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MARIA NELLA STORIA DELLA SALVEZZA

Ultimo Aggiornamento: 02/03/2023 18:36
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21/05/2012 13:24
 
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III. La Chiesa Cattolica.
Sacramento e segno permanente di unità


 

– 1 –

21 Novembre 1964. La Basilica di S. Pietro ere gremita di popolo in festa: oltre 2000 Vescovi cattolici, osservatori di altre Chiese, personalità del mondo politico e culturale, clero e fedeli di ogni nazionalità. Si chiudeva la terza sessione del Concilio Vaticano II, con la promulgazione del capolavoro conciliare: la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa “Lumen Gentium”.

Viva era in tutti l’attesa, traboccante di gioia. Un’onda di luce e di pace sembrava diffondersi nel luogo santo. Il Papa Paolo VI pronunciò indimenticabile parole. Elogiò l’opera compiuta dai Padri, e aggiunse di proprio una gemma alla corona sobria e stupenda che il Concilio aveva intrecciato a Maria:

“Abbiamo creduti opportuno di consacrare, in questa pubblica Sessione, un titolo in onore della Vergine suggerito da varie parte dell’orbe cattolico ed a Noi particolarmente caro, perché con sintesi mirabile esprime il posto privilegiato riconosciuto da questo Concilio alla Vergine nella santa Chiesa. A gloria dunque della Vergine e a nostro conforto Noi proclamiamo Maria santissima ‘Madre della Chiesa’, cioè di tutto il popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei pastori, che la chiamano Madre amorosissima; e vogliamo che con tale titolo soavissimo d’ora innanzi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il popolo cristiano”.

Uno scroscio di applausi accolse la proclamazione. Il Papa chiuse il discorso implorando:

“O Vergine, Madre della Chiesa, a te raccomandiamo la Chiesa tutta…Ricordati di tutti i figli tuoi… Guarda con occhio benigno i nostri fratelli separati, e degnati di unirci, Tu cha hai generato Cristo ponte di unione tra Dio e gli uomini. O tempio della luce senza ombra e senza macchia, intercede presso il tuo Figlio Unigenito, Mediatore della nostra riconciliazione col Padre, affinché conceda misericordia alle nostre mancanze, e allontani ogni dissidio tra noi, dando agli animi nostri la gioia di amare…”

 

– 2 –

Madre della Chiesa! Di questa Chiesa “una, santa, cattolica ed apostolica”, che il Concilio ha presentato al mondo come segno e strumento tanto dell’intima unione con Dio, quanto dell’unità di tutto il genere umano. Perché l’unità, che il Padre ha voluto realizzare in Cristo, per suo volere passa attraverso la Chiesa Cattolica, alla quale “sospingono gli elementi di santificazione e di verità che si trovano anche fuori del suo organismo ecclesiale” (LG 8). Essa infatti è il prolungamento visibile di Cristo, che per suo mezzo porta a compimento, in forma progressiva, l’unità della storia del mondo.

Il Cristo è vincolo unico e insostituibile dell’unità, Mediatore vivente, per il quale dal Padre scende il dono che ci unifica e al Padre risale la tensione feconda, che ci immergerà nell’Uno, rendendoci tutti una solo cosa in Lui: un solo Figlio, una sola immensa realtà per i secoli, con la virtù trasformante dello Spirito santo.

Egli, Verbo incarnato e risorto, ha già ricomposto un unità, in Sé stesso, tutte le cose: l’uomo, portandolo a divina altezza, strumento della divinità; gli uomini, facendosi presente a tutti come luce che illumina il loro cammino di lotta contro le seduzioni del male; i credenti, rendendoli sue membra e dimorando in essi; il passato, il presente, il futuro, redimendoli; il tempo e la storia, riempiendoli di Sé. Egli è l’unità!

Ma storicamente questa unità deve compiersi ancora, nella sua pienezza definitiva: è una strada grandiosa, che come fiume sfocerà nell’eterno Infinito. Strada è la Chiesa!

 

– 3 –

Questa nobile Chiesa di Roma, con la quale – scrive S. Ireneo – è necessario che ogni altra Chiesa convenga, perché ha conservato immutata la trasmissione della fede ricevuta dagli Apostoli; Chiesa che possiede fin dalle origini del cristianesimo alla comunione d’amore di tutti i fedeli del mondo, oggi avverte impellente il compito di promuovere con tutti i mezzi il dialogo d’unione tra le confessioni cristiane, facendosi serva dell’unità senza nuocere alla Verità. È infatti cosciente di possedere tutt’intera la Verità rivelata, non certo nella veste luminosa che essa avrà in cielo, ma come germe fecondo che fiorisce ininterrottamente col trascorrere delle stagioni del mondo come Parola viva per ogni generazione umana, immutabile nella sostanza, varia nelle espressioni. Sa dunque di essere il centro e il luogo dell’unità: dove tutti troveranno lo spazio per esprimere se stessi in pienezza e il coraggio di camminare avanti, sicuri di non errare, perché sostenuti da un Magistero che è luce nello Spirito Santo.

Consapevole però d’essere anch’essa bisognosa di continua purificazione, perché la vita dei figli non sempre corrisponde al Credo che professano, con umiltà si presenta al mondo, con coraggio si verifica, con trepidazione compie il suo ministero di unità.

In questo laborioso cammino, irto e difficile, guarda a Maria. La propone come modello perfetto dell’unità umana e cosmica voluta dal Padre, ne prolunga l’ansia materna, ne implora l’intercessione potente.

 

– 4 –

In Maria si rivela innanzitutto l’unità del piano creatore di Dio sulla natura umana: quella natura che in noi è fratturata e in contrasto, in lei Immacolata – come professa la Chiesa cattolica – è apparsa in armoniosa fusione di anima e di corpo, vivi strumenti ambedue dello Spirito santo. In lei sola, senza macchia né ombra, l’immagine di Dio splende eterna.

“…in mille voci annuncian tue fatture
Il Re del cielo.
Ma delle tue fatture la più bella,
quella che più di grazia è portatrice,
quella che più ti rappresenta, quella
che al cor più dice,
Ell’è Maria, la vergine, la figlia
Dell’uomo, in ciel fatta a’ fratei reina,
la femminil pietà che s’assomiglia
alla divina!” (Silvio Pellico, prose e poesie)

In Lei si rivela ancora l’unità del disegno di Dio sulla vita umana, la quale – come – è ordinata a svilupparsi e crescere fino alla connaturale pienezza. Solo Maria, senza arresti né ritorni, ha compiuto fino in fondo l’oscuro e sofferto cammino di fede e di amore, portando la natura umana ad essere umile e docile strumento della grazia. La vita di Maria è un tessuto di fedeltà, stupendo silenzio dove Dio solo è diventato parola!.

“Io non conosco altra arte che ammirarti,
Madre mia e di Dio; fontana di miracoli…
Tu che parli la tua saggezza in un sol Verbo,
il tuo Signore!”. (Coventry Patmore)

Il Volere del Papa chiama tutti i figli dell’uomo ad aderire così fondamentalmente al suo Cristo, e ad accoglierlo in sé con tale pienezza, da diventare un tutt’uno con lui: sua viva presenza, suo prolungamento visibile; tanto in lui fusi, da non vivere più per se stessi, tanto a lui disponibili, da non avere altro interesse che il suo. Ma quest’indissolubile unione col Cristo, solo lei, la Madre, la perfetta discepola, ha saputo e voluto mantenere fino alla fine, fino all’eternità.

“Nessuno come Lui, nessuno!
Non nell’amore, non nel dolore. La capacità dell’uomo
Scavata che fosse sino al suo fondo,
la si può pur raggiungere, la si può colmare.
Quella di Cristo no! È abisso che non si scandaglia.
Nessuno come Lui, nessuno:
nemmen Lei che lo portò. Eppur l’ho veduto tutto,
l’eterno, l’infinito Cristo, lì, in un solo
piccolo specchio: l’anima di Lei!”. (Alice Meynell)

La più alta pagina di unità del genere umano e di tutto il creato fu scritta il giorno dell’Annunciazione, quando Maria raccolse nel suo “Sì” e rappresentò davanti a Dio tutti gli uomini della storia e le innumerevoli disseminate creature: il loro anelito divenne in lei realtà, la loro implorazione fu per suo mezzo esaudita: Dio si fece uomo; il Creatore diventò creatura. Per sempre. Così cantava Maria sul neonato Bambino, scrive un codice antico:

“Io son la montagna. Lui è la pietra.
Io sono la vigna. Lui è l’uva.
Io sono l’aia e il vello. Lui la rugiada.
Io sona la stella. Lui è il sole.
Io sono la nube. Lui la Presenza.
Io sono l’urna. Lui è la manna.
Io la verga. Lui il fiore.
Io sono il rovo. Lui è il fuoco.
Io sono la corteccia. Lui è il grano.
Io sono l’oliva. Lui il liquore.
Io sono il favo. Lui è il miele.
Io sono il vetro. Lui è lo splendore.
Io sono dolce a tutti. Lui ancora di più.
Io sono pietosa. Lui molto di più.
Io amo la pace. Lui è la pace.
Io sono fragile creatura umana. Ma Lui, è l’Uomo-Dio!”.

Il dogma dell’Assunta, definitivo della Chiesa cattolica, getta il ponte più ardito per la stirpe umana: dalla terra al cielo; dall’oggi all’eterno. Lassù, dove lei brilla già come stella, speranza e conforto al pellegrinare nostro, lassù è il termine ultimo di ogni approdo. Vinta la morte, rifatti a nuovo cieli e terra, Cristo consegnerà il Regno al padre, e Dio sarà tutto in tutti.

In Maria, dunque, rifulge attuato questo progetto di Dio su di noi, che fa del nostro essere umano, del nostro agire, della nostra incorporazione a Cristo, del nostro vivere con amore nel mondo il preludio dell’immensa unità del cielo.

 

– 5 –

Oltre che modello e ispiratrice, Maria è vincolo santo dell’unità ecclesiale. Tutte le Chiese, anche le più restie, in certo modo guardano a Lei: e se non tutte le venerano con culto speciale, tutte ne prolungano i sentimenti di fede e le parole di grazie all’unico Signore.

Maria è fermento nascosto nella grande massa del genere umano: “ È quella figura di Donna – scrive Paolo VI – che il Padre ha collocato nella sua famiglia – la Chiesa – come in ogni focolare domestico, perché nascostamente e in spirito di servizio vegli per essa e benignamente ne protegga il cammino verso la patria, finché giunga il giorno glorioso del Signore.

Interamente posseduta dallo Spirito Santo, tutta immersa nel mistero del Figlio, sì da vibrare come arpa in sintonia con Lui, ne vive l’ansia, che la pone supplice – con tutta la grande comunità dei salvati – davanti al Signore, per affrettare l’ora dello Spirito: l’ora dell’incontro di tutti, pieno e definitivo, che si trasformerà in gioia e forza per cambiare il mondo, ancor dominato dall’odio, in una nuova storia d’amore verso l’eterno Amore.

“La camera alta è tutta splendore:
la sua pietà ci raduni ancora,
in unità qui convengano i popoli…

O Madre, fa’ che la Chiesa continui
La sua preghiera concorde, unanime,
perché continui lo Spirito a scendere…

O Madre, sia Pentecoste perenne,
e il santo Fuoco consumi ogni male…

Tu del creato la santa bellezza,
tu della fine dei tempi figura,
tu l’arca viva dell’unico Uomo” (D.M Turoldo, Laudario alla Vergine.)

Con questo spirito che feconda e pervade il movimento ecumenico, il Concilio Vaticano II sigillava il suo documento più bello, la Lumen Gentium, invitando ad alzare lo sguardo e la prece a Maria:

“Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché essa, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i Beati e gli angeli, nella comunione dei Santi interceda presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a glia della santissima e indivisibile Trinità”. (Lumen Gentium n. 69)

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