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IL CORPO DI CRISTO SOTTO LE SPECIE DEL PANE E DEL VINO

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2016 16:00
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07/06/2012 22:33
 
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Dal Concilio di Trento
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Eccellenza della santissima eucarestia sugli altri sacramenti.
La santissima eucarestia ha questo di comune con gli altri sacramenti: che è simbolo di una cosa sacra e forma visibile della grazia invisibile (213).
Tuttavia in essa vi è questo di eccellente e di singolare: che gli altri sacramenti hanno il potere di santificare solo quando uno li riceve, mentre nell'eucarestia vi è l'autore della santità già prima dell'uso. Difatti gli apostoli non avevano ancora ricevuto l'eucarestia dalla mano del Signore (214) e già Egli affermava che quello che Egli dava era il suo corpo. Sempre vi è stata nella chiesa di Dio questa fede, che, cioè, subito dopo la consacrazione, vi sia, sotto l'apparenza del pane e del vino, il vero corpo di nostro Signore e il suo vero sangue, insieme con la sua anima e divinità. In forza delle parole, il corpo è sotto la specie del pane e il sangue sotto la specie del vino; ma lo stesso corpo sotto la specie del vino, e il sangue sotto quella del pane, e l'anima sotto l'una e l'altra specie, in forza di quella naturale unione e concomitanza, per cui le parti di Cristo Signore, che ormai è risorto dai morti e non muore più (215), sono unite fra loro; ed inoltre la divinità per quella sua ammirabile unione ipostatica col corpo e con l'anima.
È quindi verissimo che sotto una sola specie si contiene tanto, quanto sotto l'una e l'altra. Cristo, infatti, è tutto e intero sotto la specie del pane e sotto qualsiasi parte di questa specie; e similmente è tutto sotto la specie del vino e sotto le sue parti.

La transustanziazione.
Poiché, poi, Cristo, nostro redentore, disse che era veramente il suo corpo ciò che dava sotto la specie del pane (216), perciò fu sempre persuasione, nella chiesa di Dio, - e lo dichiara ora di nuovo questo santo concilio - che con la consacrazione del pane e del vino si opera la trasformazione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo, nostro signore (217), e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue.
Questa trasformazione, quindi, in modo adatto e proprio è chiamata dalla santa chiesa cattolica transustanziazione.

Vale la pena riportare qui, per intero, il brano sull'eucaristia della professione di fede proclamata da Paolo VI il 30 giugno 1968 alla chiusura dell'anno della fede:
«Noi crediamo che la Messa, celebrata dal sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell'ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei mèmbri del suo Corpo mistico, è il sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell'ultima cena sono stati convertiti nel suo corpo e nel suo sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel corpo e nel sangue di Cristo gloriosamente regnante nel cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale.
Pertanto Cristo non può essere presente in questo sacramento se non mediante la conversione nel suo corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, tran-sustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il corpo e il sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino, proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci all'unità del suo Corpo mistico.
L'unica ed invisibile esistenza del Signore glorioso nel cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il sacrificio, tale esistenza rimane presente nel santo sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell'Ostia santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il cielo, si è reso presente dinanzi a noi».


1374 Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico. Esso pone l'Eucaristia al di sopra di tutti i sacramenti e ne fa "quasi il coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i sacramenti" [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, III, 73, 3]. Nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia è "contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero " [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1651]. "Tale presenza si dice" reale" non per esclusione, quasi che le altre non siano "reali", ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente" [Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fidei].
Ma ancor più in dettaglio spiega la Misteryum Fidei :
…"Ma perché nessuno fraintenda questo modo di presenza, che supera le leggi della natura e costituisce nel suo genere il più grande dei miracoli, è necessario ascoltare docilmente la voce della chiesa docente e orante. Ora questa voce, che riecheggia continuamente la voce di Cristo, ci assicura che Cristo non si fa presente in questo sacramento se non per la conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo di Cristo e di tutta la sostanza del vino nel suo sangue; conversione singolare e mirabile che la chiesa cattolica chiama giustamente e propriamente transustanziazione. Avvenuta la transustanziazione, le specie del pane e del vino senza dubbio acquistano un nuovo fine, non essendo più l'usuale pane e l'usuale bevanda, ma il segno di una cosa sacra e il segno di un alimento spirituale; ma intanto acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova "realtà", che giustamente denominiamo ontologica. Giacché sotto le predette specie non c'è più quel che c'era prima, ma un'altra cosa del tutto diversa; e ciò non soltanto in base al giudizio della fede della chiesa, ma per la realtà oggettiva, poiché convertita la sostanza o natura del pane e del vino nel corpo e sangue di Cristo, nulla rimane più del pane e del vino che le sole specie, sotto le quali Cristo tutto intero è presente nella sua fisica "realtà" anche corporalmente, sebbene non allo stesso modo con cui i corpi sono nel luogo.
Per questo i padri ebbero gran cura di avvertire i fedeli che nel considerare questo augustissimo sacramento non si affidassero ai sensi, che rilevano le proprietà del pane e del vino, ma alle parole di Cristo, che hanno la forza di mutare, trasformare, "transelementare" il pane e il vino nel corpo e nel sangue di lui; invero, come spesso dicono i padri, la virtù che opera questo prodigio è la medesima virtù di Dio onnipotente, che al principio del tempo ha creato dal nulla l'universo. "Istruito in queste cose e munito di robustissima fede, dice s. Cirillo di Gerusalemme concludendo il discorso intorno ai misteri della fede, per cui quello che sembra pane, pane non è, nonostante la sensazione del gusto, ma è il corpo di Cristo; e quel che sembra vino, vino non è, a dispetto del gusto, ma è il sangue di Cristo...

 


LA PRESENZA DI CRISTO
NELL'EUCARESTIA
In una catechesi dei primi cristiani leggiamo: «Non pren­dere il pane e il vino eucaristici come elementi materiali e comuni. La Parola del Signore ci assicura che essi sono il suo corpo ed il suo sangue, e se anche i sensi ti suggerisco­no diversamente, ricorda che la fede ti insegna con certez­za la verità. Non giudicare con il palato, ma abbraccia la fede che ti assicura della degnazione di Cristo di donarti il suo corpo ed il suo sangue» (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogiche 4,6; trad. it. Siena 1943). E san­t'Ambrogio si rivolge così ai neobattezzati: «Prima della consacrazione non era presente il corpo di Cristo, ma dopo la consacrazione, ve l'assicuro, oramai è il corpo di Cristo» (Sui sacramenti 4,16).
Cristo è presente alla Chiesa in molti modi, ma nell'Eucarestia la sua presenza è unica (CCC 1373). Nelle sue prediche e catechesi il Curato d'Ars si rivolgeva sem­pre al tabernacolo dicendo: «Lui è qui» Meglio di tutti i tentativi della teologia questa breve confessione di fede spie­ga ciò che vi è di speciale in questa presenza del Signore. Il Concilio di Trento dice che egli è presente «veramente, real­mente, sostanzialmente» (CCC 1374). Cristo è presente con corpo e sangue, divinità e umanità, con il suo sacrificio, la sua morte e resurrezione. L'Eucarestia è egli stesso vera­mente, non una parte, non un mero simbolo della sua pre­senza: egli stesso, non nella sua sembianza terrena, ma sotto le specie di «pane e vino», in «forma sacramentale», cioè nascosto ai sensi e tuttavia efficace e vero. Questa maniera della sua presenza «non si può apprendere coi sensi, ma con la sola fede» (san Tommaso d'Aquino; CCC 1381).
Solo nella fede comprendiamo l'evento tramite il quale Cristo realizza la sua presenza eucaristica, cioè la mutazio­ne del pane e del vino nel suo corpo e nel suo sangue. Come la presenza sacramentale di Cristo è unica, così è unica anche questa mutazione. Tutte le mutazioni accessibili alla nostra osservazione cambiano qualcosa di esistente: il metal­lo diventa incandescente, l'acqua gela, un artista dà forma ad una materia, gli uomini cambiano e tuttavia rimangono essi stessi. Qui si tratta di qualcosa di diverso: il pane e il vino non cambiano la loro forma, il loro gusto, le loro pro­prietà. Cambia la loro «sostanza»: «Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue». Sotto le forme permanenti Cristo stesso si rende presente. I Padri paragonano questo avve­nimento alla creazione «dal nulla» (CCC 1373; 298): solo la potenza di Dio poteva realizzare ciò. La Parola di Cristo, annunciata dal sacerdote, opera quello che nessuna poten­za umana è capace di fare: «lo Spirito Santo irrompe e rea­lizza ciò che supera ogni parola e ogni pensiero» (san Giovanni Damasceno; CCC 1106).
Ci inginocchiamo davanti al tabernacolo, dopo l'eleva­zione, prima della Comunione: questi gesti sono giustificati solo se esprimono la consapevolezza che egli «è qui», tra di noi, nell'umile forma del pane spezzato.
325. Dopo la consacrazione che cos'é l'ostia?
Dopo la consacrazione l'ostia è il vero Corpo del Nostro Signor Gesù Cristo sotto le apparenze del pane.
326. Nel calice prima della consacrazione che cosa si contiene?
Nel calice prima della consacrazione si contiene vino con alcune gocce d'acqua.
327. Dopo la consacrazione che c'é nel calice?
Nel calice dopo la consacrazione c'é il vero Sangue del Nostro Signor Gesù Cristo sotto le apparenze del vino.
328. Quando diventano Corpo e Sangue di Gesù il pane e il vino?
Il pane e il vino diventano Corpo e Sangue di Gesù al momento della consacrazione.
329. Dopo la consacrazione non c'é più niente del pane e del vino?
Dopo la consacrazione non c'è più ne pane ne vino, ma ne restano solamente le specie o apparenze, senza la sostanza.
330. Che cosa sono le specie o apparenze?
Le specie o apparenze sono tutto ciò che cade sotto i sensi, come la figura, il colore, l'odore, il sapore del pane e del vino.
331. Sotto le apparenze del pane c'é solo il Corpo di Gesù Cristo, e sotto quelle del vino c'é solo il suo Sangue?
No, sotto le apparenze del pane c'é tutto Gesù Cristo, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; e così sotto quelle del vino.


obiezione
Tradizionalmente la parola che spiegava la presenza reale di Cristo nell'Eucarestia era "transustanziazione": gli "accidenti" (o "apparenze": colore, sapore…) del pane/vino restano intatti, ma cambia la "sostanza" dell'essere pane/vino che diventa la "sostanza" dell'essere carne/sangue. Noi oggi sappiamo che la materia non è fatta da accidenti e da sostanza, ma da atomi e da molecole; sappiamo anche che il pane non è una sostanza semplice, ma un miscuglio eterogeneo di tante sostanze: acqua, carboidrati, sali, proteine… La presenza di Cristo non si realizza nel mutamento della materialità dei legami chimici che costituiscono il pane, ma nella novità della relazione che quel pane stabilisce con noi. Quale novità?
(1)Il pane eucaristico è "memoriale" della cena del Signore. Non solo memoria, cioè riandare al passato, ma è rendere presente il passato. La Messa stabilisce una comunione tra noi e il Signore. È l'esperienza di una persona viva nel gesto del pasto!
(2)Il pane eucaristico è rinnovazione del "sacrifico" di Cristo sulla croce. L'aspetto centrale della croce non è il dolore, ma il dono. Il pane viene dato e condiviso, come Cristo in croce si dona per amore e nell'amore indica la strada della salvezza.
(3)Il pane eucaristico è segno della "trasfigurazione" di ogni realtà, attraverso la fatica del bene (ad esempio, nel lavoro), in luogo di risurrezione, cioè di pace e di felicità per la natura e per l'umanità intera. Contemplando quel pane, il cristiano riscopre il senso del suo "essere nel mondo".

 

Se qualcuno dice che, nel sacrosanto sacramento dell'eucarestia, resta la sostanza del pane e del vino con il corpo e il sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, e nega questa meravigliosa e unica conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo e del vino nel sangue, la quale lascia sussistere soltanto le specie del pane e del vino, conversione che la Chiesa chiama in modo appropriato transustanziazione, su di lui anatema.

È già! Nostro Signore è realmente presente con il suo corpo e con il suo sangue sotto le apparenze del pane e del vino consacrati dal Sacerdote. Il pane e il vino, pur conservando, in termini aristotelici, i loro accidenti (cioè l'apparenza di pane e di vino) nella loro essenza, cioè nella loro sostanza mutano, cambiano in modo da essere non più pane e vino ma corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo. Questo è il massimo di comprensione razionale a cui giungiamo; il passo successivo è la grande luce abbagliante del mistero della fede, per cui noi crediamo in questa presenza sostanziale e non simbolica o rappresentativa.

Pertanto, dire che l'Ostia consacrata significa o rappresenta Gesù, anche laddove non lo si fa con intento ereticale ma solo per superficialità, costituisce sempre un grave errore in quanto l'espressione linguistica: "l'Ostia rappresenta o significa Gesù" non fa rilevare affatto che quel pane non è più pane ma Corpo di Cristo. Sant'Agostino avverte circa il linguaggio da utilizzare: "I filosofi, egli dice, parlano liberamente senza timore di offendere orecchi religiosi in cose molto difficili a capirsi. Noi invece dobbiamo parlare secondo una regola determinata, per evitare che la libertà di linguaggio ingeneri qualche opinione empia anche intorno al significato della parola". Teodoro di Mopsuestia (350 c.a-428), teologo della scuola antiochena, in questa materia testimone attendibile della fede della Chiesa, afferma: "Poiché il Signore non disse: questo è il simbolo del mio corpo e questo è il simbolo del mio sangue, ma: questo è il mio corpo e il mio sangue, ci ha insegnato a non considerare la natura della cosa presentata, ma che essa con l'azione di grazia si è tramutata in carne e sangue". E ancora Sant'Ambrogio richiama i suoi dicendo: "Persuadiamoci che questo non è ciò che la natura ha formato, ma ciò che la benedizione ha consacrato e che la forza della benedizione è maggiore della forza della natura, perché con la benedizione la stessa natura è mutata."


da http://digilander.libero.it/emava/sacramenti.htm#partegenerale

Il concetto di transustanziazione, mirabilmente spiegato, si trova in q. 75, a. 2 e q. 75, a. 4 (dove appare il termine). Dato che la presenza reale di Cristo non avviene per moto locale, non può avvenire che per conversione. E nulla può rimanere della sostanza precedente perché al sacramento si tributa culto di latria. Che poi non si tratti di "consostanziazione", come diceva Lutero, si prova facendo attenzione al fatto che nelle parole della consacrazione si dice "Questo è il mio corpo" non "Qui c'è il mio corpo". Con transustanziazione si intende che non è che muta la "forma" della sostanza pane, passando da forma del pane e a forma "corpo", ma sia la materia che la forma del pane e del vino vengono totalmente trasformate nella materia e nella forma "corpo e sangue di Cristo", per opera totalmente divina (poiché in tutte le trasformazioni naturali cambia la forma, ma non la materia: vapore, acqua, ghiaccio… etc.).

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