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LA FUNZIONE PETRINA

Ultimo Aggiornamento: 11/07/2014 15:05
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18/06/2012 08:52
 
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TU SEI PIETRO, E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO' LA MIA CHIESA 
(Mt 16,13 – 20)

(Un grazie alle Claustrali Domenicane che hanno fornito questa meditazione...si invitano TUTTI i fratelli nella fede in Cristo Gesù, a ricambiare con il ricordo nella Preghiera...)

Proviamo ora ad analizzare il testo di Mt 16,13-20 innanzitutto nel suo sviluppo letterario, per ritrovare qui gli elementi comuni proposti all'inizio.

1) LA CORNICE: è rappresentata dai due versetti, iniziale e finale, 13 e 20. Hanno valore solo letterario, o meglio di inquadratura del vero discorso che è invece al centro del testo stesso. Notare nel 13 la formula del giungere nella regione di (e poi la specificazione), comune a molti testi di Mt.

2) COSTRUZIONE DEL TESTO: fondamentalmente attorno a Gesù che interroga. Abbiamo tre interrogazioni: 13b Gesù prende l'iniziativa, ma sembra che siamo ancora nell'ambito del discorso che capita per caso; 15b: qui la domanda si fa più insistente, perché è rivolta direttamente ai discepoli. Non è più pura curiosità, tanto per parlare, ma è una domanda diretta, che richiede una risposta precisa, puntuale, personale. 17 Inizia il lungo monologo di Gesù, ove parla con autorità, e spiega altrettanto autorevolmente che la risposta di Pietro non è merito suo, ma un dono del Padre, con il quale peraltro Lui ha un rapporto molto particolare, e poi investe Pietro di autorità.

3) LIVELLO DI INTERPRETAZIONE: sono le parole e i gesti di accesso di comprensione di un testo evangelico. Finche non si è trovato il centro del discorso nell'opera (parole e gesti) di si è ancora trovata la chiave di lettura del testo stesso.

a) CONTRASTO TRA QUELLO CHE HA CAPITO LA GENTE E I DISCEPOLI: È questo il nucleo interpretativo del testo. Gesù chiede, sembra quasi incidentalmente, che cosa pensa la gente di Lui. E ottiene risposte molto belle, ma anche molto umane. Viene paragonato a Giovanni il Battista, il più grande dei profeti, uomo tutto di un pezzo, già conosciuto ai lettori di Mt perché presentato nel cap.3, all'inizio della vita pubblica di Gesù ma è solo un profeta, anche se il più grande tra i figli dell'uomo; Elia: profeta tutto d'un pezzo, uomo duro fino alla violenza con gli oppositori della Torah (tanto da uccidere materialmente i sacerdoti di Baal), ma è sempre un profeta, Geremia: tra tutti i profeti il più innamorato di Dio, tanto da rinunciare ad una famiglia propria, unico caso nell'AT) per dedicarsi tutto alla diffusione della Parola, ma anche lui solo un profeta. Ma non basta, e Gesù pone ora la domanda diretta ai discepoli: e chi sono io? che posto ho nella vostra vita, voi che mi siete stati intimi?

b) INTIMITA' NELL'AMORE CRITERIO PER CONOSCERE ILSIGNORE: la domanda di Gesù non viene fatta a caso di Gesù. Non basta la risposta della gente, perché è la conoscenza dall'esterno, solo intellettuale, non del cuore, o dell'esistenza. Conoscere significa essere intimo di una persona , condividere tante cose, e tante esperienze con lui, solo cosi si può penetrare nel suo mistero interiore ( cfr. conoscere a livello esegetico- tecnico la Parola, e conoscere = esperienza: solo la familiarità, l'abitudine all'incontro di questa conoscenza = lectio divina). La domanda di Gesù è un invito a far uscire allo scoperto il livello di intimità e di conoscenza delle persone a Lui più vicine: chi sono io per voi, cosa rappresento nella vostra vita?

c)RISPOSTA DI PIETRO: emerge la personalità Pietro, che ben ha compreso la portata esistenziale di quella domanda, e ne accetta la provocazione. Avrebbe potuto rispondere in tanti altri modi, cosa che farà altrove: "Abbiamo lasciato tutto… Così emerge anche la personalità di Pietro, persona da definire, ma nella sua progressiva comprensione disposto a giocare fino in fondo la sua vita. Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente.

TU SEI: cfr. Io sono di Gv, i l'Io Sono colui che è (Es 3) significa che Lui è esistente, tutto il resto ne dipende, ne sussiste.

IL CRISTO: sei l'unico unto, consacrato, Santo, il presente della divinità nell'umanità (cfr. IS 61), ove l'attribuzione del compito di salvezza e di pacificazione radiale del profeta è attribuito a Cristo, è realizzato in Lui. E così di tanti altri testi della Parola, che in Lui, e Lui solo, trovano il loro compimento. La risposta di Pt mette in evidenza l'unicità assoluta di quel tu, e ne trae le conseguenze per l'opera della salvezza. Lo Spirito della Vita è su di Lui: lo stesso spirito insufflato da Dio nel fantoccio di terra da Dio creatore. Tutti siamo figli di Dio perché tutti siamo messi nella vita dal dono dell'insufflazione dello Spirito, ma Lui è IL FIGLIO: quest'articolo IL distingue un figlio tutto diverso rispetto a tutti noi: Lui è l'unico, l'unigenito figlio.(cfr. in Gv la differenza tra uios attribuito solo a Gesù, noi siamo bambini, diventiamo figli se accettiamo il dono del Signore)

DEL DIO VIVENTE: solo il Padre (colui che è) può essere definito il vivente per antonomasia. Solo in Lui, davanti a Lui, noi siamo viventi per partecipazione, illuminati dalla sua divinità.

d)CONFESSIONE TRINITARIA: la risposta di Pt non è chiusa solo in Gesù, ma acquisisce subito una apertura trinitaria. Cristo, il figlio del Padre vivente, implicitamente confessa in Lui la presenza dello Spirito (che lo ha riempito) e del Padre, di cui è Figlio. Anche noi entriamo in quest'unità, perché anche noi diventiamo figli se accettiamo la stessa fede, e lo stesso dono dello Spirito.

e)BEATITUDINE DI PT: è comprensibile perché lui è entrato nel mistero, la sua intimità raggiunto ha il massimo umanamente parlando: ecco perché Gesù lo chiama beato. La tua conoscenza cosi profonda non è solo effetto di conoscenza esterna ma è un dono dall'alto, che ti ha introdotto nell'intimità Figlio e dello Spirito. Questa conoscenza viene solo da Dio, solo dal dono dello Spirito. Così anche per noi non si pone la penetrazione della Parola se non per dono dello Spirito. Prima di leggere la Parola, devi metterti nella condizione di preghiera che sola apre alla conoscenza del mistero. La lettera della scrittura è analoga alla carne (la totalità della persona) così come non puoi conoscere la carne di Gesù se non nell'amore, nell'abbandono nello Spirito, nella preghiera, così è anche della Parola.

f)AFFERMAZIONE DI DIVINITO DEL FIGLIO: è il Padre mio (notare contrapposizione mio e vostro) che te lo ha rivelato. Cfr.ll,25-27 solo chi conosce il Figlio conosce il Padre, perché solo il Figlio conosce il Padre, e viceversa. Così solo chi è entrato nell'intimità profonda con il Figlio, e ricevendo il dono dello Spirito ne ha penetrato il mistero, solo costui potrà conoscere anche il Padre.

g)TU SEI PIETRO... a questo punto anche Pt è diventato unico, perché ha conosciuto 1 'unicità del Figlio nel dono del Padre. La scelta viene dal Padre, che si esprime nel tempo attraverso la confessione della fede, e attraverso questo Pt diventa la roccia su cui Gesù costruisce la comunità. Come l'unico essere è il Padre, così lo è anche come unica roccia su cui edificare la chiesa: Pt è la fedeltà rocciosa, il testimone forte come una roccia. Certo resta tutta la sua umanità (ripercorre la figura di Pt, sempre pronto a farsi mettere in crisi, dubbioso, incerto, disposto certo, ma anche tanto fragile). Allora la forza della roccia è il dono del Signore che lo ha scelto.

Il cardine della chiesa è Lui, Dio Padre, la sua fedeltà promessa la roccia, non la forza dell'uomo, che è invece tanto limitata, tanto impoverita. Ecco perché le porte dell'Ade non potranno prevalere. perché Lui è Dio, il Vivente, e la morte non può prevalere. Pietro è roccia perché è costituito roccia dalla fedeltà del Padre Non è merito suo, ma del dono e della scelta del Padre.

h)A TE DARO' LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI: non per merito tuo, ma per la roccia della fedeltà di Dio, che così ti costituisce in autorità. Così legherai e scioglierai (tecnica della contrapposizione tipica di Mt). Cristo non può essere un sostituto di Gesù, la natura rocciosa di Pt è in ultima analisi una partecipazione di Dio, così del non prevalere così del potere delle chiavi.

 

4) MEDITAZIONE DEL TESTO: se confrontiamo ora il testo con altre parti del NT, diventa facile comprenderne la pregnanza. cfr. Mt 11,25-27. Il rapporto particolarmente intimo tra Gesù e il Padre, e insieme lo preghiamo nella gioia perché ha rivelato le cose sue ai piccoli, e non ai potenti.

DIO ROCCIA: cfr. Dt 7,7 siete il più piccolo tra tutti i popoli, e Dio si compiace di dimostrarvi che Lui è la roccia, che è fedele, e mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni. Lui è la roccia, perché è fedele. Allora ciò che sarà legato sarà legato, e sciolto sarà sciolto.

Dt 8,17 La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno donato queste ricchezze; E' Dio che opera, perché è fedele alle sue promesse. Dt 9,4 stesso discorso: fedeltà di Dio.

PIETRA SCARTATA DALL'UOMO COSTITUITA DA DIO: cfr. Is 28 mi sono scelto una pietra scartata dagli uomini, debole umanamente parlando, ma io l'ho scelta, e allora diventa forte. E' la fedeltà di Dio che garantisce la rocciosità della promessa di Pietro, sostenuta dal dono di Dio. cfr. ancora Sì 117. 1 Pt 2,4ss.

Sembra che la pietra debba essere scartata per diventare testata d'angolo. Verso la testimonianza di Gesù: se il chicco di grano non cade per terra e non muore, non può portare frutto. Verrà tempo in cui altri ti prenderanno e ti condurranno su vie diverse da quelle a cui umanamente sei abituato, solo allora mi seguirai e mi darai la giusta testimonianza. E la strada seguita da Pietro, da colui che è unico perché sceglie il Signore che è unico. E' la nostra strada, quella su cui siamo chiamati a seguire e incontrare il Signore: solo quando umanamente avremo compreso e accettato tutta la relatività della nostra umanità, solo allora il Signore ci chiamerà e costituirà come pietre angolari, rocce su cui edificare la chiesa.

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Così non saremo più fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all'errore. Ef.4,14
 
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