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DIFENDERE LA VITA DAL CONCEPIMENTO

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2024 17:07
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07/08/2013 18:05
 
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LE COSE CHE NESSUNO DICE SUL SUICIDIO ASSISTITO IN EUROPA

di Giampaolo Squizzato

Lo scorso 5 luglio 2013, in una breve nota apparsa sul sito pro-life americano “National right to life news”, il dottor Peter Saunders, ex chirurgo e amministratore delegato dell’organizzazione britannica Christian Medical Fellowship, che associa numerosi medici e studenti di medicina, ha sollevato ancora una volta il velo sull’ipocrita e menzognera ideologia che sta alla base della cultura eutanasica. Ancora una volta è bastato qualcuno che ci facesse aprire gli occhi, che sollevasse un po’ il velo dell’indolenza generale per beccare i cultori della dolce morte con le mani nella marmellata. Con l’articolo dal titolo “20 things you might not know about assisted suicide in Europe” (20 cose che forse non sapete sul suicidio assistito in Europa), il dottor Saunders ha da subito indirizzato la sua preoccupazione su come i media britannici stiano progressivamente incentivando la programmazione pro-death: il Sunday Times, ad esempio, sposando la sua nuova e aberrante politica editoriale, ha trasmesso un documentario per “pubblicizzare” il suicidio assistito che il britannico Peter Smedley ha scelto nella clinica Dignitas vicino a Zurigo.
Ma nel campo la vera cheerleader, dice Sanuders, sembra essere proprio l’arcinota BBC che ultimamente sta cercando di saturare tutto lo scibile nel campo dell’eutanasia pascendo il gregge televisivo con le pillole di saggezza del famoso scrittore Terry Pratchett, dal 2007 malato di Alzheimer e che dal 2009 imperversa sulla principale rete britannica pontificando la sua scelta per il suicidio assistito quando ormai la malattia non gli consentirà più di vivere dignitosamente. Pratchett è stato scelto dalla BBC per parlare al pubblico e occuparsi di alcuni documentari sulle pratiche eutanasiche in Europa.
Il dottor Saunders lancia un accorato monito per il cosiddetto “effetto Werther” che tali trasmissioni possono portare, aumentando il rischio che questa spudorata e amplificata apologia del suicidio assistito degeneri in una follia di massa, con una serie ininterrotta di suicidi. Vieppiù, come si suol dire, in cauda venenum: sì perché come bene individua Saunders, il programma è palesemente univoco, unilaterale, senza contraddittorio, finendo per celare al telespettatore moltissime cose (ben 20 aspetti dice Sauders) che l’uomo medio non deve sapere, così da facilitare l’adesione incontrastata all’opzione suicida.
Naturalmente Pratchett, nel suo programma non dice che il suicidio assistito e l’eutanasia sono illegali in tutti i paesi europei ad eccezione di Belgio, Lussemburgo, Svizzera e Paesi Bassi (quattro dei cinquanta Stati sovrani): come a dire, facciamo di tutta l’erba un fascio… Nemmeno vi è traccia della bruciante sconfitta che ha subito in Scozia la proposta sull’eutanasia e sul suicidio assistito, sostenuta dalla parlamentare scozzese Margo Macdonald, malata di Parkinson; né del fatto che il 25 gennaio 2011, il Senato francese ha respinto le proposte di legalizzare il suicidio assistito e l’eutanasia, con 170 voti a 142; nemmeno che il Granduca del Lussemburgo Henri, si è opposto alla legge sull’eutanasia e come risultato è stato spogliato del suo potere esecutivo di veto sulle leggi. Il 20 gennaio 2011 la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha stabilito che, se da un lato vi è un ‘diritto umano’ al suicidio, lo Stato NON ha alcun obbligo di fornire ai cittadini i mezzi per suicidarsi: di questo la trasmissione non parla. Infine, il Congresso nazionale dei medici tedeschi in data 1° giugno scorso ha deciso di mutare orientamento opponendosi al suicidio assistito e l’eutanasia, vietando così ai medici di partecipare sia il suicidio assistito che all’eutanasia: anche questo a Pratchett è sfuggito, tutto propenso a enfatizzare solo il suo punto di vista e le legislazioni europee pro eutanasia. Al diavolo le sconfitte, spazziamole vie e nascondiamole sotto il tappeto!
Il dottor Sauders elenca poi anche alcuni aspetti più macabri che dovrebbero far riflettere profondamente, se non inorridire, non solo telespettatori britannici, ma ogni uomo sulla faccia della terra. Elenchiamoli: il Belgio è veramente terra d’avanguardia anche dell’eutanasia “illegale” visto che da un lato la metà dei casi di eutanasia sono “clandestini”, non segnalati alla pubblica autorità, oppure non rispettano i requisiti previsti dalla legislazione per addivenire al suicidio; dall’altro, un recente studio ha scoperto, che nella parte fiamminga del Belgio, 66 di 208 casi di ‘eutanasia’ (32%) si sono verificati in assenza di richiesta o consenso, mentre nell’88% pare che manchi proprio una richiesta scritta di eutanasia. Ma la misura non è ancora colma: quasi la metà degli infermieri belgi ha ammesso di aver ucciso senza consenso, (nonostante l’eutanasia involontaria è illegale in Belgio e visto che gli infermieri non sono autorizzati a praticare l’eutanasia, anche volontaria). Dulcis in fundo, si è infatti ormai proditoriamente diffusa la procedura di utilizzo degli organi delle vittime di eutanasia, il che, se non stessimo parlando della crudele e infausta morte di esseri umani, risulta un vero paradosso giacché il suicida, che non vuole proprio più saperne di questo mondo, continua a vedere la luce del sole, con il suo cuore, le sue cornee e qualunque altro organo sano e trapiantabile presente nel suo corpo. Ma la monocorde e patetica programmazione eutanasica della BBC non ci dice neanche che decine di bambini disabili sono stati illegalmente uccisi nel quadro del protocollo di Groningen in Olanda; né tanto meno ci rende edotti che nel 2007 circa il 10% di tutti i decessi nei Paesi Bassi sono stati collegati alla pratica della sedazione terminale e che molte di queste morti sono state in realtà dovute a disidratazione, che di solito avviene in 10 – 14 giorni, con atroce agonia silenziosa.
Rimane occulto all’ignaro telespettatore anche il fatto che sussiste un vero e proprio piano politico, economico e culturale per diffondere la “dolce morte”, sia quando Jacques Attali, ex presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, dice che “l’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future, in quanto non appena si va al di là di 60-65 anni di età l’uomo vive oltre la sua capacità di produrre, e costa alla società un sacco di soldi”; sia quando la Royal Dutch Medical Association dichiara, nel 2006, che “essere di età superiore ai 70 e stanco di vivere dovrebbe essere un motivo accettabile per la richiesta di eutanasia”. Darwinismo in salsa moderna, selezione eutanasica della specie: secondo una Camera dei Lord una legge sull’eutanasia in Gran Bretagna sul modello di quella olandese si tradurrebbe in 13.000 morti l’anno. Una vera e propria mattanza: ma questo Pratchett non ce lo dice.
Ma anche in Svizzera se ne vedono delle belle: nella sede della Dignitas di Zurigo, ci dice ancora il dottor Saunders, molti di coloro che vengono aiutati al suicidio non sono malati terminali e il direttore, l’avvocato Ludwig Minelli, ha accompagnato numerosi malati cronici, disabili, depressi o anziani ad uccidersi suggerendo al malato, anche se ancora in salute, l’opzione di un cocktail letale di droga. Soraya Wernli, infermiere impiegato alla Dignitas tra il 2003 e il 2005, ha accusato l’organizzazione di essere una “‘production line of death concerned only with profits” ( una “linea di produzione di morte il cui unico interesse è solo il profitto”): anche di questo la tv britannica non fa menzione. Né fa alcun riferimento al fatto che l’impianto della Dignitas ha dovuto spostarsi dalla zona condominiale-residenziale in cui si trovava dopo che i residenti si sono lamentati di incontrare sacchi con i cadaveri negli ascensori. Ma tra le venti cose che proprio non dovete sapere, ponete attenzione a trascorrere le vacanze in Svizzera perché se fate il bagno nel lago di Zurigo potreste imbattervi in qualche brandello umano visto che almeno 300 urne cinerarie contenenti resti umani sono state scaricate nelle acque suddette, nelle adiacenze proprio degli impianti della Dignitas. Che dire di più, scene del miglior film horror!!
L’elencazione di Saunders si conclude con un’amara constatazione che paragona quanto sta succedendo negli stati europei, che hanno sdoganato l’eutanasia, all’olocausto nazista, iniziato nel 1939 con l’uccisione di 6.000 bambini disabili e 70.000 pazienti in istituti geriatrici e psichiatrici. Sauders ci rinvia a una dichiarazione di Leo Alexander, psichiatra ebreo-americano punto di riferimento al processo di Norimberga nello svelare i dialoghi dei medici nazisti, che ha rivelato in un saggio del 14 luglio del 1949 sul New England Journal of Medicine: “I crimini sono iniziati con un sottile cambiamento nell’attitudine dei medici. E’ iniziata con l’accettazione, centrale nel movimento eutanasico, dell’idea che c’è una vita indegna di essere vissuta”. All’inizio questa macchina della morte riguardava soltanto il malato grave o cronico, ma, continua Alexander, “a poco a poco la sfera di quelli che saranno inclusi in questa categoria è stata ampliata fino a comprendere il socialmente improduttivo, l’ideologicamente indesiderato, la razza indesiderata e infine tutti i non tedeschi”. Nel 1984 Alexander reagì così a un manifesto delle università americane a favore dell’eutanasia: “E’ come la Germania negli anni Trenta, le barriere contro l’uccisione stanno crollando”. Sembra profetica questa affermazione di Alexander: se già l’aborto è diventata una delle stragi più diffuse a livello planetario, causando più di un miliardo di morti in pochi decenni, anche l’eutanasia promette di “sfondare le barriere della difesa della vita” e di accattivare l’immaginario collettivo, con l’untuosa collaborazione delle lobby politiche e mass-mediatiche. Sembra quasi che sia tornata di moda (o forse ha sempre covato sotto la cenere) la convinzione di Albert Camus romanziere francese, premio nobel per la letteratura e paladino della corrente nichilista-esistenzialista: “vi è solo un problema filosofico realmente serio, quello del suicidio”. Con buona pace dei telespettatori, prepariamoci, dopo il bombardamento a grappolo sull’aborto e a quello in actu sull’omofobia e la transfobia e derivati, ad una indigestione di programmazione culturale e mediatica a favore dell’eutanasia e del suicidio assistito. Ma badiamo bene a quello che ci propinano, perché ci resti ben impresso il catalogo delle venti cose che mai ci diranno e il dottor Saunders ci ha rivelato.

Fonte: prolifenews.it
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