla inferiore a quella di Abramo, anzi maggiore, e che la sua maternità spirituale si può desumere dai già riferiti testi di Gv 19,26 e Ap.12,17

Se può essere altrettanto vero che anche la Chiesa è madre e genera i credenti in Cristo secondo il modello di Maria, non bisogna dimenticare che Maria è stata la prima credente in Gesù Cristo venuto nella carne, nella sua stessa carne e quindi come tale, essendo Chiesa prima della venuta alla fede di altri credenti, non può che esserne la capostipite.

 

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