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MARIA NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2023 18:36
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15/08/2012 14:24
 
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da: Padri e Madri nella tradizione biblico-giudaica; D. Scaiola, Testi tradizionali rivisitati (Gen 3,15; Is 7,14); L. Manicardi, I1 Salmo 45(44) e il Cantico dei cantici;
 

Introduzione: il Padre affida a Maria e a Gesù il piano divino della salvezza

Il Signore, fin dal principio, dopo il peccato originale di Adamo e della sua donna ad opera della tentazione del serpente (Satana), preannuncia, in quanto Padre amoroso e misericordioso, la futura redenzione attraverso le parole di condanna rivolte al serpente “Io porrò inimicizia fra te e la Donna, fra il seme tuo e il Seme di Lei; Egli (la stirpe designata nel Cristo Gesù) ti schiaccerà il capo e tu lo insidierai al calcagno “ (Gn 3,15).

E' questa la prima profezia su Maria, Gesù e la Chiesa.


In questo versetto, chiamato “Protovangelo” cioè la prima buona novella dopo il peccato originale, è contenuto il piano salvifico che Dio Padre affida a Maria, preparandosi questa Donna e a Gesù Cristo, Verbo che si è fatto carne dentro il tempo stabilito, per poi avviarlo nella Chiesa, frutto indissolubile fra Gesù che è il Fondatore e il Capo, Maria che è anche espressione d'Israele che ha creduto. Come a causa di una donna, Eva (tentata dal serpente), il peccato e quindi la morte entra nel mondo, così per mezzo di una donna, la Vergine Maria che ha trovato grazia davanti a Dio come detto dall’Angelo Gabriele che le annunciò l’incarnazione del Verbo ad opera delle Spirito Santo (Lc 1, 26-35), si realizza, nella maturità dei tempi, il piano divino della salvezza con la vittoria finale della luce sulle tenebre.
“ Poiché ... a causa d’un uomo (Adamo) è venuta la morte, così pure in virtù di un uomo ( Gesù Cristo) è venuta la risurrezione dei morti. E come tutti muoiono in Adamo, così tutti rivivranno in Cristo ( I Cor.15,21-22). Quindi Maria e Gesù Cristo, nel piano salvifico di Dio Padre, hanno la missione, per mezzo della Chiesa, di condurre tutto il gregge a quel Paradiso che ci è stato precluso dal peccato originale.

1.Il significato delle nozze di Cana di Galilea

Le nozze rappresentano la celebrazione della bellezza, della gioia suprema, dell’amore che rendono “ re e regina” ogni sposo e ogni sposa come insegna il Cantico dei Cantici ed anche il Carme nuziale del Salmo 45(44) riletto in chiave messianica dalla tradizione giudaica e cristiana ( lo sposo è il Messia-Cristo e la sposa è Israele-Maria-Chiesa), per questo da secoli è applicato liberamente dalla liturgia cattolica ed ortodossa alla Vergine Maria.
Nella festa delle nozze o festa del bell’amore che si svolge in Cana di Galilea ( piccola città a cinque miglia a Nord di Nazaret ), descritta dal Vangelo di Giovanni (Gv 2,1-11), è presente la Madre di Gesù ( la Vergine Maria ) e Gesù con i suoi discepoli. Questa presenza fa assumere al convito di nozze un carattere particolare dato dall’unione dello Sposo con la Sposa che rappresenta la nuova Alleanza tra Cristo e l’intera umanità secondo il piano salvifico promesso, fin dal principio, da Dio Padre e realizzato, nella pienezza dei tempi, da Maria e da Gesù attraverso la costante azione dello Spirito Santo che rende Madre e Figlio indossolubilmente legati fra loro e cooperatori del Progetto del Padre.
E’ in questa gioiosa festa, resa più sacrale dalla presenza di Maria e di Gesù, che Gesù, su invito di sua Madre, compie il primo miracolo mutando l’acqua in vino. Le nozze di Cana sono ricordate dal Vangelo di Giovanni per la concomitanza di tre eventi straordinari:

- il matrimonio che rappresenta l’unione dell’uomo con la moglie “ ;.. e saranno una sola carne ... Dunque non divida l’uomo ciò che Dio ha congiunto ( Mt 19,5-ó) ed il convito di nozze che rappresenta la festa gioiosa totale unione valuta da Dio;

- la eccezionale presenza di Maria e di Gesù con i suoi discepoli;

- il venir meno del vino ed il primo miracolo di Gesù con il quale Egli manifesta la sua Gloria di fronte a tutti i convitati, per mezzo della compartecipazione della Madre.

 

2. Il dialogo tra Maria e Gesù

Durante il convito di nozze, essendo venuto a mancare il vino, la Madre di Gesù dice a suo Figlio: “Non hanno più vino”. E Gesù dice a Lei; “Donna, che desideri da me in questo? L’ora mia non è ancora venuta”. Ma la Madre sua dice ai servitori: “Fate tutto quello che egli vi dirà” (Gv 2,3-5).
In questo dialogo così essenziale nelle parole, ma stravolto da diverse interpretazioni protestanti contro l'atteggiamento della Madre, si rivela invece una intensa comunione spirituale tra Madre e Figlio. Maria avverte con la sensibilità di donna e di Madre (prefigurazione della Chiesa con il suo potere di perdonare ed accogliere), la mancanza del vino che avrebbe potuto mettere a disagio gli sposi ed i commensali e si preoccupa, per questo si rivolge a suo Figlio Gesù, di cui conosce, per virtù dello Spirito Santo e dell'Incarnazione prodigiosa, la sua natura divina e la sua missione nel mondo a gloria di Dio Padre.
Gesù le risponde con determinazione “L’ora mia non è ancora venuta”, Ma sua Madre che conosce la missione del Figlio di Dio, essendo piena di Grazia, non insiste verso Gesù sapendo che egli esaudisce sempre, con amore filiale, i suoi desideri secondo la volontà del Padre, e dice ai servitori “Fate tutto quello che egli vi dirà”. Così Maria, Madre della divina Grazia, si pone come mediatrice tra i bisogni (materiali e spirituali) degli uomini e la misericordia di Gesù, Figlio unigenito di Dio Padre. Sant'Agostino vede nella scena il superamento di una prova verso Maria, in quel momento solo Lei conosce del Figlio, i discepoli probabilmente non conoscono i particolari dell'Incarnazione come ci scriverà il Vangelo di Luca molti anni più avanti. La fede di Maria sigilla invece il suo ruolo di mediatrice presso la misericordia del Figlio, ma questo diventa comprensibile solo se da ora in poi si guarderà a Maria quale Madre della Chiesa, e che ogni mediazione fra Madre e Figlio è intesa dentro la Chiesa la quale nutre i figli redenti dal sangue di Cristo.

3. Il primo miracolo di Gesù: l’acqua mutata in vino.

Gesù, conosciuta la volontà di sua Madre, ordinò ai servitori: “Empite d’acqua le idrie”, poi soggiunse: “Ora attingete e portate al maestro di tavola”. Come ebbe il Maestro di tavola assaggiato l’acqua mutata in vino, non sapendo donde venisse, mentre lo sapevano i servitori che avevano attinto l’acqua, chiama lo sposo e gli dice “Tutti, da principio, somministrano il vino migliore, e quando han già bevuto molto, danno il meno buono, tu invece hai serbato il migliore fino ad ora” (Gv 2,9-10).
Con il miracolo dell’Acqua mutata in vino, Gesù, per mezzo dei doni divini che gli provengono dall’essere Figlio di Dio e Dio fatto Uomo, non solo risponde all’invito di sua Madre, che tutto conosce perché piena di Grazia, ma evita i disagi derivanti dalla mancanza del vino in un convito di nozze che deve essere vissuto nella gioia, nella bellezza, nell’amore degli sposi e dei convitati. Lo sposo, ignorando ogni cosa, riceve i complimenti del Maestro di tavola per aver serbato fino al momento finale della festa il vino “migliore”. Così Gesù, uomo-Dio, non disdegna di soddisfare i bisogni seppur materiali (la necessità del vino) in un convito di nozze ben conoscendo che la gioia e la festa del bell’amore debbono essere salvaguardate per mantenere l’armonia dello sposo con la sposa e con i convitati. Vi è in questa festa del bell'Amore un invito anche a guardare la serenità della Famiglia di Nazaret, dalla quale proviene il Figlio di Dio e dove la Madre resta non un soggetto passivo, ma molto attivo, posto dentro il Progetto di Dio accanto al Figlio, in tal modo l'uomo per mezzo di Maria è ora veramente più vicino a Dio, gli diventa figlio per adozione.

4. Gesù manifesta la sua Gloria e i suoi discepoli credono in lui

Il miracolo di Gesù dell’acqua mutata in vino, come del resto tutti i successivi miracoli, non è fine a se stesso cioè limitato agli effetti materiali o spirituali che esso esercita, ma è anche il segno visibile della Gloria che il Figlio di Dio manifesta nella sua duplice natura umana e divina. E ciò perché sia riconosciuto ed amato come Figlio di Dio, inviato dal Padre per realizzare il piano salvifico promesso fin dal principio. I miracoli sono quindi i mezzi per accrescere la fede in Gesù Criso e dare Gloria al Padre, e con la fede uniformare le opere al Vangelo di Gesù.
Giovanni conclude il primo miracolo di Gesù in Cana di Galilea dicendo che con esso Gesù “... manifesta la sua gloria , sicché i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,11).
Quindi il miracolo contiene due elementi inscindibili: da un lato rappresenta un evento soprannaturale con un contenuto materiale o spirituale specifico; dall’altro esso viene compiuto per volontà di Dio, su richiesta della Madre, per maggior sua Gloria perché tutto il gregge riconosca il Padre, lo ami e lo veneri come unico vero Dio. Seppur i discepoli erano già discepoli, quel dire che sicché i suoi discepoli credettero in lui fa comprendere che essi non possedevano ancora la pienezza della fede che acquisiscono per mezzo della Madre la quale invita il Figlio a manifestarsi. L'obbedienza definitiva di Gesù verso la Madre, ci da il diritto di ricorrere a Lei nei momenti di grande difficioltà affinchè sproni il Figlio ad esaudirci, ma c'è un particolare: Fate tutto quello che Lui vi dirà di fare! Maria ancora oggi, mediatrice presso il Figlio e il Padre per mezzo dello Spirito Santo, ci ricorda che per ottenere dobbiamo però fidarci di Gesù come si è fidata Lei stessa fin dal principio. Maria vuole che cantiamo con Lei il Magnificat, ma la condizione è che non basta solo la fede, occorrono anche le opere come hanno avuto la dimostrazione gli stessi discepoli che solo dopo l'azione di Gesù, essi credettero in Lui.

Conclusioni: Gesù e Maria formano un principio indivisibile

Il miracolo compiuto da Gesù al convito di nozze in Cana di Galilea è strettamente legato alla iniziativa e mediazione di sua Madre, la Vergine Maria, che ha trovato grazia davanti a Dio. L’opera salvifica di Gesù Cristo, secondo la volontà del Padre, si realizza attraverso l’unità indivisibile di Gesù e di sua Madre nella Chiesa: infatti nessuno può venire alla Grazia ed entrare nella Gloria di Dio senza Maria la quale concorre insieme al Figlio Gesù sia a produrre la redenzione (Incarnazione del nostro Salvatore per mezzo di Maria), sia a realizzarla (Fate tutto quello che Lui vi dirà di fare).
Con questo miracolo Gesù, tramite l’intercessione di Maria, coniuga l’amore con la misericordia ed esprime i contenuti del nuovo comandamento: “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri” (Gv 13,34-35 ).
Questo principio indivisibile lo troviamo esplicitato in modo chiaramente comprensibile nel miracolo di Gesù alle nozze di Cana attraverso il Vangelo di Giovanni che ci fa conoscere l’unità sacrale tra Maria e Gesù, assicurata dallo Spirito Santo. Tale unità nella Grazia di Dio rende immuni Maria e Gesù da ogni forma di peccato così che la natura umana può godere di tutti i doni divini rendendo possibile la conoscenza della verità ed il compimento di miracoli che rappresentano la sottomissione della natura alla volontà di Dio Padre.
Per questo Maria e Gesù costituiscono un principio indivisibile nel mistero della redenzione attraverso la Chiesa, frutto dell'amore fra MADRE E FIGLIO. Gesù, attraverso il Vangelo, ci fa conoscere il Padre e Maria, la Madre del Figlio di Dio, concorre sempre con Gesù alla realizzazione del Regno di Dio.
Il miracolo di Gesù al convito di nozze in Cana di Galilea si realizza attraverso la volontà di Maria e di Dio Padre a gloria di Gesù Cristo e del Padre che lo ha inviato, nella maturità dei tempi, per rendere testimonianza alla giustizia e alla verità e ricondurre il bell’amore alla purezza, alla bellezza e alla gioia dello Sposo e della Sposa; i quali rappresentano, con l’assistenza dello Spirito Santo, la vittoria su ogni azione di corruzione e di trasgressione di Satana contro il piano salvifico di Dio Padre di cui Maria e Gesù Cristo costituiscono le pietre miliari per la salvezza e la conquista della vita eterna nel Regno Santo di Dio.

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