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MARIA NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2023 18:36
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21/05/2012 13:26
 
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I. La Vergine Maria “la prima discepola dello Spirito Santo”


Passiamo adesso alla considerazione di Maria come prima discepola dello Spirito Santo. Diamo sempre il doppio senso indicato al titolo ‘prima discepola’: ora però riguardo allo Spirito santificatore ce, come abbiamo visto, opera egli pure da maestro.

Ci consente di palar di Maria come prima discepola dello spirito santo il presupposto fatto che siamo dentro al mistero dell’Incarnazione del Verbo; sempre in riferimento a questo evento salvifico Maria, sarà la ‘prima’, e colei che in maniera più perfetta riceve l’agire dello Spirito come maestro interiore, benché già nell’Antico Testamento lo Spirito di Dio ammaestri in maniera simile quanti ricevono il suo benefico influsso.

Ho scelto quattro diversi momenti nei quali è maggiormente agevole rintracciare l’azione dello Spirito come maestro del cuore. Essi sono: il canto del ‘Magnifica’ e la breve frase, molto simile nel contenuto, con la quale Luca ci scopre l’effetto prodotto in Maria dalla visita dei pastori, dalle parole di Simeone e dalla vita di Gesù a Nazareth.

  1. Il Magnificat

    Nelle parole del meraviglioso canto che è il Magnificat si può senz’altro vedere l’azione di Dio Padre, perché esso poggia sul fulcro della divina maternità ed è una esplicitazione di questo mistero. Tuttavia mi sembra maggiormente adatto vedervi una lezione dello Spirito, se viene considerato, come è mio desiderio, da un punto di vista speciale.
    Tale prospettiva viene espressa dalle parole della Madonna: “… ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc.1,52).
    Questo inno presenta un quadro sorprendente sotto un aspetto particolare, inserito tra gli altri, di questa visione profondamente teologica e spirituale del mistero della salvezza.
    Non destano di fatto sorpresa né il tono di esultanza, né il ringraziamento, e neppure sentir lodare la potenza del braccio dell’Onnipotente, o che Dio abbia soccorso Israele e avverato le sue promesse “come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sula discendenza per sempre”. (Lc. 1,55).
    Invece desta meraviglia ciò mi sembra, che parli del rovesciamento dei potenti dai troni e dell’innalzamento degli umili. Ce significa tutto ciò? Che luce splendente rifulse dinanzi agli occhi del cuore di Maria, per farle vedere nell’Incarnazione tale cambiamento? Che portata hanno queste parole per capire la spiritualità della Vergine Maria?
    Anticipando la risposta e in pari tempo indicando i tre aspetti che ora vogliamo esporre, possiamo asserire: ciò significa il destino di Gesù; la luce è lo Spirito Santo; queste parole sono trascendenti, e ci fanno capire il posto che occupa Maria.
    È indispensabile ricorrere a un testo di san Paolo, per chiarire il pensiero e per offrire il fondamento sul quale poggia questa interpretazione, secondo la quale questo brano è una magnifica lezione impartita dallo Spirito Santo a Maria, e per mezzo di lei a tutti noi.
    L’Apostolo, scrivendo ai Corinzi, ci da la chiave di lettura per capire in profondità queste parole della Madonna.
    Nella prima lettera ai Corinzi egli infatti ci svela i disegni di Dio Padre, che per la salvezza del mondo ha inviato suo Figlio. Ma ciò in maniera tale, che sia la “sapienza della croce” quella che salva e solo essa.
    Paolo ci dice che gli uomini cercano sapienza e forza, ma Dio offre loro “debolezza” e “pazzia”. Debolezza e stoltezza dell’amore senza limiti né confini di Gesù, che si è spogliato della sua dignità divina e per amore verso il Padre e verso di noi, si è fatto obbediente sino alla morte e morte di croce. Di qui, il sapiente di questo mondo deve farsi insipiente e il potente di questo mondo debole per poter scoprire che la “stoltezza di Dio è più sapiente gli uomini e la sua debolezza più forte degli uomini” (1Cor. 1,25).
    Penso che queste parole diano motivo a parlare di un vero rovesciamento. Orbene chi può operarlo è lo Spirito di Dio scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio.

    “Chi conosce i segreti dell’uomo – prosegue – Paolo – se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere, se non lo Spirito di Dio” (1Cor. 2,11).

    La Madonna quindi, parlando del rovesciamento dei potenti, ci fa intendere che ha compreso, alla luce dello Spirito , che per capire il mistero di Gesù del quale ella è portatrice, i sapienti e i potenti del mondo devono cambiare la loro “sapienza” nella “stoltezza” dell’amore rivelato nella Croce di Gesù e la loro “potenza” nella debolezza di cui si è rivestito Gesù nel grembo di Maria.
    Così come Paolo in seguito al testo citato afferma: “… Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato” (1Cor. 2,12), a nostra volta possiamo asserire che Maria ha ricevuto in pienezza lo Spirito di Dio poiché ha conosciuto questo ‘rovesciamento’ dei valori umani. Questo cambiamento non si può conoscere né apprezzare senza la luce dello Spirito: “… Ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili”; ed esso è indispensabile per accettare la salvezza di cui Gesù è portatore e che egli impersona.

  2. Maria ricorda gli eventi

    Parlando dell’insegnamento impartito a Maria dallo Spirito Santo posiamo abbinare due frasi che troviamo nel vangelo di S. Luca. Sono alquanto diverse e riferite a diversi eventi della vita di Maria, ma ambedue hanno un contenuto identico, che ci permette di allacciarle con l’agire dello Spirito di Dio che insegna, facendo ricordare. Certamente nel testo lucano non troviamo una esplicita indicazione dell’azione del Paraclito. Tuttavia il valore di sintesi e di sunto, che queste frasi hanno dentro il contesto nel quale le ha collocate l’evangelista, permette di vedere in esse una trascendenza particolarissima.
    La possiamo benissimo esprimere dicendo che questi eventi, di cui subito parleremo, rimangono come scolpiti nel cuore della Madonna e, illuminati dalla luce dello Spirito, guidano la sua azione e la sua vita.
    I due eventi sono la visita dei pastori e la vita di Gesù a Nazareth. Rispetto al primo, l’evangelista dopo aver narrato la visita dei pastori la notte di Natale e indicato che essi “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro” (Lc. 2,17), contrappone l’atteggiamento di Maria a quello degli altri che ascoltano tali parole. Riguardo a costoro Luca afferma che “si stupirono”, di Maria invece che “… serbava queste cose meditandola nel suo cuore” (Lc. 2,19).
    Luca fa una osservazione molto simile a quella precedente, quando riassume tutta la vita di Gesù a Nazareth dopo il ritrovamento di Gesù nel tempio. Egli scrive: “ Partì (Gesù) dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso” (Lc. 2,51°).
    È da notare che sia in questo testo come nel precedente la versione della Bibbia di Gerusalemme, utilizzata da noi, traduce in italiano con “tutte queste cose” la locuzione certamente ebraizzante, che più letteralmente si traduce con “tutte queste parole”. Ciò fa vedere che Maria ricordava non solo le parole, ma anche i fatti accaduti. Questo riflettere, ricordano i fatti, mi sembra molto istruttivo per lasciare spazio all’insegnamento dello Spirito Santo, che aiuta a percepire il significato di eventi che, nonostante siano stati vissuti da noi, risultano forse enigmatici.
    È conveniente far riferimento ad altre due espressioni che troviamo in questo stesso contesto, per vedere con maggiore chiarezza il significato delle due locuzioni di cui parliamo.
    Dopo le parole del vecchio Simeone nel suo “Nunc dimittis”, che esprime la soddisfazione di un grandissimo desiderio avverato, Luca scopre l’impatto che esse hanno fatto nell’animo dei parenti di Gesù, con queste parole: “ Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle parole che si dicevano di lui” (Lc. 2,33)
    Nel ritrovamento di Gesù nel tempio, Maria domanda a su figlio: “Perché ci hai fatto così?”. Gesù risponde: ma il senso della risposta che egli dà, rimane oscuro. Luca conclude: “Ma essi non compresero le sue parole” (Lc. 2,50).

    Questi due indicazioni dell’evangelista permettono di dedurre, da una parte che la conoscenza di Maria sul mistero del Figlio è progressiva: essa impara; e dall’altra, che la Vergine riceve in un clima meraviglia, di sorpresa e di stupore le parole lusinghiere dette di suo Figlio. Ed è in tale atmosfera di serenità, pace, gioia, meraviglia, stupore, che Maria impara e progredisce nella conoscenza, ricordando quanto è accaduto, alla luce dello Spirito santo.
    Se Luca dice esplicitamente, riguardo all’evento della visita dei pastori a Betlemme, che Maria “meditava”, e non dà la stessa indicazione riguardo alla vita di Nazareth, possiamo tuttavia verosimilmente anche qui supporre che il ricordo di Maria era “meditativo” e valorizzava quanto accadeva.
    Questo atteggiamento, molto simile – per non dire coincidente – con la preghiera, ha un suo contenuto. Tale contenuto della riflessione di Maria lo possiamo individuare, nel caso dei pastori, nel fatto che proprio a loro, per primi, si fosse manifestata la nascita del Salvatore suo figlio e in maniera così straordinaria; e per quanto riguarda la vita di Nazareth, nel fatto di veder Gesù – e lei sa ce è suo figlio, ma anche Figlio di Dio – che rimane sottomesso ai suoi parenti: ciò desta grande stupore nel suo cuore.
    In questi due fatti occorre la luce dello Spirito per capire la preferenza di Dio verso i poveri e i semplici, gli umili, senza scandalizzarsi di questa preferenza; e per persuadersi che la sottomissione non è incompatibile con la dignità divina di Gesù, bensì confacente con la veste di servo e servitore che egli ha voluto indossare per la nostra salvezza: sottomissione non solo alla volontà del Padre, ma anche a quella umana dei suoi parenti.
    Di qui possiamo dedurre che Maria ‘impara’ sotto l’influsso dello Spirito a vedere come si allarga la lezione appresa dal Padre che “innalza gli umili”, e include in questi umili i ‘pastori’, cioè quegli uomini socialmente ‘umili’. In peri tempo vede come suo Figlio mette in pratica quel “rovesciamento” sul quale Maria è stata già istruita; ma contemplarlo avverato ed eseguito da suo Figlio diventa una costante e rinnovata fonte di meraviglia e di sorpresa per il suo cuore.
    Queste lezioni date dallo Spirito sulla sapienza della croce, sulla preferenza di Dio verso i poveri e sul valore dell’umiltà, tradotta in sottomissione, si intrecciano nella vita di Maria con quelle che continuamente riceve da suo Figlio; e ci permettono di considerare con frutto l’azione di Gesù come maestro di Maria nella vita quotidiana.

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